Da sempre gli uomini hanno desiderato conoscere notizie sui propri antenati. Per soddisfare questa curiosità, molte migliaia di anni fa qualche ragazzo ha chiesto ai genitori di raccontargli chi erano i suoi nonni e i suoi bisnonni, e che cosa hanno fatto di importante.

lezione
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Tradizione orale
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Storia per la scuola media 1

I genitori hanno risposto raccontando alcune cose dei propri genitori e dei propri nonni, che conoscevano per averle vissute quando erano più giovani: come si chiamavano, che lavoro facevano, dove e quando sono morti.

Questi ragazzi hanno memorizzato per tutta la vita le risposte ricevute dei propri genitori; e, una volta diventati adulti, quando a loro volta hanno avuto dei figli che facevano questo tipo di domande, hanno risposto loro ripetendo il racconto ricevuto dai propri genitori. A tale racconto però hanno aggiunto qualche fatto che hanno visto o udito accadere, e anche qualche fatto che hanno solo sentito raccontare da amici o parenti.

I loro figli, a loro volta, sono cresciuti, hanno avuto dei figli, e hanno raccontato ai propri figli tutto quello che avevano ascoltato dai loro genitori, aggiungendo qualche notizia più recente.

Insomma, ad ogni generazione, la storia della famiglia si allungava, fino al punto che qualcuno era in grado di raccontare i nomi e i fatti importanti di decine di generazioni di antenati. Ovviamente, ad un certo punto, ci si dimenticava qualcosa, o si rinunciava a memorizzare tutta la storia della famiglia.

Anche a livello di intero popolo, c'erano delle persone che assumevano come compito quello di memorizzare tutti i fatti importanti avvenuti in quel popolo nelle generazioni precedenti, e di trasferire tale conoscenza alle nuove generazioni. Tali fatti ritenuti importanti erano: i nomi dei capi che hanno governato il popolo, e gli anni in cui sono ascesi al potere; le guerre e le calamità (come alluvioni, epidemie, carestie, e terremoti).

L'insieme di queste conoscenze, trasmesse a voce dagli anziani ai giovani, di generazione in generazione, si chiama tradizione orale, che significa conoscenza tramandata per bocca.

Spesso si dice che le tradizioni si tramandavano di padre in figlio, anche se non sempre avveniva proprio così. A volte erano i nonni che insegnavano le tradizioni ai nipotini, e spesso c'erano persone stimate per la loro sapienza, che si assumevano il compito di insegnare tutte le loro conoscenze ai propri discepoli, che ovviamente non erano tutti figli loro.

La tradizione orale non tramandava solamente la storia della famiglia e del popolo. Tramandava anche tutte le conoscenze che si erano accumulate. Ogni volta che qualcuno inventava una canzone, o un ballo, o un racconto, o una tecnica per lavorare meglio, la comunicava agli altri membri del villaggio. Se la canzone, il ballo, il racconto, o la tecnica di lavoro piaceva agli altri, si diffondeva, prima a tutti i membri del villaggio, e poi anche agli altri villaggi del popolo. I genitori la insegnavano ai figli, e i saggi la insegnavano ai discepoli. In tal modo si tramandava di generazione in generazione.

La scrittura

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In alcuni popoli, ad un certo punto della loro esistenza, è stata inventata la scrittura. Lo scopo di tale invenzione era principalmente organizzativo, cioè si usava la scrittura per gestire meglio le informazioni utili alla gestione del commercio, delle tasse, e dell'esercito. Tuttavia, in tali popoli, i saggi addetti alla tradizione orale hanno approfittato di tale invenzione, ritenendo che, invece di imparare a memoria le lunghissime storie di generazioni di antenati o di interi popoli, fosse meglio scriverle; e quindi hanno incominciato a mettere per iscritto le proprie conoscenze acquisite per tradizione.

Tali tradizioni scritte, dato che raccontavano delle storie, sono appunto state chiamate storie.

In effetti i testi scritti si conservano meglio dei testi tenuti a memoria.

Hai mai giocato al gioco chiamato telefono senza fili o passaparola? Se sì, saprai che ogni volta che un fatto viene raccontato, tale fatto può venire cambiato un po' da chi lo racconta. Spesso, basta che un messaggio passi per una decina di persone, pur convinte di averlo capito, per diventare un messaggio ben diverso.

Per esempio uno può dire: “Alcune centinaia di soldati hanno assediato l'accampamento nemico per due mesi”, ma l'ultimo della fila capisce invece: “Molte centinaia di soldati hanno conquistato l'accampamento nemico due mesi fa”.

Se poi tieni conto del fatto che queste storie non erano brevi frasi ma racconti che duravano decine di ore, e che dovevano essere memorizzate per decenni, puoi immaginare la difficoltà di tramandarle immutate per secoli.

In effetti, oggi non si sa quasi niente di quello che è successo più di mille anni fa e che non è mai stato scritto né fissato in altro tipo di reperti. Questo è dovuto al fatto che nell'arco di mille anni gli errori di memorizzazione e di comunicazione rendono totalmente inaffidabile la tradizione orale.

Dato che nell'antichità non si scrivevano gli spartiti musicali, e ovviamente non c'erano registratori elettronici, nessuno sa esattamente che musica si suonava e si cantava in quel periodo.

Dato che gli Etruschi non hanno mai scritto nessun racconto, nessuno sa che storie si raccontavano per divertirsi.

La scrittura è nettamente più stabile della memoria. In particolare, i dipinti murali, le incisioni su pietra, i mosaici, e le tavolette di argilla si conservano bene anche per migliaia di anni, in quanto si tratta di materiale che non viene corroso né dall'ossigeno dell'aria né dai microorganismi. Le iscrizioni su papiro, pergamena, carta e legno invece sono soggette a deteriorarsi, in quanto si tratta di materiale biodegradabile, cioè che può essere corroso dall'ossigeno dell'aria o da microorganismi. In particolare, se questi scritti vengono bagnati, anche solo dalla rugiada, il testo può diventare difficilmente leggibile in pochi anni a causa di muffe e batteri. Se mantenuto in un ambiente ben asciutto, il materiale organico comunque si deteriora lentamente a causa dell'ossigeno dell'aria che lo ossida, cioè lo brucia. Tale combustione è accelerata alla luce diretta del sole. A causa dell'ossidazione, un testo scritto su carta o papiro, se non conservato con particolari accorgimenti, diventa difficilmente leggibile dopo alcuni secoli.

Se osservi un libro di oltre 50 anni, noterai che le sue pagine sono ingiallite sui bordi, mentre sono rimaste bianche all'interno. Questo è dovuto al fatto che l'ossigeno dell'aria ha raggiunto le parti esterne, ossidandole, ma, dato che il libro era quasi sempre chiuso, non ha potuto raggiungere le parti interne. Pertanto, per conservare un papiro o un libro basta semplicemente tenerlo chiuso in un contenitore in cui non possa entrare aria, o, ancora meglio, in un contenitore privo di ossigeno.

Purtroppo, molti testi sono andati completamente perduti, prevalentemente a causa di alluvioni, incendi accidentali, o incendi appiccati da nemici, ma spesso anche distrutti deliberatamente da autorità religiose o civili, in quanto ritenuti immorali o sovversivi. Altri testi sono stati trovati in pessimo stato, e quindi sono estremamente difficili da leggere, ma nondimeno gli studiosi si sforzano di trarne tutte le informazioni possibili.