Studi per la pianificazione (urbanistica)

Il piano è espressione di una volontà politica posta al governo del territorio. In particolare il piano è anche un documento di cultura, perciò costruire il piano significa attraversare grandi occasioni di dibattito collettivo sulla città, sul suo passato, sul suo presente e sul suo futuro. Nel tempo le analisi propedeutiche alla costituzione del piano si sono sedimentate, senza però dare origine a rigorosi metodi scientifici di indagine. Per questo spesso si prendono a prestito da altre discipline i metodi e le conoscenze, venendo a creare una disciplina dallo statuto incerto.

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Studi per la pianificazione (urbanistica)
Tipo di risorsa Tipo: appunti
Materia di appartenenza Materia: Urbanistica

La scelta dei campi di indagine e dei mezzi analitici per affrontarli sono stati sempre collegati con i contenuti del piano (facendo una sorta di percorso a ritroso). In altri casi invece si procede nella maniera opposta, ovvero dallo studio e dall'indagine si determinano i punti di sviluppo del piano, creando in tal modo un rapporto interattivo tra momento analitico e momento progettuale. Dall'analisi dello sviluppo dei piani si sono individuate diverse generazioni:

  • due generazioni appartenenti all'epoca moderna (crescita industriale);
  • una generazione razionalista.

In Italia in particolare si individuano invece 3 principali generazioni:

  • i piani di primo ordinamento urbano (fino agli anni '60);
  • i piani di espansione urbana, caratterizzata da una sorta di deregulation, dettata dalla riduzione di fiducia rispetto al metodo razionalista;
  • i piani di trasformazione della città esistente, che smentiva del tutto i temi sviluppati dalla generazione precedente (a partire dagli anni '90).

Ad ogni generazione urbanistica è corrisposto un modo diverso di lettura ed indagine del territorio, dettate da legislazioni diverse, da un contesto culturale in continua evoluzione e da una diversa formazione urbanistica. Nel piano ottocentesco le analisi che si facevano erano in relazione ai temi della città esistente, al suo ampliamento e alla sistemazione dei centri già esistenti, con particolare attenzione alle condizioni igieniche dell'ambiente costruito. In particolare nell'800 le analisi risultano prevalentemente quantitative e legate alla cultura positivista caratterizzante di quel periodo. Una scienza di supporto in quel periodo è sicuramente la statistica che secondo Cerdà "garantisce una fonte inesauribile di prove schiaccianti e irrefutabili." Il piano razionalista è invece caratterizzato dalla zonizzazione, e l'analisi dei fenomeni si basa ancora una volta sulla statistica (analisi quantitative), che diviene ora un metodo sistematico e codificato. Nel 1954 Astengo sintetizza in 4 parole il lavoro di preparazione del piano, o più in generale di un progetto (Conoscere, Comprendere, Giudicare, Intervenire). Tra gli anni '60 e '70 i processi socio-economici hanno portato ad una fase in cui lo strumento analitico e il piano sono stati estremamente burocratizzati, compromettendo la validità degli studi. In tale periodo hanno quindi perso importanza rispetto alla formazione del piano, l'ingegneria sanitaria, la codificazione dello sguardo analitico, gli studi della percezione e le analisi delle descrizioni. Il territorio e le città nel nostro paese propongono una stratificazioni di temi con i quali confrontarsi durante la formazione di un piano, molto difficili da trattare. L'assistenza tecnica alla volontà politica passa dalla capacità del professionista di capire, interpretare e descrivere il territorio, le componenti naturali, le componenti antropiche e le analisi sugli insegnamenti.Il passaggio successivo è sintetizzare tutte le conoscenze e saperle riportare a terzi, individuando eventuali problemi e fissando determinati obiettivi. Dal punto di vista tecnico si sintetizzano tutte le conoscenze in una carta, ed in particolare le eventuali aree o situazioni da preservare e conservare (carta delle permanenze), nonché quelle che necessitano di una trasformazione.

Il piano viene perciò basato su una descrizione fondativa, rispetto alla quale si costituisce la struttura del piano, che deve risultare coerente ed in linea con la descrizione fondativa. Del 1997 in particolare, in Liguria, è stata introdotta una legge regionale (L.U.R. 36/1997) nella quale si è organizzato il piano affermando che questo deve basarsi su una descrizione fondativa, attenersi ad un documento degli obiettivi ed elaborare una struttura. Per eseguire l'elaborazione del piano viene innanzi tutto inquadrato il territorio (descrizione fondativa), stabilendo la densità di presenza umana e le attività svolte al suo interno. In queste analisi non si può prescindere dalla conoscenza storica (in quanto il territorio risulta essere una sovrascrittura di culture e di costruzioni a formare un vero e proprio "palinsesto") e dalla conoscenza delle norme sovraordinate già vigenti alle quali il piano si dovrà adattare. Sempre dal punto di vista dell'inquadramento grande rilevanza gioca l'analisi del verde e degli spazi naturali caratterizzanti il territorio stesso (aspetti geologici, geomorfologici, vegetazionali e insediativi). I principali campi d'indagini risultano essere la climatologia, la topografia, la clivometria, le esposizioni e la geologia.

I piani si differenziano principalmente, in ordine gerarchico, in:

  • piano territoriale regionale;
  • piano paesistico regionale;
  • piano di bacino;
  • piano del parco;
  • piano territoriale di coordinamento provinciale.