Storia dell'insegnamento in lingua ladina/Badia e Gardena
1. Il periodo sotto la monarchia austriaca.
Sotto la monarchia austriaca il ladino non ha mai avuto il riconoscimento di una lingua ufficiale della scuola. Il linguaggio amministrativo e didattico della ladina Val Gardena e Alta Badia è stato il tedesco. Per l'istruzione religiosa (in un'epoca e in una zona dove questa rivestiva un ruolo fondamentale) era impartita, per lo più in italiano.
Soprattutto nel 19° secolo, i conflitti politici e militari in relazione al "Risorgimento ladino" hanno portato a tensioni sempre crescenti in termini della scelta della lingua di insegnamento nelle scuole.
Quindi non c'è da meravigliarsi che il governo di Innsbruck e quello centrale di Vienna abbiano proposto di introdurre scuole completamente tedesche in Val Gardena e Alta Badia, restringendo anche il peso della lingua italiana.
Il clero fece tuttavia alcuni cauti tentativi di impartire l'insegnamento catechistico nella propria lingua madre. Un gran numero di scrittori di testi ladini tra gli ultimi decenni dell'ottocento e i primi due del novecento, sono stati sacerdoti. Quello che viene indicato come il primo libro a stampa in lingua ladina, è la s:Storia di Santa Genoveffa che Jan Mati Declara aveva tradotto dal tedesco per fornire un esempio morale per le fanciulle delle due valli.
E' da tenere presente che nella prospettiva storica si può affermare a ragione che né l'Austria né l'Italia, almeno fino al 1948, avevano riconosciuto la lingua ladina nella sua fondamentale importanza culturale in materia di istruzione. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale, la scuola nelle valli ladine è stato completamente italianizzata, prima ancora dell'avvento del fascismo, probabilmente con l'intenzione di raccogliere i ladini come "Fratelli irredenti". Per contro l'atteggiamento del nazionalsocialismo contro il ladino è stato ancora più ostile, come dimostra il divieto assoluto di utilizzo di ladina a scuola e anche dalle dichiarazioni di importanti funzionari delle opzioni locali, dobbiamo sradicare "radici e rami" del ladino.
Questo fanatismo ideologico ha certamente contribuito ad avvelenare nel periodo delle opzioni i rapporti politici e umani, il che spiega anche l'intenso dibattito sul futuro della scuola subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il regime totalitario aveva così anche radicato nella mente dei ladini, che la cultura ladina sarebbe inferiore e una minaccia sulla strada verso l'istruzione superiore; quindi non è sorprendente che nessuna presenza dignitosa di una scuola ladina ed anche di una scuola multilingue.
2. La situazione dopo la seconda guerra mondiale: il sistema paritetico
Le contrapposizioni di natura ideologica e politica nella popolazione locale si acuirono al punto che il Ministero della Pubblica Istruzione dovette prescrivere il modello scolastico paritetico italiano-tedesco per le scuole elementari con ordinanza del 27 agosto 1948, dove nella prima classe era previsto il ladino come lingua di supporto all’alfabetizzazione. Va detto però che l’alfabetiere ladino „Mia Fibla“ dovette essere ritirato in breve tempo a causa dell’opposizione esplicita di determinati ambienti locali: un evento che si rivelò profondamente negativo per lo status del ladino nell’ambito del modello formativo. Va ricordato inoltre che il decreto prevedeva anche l’insegnamento della religione in lingua ladina oltre a una o due ore settimanali di ladino come materia propria. Rispetto alle scuole monolingui del passato tale innovazione rappresentò senz’altro un bel passo avanti, però purtroppo non si seppe da parte dei ladini di allora cogliere l’occasione storica per pretendere lo stesso status della madrelingua rispetto all’italiano e al tedesco. Il ladino ne risultò rivalutato come materia e strumento di insegnamento, però, oggettivamente, su uno scalino più basso rispetto alle altre lingue di maggiore comunicazione.
In seguito all’istituzione delle scuole medie negli anni ’60 si provvide ad introdurre l’insegnamento di un’ora di ladino settimanale oltre ad un’altra ora di musica impartita in lingua ladina, mentre per la religione era previsto di usare “la lingua degli alunni”, formulazione abbastanza vaga e indefinita. Solamente durante gli anni ’80 si arrivò all’introduzione di due ore di ladino in tutte le classi.
Bisogna dire che l’istituzione dell’Intendenza Scolastica Ladina nel 1975 contribuì decisamente a stabilizzare la situazione normativa e amministrativa delle scuole ladine. L’intendente scolastico Franz Vittur si impegnò a fondo per assicurare la presenza del ladino nelle scuole ed incardinare il principio secondo cui le scuole dell’infanzia delle località delle due valli sono fondamentalmente ladine.
L’insegnamento del ladino nelle scuole superiori rimase però solo opzionale per un lungo periodo, finché nel 1995 si riuscì ad introdurre almeno un’ora curriculare settimanale ed una opzionale. Con l’attuazione della riforma scolastica, queste ore sono state elevate a due settimanali curriculari.
Per quanto riguarda l’uso del ladino come strumento d’insegnamento, previsto dal Secondo Statuto di Autonomia in tutte le scuole delle località ladine, questo dipende molto dalle situazioni locali e dalla volontà e dal interesse degli insegnanti.
Proprio tale uso potrebbe essere una grande possibilità per rivalutare il ladino in una visione d’insegnamento integrato delle lingue e di metodologia CLIL.
Grazie alla formazione specifica prevista per gli insegnanti ladini presso la Facoltà di Scienze della Formazione a Bressanone a partire dagli anni’90, sono state rinforzate le competenze anche riguardo all’insegnamento del ladino. Da più parti è stato auspicato, nel quadro dell’attuazione della riforma della formazione degli insegnanti anche delle scuole medie e superiori (TFA), che venissero assicurate loro competenze plurilingui che comprendessero anche il ladino, perché non sembra giusto che da una parte si richieda ad ogni insegnante una competenza trilingue certificata con esame apposito e dall’altro tali competenze non vengano utilizzate nell’insegnamento quotidiano in una visione interlinguistica integrata.
3. Situazione attuale e prospettive future
Al giorno d’oggi vengono insegnate le due varianti della Gardena e della Val Badia, tenendo presente che in Val Badia vengono anche accettate dagli insegnanti le varianti di paese, a condizione che venga rispettata l’ortografia ufficiale e che l’ lunno si avvalga di un sistema di scrittura coerente.
Appare estremamente importante che nella scuola dell’ infanzia venga utilizzata la lingua ladina con tutto il gruppo, tentando quindi di coinvolgere anche i bambini stranieri e quelli che in famiglia parlano lingue diverse dal ladino. Tenendo presente che proprio all’ età dai tre ai sei anni il cervello del bambino è particolarmente elastico e che il potenziale per assimilare fenomeni linguistici e per interiorizzarli è molto più grande rispetto agli anni scolastici successivi, la scuola dell’infanzia dovrebbe prestare estrema attenzione a riguardo.
Ciò accade già, anche se in talune situazioni particolari, per esempio a Ortisei, Runcadic e Sureghes, dove si tratta di una specie di “ri-alfabetizzazione”: ciò significa che le maestre e le collaboratrici pedagogiche sono pressoché sforzate a rivitalizzare il ladino in una zona ufficialmente ladina. Le attività plurilingui che vengono svolte sistematicamente da vari anni, non sono eccessivamente pesanti per i bambini. Di conseguenza appare opportuno portare i bambini stranieri a contatto con una sola lingua, pensando unicamente all’ alfabetizzazione nella scuola primaria di primo grado. Le scuole ladine dell’ infanzia hanno preparato insieme ai servizi per la scuola del materiale didattico bellissimo con unità didattiche corrispondenti agli interessi dei bambini (p.es. gli animali del bosco, le parti del corpo, i cibi tradizionali, le feste tradizionali ecc.). L’ impiego sistematico di tale metodologia, elaborata scientificamente dal prof. Rico Cathomas, e lo svolgimento regolare delle rispettive attività durante il giorno, anche seguendo i colori tradizionali assegnati simbolicamente alle tre lingue, contribuiscono alla realizzazione di un “plurilinguismo naturale” nella scuola dell’ infanzia, dove il ladino assume sicuramente un valore pari a quello delle lingue più forti che caratterizzano l’ istituzione stessa.
Tutelare questo equilibrio tra le lingue, anche da un punto di vista del prestigio, significa pure considerare il modo in cui l’ istituzione educativa si rapporta alla comunità, ai genitori, all’ amministrazione, così da costituire la condizione fondamentale per lo sviluppo di una generazione ladina aperta al plurilinguismo.
Suddetto lavoro di base nella scuola dell’ infanzia non può essere troncato di colpo, quando l’ alunno va per la prima volta alla scuola primaria. Per questo motivo abbiamo sviluppato un concetto nuovo di alfabetizzazione plurilingue che porti l’ alunno ad apprendere man mano le tecniche culturali fondamentali, utilizzando tutte e tre le lingue del nostro ordinamento. Ciò corrisponde pienamente allo spirito delle norme di attuazione dello Statuto d’ Autonomia, che prevedono che l’ alunno si accosti all’ italiano e al tedesco tramite il ladino.
Nel frattempo desidereremmo superare un momento storico, nel quale la scuola elementare alfabetizzava praticamente o solo in tedesco o solo in italiano, contribuendo purtroppo a fare pressione sulle famiglie circa l’ utilizzo delle lingue più forti a discapito del ladino. Attraverso l’ alfabetizzazione equilibrata, vorremmo operare idealmente un collegamento tra la scuola dell’ infanzia e la scuola primaria rinforzando le competenze plurilingui dei nostri alunni per potere veramente iniziare con la rotazione delle lingue di insegnamento già nella seconda classe della scuola primaria. In seguito alla riforma, nelle indicazioni provinciali nuove per le scuole primarie si afferma chiaramente che il ladino è la lingua originale e caratteristica del nostro territorio e che le scuole hanno il dovere di mantenere e promuovere tale ricchezza culturale. Inoltre viene ricordato che una competenza linguistica valida nella lingua ladina costituisce un valore in più, teso a rafforzare l’ unità e la comunicazione a livello di comunità locale.
Le competenze che devono essere raggiunte alla fine della scuola primaria prevedono che l’ alunno sia in grado di ascoltare attivamente, capire il significato delle parole, le espressioni importanti, giungere a conclusioni e dare espressione a ciò che sente in una forma creativa; deve essere in grado di comunicare e sostenere delle opinioni, sentimenti ed intenzioni e di esprimerle attraverso dei contenuti, tenendo conto delle forme di presentazione; deve essere in grado di avvalersi dell’ uso della mediateca per il proprio studio personale e di parlare di ciò che ha letto o udito, deve sapere scrivere testi semplici ed elaborarli con l’ ausilio di correzioni e infine deve anche conoscere e comprendere la realtà delle valli ladine della zona delle Dolomiti.
Suddette competenze basilari vengono rafforzate ad un livello più alto alla fine della scuola secondaria di primo grado, dove si pretende la padronanza delle regole linguistiche, così come anche la conoscenza e l’ interpretazione della realtà ladina in generale. In seguito alla riforma della scuola secondaria di secondo grado sono già state redatte le indicazioni provinciali per l’ insegnamento del ladino, che prevede un confronto più critico e approfondito con la lingua e la cultura ladine in una prospettiva più ampia, che tenga conto degli sviluppi attuali nella nostra società.
Dato che è nostro dovere porre degli “standard” di competenza per le lingue, ci proponiamo di raggiungere il livello di competenza più alto nel ladino, ciò significa quello assegnato alla madrelingua, ossia, secondo il quadro di riferimento europeo, il livello C2. Ciò è più semplice da dire che da realizzare, tenendo presente l’ utilizzo improprio del ladino non solo nell’ ambito dei giovani, come viene spesso notato, ma sovente quello ancora peggiore nell’ ambito degli adulti. Non è ancora purtroppo risolto il problema del riconoscimento del nostro esame di maturità paritetica come diploma di trilinguismo come sarebbe giusto, ed è ora che si ricerchi una soluzione adeguata nel rispetto dei diritti dei ladini.
Un ulteriore problema relativo all’ insegnamento del ladino riguarda i materiali e i sussidi didattici per la scuola secondaria di secondo grado. In seguito all’ introduzione di due ore settimanali di insegnamento del ladino, dobbiamo garantire sussidi scolastici adeguati e stiamo già lavorando all’ adattamento alle esigenze delle scuole del libro di storia nuovo edito dall’ Istituto “Micurà de Rü”, così come anche ad alcune unità didattiche appropriate per la scuola secondaria di secondo grado. Per quanto mi riguarda, sto per pubblicare un sussidio didattico sugli scrittori ladini contemporanei con rispettivi esempi letterari e commenti (“Ancuntedes”).
Un altro obiettivo importante da realizzare è la costruzione di un curriculum chiaro e continuativo dalla scuola primaria fino alla secondaria di secondo grado. Talvolta si può osservare che a scuola alcuni argomenti vengono trattati troppo spesso e in maniera consecutiva nella scuola primaria, nella secondaria di primo e di secondo grado, mentre altri contenuti vengono praticamente tralasciati. Abbiamo cominciato ad organizzare degli incontri tra gli insegnanti di ladino proprio per cercare di trovare una soluzione a questi problemi e per prendere atto delle loro esigenze nell’ ambito del progetto di promozione delle lingue “RAIS”.
Si ritiene anche necessario un piano unitario di aggiornamento per i nostri insegnanti di ladino, e nel settembre 2011 organizzeremo un corso di questo tipo aperto a tutti, che col tempo potrebbe essere esteso agli insegnanti di tutte le valli ladine. L’ insegnamento del ladino non deve essere un ghetto entro il quale si chiuda la cultura di un’epoca trascorsa. La materia “ladino” deve essere riconosciuta alla pari di tutte le altre, deve interagire con le altre e fornire un contributo concreto al progetto educativo generale della scuola.
Unicamente in questo modo la lezione di ladino non sarà più solo un piccolo simbolo atto a giustificare un modello all’ interno del quale il ladino altrimenti ha solo poca importanza. Perciò anche le altre materie devono aprirsi ai valori culturali del territorio e l’ istituzione educativa deve farsi carico del dovere non solo di garantire competenze plurilingui, ma soprattutto di trasmettere una cultura che sia radicata nella lingua originaria del territorio dove la scuola.
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