Stereoscopio
Stereoscopio
modifica I sistemi, che consentono la visione stereoscopica indiretta, mirano essenzialmente a dirigere gli assi ottici degli occhi nei punti corrispondenti della coppia di fotogrammi.
Teoricamente, dopo un assiduo allenamento, dovremmo essere in grado di orientare gli assi ottici dei nostri occhi indipendentemente l'uno dall'altro e nella direzione desiderata; potremmo, quindi, osservare senza alcuna difficoltà la coppia di stereofotogrammi.
La ginnastica, cui dovrebbero essere sottoposti i nostri occhi, indubbiamente non possiamo ritenerla cosa trascurabile se consideriamo certe abitudini. Per esempio, quando ci accingiamo ad osservare un oggetto vicino, istintivamente regoliamo la convergenza degli occhi sul punto da osservare.
Nella visione stereoscopica indiretta, invece, dovremmo osservare due fotografie, poste a breve distanza, con gli assi ottici degli occhi paralleli o addirittura divergenti, se il lato orizzontale della fotografia ha una lunghezza superiore alla distanza interpupillare.
Stereoscopio a specchi
modificaPer una comoda visione si fa ricorso agli stereoscopi. In alto a destra è riportato il disegno di progetto, eseguito da studenti del corso di fotogrammetria architettonica, per la realizzazione di uno di questi stereoscopi. La coppia di lenti prismatiche, il cui compito è di deviare gli assi visuali in modo da renderli paralleli, è stata realizzata dividendo in due una lente biconvessa.
Quando i fotogrammi hanno dimensioni superiori a 6 cm si fa ricorso a particolari tipi di stereoscopio, tra cui troviamo lo stereoscopio a specchi, che riesce a deviare i raggi visivi fino alla distanza desiderata.
In figura è riportato lo stereoscopio a specchi Wild ST4, costruito per l'osservazione di fotogrammi ripresi dall'aereo, la cui forma è quadrata con lato di 23 cm Le caratteristiche di questo tipo di stereoscopio possono essere così riassunte:
- sistema di lenti, la cui distanza deve essere variabile per adattarsi alla distanza interpupillare dell'utente;
- lenti idonee a deviare i raggi visivi, in modo da renderli paralleli;
- specchi con argentatura riflettente sulla superficie anteriore (rettificata per evitare deformazioni dell'immagine) del cristallo;
- adattabilità dello strumento a superfici non perfettamente piane. Dei quattro piedi, di solito, uno è dotato di un accorgimento per raggiungere il piano determinato dagli altri tre.
Quasi sempre questi stereoscopi sono dotati di ottica aggiuntiva per ingrandire l'immagine. Lo stereoscopi Wild ST4, riportato in figura, è dotato di due coppie di oculari d'ingrandimento (3x e 8x).
Stereoscopio ad ingrandimento variabile
modificaLo stereoscopio ad ingrandimento variabile è un particolare stereoscopio idoneo a variare l'ingrandimento del modello ottico tridimensionale osservato. La fotografia riportata a destra e scattata in occasione della visita dell'assessore alla cultura della Regione Puglia al laboratorio di fotogrammetria architettonica, dimostra la grande utilità del doppio visore, grazie al quale due persone possono osservare lo stesso modello ottico tridimensionale, per poter discutere su eventuali interventi sul territorio.
Stereomicrometro
modificaIn una coppia di fotogrammi stereometrici, se si allineano le due immagini su di un piano, ponendo a destra quella ripresa da destra e a sinistra quella di sinistra, si può notare facilmente che, nella scena fotografata, le immagini corrispondenti di un oggetto posto più vicino alla fotocamera distano fra di loro meno di quelle di un oggetto posto più lontano. Per misurare questa variazione di distanza, tra i punti corrispondenti, si usa lo stereomicrometro costituito una piccola barra dotata, agli estremi, di due vetrini con marche di riferimento. La lunghezza della barra può essere variata e questa variazione può essere misurata con la precisione del centesimo di millimetro. Questo strumento risulta particolarmente utile in presenza di fotogrammi aerei e consente di misurare la differenza di quota tra i punti rappresentati sui fotogrammi stessi. Nella foto a destra è riportato lo stereoscopio Wild APTI, utilizzato, nel 1980, nel laboratorio di fotogrammetria architettonica della Facoltà d'Ingegneria di Bari, dai giovani del "progetto Trulli" per il censimento dei trulli della Valle d'Itria. In questa foto si può vedere lo stereomicrometro, fissato alla base dello strumento, con i due vetrini poggiati sulla coppia stereo delle fotografie aeree. Variando, tramite la vite micrometrica, la distanza tra i vetrini e guardando negli oculari, si può notare la fusione dei due riferimenti in quella che, in fotogrammetria, viene chiamata marca mobile, la cui quota aumenta o diminuisce in maniera inversa alla distanza tra i riferimenti. Se si fissa la distanza quando la marca mobile appare poggiata sul terreno e si sposta il piano luminoso in modo che la marca non si stacchi mai dal terreno, la matita, collegata al piano luminoso, disegna una curva di livello, cioè una linea che collega tutti i punti del terreno posti alla stessa quota.