Sensazione: differenze tra le versioni

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In un primo stadio, stimoli, impercettibili come tali, di nature energetiche anche molto diversificate fra loro (meccanica, chimica, elettromagnetica) sono tutti trasdotti in modificazioni del potenziale di membrana del recettore, modificazioni convertite, a loro volta, in segnali chimici che, a valle della congiunzione (sinapsi) fra terminale dell'assone e cellula postsinaptica del lobo cerebrale di destinazione, sono nuovamente trasdotti in modificazioni del potenziale di membrana, evento che, per i tipi di senso per i quali, come sopra indicato, il trasferimento degli impulsi è preceduto dall'elaborazione parallela, consistente in interventi di inibizione/esaltazione . Segue, nel lobo, lo stadio di elaborazione finale, nel quale le proprietà delle sensazioni risultanti sono rigorosamente determinate da caratteristiche specifiche del programma (termine preso a prestito, in questa accezione, dall'informatica) assegnato in esclusiva al lobo operante.
 
Questa sequenza di interventi può indurci a ritenere che le sensazioni che riceviamo, mentre ci mettono a disposizione indispensabili riferimenti rappresentativi dei segnali ricevuti, potrebbero non identificarsi necessariamente con gli stessi, sino al punto da rendere lecito immaginare che le sensazioni potrebbero essere ben diverse da quelle abituali se avvenisse uno scambio di programma fra i lobi interessati, ipotesi secondo la quale, ad esempio, udiremmo suoni attraverso gli occhi e vedremmo immagini atraversoattraverso le orecchie (evento ovviamente devastante, almeno in una prima fase di assenza/carenza di allenamento).
 
Può, forse, essere di supporto all'ipotesi di virtualità dei sensi una sorta di mascheratura operata dal cervello in condizioni, come quelle in ambito pressorio e cinetico sotto indicate, nelle quali sia nullo o irrilevante il gradiente temporale di energie stimolatrici di livello piuttosto elevato.