Sparta ed Atene
Babilonia, Assiria, Egitto e Persia furono grandi imperi governati da re tirannici, che si facevano adorare come veri dei. I sudditi di questi imperi non avevano nessun diritto di partecipare agli affari dello stato: si limitavano a obbedire alle leggi dei sovrani, per quanto fossero dispotiche, a pagare gravose imposte, e a prestare servizio negli eserciti reali.
I greci, al contrario, non furono capaci di darsi da soli uno stato nazionale unito. Ma in cambio, il loro talento inventò una delle forme di governare più nobili e originali: la democrazia. Questo progresso di civiltà fu possibile grazie alla polis, o città-stato. La polis greca era organizzata e si governava come un vero stato. Ognuna di esse era simile a una nazione, benché non fosse più di una città. Aveva capi politici, un dialetto e un modo di vivere proprio.
Era, comunque, molto piccola: raramente superò i 300.000 abitanti. Consisteva in un nucleo urbano circondato da alcuni villaggi. Le dimensioni ridotte di queste città-stato facevano sì che si unissero, quando la Grecia era attaccata da qualche nemico esterno, poiché ogni singola città isolata non avrebbe potuto tenergli testa da sola. Anche i giochi sportivi, che si celebravano ogni quattro anni a Olimpia, così come alcune cerimonie religiose comuni, favorivano l'amicizia e le alleanze tra le varie polis.
Le due città-stato più importanti furono Atene e Sparta, che si caratterizzavano per i diversi stili di vita e per la rivalità che fu sempre viva tra di loro.
Sparta
modificaGli Spartani erano popolazioni doriche che si stanziarono nella Laconia, la parte meridionale del Peloponneso. È una vallata piuttosto fertile, di difficile accesso, percorsa dal fiume Eurota e racchiusa fra le montagne del Taigeto e del Parnone, che si sporgono nel mare a formare due promontorî racchiudenti il Golfo di Laconia.
I Dori invadendo il Peloponneso fecero di Sparta il centro della loro potenza; la polis che fondarono fu detta Lacedemone. La regione era poco adatta alla vita marinara, ma in compenso consentiva una buona agricoltura e una florida pastorizia. Gli abitanti erano divisi in tre gruppi sociali, aventi diritti differenti: gli Spartiati, i Perieci e gli Iloti.
Gli Spartiati, non molto numerosi, erano i discendenti dei Dori vincitori. Essi erano i soli cittadini che godevano di tutti i diritti politici. Non svolgevano attività lavorative: il loro mestiere era di essere coraggiosi e fedeli soldati. Il mantenimento della famiglia era assicurato dalla rendita di un appezzamento del terreno cui ogni spartiate aveva diritto, che poteva essere lasciato in eredità solo al figlio maschio primogenito e che era inalienabile, cioè non vendibile né cedibile.
I Perieci (dal greco "περί"=intorno ed "οικος"=casa) cioè residenti nei dintorni, erano discendenti di quella parte degli antichi abitanti, che si era arresa senza fare resistenza ai Dori. Erano uomini liberi, come gli Spartiati, ma non potevano partecipare alla vita dello stato. Potevano invece commerciare liberamente e possedere terreni; in caso di guerra servivano come truppe ausiliarie.
Gli Iloti erano i discendenti degli antichi abitanti, che avevano lungamente combattuto contro i Dori. Essi erano ridotti alla condizione più misera di servi della terra: non avevano alcun diritto. Dovevano lavorare la terra degli Spartiati e consegnare ad essi la maggior parte dei prodotti. Gli Iloti erano assegnati agli spartiati dallo Stato, cui si ritiene appartenessero anche dopo l'assegnazione.
Il governo della città era di tipo aristocratico e conservatore: la diarchia fu sempre il regime politico di Sparta, c'erano due re controllati da cinque efori. Esisteva un'assemblea popolare (detta Apella) composta da tutti gli Spartiati: questa nominava a vita 28 persone, di età maggiore ai sessant'anni, che formavano la Gherusia (cioè l'assemblea dei vecchi o Senato). Era l'organo più importante dello Stato: dichiarava la guerra, faceva la pace, proponeva leggi. Accanto alla Gherusia c'era un consiglio di 5 membri detti Efori, (cioè "ispettori") eletti dall'assemblea popolare per la durata di 1 anno: avevano il delicato compito di vigilare su tutta la vita dello Stato e potevano giudicare l'operato dei due Re. Inoltre a Sparta c'erano due re contemporaneamente; non avevano grande autorità: il loro compito era soprattutto di presiedere le cerimonie religiose e di guidare in guerra l'esercito. Erano sotto il controllo della Gherusia e degli Efori.
Allorché nasceva un piccolo spartano, lo si esaminava bene per vedere se avesse una sana costituzione. Se per disgrazia aveva qualche difetto fisico, lo Stato decideva che fosse gettato dal monte Taigeto. Per sette anni il piccolo spartano viveva in famiglia; poi passava nelle mani dello Stato e viveva in collegi militari, dove imparava a sopportare con coraggio fame, freddo, fatiche, pericoli. Doveva diventare un forte e gagliardo soldato. L'istruzione era poca: quanto poteva servire al suo rude mestiere.
A 17 anni il giovane spartano diventava un soldato: tale rimaneva fino ai 60 anni! Non si occupava di commerci, né di coltura di campi, non aveva interessi intellettuali, né viaggiava per conoscere altri paesi. Doveva sempre essere ben esercitato nell'arte della guerra. E veramente la falange spartana fu una formidabile formazione militare, per secoli ritenuta invincibile. Le donne avevano un'educazione rude, simile a quella degli uomini. L'amore per la patria e lo spirito di sacrificio dovevano essere esemplari.
Atene
modificaEvoluzione della città
modificaPer noi oggi il nome dell'antica Atene è legato alla città del V secolo a.C., coi monumenti costruiti in seguito alle guerre persiane. Quando parliamo del periodo precedente, bisogna immaginarsi un centro inizialmente assai modesto.
Il territorio di Atene, l'Attica, è una penisola protesa nell'Egeo, piuttosto arida e poco adatta all'agricoltura (vi si coltivano principalmente l'olivo e la vite); i suoi abitanti furono dediti, in buona parte, alla navigazione, il che incoraggiava i commerci. Sull'acropoli, un'altura isolata a 12 chilometri dal mare, in età micenea sorgeva una fortezza. Non si conosce l'impatto, sulla regione, dell'invasione dorica; la tradizione vuole gli Ateniesi di pura stirpe ionica. A partire dal secolo X, i corredi funerari indicano una prosperità dovuta al fiorire dei traffici marittimi. A questo si accompagnò, entro il secolo VIII, la sottomissione delle località dell'Attica alla guida di Atene.
Forma di governo
modificaSi attribuiva al leggendario re Teseo il merito di avere riunito tutti i villaggi dell'Attica in una sola città, Atene. Questa, all'inizio del periodo arcaico, era governata dalla nobiltà, come la maggior parte delle città greche. I nobili detti Eupatridi (dal greco "ευ"= bene e "πατήρ"=padre, cioè gente di buona famiglia) avevano assunto di fatto tutte le cariche pubbliche. Tra gli Eupatridi si sceglievano i nove Arconti, i magistrati più importanti di Atene.
Tra gli arconti, il più importante era l'arconte "basileus", ossia l'antico re, che aveva conservato le competenze sacrali caratteristiche della carica alle sue origini; vi era poi l'arconte "polemàrco", cui venne affidata la direzione degli eserciti; l'arconte "epònimo", così chiamato perché dava il nome all'anno; infine c'erano i sei arconti "tesmoteti", incaricati di controllare la legalità degli atti dei magistrati e delle delibere delle assemblee. I capi delle famiglie nobili si riunivano per formare un consiglio, detto Areopago, che nominava e sorvegliava i magistrati della città. La maggior parte delle terre era in mano agli Eupatridi: i contadini erano ridotti alla condizione quasi di schiavitù.
Il fiorire dei commerci e dell'industria aveva favorito gli artigiani e i mercanti, che sentendosi piú forti, ma nel contempo piú esposti all'arbitrio dell'aristocrazia, ottennero l'introduzione di leggi scritte. Queste si attribuiscono a Dracone, che si procurò una fama di legislatore inclemente, tanto che ancor oggi una misura particolarmente dura viene talvolta chiamata "draconiana".
Solone
modificaAl disagio della popolazione rurale pose riparo un grande ateniese, Solone, che divenuto arconte nel 594 a.C. riformò la costituzione ateniese in senso più democratico. Egli distribuì i cittadini ateniesi in quattro classi tenendo conto della loro ricchezza. Quelli più ricchi appartenevano alla prima classe e potevano partecipare al governo della città, occupando le più importanti cariche pubbliche. La seconda e la terza classe, meno dotate di ricchezza, potevano partecipare al governo della città, occupando cariche minori. Ai più poveri, che formavano la quarta classe, non era concesso ottenere cariche pubbliche di nessun genere. Tuttavia all'assemblea popolare detta Ecclesia, che decideva di affari straordinari, potevano partecipare tutti i cittadini a qualunque classe appartenessero. Per gli affari ordinari decideva invece l 'Areopago', formato da tutti gli ex arconti, persone anziane e sperimentate.
La pianura, la costa e la montagna
modificaLe fazioni ad Atene prendevano il nome dalle caratteristiche fisiche del territorio. La pianura, dove i terreni erano piú redditizi, era prevalentemente in mano agli eupatridi; la costa era abitata da artigiani e commercianti, intraprendenti e talora benestanti; la montagna, cioè tutti i terreni meno adatti all'agricoltura, era abitata da famiglie piú povere, che producevano fra l'altro miele, lana e latticini. (Ritroveremo il termine "montagna" nella Rivoluzione francese, per indicare le posizioni ideologiche piú estreme). Gli abitanti della pianura erano detti pediaci; quelli del litorale, paralii; quelli delle alture, diacrii. Questi ultimi furono incoraggiati da Pisistrato a costituirsi in fazione organizzata.
La tirannide: Pisistrato
modificaLa tirannide nell'antica Grecia poteva essere una forma di governo oppure un regime di fatto (vagamente paragonabile alle signorie dei Medici, degli Sforza, dei Gonzaga nell'Italia del Rinascimento). In questo caso alle istituzioni costituite si affiancava il potere personale di un singolo, dovuto alla sua influenza o anche a un colpo di stato. La parola "tiranno" dapprincipio non aveva una connotazione negativa.
Fu questo il caso di Pisistrato, un aristocratico, già capo militare e parente di Solone, che difendeva a gran voce gl'interessi dei meno abbienti e si mise alla guida del partito della montagna. Nel 561 o 560, denunciando all'Ecclesia d'aver subito un'aggressione, ottenne una scorta armata; con questa e coll'appoggio popolare s'impadroní dell'Acropoli e si proclamò tiranno. Gli eupatridi e i cittadini abbienti riuscirono, nel 555, a rovesciare la tirannide e a farlo esiliare.
Alcuni anni dopo, venuta meno l'alleanza fra i partiti che lo avevano scacciato, si ripresentò; si fece precedere da un sontuoso carro da cui una fanciulla, travestita da Atena, annunciò ai cittadini ch'egli godeva del favore della dea. Pisistrato, che godeva ormai anche del sostegno dell'influente aristocratico Megacle, di cui sposò la figlia, fu richiamato al potere.
Esiliato nuovamente nel 556, anche per sopraggiunti dissidi con Megacle, si arricchí collo sfruttamento delle sue miniere d'argento e ottenne l'appoggio, fra l'altro, delle città di Tebe, Eretria e Nasso; il corpo di spedizione cosí radunato gli permise, nel 545, di sconfiggere gli opliti ateniesi e di restaurare la tirannide colla forza. (Oggi alcuni hanno messo in dubbio la vicenda del triplice esilio, narrata da Erodoto, che presenterebbe qualche incongruenza).
Pisistrato limitò le libertà dei cittadini, ma ebbe fama di tiranno moderato, equilibrato e lungimirante. Per sua volontà furono compilate le trascrizioni, giunte fino a noi, dei poemi omerici, l'Iliade e l'Odissea.
Nel 528 o 527 gli succedettero i figli, Ippia e Ipparco, noti come Pisistratidi; il secondo morí vittima di un attentato (514-513), mentre Ippia, il cui governo s'era fatto sospettoso e oppressivo, fu deposto (511 o 510) col concorso degli Spartani.
Clistene
modificaLa riforma di Solone non accontentò nessuno: né gli aristocratici né il popolo. Sarebbe stata compito di un altro e più coraggioso uomo politico ateniese, Clistene (508 a.C.), la riforma della costituzione in senso veramente democratico e popolare. Anzitutto abolí le quattro classi in cui Solone aveva diviso i cittadini: li distribuí in dieci tribú, qualunque fosse la loro origine (nobile o meno), o la loro ricchezza (ricchi o poveri). Cosí tutti i cittadini furono veramente dotati di eguali diritti e partecipavano attivamente all'ecclesia o assemblea popolare. Questa eleggeva tutti i magistrati, cioè il Consiglio dei cinquecento o Bulè, i pritani, gli strateghi. Il potere era nelle mani del popolo, sebbene ne fossero esclusi gli schiavi e le donne: era nata la democrazia in Atene.
Inoltre, per evitare che uomini ambiziosi e prepotenti potessero turbare questo ordinamento politico, Clistene offrí un rimedio: l'ostracismo. Qualunque cittadino fosse sospettato di volere impadronirsi del potere per diventare tiranno poteva essere allontanato dalla città, mediante una votazione fatta con un coccio di terracotta (in greco "οστρακον"). La riforma di Clistene dette finalmente ordine e pace alla città.
La vita ad Atene
modificaLe abitudini di vita ed il carattere ateniese furono quanto di più diverso ed opposto si potesse immaginare rispetto ai costumi ed al carattere degli Spartani. Gli Ateniesi erano vivaci, ciarlieri, fantasiosi, sempre in cerca di novità: gli Spartani erano invece taciturni, tradizionalisti, privi di spirito artistico. L'educazione ad Atene era tutt'altra cosa rispetto a quella rigida e militarista di Sparta. Lo Stato lasciava alla famiglia il compito delicato dell'educazione dei figli: questi sino a 16 anni ricevevano privatamente una istruzione fondata sulla danza, la musica, le arti e le lettere. Inoltre gli esercizi sportivi erano molto curati. A 18 anni il giovane ateniese diventava efebo e per due anni riceveva a cura dello Stato una efficiente istruzione militare.