Scapigliatura
La Scapigliatura è una corrente di pensiero affermatasi a Milano e, successivamente, a Torino tra il 1860 e il 1863, sullo sfondo dello sviluppo delle avanguardie europee.
Nascita
modificaIl termine comparve per la prima volta all'interno dell'opera di Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Arrighetti "La scapigliatura e il 6 febbraio. Un dramma di famiglia", in cui racconta di una ribellione di giovani mazziniani avvenuta a Milano nel 1853, e con la parola Scapigliatura si riferisce proprio a questa rivolta e a questi giovani, identificati in una sorta di casta. Come dice lo stesso Arrighi: "Questa casta o classe, serbatoio di ogni disordine, della imprevidenza, dello spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini stabiliti, io l'ho chiamata appunto Scapigliatura".
Tematiche
modificaSebbene non si possa annoverare la Scapigliatura tra i movimenti d'avanguardia, in quanto espresse più uno stato d'animo di protesta che una poetica organica e coerente, presenta tuttavia alcune caratteristiche dei movimenti a lei coevi:
-Ribellismo giovanile, che si traduce in forme di vita sregolata e maledetta che condusse molti all'uso di droghe o al suicidio;
-Protesta antiborghese ed anticonformista;
-Identificazione del lettore come un nemico e del mercato come un'insidia ed una minaccia per l'arte;
-Rifiuto per la tradizione, rappresentata soprattutto da Manzoni;
-Tendenza a coniugare fra loro arti diverse, soprattutto letteratura, musica e pittura.
Gli scapigliati furono i primi a rendersi conto della nuova condizione del letterato: emarginazione o, addirittura, inutilità. Di conseguenza, tendono ad escludersi dalla nuova società bancaria e commerciale emersa negli anni successivi al processo risorgimentale. In campo artistico rifiutano la tradizione, le soluzioni stilistiche e linguistiche del passato, per cimentarsi in una letteratura sperimentale e in tematiche spesso bizzarre e stravaganti.
Nomi
modificaI principali esponenti furono, a Milano, Emilio Praga, i fratelli Arrigo e Camillo Boito, Iginio Ugo Tarchetti, Carlo Dossi e, a Torino, Giovanni Faldella, Giovanni Camerana, Achille Giovanni Cagna Loro maestro fu Giuseppe Rovani.
Pensieri, opinioni, dibattiti e opere trovarono vasto spazio su numerose riviste quali "Cronaca grigia", "Figaro", "Lo scapigliato", "Il gazzettino rosa".
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