Rito patriarchino
Il rito patriarchino o rito aquileiese è un antico rito liturgico cristiano utilizzato - con minime varianti - nelle metropolie dei Patriarcati di Aquileia, di Grado e di Venezia, sino alla fine del XVI secolo.
Storia
modificaGià dall'antichità esistono testimonianze che dimostrano la diversità del rito aquileiese da quello romano e il suo legame con quelli orientali. Dalle testimonianze di San Cromazio si rilevano tre precisi influssi provenienti dall'Asia Minore nella liturgia aquileiese:
- il rito pre-battesimale della Lavanda dei piedi (mentre a Milano, secondo il rito ambrosiano, era post-battesimale) poi divenuto il rito del Giovedì santo;
- la Pasqua era identificata col medesimo ideale di Passione e di dolore riportato dall'Omelia Pasquale di san Melitone di Sardi;
- seguendo l'antica tradizione greca di Smirne, conosciuta tramite sant'Ireneo di Lione, Cromazio modifica il simbolismo animale dei Vangeli, identificando san Giovanni con il leone invece di san Marco, e quest'ultimo con l'aquila. san Girolamo in seguito ristabilirà il leone per Marco.
Questo particolare rito era dunque già da lungo tempo in uso nell'arcidiocesi di Aquileia e nelle sue numerose suffragane quando, nel 568, questa chiesa si rese autocefala elevandosi a Patriarcato.
Lo scisma interno che caratterizzò il VII secolo]], con le due sedi contrapposte di Aquileia e Grado, e la definitiva scissione del nuovo Patriarcato di Grado (nel 717), trasmisero semplicemente l'uso del patriarchino alle due chiese sorelle. Non solo, ma lo diffusero anche alle diocesi della Dalmazia, sottomesse a Grado.
A quest'epoca risale il documento liturgico più antico ed interessante che ci testimonia direttamente il rito patriarchino. Si tratta di un capitolare del secolo VIII che fu aggiunto al Codex Richdigeranus (del secolo VI)[1]. Il rito aquileiese in questa fase divergeva dal rito romano in molti aspetti e si avvicinava, invece, al rito gallicano e a quelli delle chiese orientali (specialmente quella di Alessandria d'Egitto, da cui con ogni probabilità il cristianesimo giunse ad Aquileia).
Nel tardo Medioevo il rito patriarchino si andò avvicinando progressivamente a quello romano. Dopo il concilio di Trento il rito patriachino fu rapidamente abbandonato a favore di quello romano: nella diocesi di Trieste nel 1586, nel Patriarcato di Aquileia nel 1596. La diocesi di Como rivendicò con insistenza il diritto di continuare ad usare il rito patriarchino, ma nel 1597 Clemente VIII impose di abbandonarlo. Solo nella Basilica di San Marco di Venezia, costituendo essa una diocesi nullius retta da un proprio Primicerio, si continuarono ad usare fino al 19 ottobre 1807 (quando venne incorporata nel Patriarcato di Venezia, divenendone chiesa cattedrale) alcune piccole varianti al rito romano derivanti dal patriarchino.
Nel Messale romano in lingua friulana, approvato nel 2004 sono state inserite delle sequenze aquileiesi.
Caratteristiche
modificaFeste e liturgia
modificaNel suo complesso il rito patriarchino non si discostava particolarmente da quello gregoriano-romano, discostandosene essenzialmente in una diversa distribuzione di alcune feste all'interno dell'anno liturgico.
Le principali differenze col calendario romano erano:
- un Avvento di cinque domeniche (anziché le tradizionali quattro);
- lo slittamento della festività di Santo Stefano protomartire, celebrata come nel rito gerolosomitano-antiocheno il 27 dicembre (anziché il 26 dicembre);
- la preparazione della Quaresima con due domeniche: la Sexagesima e la Quinquagesima (anziché con la sola Septagesima);
- la celebrazione di due messe sia la domenica precedente la Pasqua, sia il Giovedì Santo (anziché nel solo Giovedì Santo), come nel rito gallicano;
- la celebrazione di una festa di Mezza-Pentecoste, come in molti riti orientali.
Meno rilevanti le differenze liturgiche, limitandosi essenzialmente alla presenza di grecismi, particolarmente diffusi nella zona di Venezia.
Da ultimo risultava ancora particolarmente diffuso, nel patriarchino, il ricoroso al catecumenato.
Canto Patriarchino
modificaAl rito patriarchino era connesso un particolare stile di canto liturgico e devozionale detto canto patriarchino.
Alcuni di questi canti vengono ancora eseguiti, sebbene se ne stia perdendo la memoria, in alcune località di montagna, in Istria, in Dalmazia ed in Friuli che, nei secoli scorsi, erano sotto la giurisdizione dei Patriarcati di Aquileia, Grado e Venezia.
Altri riti occidentali
modificaVoci correlate
modificaRiferimenti
modifica- ↑ Germain Morin (Revue benedictine, 1902, p. 2 sq.) e H. F. Haase, che curarono l'edizione del Codex Richdigeranus (Breslau, 1865), dimostrano che questo capitolare rappresenta l'uso liturgico aquileiese.
Bibliografia
modifica- Le Brun, Ancien rite d'Aquilee appele le Patriarchin in: "Explication de la messe", III, Paris, 1777.
- Bona, Rerum litugicarum, II, ed. SALA, Torino, 1747. (Appendice: De ritu antiquo Aquilejensis patriarchino nuncupato)
- De Rubeis, Monumenta ecclesiae Aquilejensis, Strasburg, 1740.
- Althan, Iter liturgicum foroiuliense, Roma, 1749.
- Burn, Nicetas of Remesiana, Cambridge, 1905.
- Dichlich, Rito veneto antico detto Patriarchino, Venezia, 1823.
- Dom de Puniet, "L'année liturgique à Aquilée" in "Revue bénédictine", 1902, p. 1.