Ricettività turistica (urbanistica)

Le analisi di ricettività turistica caratterizzano i piani regolatori di alcune località, in particolare si analizzano:

  • gli arrivi, ovvero il numero di ingressi nella località;
  • le presenze, ovvero il numero di pernottamenti. In particolare si distinguono le presenze alberghiere da quelle extra-alberghiere (seconda casa).
appunti
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Ricettività turistica (urbanistica)
Tipo di risorsa Tipo: appunti
Materia di appartenenza Materia: Urbanistica

Tra le strutture di accoglienza delle località turistiche si distinguono diverse tipologie di strutture (produttive), quali:

  • alberghi, nei quali sono presenti servizi comuni;
  • residence, diversi dagli alberghi in quanto le unità di accoglienza sono anche dotate da un angolo cucina, oltre a presentare i servizi tipici di un albergo. Solitamente il periodo minimo da trascorrere in un residence è di circa 7 giorni;
  • villaggi turistici;
  • campeggi.

In generale vengono dette strutture produttive quelle che producono un cospicuo numero di posti di lavoro, generando un indotto economico assai florido. Al contrario le strutture extra-alberghiere non sono in grado di generare posti di lavoro, limitandosi a migliorare in parte la condizione economica degli esercizi commerciali del luogo. Per bloccare l'emorragia della produttività ricettiva, che ha iniziato a verificarsi a partire dai primi anni '90 (in quanto molte strutture alberghiere vengono trasformate in seconde case o abitazioni, più redditizie per gli speculatori edilizi), si possono inserire nel piano dei vincoli di destinazione d'uso che bloccano per 10 anni l'attività alberghiera svolta in un determinato fabbricato. Se un albergo viene convertito in residenza subisce l'obbligo di convertire parte di queste residenze (10-20%) in edilizia economica e popolare. Lo studio di settore si concentra altre che sulla domanda turistica anche sull'offerta, analizzando anche i diversi attrattori turistici presenti sul territorio. Altro tema fondamentale legato al turismo è quello del commercio, analizzato anch'esso nel piano. Attualmente si hanno 2 grandi categorie di beni messi in commercio:

  • alimentari;
  • non alimentari.

Un altro parametro di differenziazione è la dimensione dell'esercizio:

  • grandi strutture di vendita, con smercio a scala provinciale (cooperative, ipermercati);
  • medie strutture di vendita, con superficie di vendita inferiore al 1000 m2;
  • strutture di vendita di vicinato.

Nel piano si eseguono in particolare analisi quantitative sui diversi tipi di esercizi. Per legge inoltre nel piano va specificato zona per zona i tipi di strutture di vendita ammesse, ponendo attenzione alle attività commerciali presenti, adeguando a queste i nuovi esercizi che possono essere aperti (se il centro storico è caratterizzato da strutture di vendita di vicinato, come botteghe e negozietti, allora non si prevederà la costruzione di un ipermercato che andrebbe a distruggere l'equilibrio economico presente, causando un degrado generalizzato delle attività commerciali originarie). Nel piano devono ovviamente anche essere previsto il numero di parcheggi adeguato alla località turistica, proprio in base alla ricettività e all'affluenza di turisti e di residenti stagionali. Le attività commerciali si distinguono anccora in:

  • attività primarie, caratterizzate da una mancanza di lavorazione dei prodotti (raccolta diretta di prodotti naturali);
  • attività secondarie, che manipolano i prodotti del settore primario (industrie) immettendoli direttamente sul mercato o sottoponendoli ad ulteriori lavorazioni;
  • attività terziarie, che non sono attività produttive ma di organizzazione dei primi due settori.

Ai primi tre settori di attività può essere aggiunto un settore ulteriore detto di attività quaternarie, che raggruppa le attività decisionali, di ricerca e di analisi. Le attività sono ancora differenziate in modo più generale in:

  • attività di base, atte a produrre beni e servizi destinati, non al mercato interno, ma all'esportazione, e quindi sono il motore economico di crescita e sviluppo del territorio;
  • attività di servizio, nate in conseguenza della presenza dell'attività di base.

Avendo un'occupazione di base in sviluppo viene aumentato il numero gli addetti immigrati e quindi un incremento di popolazione residente che richiederà un maggior numero di servizi (trasporti, assistenza sanitarie e sociale). A loro volta queste nuove attività richiameranno un maggior numero di addetti e quindi incrementando ulteriormente il numero di residenti. Rispetto a tali temi esistono una serie di modelli matematici che analizzano i dati di un determinato luogo potendo fornire previsioni più o meno precise sul trend evolutivo in atto. Altra analisi fondamentale è quella del rapporto tra popolazione residente e numero di abitazioni. In particolare per risalire al numero di abitazioni occupate e al numero di stanze di quest'ultime si eseguono censimenti potendo determinare valori medi rispetto al numero di abitanti. Altro dato importante è l'epoca di costruzione dell'abitazione, che ci indica in modo indiretto la qualità abitativa del fabbricato residenziale. Si quantifica inoltre il numero di abitazioni di proprietà e di case in affitto. Diagramma molto importante dal punto di vista delle abitazioni è quello che riporta in ascisse le famiglie con il numero di componenti, ed in ordinate la corrispondente abitazione occupata con specificato il numero di stanze (per stanze si intendono i vani abitabili esclusa ad esempio la cucina). La zona gialla in mezzo, posta in diagonale, evidenza una condizione che statisticamente si ritiene soddisfacente, al di sopra di tale zona si è in condizioni di disagio e sovraffollamento, mentre al di sotto di tale zona si hanno condizioni di scarso utilizzo dello spazio. Una volta eseguite queste analisi nel piano si dovrà prestare attenzione ai casi di sofferenza, ponendovi rimedio.