Operazioni sul patrimonio netto

Il patrimonio netto, nella vita di un'impresa, difficilmente rimane costante nel tempo, anzi, di solito è auspicabile che questo cambi, aumentando. In questa lezione prenderemo in esame le cause principali che portano a delle variazioni del patrimonio netto, dapprima considerando gli aumenti di capitale, i versamenti in conto capitale e i mutamenti nel patrimonio netto dovuti al risultato di esercizio.

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Operazioni sul patrimonio netto
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Bilancio

Aumenti di capitale

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Aumento di capitale a pagamento

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Può accadere che un'impresa avverta la necessità di procedere a un aumento del capitale sociale, per finanziare un'espansione, per rafforzare la propria struttura finanziaria e altro ancora. Questi aumenti avvengono con dei versamenti da parte di soci nel conto capitale. In caso di aumento di capitale, vengono emesse nuove azioni, su cui vi è un diritto di opzione a vantaggio dei soci che già partecipano alla società, in modo da dar loro la possibilità di mantenere inalterata la propria percentuale nella partecipazione, ma anche a favore degli obbligazionisti possessori di obbligazioni convertibili emesse prima dell'aumento di capitale. Può comunque accadere che le azioni vengano riservate a terzi, per permetterne l'ingresso a motivi strategici.

Il sovrapprezzo delle azioni

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Sappiamo che il patrimonio netto contiene in sé il capitale sociale, che questi due elementi possono coincidere, ma anche che il patrimonio netto non può mai essere di valore inferiore al capitale sociale. Pertanto, all'atto dell'aumento di capitale, si calcola un sovrapprezzo sulle azioni di nuova emissione in modo da non permettere una diluizione del valore delle azioni di nuova emissione. Consideriamo un esempio pratico.

La nostra società ha un capitale sociale di 1 000 diviso per 1 000 azioni, il cui valore nominale è 1. L'entità totale del patrimonio netto è però 1 500, dunque il valore reale di un'azione è 1,5. L'assemblea straordinaria della nostra società delibera un aumento di capitale, senza diritto di opzione, a favore di Wiki Cinque, per un totale di 500. Wiki Cinque dovrà versare la cifra di 500 più un sovrapprezzo di 250, in modo da "pareggiare" la discrepanza fra il valore nominale 1 e il valore reale 1,5 (discrepanza che è uguale a 0,5 per azione). Alla fine il nuovo socio possiederà un terzo della nostra società. Vediamo cosa succede nei libri contabili.

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a
avere
+
-
Azionista Wiki Cinque c/sottoscrizione (SP) Diversi 750
Capitale sociale (SP) 500
Riserva sovrapprezzo azioni (SP) 250

Dopodiché registriamo che il socio ha versato quanto dovuto a mezzo banca:

dare
a
avere
+
-
Banca c/c (SP) Azionista Wiki Cinque c/sottoscrizione (SP) 750 750

Aumento di capitale a titolo gratuito

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Può accadere anche che l'aumento di capitale avvenga a titolo gratuito, semplicemente permutando parte del patrimonio netto in capitale sociale, oppure portando parte di esso (patrimonio netto) a un aumento del valore nominale della singola azione. Infatti, nel patrimonio netto, vi sono delle riserve non vincolate che la società può imputare a capitale sociale per un aumento di capitale a titolo gratuito. Le azioni così "create" verranno divise fra i soci in proporzione rispetto a quanto gli stessi già posseggono (se io possiedo il 10% delle azioni della società X, mi spetterà gratuitamente il 10% delle azioni emesse con l'aumento di capitale).

Consideriamo la nostra società con un capitale sociale di 1 000 e una riserva straordinaria di 200. L'assemblea delibera un aumento di capitale con permuta del valore di tale riserva al capitale. Verranno pertanto assegnate una azione di nuova emissione ogni cinque già possedute. L'iscrizione nei nostri libri è quanto mai semplice:

dare
a
avere
+
-
Riserva straordinaria (SP) Capitale sociale (SP) 200 200

Ma perché esiste la possibilità di aumentare il valore nominale delle azioni, in alternativa all'emissione di nuove azioni? La risposta è molto semplice: si immagini che la riserva straordinaria fosse stata di 400. In questo caso, se io possiedo tre azioni, avrei avuto diritto a 1,2 azioni di nuova emissione, ma non è possibile possedere solo una parte di un'azione, e per questo si preferirà aumentare semplicemente il valore nominale delle azioni.

Versamenti in conto capitale

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Può accadere che una società, ad esempio, in difficoltà finanziarie impellenti, abbia bisogno di un aumento di capitale. La delibera da parte dell'assemblea è già avvenuta, ma essa non è stata ancora iscritta nel Registro delle imprese, e dunque l'aumento di capitale non può ancora avere, almeno formalmente, luogo. La soluzione è quella di inserire tali versamenti in conto capitale, da imputare al patrimonio netto e non già al capitale sociale.

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a
avere
+
-
Banca c/c (SP) Versamenti in conto capitale (SP) X X

Una volta effettuata l'iscrizione, provvederemo a versare nel capitale sociale l'apporto dei soci:

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a
avere
+
-
Azionisti c/sottoscrizione (SP) Capitale sociale (SP) X X
dare
a
avere
+
-
Versamenti in conto capitale (SP) Azionisti c/sottoscrizione (SP) X X

Può anche accadere che i versamenti in conto capitale vengano effettuati addirittura prima della delibera di aumento del capitale dell'assemblea. In tal caso, i versamenti saranno inseriti in un apposito conto "Versamenti in conto futuro aumento di capitale".

Risultato di esercizio

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Utili d'esercizio

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In Italia la Legge prevede alcuni limiti all'utilizzo di eventuali utili, al fine di conservare integro il capitale sociale. I soci, infatti, si aspettano delle remunerazioni dal proprio investimento, e se ci sono degli utili desiderano avere la propria parte per il rischio sopportato. E siccome sono i soci stessi a deliberare l'entità di tale distribuzione, appare ovvio che la Legge intervenga per evitare truffe ai danni di altri stakeholders.

Innanzitutto, gli utili distribuibili devono essere effettivamente conseguiti: non si può, insomma, distribuire ciò che non si ha, magari perché il redattore del bilancio è stato "disattento" nella sua redazione e ha "creato" utili che in realtà non ci sono.

Inoltre, se ci sono degli utili, essi devono venire innanzitutto utilizzati per ripianare le perdite che in esercizi precedenti hanno intaccato il capitale sociale.

La Legge prevede che almeno il 5% degli utili vengano accantonati a riserva, entro un limite del 20% del capitale sociale. Inoltre lo Statuto della società può prevedere ulteriori riserve. Tali riserve servono come scudo, per evitare, ad esempio, che eventuali perdite intacchino il capitale sociale. E infatti, in caso di perdite, sono queste riserve, a partire da quelle meno vincolate, che vengono utilizzate per appianare il dissesto.

Nel caso in cui vi siano costi di ricerca, sviluppo, impianto, ampliamento e pubblicità già capitalizzati, bisognerà destinare una riserva per coprire tali costi non ancora ammortizzati.

Infine, in caso di distribuzione dei dividendi, alcune categorie di azioni, come quelle di risparmio, sono privilegiate.

Facciamo un esempio: la nostra società consegue un utile di 10 000. Esso viene distribuito nel seguente modo:

  • Perdite esercizi precedenti: 3 000
  • Riserva legale: 1 500
  • Dividendi: 2 500
  • Riserva straordinaria: 3 000

Sui nostri libri scriveremo:

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a
avere
+
-
Utile esercizio precedente Diversi 10 000
Perdite esercizi precedenti 3 000
Riserva legale 1 500
Azionisti c/dividendi 2 500
Riserva straordinaria 3 000

Perdite di esercizio

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Le perdite di esercizio si ritrovano nel Patrimonio netto, con segno negativo. Esse quindi lo intaccano e in taluni casi lo portano al di sotto di determinate soglie legali, e in quel caso il diritto positivo prevede alcune norme a tutela degli stakeholder più deboli.

In presenza di perdite tre sono le possibilità che l'assemblea ha per affrontarle:

  • Rinvio della perdita a nuovo;
  • Ripianamento per versamento soci;
  • Ripianamento per utilizzo riserve.

Nel primo caso, la perdita viene imputata alle perdite del nuovo esercizio. Nel secondo caso le perdite vengono ripianate direttamente dai soci attraverso un versamento, mentre nel terzo caso le perdite verranno ripianate con le riserve accantonate in esercizi precedenti. Siccome alla Legge non importa come tali perdite vengano ripianate, ma solo che il ripianamento avvenga, una società può tranquillamente decidere di utilizzare queste tre alternative anche tutte insieme.

La nostra società subisce perdite per 1 000. Decidiamo che:

  • 100 verranno rinviati a nuovo;
  • 400 verranno coperti con versamenti di soci;
  • 500 verranno coperti con l'utilizzo di riserve.
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a
avere
+
-
Diversi Perdite esercizio precedente 900
Azionisti c/versamenti copertura perdite 400
Riserve 500
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a
avere
+
-
Banca c/c Azionisti c/versamenti copertura perdite 400 400
dare
a
avere
+
-
Perdite a nuovo Perdite esercizio precedente 100 100

Acquisto di azioni proprie

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Una società, così come può acquistare obbligazioni proprie, può anche acquistare azioni proprie ma «interamente liberate». La Legge stabilisce alcuni limiti:

  • Nel caso di riacquisto di azioni proprie, una società può acquistare solo azioni, ad esempio, una società a responsabilità limitata non può acquistare quote proprie, esiste però una deroga per le S.r.l. che rientrano nei parametri dimensionali delle PMI (Piccole e Medie Imprese), dove l'acquisto di quote proprie è consentito a condizione che l'operazione sia collegata a piani di incentivazione, tali piani devono prevedere l'assegnazione di quote di partecipazione a dipendenti, collaboratori, componenti dell'organo amministrativo o prestatori d'opera o servizi, anche professionali, l'operazione deve essere prevista in un'apposita clausola dello statuto della società, l'acquisto deve essere autorizzato dall'assemblea dei soci, l'operazione deve rispettare i limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato;
  • Una società non può detenere in portafoglio più del 20% delle azioni proprie;
  • Non si possono acquistare azioni proprie oltre i limiti degli utili e delle riserve sociali secondo l'ultimo bilancio approvato;
  • La società deve costituire una riserva indisponibile relativa a tali azioni, e strettamente vincolata sin quando le azioni non verranno annullate o rivendute.

L'acquisto di azioni proprie può avvenire per:

  • Concentrare il capitale: infatti se acquistiamo delle azioni e poi le annulliamo, i soci che detengono altre quote vedranno aumentare la percentuale della società in proprio possesso;
  • Acquistare quote di soci di minoranza che vogliono uscire, ma non possono vendere ai soci di maggioranza per diversi motivi: in tal caso, la società acquista tali azioni e poi le annulla;
  • Si ritiene che le azioni proprie siano un buon affare e si decide di investire su sé stessi.

All'acquisto possono verificarsi tre casi:

  • Il valore a bilancio delle azioni coincide con il valore nominale;
  • Il valore a bilancio delle azioni è maggiore del valore nominale;
  • Il valore a bilancio delle azioni è minore del valore nominale.

Se le azioni dovranno essere annullate tale differenza sarà importante:

  • Nel primo caso, non vi sono particolari problemi;
  • Nel secondo caso, vi sarà una "differenza da coprire" mediante utilizzo di altre riserve disponibili;
  • Nel terzo caso, nasceranno nuove riserve disponibili.

Dunque l'annullamento delle azioni non ha effetto sul reddito di esercizio, ma solo sulla composizione del patrimonio netto. Se invece le azioni vengono rivendute, eventuali utili o perdite finiranno fra i proventi o fra gli oneri finanziari, ovvero nel conto economico, come un normale investimento.

Facciamo l'esempio di un investimento in azioni proprie, operazione che ha effetto sul patrimonio netto, il totale del capitale sociale non cambia. Acquistiamo azioni per 4 000:

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avere
+
-
Riserve disponibili Riserva azioni proprie 4 000 4 000
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a
avere
+
-
Azioni proprie Banca c/c 4 000 4 000

Sei mesi dopo le rivendiamo tutte a 5 000, pertanto:

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a
avere
+
-
Banca c/c Diversi 5 000
Azioni proprie 4 000
Proventi finanziari 1 000

Siccome non abbiamo più azioni proprie, dobbiamo solo liberare la relativa riserva:

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a
avere
+
-
Riserva azioni proprie Riserve disponibili 4 000 4 000

Vediamo ora il caso in cui le azioni vengono annullate. Annulliamo quindi azioni per 4 000. La nostra società ha:

  • Capitale sociale pari a 20 000;
  • Riserva legale pari a 4 000 (siamo dunque al limite del 20% - consideriamo questo caso in quanto se la percentuale fosse inferiore si avrebbero dubbi su sia necessario o meno ridurre anche tale riserva);
  • Riserva straordinaria pari a 6 000.

Il valore nominale delle azioni coincide con il 10% del capitale sociale. Pertanto dovremo ridurre tali componenti della stessa percentuale, ovvero:

  • Il capitale sociale passa da 20 000 a 18 000 = −2 000;
  • La riserva legale passa da 4 000 a 3 600 = −400;
  • La riserva straordinaria passa da 6 000 a 4 400 = −1 600 (ciò che manca per differenza a 4 000).

Come ben sappiamo, per acquistare le azioni proprie abbiamo creato una "riserva vincolata" a tali azioni. Dobbiamo procedere a svincolarla:

dare
a
avere
+
-
Riserva azioni proprie Riserve disponibili 4 000 4 000

Quindi annulliamo le nostre azioni riducendo contestualmente il nostro patrimonio netto:

dare
a
avere
+
-
Diversi Azioni proprie 4 000
Capitale sociale 2 000
Riserva legale 400
Riserva straordinaria 1 600