Le infrastrutture e i trasporti (urbanistica)
Il settore dei trasporti interessa il livello internazionale, devono infatti essere rispettati diversi standard condivisi. Il settore dei trasporti rientra nelle competenze della comunità europea. Esistono quindi decisioni prese a questo livello.
Il settore dei trasporti è l'unico in assoluto che presenta un piano a livello nazionale. Si ha in particolare una pianificazione europea, una nazionale, una regionale e una locale. Si hanno quindi reti sovrapposte a maglie via via più fitte. Da tali livelli derivano assetti istituzionali diversi, responsabilità diverse e coinvolgimenti economici altrettanto diversi. L'unitarietà a livello europea per quanto concerne il tema dei trasporti si è evoluta di pari passo con i diversi trattati europei che hanno portato alla costituzione della Comunità Europea.
Il processo ha inizio nel 1957 e vede nel 1992 un primo documento esclusivamente dedicato al tema dei trasporti, il libro bianco sui trasporti ("lo sviluppo futuro della politica comune dei trasporti"), nel quale oltre a evidenziare le criticità e individuare gli assi di sviluppo e gli obiettivi vi sono già contenute decisioni prese non più discutibili. I problemi e i propositi affrontati nel libro sono essenzialmente quelli di favorire la libera mobilità di merci e passeggeri creando una rete transeuropea che sia rispettosa della sostenibilità ambientale, promuovendo gli standard di sicurezza e che aiuti nel contempo le relazioni, i rapporti commerciali e culturali nei paesi terzi.
In Italia si ha un omologo piano che si avvicina a tali concetti sviluppando un parallelismo tra sviluppo europeo e sviluppo italiano. A seguito del primo libro bianco del '92 se ne ha un secondo nel 2001 (frutto dell'agenda 2000), nel quale viene data per assodata l'individuazione della rete transeuropea (72.000 km strade, 22.000 di ferrovia ecc..), e nel quale viene trattato il tema del riequilibrio dei diversi tipi di traffico, promuovendo l'utilizzo della linea ferroviaria e del trasporto marittimo.
Un aspetto che verrà riproposto nel PGTL (piano generale trasporti e della logistica) italiano, e che da una svolta a tutta la politica dei trasporti, è quello dell'intermodalità dei trasporti, ovvero la scelta di volta in volt più efficace e opportuno, nonché sostenibile, sulle diverse funzioni. Non di ha quindi un interesse a promuove un tipo di trasporto specifico, ma promuovere di volta in volta quello più adatto. Il soggetto delle politiche europee non è più il tipo di trasporto, ma il trasportato (merce o passeggero che sia). In Italia si hanno come visto diversi piani dei trasporti, che sono veri e proprio piani urbanistici:
- Nazionali e regionali
- Locali
- Le politiche comunitarie
Nazionali e regionali
modificaPGT - piano regionale dei trasporti
modificaIl piano regionale dei trasporti anticipa il discorso europeo in quanto nasce nel 1984 ma ha subito grandi aggiornamenti a seguito della pubblicazione del libro bianco nel '92.
La caratteristica ti questo piano è quella di essere la prima volta nella quale si mettono ad un tavolo gli amministratori e gli attori del trasporto. In questo caso quindi la funzione che si cerca di esperire è un'armonizzazione tra i vari programmi (i soggetti non sono ancora le merci e i passeggeri).
Il PGT è il primo piano urbanistico che quindi si cala sulle regioni, imponendo l'obbligo alle regioni stesse di fornirsi di un proprio piano, il PRT, che era già possibile istituire nel 1981 su iniziativa regionale.
PGTL - piano generale dei trasporti e della logistica
modificaIl piano generale dei trasporti e della logistica lo sviluppo sui trasporti se in Europa porta alla redazione del libro bianco nel 2001 produce in Italia una rivisitazione del PGT. In questa occasione viene anche definito quello che è lo SNIT (sistema nazionale integrato dei trasporti) ossia la definizione di tutta la rete che è di interesse nazionale. La rivisitazione del PGT entra nel merito dei contenuti sia del piano stesso che di quello regionale che cambia come quello nazionale dicitura venendosi a chiamare Piano Regionale dei Trasporti e della Logistica (PRTL). Aggiornandosi in base al libro bianco il soggetto diviene il trasportato, presentando però concetti nuovi.
Locali
modificaIl livello locale viene inoltre rivisitato in maniera sostanziale, affiancando al PUT (1992) il PUM nel 2001.
PUT
modificaIl PUT (piano urbano del traffico) nasce come strumento di regolazione del traffico e non è uno strumento forte ma che tutt'ora sta crescendo molto e contiene in se una serie di piani diversi.
PUM
modificaIl PUM (piano urbano della mobilità) è invece un piano che cerca di confrontare le scelte strategiche dell'amministrazione con le possibilità e gli sviluppi del sistema infrastrutturale.
Altri
modificaEsistono poi una serie di altri piani a livello locale, come il piano regolatore portuale (che è un piano emanato dall'alto, ovvero a livello nazionale, ma che si cala sul territorio confrontandosi in modo diretto con gli altri piani locali).
Le politiche comunitarie
modificaNegli anni '90 si hanno due linee principali, quali l'ammodernamento della rete (si è creata nel 1994 una commissione che ha avuto l'incarico di presentare alcuni progetti europei per l'ammodernamento della rete) e l'avvio del programma corridoi europei ovvero la rete di collegamenti con tutti i paesi europei che saranno poi entrati a far parte della comunità europea, favorendone proprio questo ingresso.
In particolare per la definizione dei corridoi europei (10) sono state fatte nel tempo diverse conferenze quali quella di Praga, di Creta e di Helsinki. Questi corridoi non avevano unicamente la finalità di collegare gli stati tra loro ma anche quella di favorire un'integrazione, facendo nascere delle sinergie anche interne ai diversi paesi. Negli anni '90 nonostante gli stati non fossero ancora parte dell'Unione l'Europa ha elargito forti finanziamenti e contributi che hanno permesso di realizzare interventi concreti piuttosto interessanti.
Per quanto riguarda l'ammodernamento della rete, tutti i paesi europei fanno delle proposte (34) tra le quali ne vengono selezionate 14 di cui 1 italiana (l'aeroporto internazionale di Malpensa). Dei 14 solo 3 progetti sono stati realmente realizzati negli anni previsti, tra i quali proprio quello italiano di Malpensa.
Nel 1997 si è aggregato attraverso linee di sviluppo specifiche la questione portuale dando origine al libro verde sulle infrastrutture marittime, che definisce gli Hub portuali, tracciandone gli assi di sviluppo e le potenzialità (di grande interesse per Genova e la Liguria che presentano una situazione particolare in quanto l'Europa individua un unico hub ligure diviso a sua volta in sotto-hub). Dei 14 progetti quindi 3 sono stati ultimati nei tempi previsti 5 nel 2010 e gli altri sono ancora in fase realizzativa. Oltre ai 14 progetti sono stati presentate altre 100 proposte discusse del consiglio delle quali ne vengono accettate 30. Sono previsti inoltre incentivi particolari per le città che creeranno collegamenti interni e per coloro che lavoreranno sui corridoi europei in modo anche congiunto con le altre nazioni interessate dal tracciato.
Questa rete di grandi collegamenti viene prevista e realizzata in quanto gli obbiettivi della comunità europea sono quelli di integrare il territorio e promuovere la competitività internazionale avvicinando le potenzialità dei diversi paesi e promuovendone anche sinergie. Si crea perciò una rete a maglie sovrapposte con corridoi preferenziali a più direttrici verticali e con una principale direttrice orizzontale (collegamenti dovuti alla morfologia dell'Europa).
Il più grande di questi corridoi è il così detto "Corridoio V" che passa per l'Italia unendo con un grande diagonale l'Europa e che ricopre la massima importanza in quanto ad essa fanno riferimento tutte le direttrici verticali (ben comprensibile dai grafici). Il paese che riceve più benefici dal corridoio V è proprio l'Italia, infatti l'asse attraversa nella parte mediana la pianura padana (grande successo dell'Italia far passare la via di collegamento al di qua delle alpi). Tale collegamento crea però anche gravi problemi legati allo sviluppo durevole sostenibile. È infatti compito dei singoli stati con il supporto della comunità europea creare i collegamenti interni tra le varie città, già previsto e studiato in fase di progetto dell'asse. Devono essere però realizzati gli specifici progetti locali.
Gli altri grandi corridoi sono:
- il Berlino-Palermo che rappresenta il principale asse verticale (del quale fa parte il progetto del ponte sullo stretto di Messina);
Tutti i corridoi hanno come terminali principali gli hub portuali, che richiamano l'attenzione finale della pianificazione di queste vie di collegamento. Sono quindi pensate vie di collegamento con sbocco al mare ai porti principali d'Europa, come:
- Il corridoio dei due mari (Genova-Rotterdam-Anversa-Marsiglia), con i quali si cerca di creare una sinergia tra i vari porti del nord Europa in continua crescita anche se in competizione tra loro e la cui sommatoria di potenzialità raggiunge quella del porto di Honkong,e i porti del Mediterraneo.
In particolare il corridoio principale è quello che vede il collegamento tra Rotterdam e Genova (promosso dall'Olanda) ancora incompleto in quanto si è arrestato appena prima delle alpi. Genova ricopre il 22° posto al mondo di importanza portuale.