La visione prospettica

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La visione prospettica
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Fotogrammetria architettonica
Illusioni ottiche: mura ciclopiche

Percezione visiva

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Pippo e Pluto fotografati con obiettivi di diversa focale

Dal punto di vista schematico, l'occhio è paragonabile alla macchina fotografica, infatti è una piccola camera oscura dotata di obiettivo (cristallino), diaframma (iride), e superficie porta-immagine (retina), mentre per il funzionamento risulta più simile ad una telecamera.
In realtà il funzionamento è molto complesso e neppure del tutto chiaro, ma in questa sede è opportuno evidenziare una caratteristica di questa perfettissima apparecchiatura di ripresa: la sensibilità della superficie su cui si proietta l'immagine non è uniforme.
Sulla retina esiste una zona di maggiore sensibilità, molto piccola rispetto a tutta la superficie destinata a ricevere l'immagine e, ad eccezione dei casi di strabismo, l'asse ottico dell'occhio la interseca proprio nel punto di massima sensibilità.
Il cervello, tramite gli occhi, può osservare l'ambiente con un angolo di ripresa molto ampio, oppure concentrare l'attenzione sul particolare, utilizzando un angolo di ripresa piccolissimo: nel primo caso gli occhi restano fermi, nel secondo, si muovono in sincronia in modo da fare intersecare gli assi ottici nel particolare interessato.
Per conoscere la forma, la posizione e le dimensioni di un oggetto, il cervello, nel primo caso fa ricorso alla prospettiva, nel secondo alla variazione di convergenza degli assi ottici.
Quando si fissa un punto, si ha una visione dettagliata di una regione piccolissima circostante ad esso (visione diretta) e una percezione alquanto vaga (visione indiretta) degli oggetti posti in direzioni discoste da quella nella quale è fissato lo sguardo.
Ciò è dovuto al fatto che la sensibilità della retina nella macula lutea è molto più elevata, che all'esterno di questa, e ha un massimo nella fovea: infatti il punto fissato è quello la cui immagine si proietta sulla fovea. È da notare che, poiché la fovea non si trova esattamente sull'asse ottico, ma è spostata sul late temporale, la direzione di fissazione o asse visuale è leggermente inclinata (verso il lato nasale ) rispetto alla direzione dell'asse ottico.

Visione prospettica

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Un metodo che sicuramente il cervello utilizza per localizzare gli oggetti è la prospettiva. Un bambino, nei primi mesi di vita , incontra grosse difficoltà per afferrare gli oggetti, perché non riesce a localizzarli facilmente. Se due oggetti appaiono solo simili, non è detto che non siano uguali; probabilmente quello più piccolo è solo più lontano. Il bambino deve prima conoscere gli oggetti, memorizzarne la forma e le dimensioni; solo in un secondo momento, rivedendoli, riesce a determinarne la posizione. La macchina fotografica ci fornisce le prospettive degli oggetti; noi possiamo misurare delle distanze sulla fotografia solo sulla base di altri riferimenti metrici noti. Occorre tener presente, infine, che l'occhio, anche se privo di difetti, offre solo entro certi limiti immagini esenti da distorsioni; non dobbiamo meravigliarci, quindi, se quando guardiamo con un solo occhio commettiamo grossolani errori di rilevamento.

Illusioni ottiche

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La fotografia ci consente solo di riconoscere gli oggetti: guardandola noi esaminiamo, sia pure inconsciamente, in tempo reale, gli elementi in essa riportati e, solo se tutti ci risultano noti, restiamo soddisfatti.
Nella foto delle mura ciclopiche, riconosciamo, in forma e dimensioni, i gradini, la porta, i conci murari, l'architrave in pietra ecc.: niente ci meraviglia perché li abbiamo visti in altre occasioni.
Quando ciò che, vediamo in fotografia contrasta con la nostra banca-dati, avvertiamo un senso di fastidio. Una seconda inquadratura della porta precedente, dove in basso a destra figura un uomo, ci meraviglia non tanto per la presa di coscienza delle reali dimensioni di essa, ma per essere stati ingannati dalla precedente fotografia,
Le fotografie di Pippo e Topolino ci lasciano indifferenti fino a quando non veniamo a sapere che si tratta di tre diverse inquadrature degli stessi soggetti, di cui non è stata variata neppure la distanza reciproca.
In realtà, la terza fotografia è stata scattata con obiettivo grandangolare e Pippo, che è più basso, appare più alto perché è più vicino alla macchina fotografica. Le altre due foto sono state scattate con obiettivo normale e teleobiettivo, allontanando gradualmente il punto di ripresa e quindi riportando il rapporto dimensionale alla realtà.

Bibliografia

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  Il rilievo dell'architettura, su YouTube.

Collegamenti esterni

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