La Spagna nel Siglo de Oro (superiori)

Per Siglo de Oro si intende, nella storia spagnola, un periodo compreso tra due secoli, il XVI e il XVII. Tale periodo, che comprende Rinascimento e Barocco, è convenzionalmente delimitato da due date: il 1492, anno della pubblicazione della prima Grammatica Castigliana a opera di Antonio de Nebrija, e il 1681, anno della morte di Pedro Calderón de la Barca.

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La Spagna nel Siglo de Oro (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Letteratura spagnola per le superiori 2
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Il Rinascimento spagnolo modifica

Il Rinascimento nacque in Italia, in particolare in Toscana, diffondendosi poi progressivamente per l'Europa fino a consolidarsi nel XVI secolo. In Spagna, il dominio degli Aragonesi su Napoli (dal 1442) permise di entrare in contatto con il mondo italiano già dalla metà del XV secolo. Tuttavia, il Rinascimento non si sviluppò pienamente fino al regno di Carlo V e, successivamente, a quello di Filippo II.

Aspetti politici, sociali ed economici modifica

Il XVI secolo in Spagna vide una certa instabilità politica, ma sussistette comunque la pace all'interno del regno (salvo sollevazioni localizzate). L'oro e l'argento provenienti dall'America rappresentarono un'importante fonte di ricchezza. La Spagna assurse al rango di potenza mondiale, con possedimenti territoriali in Europa, in America e in Asia (le Filippine). La Castiglia crebbe economicamente e demograficamente, divenne la sede e il centro dell'impero nonché la sua maggior fonte di soldati, diplomatici, funzionari e risorse materiali. Accanto a tanta prosperità esistevano, però, anche parecchie realtà miserande. Il popolo era povero e soffriva la fame, fatto testimoniato dalla diffusione dell romanzo picaresco (si pensi soprattutto al Lazarillo de Tormes). La mobilità sociale era ancora scarsa, ma ciò non impedì la crescita del numero di artigiani, funzionari e commercianti; insomma, la formazione di una nuova borghesia. I centri urbani (Siviglia, Valladolid, Madrid...) si svilupparono sensibilmente e la popolazione urbana aumentò. Le attività agrarie mantennero comunque un ruolo di grande importanza nell'economia dell'epoca. Negli ultimi anni di regno dei Re Cattolici (1469-1516) e durante il regno di Carlo V (1519-1556), chiamato Carlo I in Spagna, il programma culturale dell'Umanesimo trovò forte sviluppo e giunsero importanti stimoli artistici e filosofici provenienti dall'Europa, soprattutto dall'Italia. Attraverso l'invenzione della stampa, che arrivò alla Penisola intorno al 1475, la letteratura conosce una diffusione mai sperimentata prima e nasce un mercato editoriale in germe. Questo secolo di egemonia spagnola sull'Europa può essere distinto in due tappe fondamentali: il regno di Carlo I (prima metà del secolo) e il regno di Filippo II (seconda metà del secolo).

Regno di Carlo V modifica

Questo monarca era figlio di Giovanna la Pazza e Filippo il Bello. Dai nonni materni, i Re Cattolici, ereditò i regni ispanici e le nuove terre americane; dai nonni paterni ereditò i Paesi Bssi, l'Austria e il diritto a essere eletto Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico. Il suo regno fu tranquillo, per quel che riguarda la politica interna. Tuttavia la politica estera fu costellata di scontri bellici, gravi soprattutto in Germania per via della Riforma Protestante in atto. Nonostante queste difficoltà, il regno di Carlo I fu un periodo di apertura culturale, intellettuale e artistica nei confronti delle correnti europee e in specie italiane.

Regno di Filippo II modifica

La seconda metà del XVI secolo vide la reazione della Chiesa Cattolica alla Riforma Protestante: la Controriforma, culminante nel Concilio di Trento. Ciononostante, le idee della Riforma Protestante (quelle luterane quanto quelle calviniste) si diffusero per buona parte dell'Europa. Filippo non aveva ereditato i territori austriaci e nemmeno il titolo del padre. I suoi domini furono comunque estesissimi: ricevette i territori spagnoli (peninsulari e americani) e i Paesi Bassi; nel 1580 incorporò il regno di Portogallo con il suo immenso impero transoceanico. Il Protestantesimo si era già affermato in Olanda, nel nord dei Paesi Bassi. Il re, per evitare che le idee protestanti si diffondessero nella Penisola Iberica, incoraggiò un atteggiamento di isolamento ideologico a favore del cattolicesimo, coadiuvato dal duro controllo dell'Inquisizione. Per tale ragione, il suo regno si caratterizzò per una maggior chiusura mentale rispetto a quello del predecessore. Tutto ciò che proveniva da oltre i Pirenei era guardato con un certo sospetto.

Ideologia e cultura rinascimentale modifica

La visione medievale del mondo basata sul disprezzo delle cose terrene, l'attenzione alla spiritualità e il timor di Dio (soprattutto dal secolo XVI) andò scomparendo. Si delineò al suo posto un'ideologia nuova, dalle tinte però fortemente controriformistiche, principalmente caratterizzata da:

  • forti superstizioni collettive. In una società come quella della Controriforma, nella quale il senso del sacro e il timore pervadevano ogni aspetto della vita, si svilupparono credenze che mescolavano magia e religione: la presenza ossessiva del demonio, la stregoneria, l'abbondanza di miracoli, apparizioni, rivelazioni... Risale a questo periodo anche la "caccia alle reliquie".
  • limpieza de sangre: chi non avesse i genitori e i nonni materni e paterni cattolici era guardato con sospetto. La discriminazione religiosa toccava soprattutto musulmani ed ebrei.
  • grande importanza del sentimento dell'onore. Avere una reputazione inattaccabile era importantissimo; per la nobiltà tale "sentimento" era un privilegio di classe, ma iniziavano a sentirsene toccati anche la borghesia e i contadini arricchiti.

Culturalmente parlando, e nello specifico in letteratura, si affermarono nuovi modi di intendere l'uomo e il mondo:

  • il naturale e il soprannaturale vennero distinti e separati. Gli autori medievali scrivevano allo stesso modo poesie amorose, morali e religiose; nel Rinascimento, per esempio, ciò che è mondano è ben rappresentato dalla poesia amorosa di Garcilaso de la Vega e la spiritualità dalla poesia di San Juan de la Cruz o Santa Teresa d'Avila.
  • si affermò un deciso antropocentrismo. Non più Dio, ma l'uomo divenne il centro della natura e della cultura.
  • si diffuse l'Umanesimo: il movimento culturale, proveniente dall'Italia, incentrato sullo studio filologico dei testi greci e latini e sul culto del mondo classico in generale. In parallelo, si faceva strada la volontà di nobilitare la lingua spagnola in modo da renderla adatta alla pratica letteraria a livelli colti. Venne perciò importata una gran quantità di latinismi.
  • negli ambienti colti trovò grande attenzione il Neoplatonismo. Sulla base di questa dottrina filosofica si cercò di scoprire la bellezza occulta nella natura, idealizzando tanto questa quanto l'uomo, perché la contemplazione della natura produce un'elevazione spirituale.

Il Barocco spagnolo modifica

Il Barocco succede al Rinascimento, nel XVII secolo. "Barocco" è un termine proveniente dal linguaggio delle arti plastiche che originariamente aveva un significato peggiorativo, poiché si relazionava allo stravagante, all'esagerato e all'eccessivamente caricato e poiché si presentava in netto contrasto con la staticità e l'ordine del Rinascimento (del quale è, in realtà, continuità ed evoluzione).

Aspetti politici, sociali ed economici modifica

Nel XVII secolo si venivano configurando gli stati nazionali. È questa l'epoca dell'assolutismo monarchico in paesi come la stessa Spagna (dove si affermò la potenza dei cosiddetti validos, i fiduciari del re, quali furono, per esempio, il Conte Duca di Olivares o il Duca di Lerma) e, soprattutto, la Francia. In altri paesi, che disponevano di una borghesia più forte, si andava affermando il parlamentarismo (Inghilterra, Olanda). Si tratta però di un'epoca di rivolte sociali e lotte religiose che, fondamentamentalmente, consistettero in continui scontri tra i sostenitori della Riforma Protestante e della Controriforma cattolica. I problemi non risparmiavano nemmeno la gente comune. La popolazione infatti diminuì in maniera allarmante a causa della fame e della conseguente mortalità. Lo spopolamento delle campagne si aggravò con l'espulsione degli arabi. La società era ancora piuttosto rigida e presentava la tradizionale divisione in nobiltà, clero, classe militare, plebei e miserabili. La nobiltà monopolizzava le terre e le cariche pubbliche, era improduttiva e a malapena pagava le tasse; il clero aveva ancora un'influenza sociale e culturale enorme; sui plebei ricadeva la maggior parte dei gravami fiscali; il numero di indigenti cresceva con i contadini nullatenenti che arrivavano nelle città. Economicamente, la situazione era disastrosa. La Spagna era praticamente in bancarotta: a ciò contriburono le guerre incoraggiate dalla politica estera, i conflitti interni, le epidemie, le frequenti carestie e i problemi climatici, l'esodo contadino verso le città, la diminuzione dell'oro americano, l'eccesso di nobili privilegiati, gli sprechi della corte e l'assenza di una borghesia imprenditrice. Durante il Barocco regnarono tre monarchi: Filippo III (1598-1621), Filippo IV (1621-1665) e Carlo II (1665-1700).

Regno di Filippo III modifica

Filippo III lasciò il governo al Duca di Lerma, inaugurando l'epoca dei validos, per concentrarsi sulla guerra contro l'Inghilterra (fino al 1604) e contro i Paesi Bassi (fino al 1609), nonché sulla contesa per la successione del Monferrato contro Carlo Emanuele I di Savoia e sui primi sviluppi della guerra dei Trent'anni. Egli trasferì definitivamente la corte a Madrid e, nel 1609, espulse tutti i Mori dalla Spagna danneggiando gravemente l'economia nazionale.

Regno di Filippo IV modifica

Continuò la tradizione dei "favoriti" praticamente onnipotenti, affidando il potere al Conte Duca di Olivares. Il suo errore consistette nel ricominciare la guerra con i Paesi Bassi, sospesa dalla tregua dell'Aia del 1609. Le conseguenze per la Spagna furono disastrose: nella Pace di Vestfalia venne proclamate l'indipendenza delle Province Unite. Si accese anche un nuovo e lungo conflitto contro la Francia, conclusosi con la pace dei Pirenei (1659). Il Portogallo riacquistò l'indipendenza. L'epoca egemonica della Spagna era finita.

Regno di Carlo II modifica

Carlo II giunse al potere a soli quattro anni, dunque a governare fu la madre, Marianna d'Austria. Ella affidò poi il governo al gesuita Johann Eberhard Nidhard. La decisione non piacque a don Giovanni Giuseppe d'Austria, figlio illegittimo di Filippo IV, che dopo il marchese di San Bartolomé de Villasierra comunque governò. Carlo sposò Maria Luisa d'Orléans e, in seconde nozze, Maria Anna di Neuburg, donna dal carattere forte che soggiogò il marito. Durante la reggenza della madre e il governo del fratellastro, la crisi economica che affliggeva la Spagna continuò a far sentire i suoi effetti. Morì senza eredi e nominò suo successore Filippo d'Angiò, nipote di Luigi XIV, su sollecitazione di papa Innocenzo XI.

Ideologia e cultura barocca modifica

Gli ideali rinascimentali di ordine e di equilibrio, in tale clima di crisi, scomparvero per lasciar affiorare il pessimismo e la disillusione. L'urgenza di mostrare l'instabilità e la mutevolezza del reale e la stravaganza, che dà spazio alla complicazione e all'artificiosità, sono da intendersi come espressione di questi sentimenti. Da qui, la preferenza per i giardini labirintici, i contrasti di luce e ombra in pittura o l'inumana armonia in architettura, le feste sontuose, le fastose rappresentazioni teatrali o il "gongorismo in letteratura. Nello stesso tempo, però, la consapevolezza di vivere in un mondo convulso produceva sgomento, melancolia, angustia. Si cercava consolazione nella contemplazione del mutevole, i poeti cantavano del tempo, degli orologi, delle rovine del carpe diem... si era presa piena coscienza della fugacità della vita e della miseria della condizione umana. Si sapeva che le cose non erano mai quello che sembravano: il conflitto tra essere e sembrare esprime pienamente la tensione barocca. L'uomo barocco era caratterizzato da un febbrile dinamismo, un'impossibilità di porre un limite alle cose, un'urgenza di trascendentalismo che lo portava a cercare qualcosa che gli permettesse di valicare gli angusti limiti del mondo. L'espressione più compiuta di tale conflitto è Don Chisciotte, uomo e contemporaneamente eroe ma sopraffatto, alla fine, dalla ristrettezza del mondo in cui si trova a vivere. Ideologicamente, i principi della Controriforma sono pienamente recepiti e attuati, sotto la stretta sorveglianza dell'Inquisizione. Le verità di fede si diffusero ufficialmente attraverso università e scuole (e rappresentazioni teatrali, comprensibili anche al popolo analfabeta). Si svilupparono ulteriormente, poi, le discriminazioni legate alla limpieza de sangre e il senso dell'onore. Letterariamente, tutto quanto detto finora trova espressione in:

  • un nuovo stile il cui intento è sorprendere, la cui base è la difficoltà di decifrazione intesa come una sfida all'intelligenza del lettore. In questa è la chiave dei due stili più importanti, "Conceptismo" e "Culteranismo"
  • presenza costante di pessimismo e disincanto, espressa dal ricorrere del tòpos del carpe diem, da immagini quali fiori che appassiscono, rovine, orologi spietati... vi è una forte nostalgia verso un mondo migliore, così come forte è la presenza anche del tema della morte e l'idea del mondo come teatro e la vita come sogno.
  • un'attitudine critica e satirica, persino sarcastica, che trasfigura temi come l'amore o la mitologia e permette l'apparizione di generi come il picaresco o dell'idea del vecchio tema del "mondo a rovescio" (le figure del matto, dell'ubriaco, del servo astuto o del tonto si trovano alla periferia della società, però la giudicano o la modificano)
  • il contrasto: spesso elementi contrastanti convivono in uno stesso autore o in uno stesso testo (Don Chisciotte e Sancio, ciclope e ninfa nella Fábula de Polifemo y Galatea di Góngora...)
  • la lingua letteraria si arricchisce di parole mutuate dal latino e si fa largo uso di figure sintattiche (come l'iperbato), giochi di parole, metafore, antitesi e paradossi, che rendono il testo più prezioso e più ostico.