Riforma protestante e controriforma cattolica

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Cause della riforma protestante

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Leone X (particolare di un ritratto di Raffaello, Firenze, Uffizi). Figlio di Lorenzo il Magnifico, da cardinale si era adoperato per il ritorno al potere dei Medici esiliati da Firenze; eletto Papa nel 1513, fu descritto dagli avversari come un gaudente, legato ai beni terreni; alla sua morte gli succedette Adriano VI.

La Riforma fu un vasto movimento religioso, che ebbe origine in Germania e che poi si diffuse ampiamente in Europa. Le cause di essa furono numerose. La prima e la più importante fu la decadenza religiosa e morale del clero, che suscitava vivo malcontento nei fedeli. Già nel XV secolo papa Pio II, riconosceva la gravità della situazione, e, per uscire da un simile stato di cose e riacquistare la fiducia dei fedeli, suggeriva agli ecclesiastici temperanza, castità, zelo per la fede e disprezzo per la vita terrena. Ma il suo appello non doveva essere stato accolto se, tanto tempo dopo, un altro papa, l'olandese Adriano VI (precettore dell'imperatore Carlo V), doveva riconoscere che molti ecclesiastici si erano allontanati dalla retta via e che perciò la Corte romana doveva essere curata.

Si erano già manifestate, in passato, istanze di rinnovamento, che in generale chiedevano un'aderenza piú rigorosa ai precetti evangelici. Il movimento francescano era riuscito, con qualche tensione (condanna per eresia dei cosiddetti spirituali o fraticelli), a mantenersi all'interno della Chiesa; non cosí i Catari, i Valdesi, i Begardi, gli Ussiti e altri movimenti ancora, che erano stati perseguitati con violenza.

Inoltre è da tener presente il risveglio del sentimento nazionale, specialmente in Germania, che spingeva a vedere la Chiesa romana come una rivale e una sfruttatrice del mondo tedesco. I vasti possessi territoriali e le grandi ricchezze della Chiesa in Europa suscitavano sentimenti di invidia ed il vivo desiderio di appropriarsene. La causa occasionale del movimento della Riforma ebbe origine dalla questione delle indulgenze. La Chiesa, per consuetudine antica, concedeva l'indulgenza, cioè rimetteva almeno in parte la pena temporale (volgarmente detta «penitenza»), a coloro i quali avessero fatto delle offerte in favore di opere pie. Il papa Leone X aveva bisogno di danaro per portare a termine la Basilica di San Pietro e per combattere i Turchi. A questo scopo nel 1517 bandì un'indulgenza speciale, in Germania ci furono purtroppo gli abusi e gli eccessi. Le indulgenze furono vendute scandalosamente.

Un monaco agostiniano, Martin Lutero, protestò contro il traffico delle indulgenze e affisse sulla porta della cattedrale di Wittenberg le sue 95 Tesi contro le indulgenze cioè argomenti per confutare la legittimità delle indulgenze. Il papa lo scomunicò; Lutero rispose bruciando sulla pubblica piazza la Bolla pontificia. Si era ormai all'aperta ribellione.

Lutero e la sua dottrina

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Martin Lutero, bottega di Lucas Cranach il Vecchio (Berlino, Gemäldegalerie)

Martin Lutero nacque ad Eisleben, in Sassonia, nel 1483 da una famiglia modesta. Inquieto e tormentato, a 22 anni entrò nell'ordine agostiniano. Era dotato di ingegno vivo e di una notevole fantasia, di carattere ostinato e superbo, per sette anni fece nel convento una vita dura e ascetica. Ma non trovò la pace dello spirito che egli sperava. Torturato dagli scrupoli, credendosi dannato, egli cercò con passione la via della salvezza. La questione delle indulgenze gli diede l'occasione di render note le sue idee clamorosamente. Dopo la scomunica papale, l'imperatore Carlo V, preoccupato per quanto stava accadendo in Germania, invitò nel 1521 Lutero a presentarsi alla Dieta di Worms. Lutero si presentò ma non volle rinunciare alle sue idee, fu allora condannato come eretico e messo a bando dell'Impero. Il duca di Sassonia lo salvò, tenendolo nascosto per più di un anno nel castello di Wartburg. Qui Lutero tradusse la Bibbia in tedesco, mettendo così i testi sacri alla portata di tutti, la sua traduzione della Bibbia si può considerare il primo monumento letterario della Germania. Già le idee di Lutero circolavano liberamente in Germania, facendo seguaci.

La dottrina di Lutero si può riassumere in due punti fondamentali:

  1. L'uomo, creatura debole, non può resistere alle tentazioni ed è portato fatalmente a peccare. Per salvarsi è sufficiente la fede, questa ha il potere di generare l'anima del credente. La fede è concessa all'uomo per grazia divina, è un dono gratuito della misericordia divina. Le opere buone, così importanti per il cattolico, non sono ritenute necessarie da Lutero.
  2. Ogni cristiano ha il diritto di leggere ed interpretare da sé liberamente (libero esame) la Sacra Scrittura. La fonte della verità religiosa è la Bibbia. Non occorrono quindi né Papa né vescovi, né clero per essere buoni cristiani, non occorrono intermediari tra Dio e l'uomo, perché ognuno ha in sé i mezzi per salvarsi.

Lutero ritiene inutile la gerarchia ecclesiastica e la vita monastica; negò i Sacramenti (eccettuati il Battesimo e la Comunione), negò il culto della vergine e dei Santi, l'esistenza del Purgatorio, le indulgenze, i digiuni, i pellegrinaggi; abolì la lingua latina nelle funzioni religiose sostituendola con la lingua nazionale. Lutero ridusse il culto al commento e alla meditazione della Sacra Scrittura e al canto in comune dei Salmi.

Le idee luterane trovarono un'eco profonda in tutta la Germania, Gli ordini religiosi si sciolsero ed i loro beni (circa 1/3 dei beni fondiari della Germania) furono incamerati dai nobili. Sorsero lotte e contrasti sanguinosi. L'imperatore Carlo V tentò di arrestare la diffusione del Luteranesimo facendolo condannare. Ma un certo numero di principi tedeschi reagirono protestando (donde il nome di protestanti) contro l'Imperatore.

Ormai la lotta religiosa era diventata una lotta politica. I principi protestanti riuniti in una Lega combatterono contro le truppe imperiali. Solo dopo molti anni, nel 1555, Carlo V, stanco della lunga lotta, concesse la libertà religiosa ai protestanti (Pace di Augusta, 1555).

Calvino

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Giovanni Calvino (Hanau, chiesa vallona-neerlandese)

La Riforma di Lutero suscitò consensi in tante parti d'Europa, nacquero così altri movimenti riformistici.

Il francese Giovanni Calvino, rifugiatosi in Svizzera, diffuse una nuova dottrina religiosa, che da lui prese il nome di Calvinismo. Essa aveva in comune con il Luteranesimo vari punti: negava l'autorità del Papato e voleva il libero esame della Bibbia.

Calvino credeva nella predestinazione: solo la volontà di Dio onnipotente, la grazia divina poteva salvare le misere creature umane.

Dio, sin dall'eternità, aveva stabilito il destino di ogni uomo, gli uni sarebbero stati salvati, mentre altri sarebbero stati dannati, qualunque cosa facessero. Differenze notevoli esistevano tra Luteranesimo e Calvinismo: Lutero aveva sempre affermato che bisognava ubbidire al sovrano, anche se questi era malvagio; Calvino invece affermava che il sovrano non doveva essere ubbidito, se malvagio, ma bisognava opporsi a lui e rovesciarlo. Inoltre l'ordinamento delle due chiese era diverso: la Chiesa luterana accettava il controllo dello Stato, mentre invece la chiesa calvinista affermava la propria autonomia e libertà ai riguardi dello Stato.

Il Calvinismo da Ginevra, dove si era stabilito Calvino, si diffuse in Francia, in Olanda, nella Germania renana, in Scozia.

La Riforma in Inghilterra

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Enrico VIII (ritratto di Hans Holbein il Giovane, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza)

La Riforma in Inghilterra ebbe origine per opera dello stesso re Enrico VIII Tudor. Egli aveva combattuto inizialmente con un suo scritto le idee di Lutero, aveva così meritato l'elogio del Papa, che gli aveva dato il titolo di Defensor Fidei cioè di difensore della fede. In seguito il sovrano inglese chiese al papa Clemente VII il permesso di divorziare dalla moglie Caterina d'Aragona per poter sposare una damigella di corte, Anna Bolena, di cui si era innamorato.

Il papa rifiutò di annullare il matrimonio, sia per ragioni religiose che per ragioni politiche: Caterina d'Aragona era parente dell'imperatore Carlo V, il sovrano più potente di quel tempo. Allora Enrico VIII ruppe i suoi rapporti con Roma e nel 1534 pubblicò l'Atto di supremazia che faceva di lui il solo capo della Chiesa inglese:

«Il re è il solo supremo capo della Chiesa d'Inghilterra; in questa qualità ha il potere di esaminare, reprimere, riformare e correggere errori, eresie, abusi, offese, irregolarità al fine di conservare la pace, l'unità e la tranquillità del regno.»

Così, da un conflitto personale con il papa, nacque la Chiesa anglicana, una chiesa nazionale separata da Roma. All'inizio non si trattò che di uno scisma: Enrico VIII infatti conservò quasi tutti i dogmi cattolici, né modificò il culto.

Si limitò a nominare i vescovi e a confiscare i beni ecclesiastici, che in parte conservò per sé ed in parte diede in dono alla nobiltà. Solo in un secondo tempo con la regina Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, la Chiesa anglicana si modificò, per certi versi, in senso luterano e calvinista.

La Controriforma cattolica

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Sebastiano Ricci, Papa Paolo III ha la visione del Concilio di Trento. Olio su tela, 1687-1688, Piacenza, Musei Civici.

In una ventina d'anni la Riforma aveva conquistato più della metà della Germania e della Svizzera, la Gran Bretagna, la Scandinavia e già penetrava in Francia e in Europa orientale. La Chiesa Cattolica rispose alla Riforma con un vasto moto di rinnovamento che viene indicato con il nome di Controriforma.

Bisognava riportare la Chiesa alla purezza primitiva e al suo alto compito di autentica guida del mondo cristiano. Per raggiungere lo scopo era necessario un Concilio ecumenico, cioè universale: dopo molte esitazioni il papa Paolo III prese nel 1545 la decisione di convocarlo nella città di Trento. Intanto, dal seno stesso della Chiesa sorgevano nuovi ordini religiosi, che aiutarono il Papato nella grande opera di rinnovamento morale e religioso del Cattolicesimo.

Il Concilio di Trento

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Il Concilio di Trento (Trento, Museo del Palazzo del Buonconsiglio)

Il Concilio si riunì a Trento nel 1545 e con varie interruzioni si concluse nel 1563, dopo diciotto anni di prezioso lavoro. Esso si propose di affrontare e risolvere le tre più importanti questioni che turbavano la Cristianità:

  1. La conciliazione tra cattolici e protestanti per ricostruire l'unità della Chiesa;
  2. La definizione della dottrina cattolica;
  3. Il rinnovamento della disciplina e dei costumi della Chiesa.

Il Concilio condannò i principi fondamentali del Protestantesimo: non fu pertanto possibile nessuna conciliazione con i protestanti, che tra l'altro pur invitati dal Concilio non vollero parteciparvi. Divenne definitiva la scissione tra un'Europa cattolica, soprattutto mediterranea, ed un'Europa protestante, soprattutto nordica. In contrapposizione ai luterani la Chiesa si irrigidì nelle sue posizioni e precisò meglio la sua dottrina.

Furono compilati un catechismo, un breviario ed un messale romani. Il Concilio proclamò che le opere erano utili per la salvezza e che non bastava la fede; inoltre fonte delle verità religiose erano non solo le Sacre Scritture, ma anche i dogmi della Chiesa. Riaffermò la suprema autorità del Papa, vicario di Cristo in Terra. Il Concilio inoltre si occupò minutamente della disciplina della Chiesa: volle che fossero istituiti i Seminari, in cui preparare i futuri sacerdoti alla loro missione, obbligò i parroci ed i vescovi ad aver cura dei loro fedeli risiedendo nella loro parrocchia e nella loro diocesi; riconfermò il celibato ecclesiastico.

Per evitare che nuove eresie sorgessero ed impedire la diffusione della Riforma fu istituito il Tribunale del Sant'Uffizio, che processava e condannava severamente gli eretici, compiendo a volte eccessi, che possono ripugnare alla nostra coscienza di uomini moderni.

I nuovi ordini religiosi

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Ignazio di Loyola (Francisco de Zurbarán, collezione privata)

Nel rinnovato spirito della Controriforma sorsero nuovi ordini religiosi, in difesa della Chiesa e della sua dottrina, come già nel Medioevo erano sorti i Domenicani ed i Francescani.

Questi nuovi ordini (Oratoriani, Teatini, Barnabiti, Scolopi, Somaschi, Cappuccini) integrarono l'opera del Concilio tridentino mediante l'educazione dei giovani e la carità.

L'ordine religioso che più contribuì al trionfo della Controriforma fu quello della Compagnia di Gesù, fondato da un nobile spagnolo, Ignazio di Loyola. Questi aveva dovuto, in seguito ad una grave ferita, abbandonare il mestiere delle armi. Durante la convalescenza ebbe come la rivelazione del suo nuovo compito. Pieno di ardore religioso, studiò teologia e si consacrò al servizio di Cristo.

Nel 1534, a Parigi, con alcuni amici, tra i quali San Francesco Saverio, gettò le basi del suo Ordine, la Compagnia di Gesù, che pochi anni dopo ebbe l'approvazione del Papa Paolo III.

L'ordine dei Gesuiti fu un vero esercito disciplinato ed ubbidiente al servizio della Chiesa. I Gesuiti prima di essere ammessi nell'ordine dovevano superare dieci anni di duro e rigoroso noviziato e compiere forti studi. Essi non erano dei monaci: dovevano fare vita attiva in mezzo alla società, pregando ed insegnando.

L'ordine era diretto da Roma: il capo, con il nome di generale, era eletto a vita. Tutta la cristianità era stata divisa in province, in cui si svolgeva un'instancabile attività missionaria. La disciplina e l'obbedienza erano grandissime.

 
Diffusione del Protestantesimo: equilibri religiosi in Europa alla fine del XVI secolo.

Ignazio di Loyola, fondando il suo ordine, sognò soprattutto di convertire i non credenti. Missionari gesuiti partirono ben presto per l'America e l'Asia: riuscirono a fondare finanche un vero stato religioso nel Paraguay. Ma era cosa assai urgente arrestare la diffusione della Riforma: per questo i Gesuiti divennero predicatori, professori, confessori abili e concilianti dei grandi personaggi della politica. Grazie alla loro abilità e al loro valore intellettuale divennero guida spirituale di tutti i sovrani cattolici.

Educatori eccellenti, s'interessarono ai giovani delle classi dirigenti, fondando ovunque collegi che ebbero grande reputazione.

Così riconquistarono al Cattolicesimo la Baviera, il Belgio, parte della Boemia e la Polonia.

Conseguenze della riforma e della controriforma

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La Riforma ebbe importanti conseguenze sia religiose che economiche e politiche. Si staccarono dalla Chiesa cattolica molte nazioni europee: si spezzò per sempre l'unità religiosa dell'occidente, che era stata caratteristica del Medioevo. In seguito alla Riforma grandi proprietà terriere, appartenenti alla Chiesa, passarono in mano a laici o allo Stato direttamente: il loro sfruttamento divenne più intenso o destinato ai fini di pubblica utilità. Inoltre l'autorità dello Stato aumentò, essendo venuti meno i privilegi e le esenzioni di cui godeva un tempo il clero. La Controriforma ebbe notevoli conseguenze sulla vita della Chiesa, che venne rinvigorita ed innalzata spiritualmente: inoltre fece sentire la sua influenza morale e religiosa sull'arte e la letteratura del tempo.