L'ambiente (urbanistica)
Ci sono termini e vocaboli diffusissimi che possono essere intesi in vario modo. Uno di questi vocaboli è sicuramente la parola ambiente, che dal punto di vista urbanistico viene distinto in 4 significati diversi, può essere infatti inteso in senso:
- antropico (utilizzo dell'ambiente da parte dell'uomo);
- paesaggistico;
- naturalistico;
- ecologico.
Da questi aspetti si dipartono ambiti di studio e strumenti di pianificazione diversi. Il principale piano urbanistico di tutela dell'ambiente, inteso in senso naturalistico, è il piano di parco. Esistono poi piani ecologici che tutelano in particolare il rapporto uomo-ambiente in tutti i suoi aspetti. Tali piani si dividono in 3 principali filiere:
- aria
- acqua
- suolo
Tali distinzioni ulteriori vengono fatte in quanto non è possibile professionalmente seguire ed occuparsi di tutte e tre le filiere in quanto le norme relative a tali ambiti sono addirittura contenute in codici di leggi diverse e per i quali si hanno strumenti urbanistici diversi. Il suolo si è ulteriormente sviluppato, dando origine ad altre 2 grandi filiere, quella dei rifiuti solidi urbani e quella della vera e propria pianificazione del territorio contenente i piani di bacino, che rappresenta il vero e proprio piano ecologico, infatti nella sua concezione iniziale tale piano si pone l'obbiettivo di considerare tutto il territorio italiano nella sua interezza, come un enorme sistema ecologico (ciò fa si che non vengano considerati i confini amministrativi e quindi può accadere che all'interno di uno stesso comune vi siano più piani di bacino).
L'aspetto ecologico è stato considerato solo recentemente, e ha dato origine a una normativa sempre più cogente e ricca. Tale corsa è stata “imposta” dall'unione europea che ha come pilastro della sua politica proprio il tema ambientale (inteso come ecologia), che è proprio, insieme alle reti di trasporti, l'energia e le telecomunicazioni, una materia di competenza dell'unione stessa, in quanto ritenuta di interesse sovranazionale.
L'unione europea avendo la competenza di tali temi ha come strumento cogente la cosi detta direttiva, che permette all'unione di stabilire gli obbiettivi da raggiungere, lasciando però che gli stati membri, entro un certo limite di tempo, li realizzino in modo autonomo, senza poter entrare nel merito delle scelte specifiche per perseguire l'obbiettivo stesso.
L'Italia ha fatto molta fatica ad adeguarsi a queste direttive europee a causa di una concezione culturale molto arretrata riguardo all'argomento. Nel nord Europa infatti culturalmente si ha un rapporto di “sopravvivenza” nei confronti dell'ambiente, mentre nei paesi mediterranei, per il clima favorevole, il rapporto è un rapporto di “sfruttamento” di quest'ultimo.
Si hanno poi motivi politici, infatti nei paesi del nord, per motivi storici (minor frammentazione politica del territorio) si è sviluppato un senso civico maggiore e quindi un maggiore rispetto peri beni appartenenti alla comunità, e di conseguenza si ha un maggiore rispetto per l'ambiente ( nei paesi nordici i beni comuni sono visti come beni di tutti da preservare, mentre nei paesi frammentati si vedono i beni comuni come beni di nessuno, da sfruttare e per i quali non si nutre alcun rispetto).
Per questi motivi si capisce anche perché vi sia cosi tanta differenza tra l'amministrazione generale italiana, fortemente burocratizzata in tutti i suoi aspetti, come è appunto tipico della logica italiana, e l'amministrazione ambientale, con le sue strutture e normative molto meno burocratizzate e di impronta assolutamente “europea”, in quanto creata in questi ultimi 20 anni, come copia del modello francese, in quanto prima praticamente inesistente. I ministeri in genere infatti hanno sede a Roma ed hanno distaccamenti territoriali, sempre però riferiti alla sede centrale di Roma. Il ministero dell'ambiente invece decentra proprio i suoi poteri, delegandoli a strutture locali, collegate al ministero, ma non dipendenti direttamente da questo. Tali strutture locali prendono il nome di agenzie e sono quelle che sviluppano in modo concreto l'aspetto operativo, sotto la supervisione del ministero. Le regioni sono quindi state obbligate ad istituire almeno un'agenzia dell'ambiente.
I principali strumenti (che non sono però piani urbanistici) per operare scelte ambientali che si sono radicati in Italia sono l'agenda 21, la VIA e la VAS.
Questi strumenti premetto un approccio tecnico e culturale alla materia, in modo che le considerazioni sull'ambiente non rimangano astratte ma si concretizzino in modo metodologico.
- l'agenda 21 ha il merito di aver costretto le amministrazioni pubbliche a prendere coscienza dei temi ecologici;
- la VIA rappresenta invece uno strumento di prevenzione, o di mitigazione dell'impatto sul territorio di nuove opere, in particolare di tipo edilizio;
- la VAS ha invece scopo di prevenzione riferito ad una scala maggiore rispetto alla VIA. È quindi analoga a questa ma si interessa di contesti con una maggiore estensione, valutando realtà d'insieme e non singoli edifici.