L'alfabeto greco e la classificazione dei suoni (superiori)
L'alfabeto
modificaL'alfabeto greco, nella forma ionica, è stato introdotto ufficialmente ad Atene nel 403 a.C. sotto l'arcontato di Euclide. In precedenza ad Atene si utilizzava l'alfabeto attico, un'altra forma di alfabeto greco, diverso in alcune parti dal tipo ionico. Esso deriva dall'alfabeto fenicio (risalente forse al sec. IX a.C.) modificato e adattato al sistema fonetico greco. Esso è composto da 24 segni o lettere (γράμματα), di cui 7 vocali e 17 consonanti.
Lettera | Nome | Pronuncia | Traslitterazione latina | |
---|---|---|---|---|
Greco | Trascrizione tradizionale | |||
Α α | ἄλφα | alfa | [a] | a |
Β β | βῆτα | beta | [b] | b |
Γ γ | γάμμα | gamma | [g] | g |
Δ δ | δέλτα | delta | [d] | d |
Ε ε | ἒ ψιλόν, ἔψιλον | epsilon | [e] | e |
Ζ ζ | ζῆτα | xeta | [z:] | z |
Η η | ἦτα | eta | [ɛ:] | e |
Θ θ | θῆτα | theta | [tʰ] | th |
Ι ι | ἰῶτα | iota | [i] | i |
Κ κ | κάππα | kappa | [k] | k, c |
Λ λ | λάβδα, λάμβδα | Lambda | [l] | l |
Μ μ | μῦ | mi | [m] | m |
Ν ν | νῦ | ni | [n] | n |
Ξ ξ | ξῖ | xi | [ksi] | x, ks |
Ο ο | ὄμικρον | omicron | [o] | o |
Π π | πῖ | pi | [p] | p |
Ρ ρ | ῥῶ | rho | [r] | r |
Σ σ | σῖγμα | sigma | [s] | s |
ς | (finale) | [s] | ||
Τ τ | ταῦ | tau | [t] | t |
Υ υ | ὕψιλον | hypsilon | [y] | u |
Φ φ | φῖ | phi | [f] | ph |
Χ χ | χῖ | chi | [ç] | ch, kh |
Ψ ψ | ψῖ | psi | [ps] | ps |
Ω ω | ὦ μέγα | omega | [ɔ:] | o |
Anticamente ad esse andavano aggiunte anche altre tre lettere oggi scomparse:
- Il coppa o qoppa pronunciato (maiuscolo "Ϙ" e minuscolo "ϟ"), variante grafica di κ davanti alle vocali o-u.
- Lo stigma ("ς") e il sampì ("Ϡ"), legature medievali che rimasero in uso solo come simboli numerali.
Esistevano inoltre anche due semivocali o sonanti che con la loro scomparsa hanno comportato molti fenomeni fonetici:
- lo jod (j), corrispondente alla i semiconsonante di iena.
- il digamma (ϝ) detto così perché somiglia a due gamma sovrapposti. Indica la u semiconsonante di uomo.
Pronuncia
modificaLa pronuncia del greco antico, così come si studia nelle scuole, è il frutto di una ricostruzione: infatti i suoni del greco antico hanno subito una trasformazione profonda nel passaggio dalla fase arcaica a quella bizantina.
- La pronuncia bizantina del greco è la stessa del greco moderno; essa fu sostenuta dal filologo tedesco Johannes Reuchlin (1455-1522), da cui trae la denominazione di pronuncia reuchliniana o itacistica dal modo in cui viene pronunciata la ητα [ita].
- A questa tendenza "modernistica" reagì l'umanista olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536), il quale cercò di reintegrare la pronuncia del greco classico (pronuncia erasmiana o etacistica, dal nome in cui viene pronunciata la ητα [eta]).
La pronuncia etacistica è quella che riflette maggiormente lo statuto fonetico del greco antico, ed è quella adottata nelle scuole italiane ed europee. La pronuncia itacistica è invece correntemente usata nelle scuole greche.
Le vocali si pronunciano come le latine fatta eccezione per la υ che si pronuncia come la u francese e lombarda (ü). Il dittongo ου si pronuncia come la vocale u in italiano. Le consonanti in generale si pronunciano come le corrispondenti in segno latino ricordando però che:
- γ: ha sempre suono gutturale (duro), ma quando si trova prima di γ, κ, ξ si pronuncia come la n italiana di panca.
- κ: ha sempre suono gutturale.
- ζ: si pronuncia come una -z- dolce come "zaino".
- θ, φ, χ: si pronunciano rispettivamente come τ, π, κ accompagnate da aspirazione (th, ph, ch). Nella prassi scolastica si pronunciano fricative, come in greco moderno, ossia rispettivamente th inglese, f, ch tedesco (o c toscana).
Segni ortografici e segni d'interpunzione
modificaFino al Medioevo furono generalmente usate solo le lettere maiuscole e non esistevano segni d'interpunzione pertanto le parole erano scritte una di seguito all'altra. Solo quando fu introdotto l'uso delle minuscole si sentì la necessità di dividere le parole per rendere più facile la lettura. Gli spiriti e gli accenti furono invece introdotti dai grammatici alessandrini. I segni ortografici sono: gli spiriti, gli accenti, l'apostrofo, la coronide, la dieresi, lo iota sottoscritto (e ascritto). I segni d'interpunzione invece sono:
- La virgola: uguale alla nostra virgola.
- Il punto fermo: uguale al nostro punto permo.
- Il punto in alto: corrispondente ai nostri "due punti" o al nostro "punto e virgola".
- Il punto e virgola: corrispondente al nostro punto interrogativo.
Manca un segno corrispondente al nostro punto esclamativo.
Spiriti
modificaGli spiriti si scrivevano soltanto su una vocale o un dittongo iniziale e sulla consonante. La consonante rho iniziale di parola prende sempre lo spirito aspro. Il loro nome in greco πνεῦμα (pneuma), in latino spiritus significa propriamente «soffio». Essi indicano la presenza (spirito aspro ῾) o l'assenza (spirito dolce ᾿) di un'aspirazione iniziale nella pronuncia della parola.
Accenti
modificaOgni parola greca, eccetto le proclitiche e le enclitiche, porta un accento sulla vocale della sillaba tonica. Vi sono tre tipi di accento: acuto ´, grave `, circonflesso ῀. Nei dittonghi esso si segna sul secondo elemento ma si pronuncia sul primo. Se cade su vocale o dittongo iniziale, sia maiuscolo che minuscolo, l'accento si colloca a destra dello spirito, se è acuto o grave, sopra lo spirito se è circonflesso.
Apostrofo
modificaL'apostrofo (') è il segno dell'elisione, cioè la caduta della vocale finale di una parola, che si verifica quando la parola che segue incomincia per vocale. Quando avviene l'elisione inversa, cioè la caduta della vocale iniziale di una parola preceduta da altra parola che termina per vocale, invece che l'apostrofo ci può essere un segno simile ad uno spirito aspro (῾).
Coronide
modificaLa coronide (᾿, identica allo spirito dolce) è il segno dell'avvenuta crasi e si trova sulla sillaba risultante dalla fusione di due parole, di cui la prima finisce e la seconda incomincia per vocale.
Dieresi
modificaLa dieresi (¨) si colloca sulla seconda vocale di un dittongo, per indicare che le due vocali si devono considerare due sillabe distinte. Se la vocale su cui è posta la dieresi è accentata l'accento acuto o grave si pongono fra i due puntini (΅ o ῭) l'accento circonflesso va invece sui due puntini (῁).
Iota sottoscritto
modificaLo iota sottoscritto è un piccolo iota scritto sotto le lettere α, η, ω che ha sostituito gli antichi dittonghi αι, ηι, ωι che si scrivono ᾳ, ῃ, ῳ e si pronunciano a, e, o perché il suono i dopo vocale lunga col tempo si è indebolito così da diventare muto. Quando i dittonghi ᾳ, ῃ, ῳ sono scritti in lettere maiuscole ι si scrive regolarmente accanto ad Α, Η, Ω, ma non si pronuncia, e si dice iota ascritto (Αι, Ηι, Ωι). Spiriti e accenti si segnano in alto a sinistra della maiuscola.
Classificazione dei suoni
modificaSuoni vocalici
modificaVocali
modificaSi dicono vocali (φωνήεντα = risonanti) quei suoni che possono essere pronunciati da soli e costituire una sillaba. Le vocali si possono classificare in diversi modi.
Secondo la durata o quantità di suono in:
- brevi: ε, ο.
- lunghe: η, ω.
- ancipiti: α, ι, υ.
Secondo l'intensità o la qualità del suono in:
- forti (o aspre): α, ε, η, ο, ω.
- deboli (o dolci): ι, υ.
Secondo il timbro o colore del suono in:
- chiare: ι, ε, η.
- medie: α.
- cupe: ο, ω, υ.
Inoltre in alcune grammatiche è prevista la distinzione anche:
Secondo il grado di apertura della bocca in:
- aperte: α.
- medie: ε, η, ο, ω.
- chiuse: ι, υ.
Secondo la zona del palato in cui vengono articolate in:
- anteriori: ι, υ, ε, η.
- medie: α.
- posteriori: ο, ω.
Dittonghi
modificaIl dittongo (διφθογγος) è l'unione fonetica di due vocali, la prima forte (α, ε, η, ο, ω) la seconda debole (ι, υ) le quali sono pronunciate in un'unica emissione di voce. Il dittongo costituisce sempre una sillaba lunga. I dittonghi possono essere:
- propri: quando sono formati da una vocale forte breve (ᾰ, ε, ο) con una vocale debole (ι, υ).
- impropri: quando sono formati da una vocale forte lunga (ᾱ, η, ω) con una vocale debole (ι, υ). Se è una vocale iota questa si sottoscrive ad -α, η, ω- minuscole (ᾳ, ῃ, ῳ) mentre si scrivono a destra di Α, Η, Ω maiuscole (Αι, Ηι, Ωι) però in entrambi i casi lo iota non si pronuncia.
Raramente è possibile incontrare anche il dittongo -υι- cioè formato da due vocali deboli.
I dittonghi -ει- e -ου- quando sono il risultato di contrazione o allungamento sono detti apparenti e spuri e un tempo si leggevano con il suono -ε- e -ο- chiuso e lungo.
Quando due vocali che formano di solito Dittongo per ragioni metriche o per cause inerenti alla composizione del vocabolo, devono costruire due sillabe distinte, la seconda vocale si è soliti contrassegnarla con la dieresi.
Quando invece due vocali che formano dittongo vengono fuse in una sola sillaba, si ha il fenomeno inverso della Sinizesi o sineresi che può avvenire solo se la prima delle due vocali è breve.
Suoni consonantici
modificaConsonanti
modificaLe consonanti (σύμφωνα = risonanti insieme) sono suoni che possono formare una sillaba soltanto con l'aiuto di una vocale. In greco esse sono 17 e si possono classificare secondo la qualità del suono:
- 9 mute (momentanee, esplosive): β, γ, δ, θ, κ, π, τ, φ, χ.
- 5 sonore (spiranti, continue): λ, μ, ν, ρ, σ, [j, F].
- 3 doppie: ζ, ξ, ψ.
Le mute sono state così chiamate dai grammatici perché non si possono pronunciare in modo armonioso, se non seguite da vocali. Fra esse si distinguono:
Secondo l'organo con cui si pronunciano:
- 3 gutturali: κ, γ, χ.
- 3 labiali: π, β, φ.
- 3 dentali: τ, δ, θ.
Secondo il grado d'intensità del suono:
- 3 tenui: κ, π, τ.
- 3 medie: γ, β, δ.
- 3 aspirate: χ, φ, θ.
Le sonore devono il loro nome al fine fatto che il suono da esse indicato si può prolungare per la continuata vibrazione delle corde vocali. Esse si distinguono in:
- 2 liquide: λ, ρ.
- 2 nasali: μ, ν.
- 1 sibilante: σ.
Gli antichi grammatici le definivano semivocali (ἡμίφωνα) perché data la loro sonorità hanno la stessa natura delle vocali. Oggi però si definiscono semivocali solo le prime due sonoro-sibilanti che risultano già scomparse nel greco classico cioè -jod- (-j-, semiconsonante palatale) e digamma (-ϝ-, semiconsonante labiovelare).
Le doppie -ξ- e -ψ- sono il risultato rispettivamente di una gutturale e di una labiale con sigma:
- ξ = (κ / γ / χ) + σ
- ψ = (π / β / φ) + σ
La ζ invece a seconda dei casi può essere considerata come:
- doppia risultante dalla fusione dei suoni: σδ, δj, γj.
- trasformazione di un'originario -j- iniziale.
- semplice sibilante dentale.