Introduzione all'Inferno della Divina Commedia (superiori)
L'Inferno è la prima delle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri, corrispondente al primo dei Tre Regni dell'Oltretomba e il primo visitato da Dante nel suo pellegrinaggio ultraterreno, viaggio destinato a portarlo alla Salvezza. Il mondo dei dannati, suddiviso secondo una precisa logica morale derivante dall'Etica Nicomachea di Aristotele, è il luogo della miseria morale in cui versa l'umanità decaduta, privata ormai della Grazia divina capace di illuminare le azioni degli uomini. Le successive cantiche sono il Purgatorio ed il Paradiso.
Caratteri generali dell'Inferno
modificaOrigini dell'Inferno
modificaFonti e modelli
modificaSecondo la concezione geografica dantesca, basata su varie fonti euro-mediterranee dell'epoca (di origine cristiana, ebraica e islamica), il mondo è diviso in due distinti emisferi, di cui uno interamente formato dalle terre emerse e l'altro completamente coperto dalle acque. In base al sistema tolemaico, la Terra si trova al centro dell'universo ed il Sole e gli altri pianeti ruotano intorno ad essa.
La caduta di Lucifero
modificaAll'inizio dei tempi Lucifero era il Serafino più bello, più grande e più vicino a Dio. Ribellandosi, precipitò dal Paradiso, situato oltre il sistema di rotazione geocentrico, sulla Terra. Nel punto in cui cadde, il terreno presente si ritrasse schifato dal contatto con quest'essere demoniaco, creando così l'enorme cavità ad imbuto che forma l'Inferno. La porzione di terra che si era ritratta riemerse nell'emisfero coperto dalle acque, esattamente dalla parte opposta del globo terrestre, formando la Montagna del Purgatorio, che si erge in mezzo all'immenso mare dell'emisfero opposto. Lucifero è quindi conficcato al centro della Terra, nel punto più lontano da Dio, immerso fino al busto nel lago sotterraneo di Cocito, il quale è perennemente congelato a causa del vento gelido prodotto dal continuo movimento delle sue sei ali. Dal centro della Terra, a partire dai piedi di Lucifero, inizia un lungo corridoio, detto Burella (o natural burella), che conduce all'altro emisfero, direttamente alla Montagna del Purgatorio.
Struttura
modificaL'Inferno è, dunque, una profonda cavità a forma di imbuto che si apre sotto Gerusalemme e raggiunge il centro della Terra. È composta da nove cerchi. Dante e Virgilio infatti percorrono il loro cammino girando lungo i cerchi che pian piano si spingono a spirale giù in profondità. Man mano che si scende, i cerchi si restringono; infatti minore è il numero dei peccatori puniti nei cerchi, che via via sono più lontani dalla superficie. I cerchi più grandi si trovano più in alto perché più diffuso è il peccato che in essi è punito e maggiore è il numero dei peccatori condannati. Più si scende, più si è lontani da Dio e maggiore è la gravità del peccato punito. L'ottavo cerchio, detto Malebolge, ha una struttura articolata, composta da 10 fossati divisi da muretti sormontati da ponticelli.
L'ordinamento delle pene, come dice Virgilio nel canto XI, è riferibile all'Etica Nicomachea di Aristotele rivista dalla teologia tomista medievale, e poggia sull'uso della ragione. La scelta delle pene segue la legge del contrappasso: i peccatori sono colpiti da una punizione che è in opposizione o in analogia alla loro colpa.
La summa divisio del concetto di peccato è rappresentata, come detto, dalla Ragione. Tralasciando l'Antinferno e il Limbo, i cerchi dal secondo al quinto vedono punite le anime dannate di coloro che in vita commisero peccato di Incontinenza. Vale a dire che la loro Ragione, il senno, ha ceduto di fronte agli istinti primordiali (necessari comunque per ogni essere umano) e alle pulsioni, la Mente non ha saputo dominare il corpo e non ha resistito alle tentazioni. I peccati di Incontinenza corrispondono ai sette Vizi capitali, anche se la superbia e l'invidia non trovano una collocazione precisa ed autonoma all'interno dei cerchi.
Il quinto cerchio è separato dal sesto dalle mura della Città di Dite (abbreviazione latina con cui si indicava il Dio degli Inferi Plutone). Al di là delle Mura si trovano i peccatori che hanno commesso la colpa più grave: i fraudolenti non hanno perso la Ragione, bensì l'hanno sapientemente usata come supporto per commettere del male. La loro è una scelta consapevole e malvagia: il loro intelletto è stato posto al servizio del male per costruire un'azione peccaminosa con la consapevolezza di quello che si stava facendo.
Lucifero è l'origine di ogni male. Egli maciulla con le sue tre fauci dei suoi tre volti i corpi di Giuda, Bruto e Cassio. Secondo la teoria dei Due Soli, vale a dire il Papato e l'Impero, che erano i due Poteri dominanti, i tre peccatori rappresenterebbero i traditori dei fondatori di tali due poteri.
Giuda è il traditore di Cristo, fondatore del potere papale, mentre Bruto e Cassio sono i traditori di Cesare, che nella medievale concezione dantesca veniva indicato come il fondatore del potere imperiale e quindi del potere laico e politico in generale. La pena di Cassio e Bruto, traditori della Maestà Terrena, è quella di essere stritolati dal Diavolo nella metà inferiore del corpo nelle fauci (sono quindi stritolati le gambe e la parte bassa del ventre). Giuda, invece, traditore della Maestà Divina, è stritolato alla parte superiore (è quindi stritolato l'intero corpo, tranne le gambe). Dopo l'ultima parte dell'Inferno, al di sotto di Lucifero, si estende la burella, un corridoio lungo e stretto che attraversa le viscere dell'emisfero australe e arriva fino al Purgatorio.
Schema
modificaIn grassetto i nomi dei personaggi effettivamente presenti in quel cerchio (incontrati da Dante o semplicemente citati da qualcuno come presenti o nominati nelle frasi), esclusi quelli dei quali si profetizza una venuta futura; gli altri sono solo oggetto di varie perifrasi, citazioni e descrizioni. I luoghi citati tra parentesi sono in genere non nominati direttamente ma presentati da perifrasi.
Luogo | Dannati | Pena | Personaggi presenti o citati | Luoghi citati | Canto |
---|---|---|---|---|---|
Selva | - | - | lonza, leone, lupa, veltro, Virgilio, Cesare, Augusto, Enea, Anchise, Camilla, Eurialo e Niso, Turno |
Mantova, Roma, Troia, Italia | I |
Selva | - | - | Muse, Enea, Silvio, San Paolo, Beatrice, Madonna, Santa Lucia, Rachele |
Roma | II |
Vestibolo o Antinferno, porta dell'Inferno, fiume Acheronte |
Ignavi e angeli che durante la ribellione di Lucifero non si schierarono né con Dio né con Lucifero ("...l'anime triste di coloro/che visser sanza 'nfamia e sanza lodo/mischiate sono a quel cattivo coro/de li angeli che non furon ribelli/né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro") |
Corrono nudi punti da vespe e mosconi inseguendo una insegna che ruota e corre all'impazzata; il loro sangue misto con le loro lacrime è raccolto da vermi | Caronte, "vidi e conobbi l'ombra di colui/che fece per viltade il gran rifiuto": molto probabilmente Papa Celestino V, secondo alcuni Ponzio Pilato o Esaù. |
Roma | III |
Primo cerchio Limbo |
Virtuosi non battezzati o nati prima di Cristo ("infanti, femmine, viri") |
Non vi sono colpe da espiare e di conseguenza non ci sono pene, è la mancanza di speranza che affligge le anime che albergano nel limbo ("sanza speme vivemo in disìo") | Abele, Noè, Mosè, Abramo, Re David, Giacobbe, Rachele, Adamo Grandi spiriti dell'antichità Omero, Orazio, Ovidio, Lucano, Elettra, Ettore, Enea, Cesare, Camilla, Pantasilea, Re Latino, Lavinia, Bruto, Tarquinio il Superbo, Lucrezia, Giulia, Marzia, Cornelia, Saladino, Aristotele, Socrate, Platone, Democrito, Diogene il Cinico (o forse Diogene lo Stoico), Anassagora, Talete, Empedocle, Eraclito, Zenone (identità incerta), Dioscoride, Orfeo, Cicerone, Lino, Seneca, Euclide, Tolomeo, Ippocrate Avicenna, Galeno, Averroè, Virgilio |
- | IV |
Secondo cerchio Incontinenti |
Lussuriosi | Trasportati e percossi in aria dalla bufera, incessantemente ("la bufera infernal che mai non resta"), come in vita furono travolti dalla passione | Minosse, Paolo e Francesca, Gianciotto Malatesta, Semiramide, Nino, Didone, Sicheo, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano, Lancillotto, Galeotto |
Po, Ravenna | V |
Terzo cerchio Incontinenti |
Golosi | I dannati giacciono distesi esposti a pioggia, grandine e neve in un pantano reso maleodorante dalle precipitazioni ("pute la terra che questo riceve"), mentre Cerbero li graffia, li scuoia, li squarta e li introna con le sue urla ("lo demonio Cerbero, che 'ntrona/l'anime sì, ch'esser vorrebber sorde".) | Cerbero, Ciacco; Farinata degli Uberti, Tegghiaio Aldobrandi, Iacopo Rusticucci, Arrigo (?), Mosca dei Lamberti, Bonifacio VIII ("tal che testè piaggia") |
Firenze | VI |
Quarto cerchio Incontinenti |
Avari e prodighi | I dannati percorrono la metà del cerchio spingendo pesi col petto ("per forza di poppa"), finché non si scontrano con i colpevoli dell'opposto peccato ("mal dare e mal tener"), qui si urlano incontro improperi rinfacciandosi l'un l'altro quanto commesso nella vita terrena e questo movimento si ripete in eterno. Dopo il giudizio universale risorgeranno dal sepolcro gli uni con i pugni chiusi e gli altri con i "crini mozzi". | Pluto, Arcangelo Michele, Fortuna | Stretto di Messina (chiamato Cariddi) | VII |
Quinto cerchio Incontinenti, palude Stigia |
Iracondi e accidiosi (gli indolenti, i malinconici, gli indifferenti e gli annoiati). | Tuffati nella palude Stigia. Gli iracondi si azzuffano l'un l'altro. | Flegiàs, Filippo Argenti, diavoli, Eritone, Erinni (Megera, Aletto e Tesifone), Persefone, Teseo, Messo celeste, Cerbero, |
VII VIII | |
Sesto cerchio Città di Dite, |
Eretici (epicurei) | Giacciono in sepolcri infuocati, più o meno caldi a seconda della gravità del peccato da scontare, insieme agli eretici della medesima setta ("Simile qui con simile è sepolto, e i monimenti son più e men caldi") | Epicuro, Farinata degli Uberti, Cavalcante dei Cavalcanti, Federico II di Svevia, Ottaviano degli Ubaldini, Papa Anastasio II, Fotino, Proserpina - Ecate ("la donna che qui regge"), medusa |
Arles, Rodano, Pola, Quarnaro, Italia, Iosafat, Arbia, Firenze, Sodoma, Cahors |
IX X |
Settimo cerchio Violenti |
Violenti contro il prossimo, omicidi, tiranni, predoni e ladroni |
Tuffati nel fiume di sangue bollente Flegetonte, più o meno in profondità a seconda della loro colpa (tiranni fino agli occhi, omicidi fino al collo, predoni fino al petto, ladroni solo con i piedi) e colpiti con frecce dai Centauri se la posizione che tengono nel sangue del Flegetonte non è quella conforme alla pena inflitta. | Minotauro, Teseo, Arianna, Centauri (Chirone, Nesso e Folo), Deianira, Achille, Alessandro di Fere, Dionisio di Siracusa, Ezzelino III da Romano, Obizzo II d'Este, Azzo VIII d'Este, Guido di Montfort, Attila, Pirro Neottolemo, Sesto Pompeo, Rinieri da Corneto, Rinieri de' Pazzi |
Trento, Adige (Lavini di Marco), Creta, Atene, Cilicia, Tamigi (Londra), | XII |
Settimo cerchio Violenti In una macchia cespugliosa |
Violenti contro se stessi, suicidi e scialacquatori. |
Mutati in alberi secchi (suicidi) Inseguiti e sbranati da cagne (scialacquatori) |
Arpìe, Pier della Vigna, Federico II, Lano da Siena, Giacomo da Sant'Andrea, suicida fiorentino anonimo, Marte |
Cecina, Tarquinia (citata come Corneto), Strofadi, Pieve al Toppo, Firenze, Arno | XIII |
Settimo cerchio Violenti |
Violenti contro Dio, Natura e Arte Bestemmiatori Sodomiti Usurai |
Giacciono in diverse maniere sotto una pioggia di fuoco su una spiaggia incendiata (sdraiati i bestemmiatori, seduti gli usurai, in perenne corsa i sodomiti). | Catone Uticense, Alessandro Magno, Giove, Capaneo, Vulcano, Ciclopi, Veglio di Creta, Brunetto Latini, Prisciano di Cesarea, Francesco d'Accorso, Andrea de' Mozzi, Guido Guerra, Gualdrada Berti, Tegghiaio Aldobrandi, Iacopo Rusticucci, Guglielmo Borsiere, Gerione, Aracne, componente della famiglia Gianfigliazzi, componente della famiglia Obriachi, componente della famiglia Scrovegni, Vitaliano del Dente, Giovanni di Buiamonte de' Becchi, Fetonte, Icaro, Dedalo |
India, Etna (chiamato come Mongibello), Flegra, Tebe, Bulicame, (Viterbo), Creta, Monte Ida, Damietta, Roma, Fiandre, Wissant, Bruges, Padova, Brenta, Carinzia (chiamata Carentana), Fiesole, Firenze, Arno, Bacchiglione (Vicenza), Monviso, Appennino, Acquacheta, San Benedetto dell'Alpe, Forlì, Turchia, Germania, Padova |
XIV XV |
Ottavo cerchio, Malebolge |
Ruffiani e seduttori | Corrono in cerchio sferzati da demoni | Venedico Caccianemico, Ghisolabella, Obizzo II o Azzo VIII d'Este, Giasone, Isifile, Medea |
Roma, Castel Sant'Angelo, Basilica di San Pietro, Monte Giordano o Gianicolo, Bologna, Savena, Reno, Lemno |
XVIII |
Ottavo cerchio, Bolgia II |
Adulatori e lusingatori | Immersi nello sterco | Alessio Interminelli, Taide | Lucca | XVIII |
Ottavo cerchio, Bolgia III |
Simoniaci | Conficcati in fosse a testa in giù con i piedi in fiamme, poi schiacciati nelle viscere del terreno via via che nuovi peccatori prendono il loro posto in superficie | Simon mago, Papa Niccolò III, Papa Bonifacio VIII, Papa Clemente V, Giasone, Antioco IV Epifane, Filippo IV il Bello, San Pietro, Mattia apostolo, Carlo d'Angiò, Costantino I |
Battistero di San Giovanni (Firenze), Francia, Roma | XIX |
Ottavo cerchio, Bolgia IV |
Maghi e indovini | Camminano con la testa torta all'indietro perché in vita avevano voluto sempre guardare in avanti (il futuro) | Anfiarao, Minosse, Tiresia, Arunte, Manto, Bacco, Pinamonte de' Bonacolsi, Alberto da Casalodi, Calcante, Euripilo, Michele Scotto, Guido Bonatti, Asdente, Caino |
Tebe, Luni, Carrara, Germania (chiamata Lamagna), Tirolo (chiamato Tiralli), Lago di Garda (chiamato Benaco), Garda, Val Camonica, Alpi Pennine, Trento, Brescia, Verona, Peschiera del Garda, Bergamo, Mincio, Governolo, Po, Mantova, Grecia, Aulide, Siviglia (chiamata Sobilia) |
XX |
Ottavo cerchio, Bolgia V |
Barattieri | Sommersi nella pece bollente e uncinati dai diavoli | I Malebranche (Malacoda, Scarmiglione, Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia, Draghignazzo, Libicocco, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello, Rubicante), L'anzian di Santa Zita (Martino Bottario), Santa Zita, Bonturo Dati, Ciampolo da Navarra, Tebaldo II di Navarra, Frate Gomita, Michele Zanche, Esopo |
Venezia, Lucca, Volto Santo, Serchio, Arezzo, Navarra, Gallura, Logudoro, Sardegna, Toscana, Lombardia |
XXI XXII |
Ottavo cerchio, Bolgia VI |
Ipocriti | Coperti di cappe di piombo dentro e dorate fuori. Anna e Caifa subiscono un particolare supplizio: sono crocifissi a terra e calpestati da tutti gli altri, come contrappasso per la loro responsabilità nella crocifissione di Cristo. | Federico II, Catalano dei Malavolti, Loderingo degli Andalò, Caifas, Anna, Farisei, Giudei |
Cluny, Arno, Firenze, Bologna, Torre del Gardingo |
XXIII |
Ottavo cerchio, Bolgia VII |
Ladri | Con le mani legate da serpenti, si trasformano in rettili o si fondono con essi, oppure si inceneriscono e si ricompongono al morso dei serpenti | Vanni Fucci, Marte, (Capaneo), Caco, Ercole, Agnolo Brunelleschi, Lucano, Sabello, Nasidio, Ovidio, Cadmo, Aretusa, Cianfa Donati, Buoso Donati, Puccio Sciancato, Francesco de' Cavalcanti |
Libia, Etiopia, Mar Rosso (Arabia), Toscana, Pistoia, Firenze, Val di Magra (Lunigiana), Tebe, Maremma, Aventino, Gaville |
XXIV XXV |
Ottavo cerchio, Bolgia VIII |
Consiglieri fraudolenti | Sono tormentati all'interno di fiamme a forma di lingua; Ulisse e Diomede sono all'interno di un'unica fiamma a forma di lingua biforcuta | Eliseo, Elia, Eteocle, Polinice, Ulisse e Diomede, Deidamia, Achille, Palladio, Circe, Telemaco, Laerte, Penelope, Ercole, Perillo, Guido da Montefeltro, Toro di Falaride, Malatesta da Verrucchio, Malatestino Malatesta, Montagna dei Parcitati, Maghinardo Pagani, Farisei, papa Bonifacio VIII, Costantino I, papa Silvestro I, Minosse |
Firenze, Prato, Gaeta, Spagna, Marocco, Sardegna, Stretto di Gibilterra, Siviglia, Ceuta, Romagna, (Montefeltro), Urbino, Tevere (Montecoronaro), Ravenna, Cervia, Forlì, Verrucchio, Lamone (Faenza), Santerno (Imola), Savio (Cesena), Laterano, San Giovanni d'Acri, Soratte, Palestrina |
XXVI XXVII |
Ottavo cerchio, Bolgia IX |
Scismatici e seminatori di discordia | Straziati e mutilati a colpi di spada, con ferite che si rimarginano prima di venire di nuovo aperte dai diavoli | Tito Livio, Roberto Guiscardo, Alardo di Valéry, Maometto, Ali ibn Abi Talib, Fra' Dolcino, Pier da Medicina, Guido del Cassero, Angiolello da Carignano, Nettuno, Gaio Scribonio Curione, Gaio Giulio Cesare, Mosca dei Lamberti, Bertrand de Born, Enrico II d'Inghilterra, Enrico III d'Inghilterra, Achitofel, Assalonne, Re Davide, Geri del Bello |
Puglia, Ceprano, Canne, Tagliacozzo, Novara, Voghenza (indicata come Vercelli), Mercabò, Fano, Cattolica, Cipro, Maiorca (Mar Mediterraneo), Focara, Hautefort | XXVIII XXIX |
Ottavo cerchio, Bolgia X |
Falsari | Lebbrosi e scabbiosi (falsari di metalli, ovvero alchimisti) Sono tormentati dalla lebbra (gli alchimisti, falsari dei materiali)
Corrono rabbiosi (falsari di persone, imitatori per frodare) |
Grifolino d'Arezzo, Albero da Siena, Dedalo, Minosse, Stricca, Niccolò de' Salimbeni, Brigata spendereccia, Caccianemico d'Asciano, Bartolomeo dei Folcacchieri, Capocchio, Giunone, Semele, Atamante, Learco, Ecuba, Polissena, Polidoro, Gianni Schicchi, Mirra, Buoso Donati il Vecchio, Mastro Adamo, Guido II di Romena, Alessandro di Romena, Aghinolfo di Romena, Moglie di Putifarre, Sinone, Narciso |
Valdichiana, Maremma, Sardegna, Egina, Arezzo, Siena, Asciano, Tebe, Casentino, Arno, Romena, Giuseppe, Fontebranda, Troia |
XXIX XXX |
Pozzo dei Giganti | Giganti, sfidanti nei confronti delle divinità e superbi | Condannati all'immobilità nel pozzo | Giganti, Nembrot, Fialte, Anteo, Briareo, Tizio, Tifeo, Achille, Peleo, Carlo Magno, Orlando, Giove, Marte, Ercole, Scipione l'Africano, Annibale |
(Roncisvalle), Monteriggioni, Piazza San Pietro (Pignone), Roma, Frisia, (Zama), Torre Garisenda, Tebe |
XXXI XXXII |
Nono cerchio,
(lago ghiacciato Cocito) |
Traditori dei parenti | Immersi nel ghiaccio col viso rivolto in giù | Lucifero, Giuda, Muse, (Caino) Anfione, Alberto V degli Alberti, Alessandro degli Alberti, Napoleone degli Alberti, Mordret, Re Artù, Vanni de' Cancellieri, Sassolo Mascheroni, Camicione de' Pazzi, Carlino de' Pazzi |
, Danubio, Austria, Don (chiamato Tanai), Monte Tambura, Monte Pietrapana (Alpi Apuane), Bisenzio |
XXXII |
Nono cerchio, Seconda zona: Antenora |
Traditori della patria | Immersi nel ghiaccio col viso rivolto in su | (Antenore) Bocca degli Abati, Buoso da Duera, Tesauro dei Beccheria, Gianni de' Soldanieri, Gano di Maganza, Tebaldello Zambrasi, Tideo, Menalippo, Conte Ugolino della Gherardesca, Arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, Gualandi, Sismondi, Lanfranchi, Anselmo della Gherardesca, Gaddo della Gherardesca, Uguccione della Gherardesca, Brigata della Gherardesca, |
Montaperti, Firenze, Torre della Muda, Pisa, Lucca, Capraia, Gorgona, Arno, Tebe |
XXXII XXXIII |
Nono cerchio, Terza zona: Tolomea |
Traditori degli ospiti | Immersi sotto il ghiaccio con il viso rivolto verso l'alto e gli occhi congelati | (Tolomeo XIII o forse Tolomeo di Gerico) Frate Alberigo, Branca Doria, Atropo |
Genova, Romagna | XXXIII |
Nono cerchio, Quarta zona: Giudecca |
Traditori dei benefattori | Interamente sommersi nel ghiaccio; Tre grandi peccatori sono continuamente maciullati da Lucifero |
Lucifero Giuda Iscariota |
Nilo (Etiopia), Emisfero australe | XXXIV |
Tematiche e contenuti: la demonologia
modificaLa demonologia in Dante ha diverse fonti, principalmente la mitologia greca e romana, la Bibbia e anche le tradizioni medievali. Sono evidentemente di origine classica figure mostruose come Caronte, Minosse, Cerbero, Pluto, il Minotauro, Flegiàs, le Furie, i Centauri, le arpie, ecc. Esse vengono reinterpretate e inserite in un poema cristiano, tant'è vero che i teologi cristiani non ne negavano l'esistenza ma la divinità. Dante presenta in vari modi questi mostri, che hanno la funzione di strumenti della giustizia divina: sono giudici (Minosse), guardiani (Pluto, le Furie, il Minotauro, le arpie), nocchieri (Caronte sull'Acheronte, Flegiàs sulla palude dello Stige) e nel contempo rappresentazione simbolica dei peccati puniti nei cerchi da essi controllati.
Il mostruoso è un modo di rappresentare il peccato che è una degradazione della natura umana secondo le tre disposizioni condannate nell'Etica a Nicomaco di Aristotele: incontinenza (mancanza di misura), malizia e matta bestialitade come Virgilio ricorda a Dante nel VII cerchio (XI, 79-83).
Lo studioso Arturo Graf dedica una vasta analisi alle varie origini della demonologia dantesca nel suo fondamentale saggio Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo. Graf individua innanzitutto nella teologia della Scolastica una fonte fondamentale (le elaborazioni dottrinali di Alberto Magno, Tommaso d'Aquino, San Bonaventura). Varie sono poi le fonti medievali, quali per esempio le figure mostruose e i dèmoni presenti nelle chansons de geste, nelle irlandesi Visione di Tundalo e Navigazione di san Brandano, nei testi sull'Inferno di Giacomino da Verona e Bonvesin de la Riva, nella demonologia popolare come narra Jacopo da Varazze nella Legenda aurea (la gatta, il rospo, il cane, ecc.), nelle Visioni come quella di Alberico, in svariati altri testi medievali, nonché nelle figure mostruose e diaboliche di animali presenti nell'Inferno musulmano e indiano, quali serpenti e scorpioni smisurati, lupi, leoni e altre fiere selvagge e voraci. Alcuni dèmoni sono creati dalla fantasia del poeta come le cagne "bramose e correnti" (Inferno, XIII, 125), i serpenti (Inferno XXIV, 82 e sgg.), ecc. Sulla terra essi tentano l'uomo, s'impossessano della sua anima dopo la morte (Inferno XXVII, 113; Purg. V, 104). Possono produrre morbi nel corpo umano da loro invaso (Inferno XXIV, 112-114) e possono animare corpi morti dando loro l'apparenza della vita (Inferno XXXIII, 124-132).
L'immagine di Lucifero conficcato al centro della Terra richiama certamente quella dell'Apocalisse di Giovanni (12) in cui si parla del dragone incatenato per mille anni dall'arcangelo Michele. Degli angeli ribelli a Dio fu scritto nella Bibbia dal profeta Ezechiele (28, 14-19), dall'apostolo san Paolo (Romani, 8, 38; Efesini 6,12). Come evidenziato da Arturo Graf, nel Medio Evo se ne occuparono i teologi della Scolastica: Tommaso d'Aquino nella Summa theologica, Alberto Magno, san Bernardo nel Tractatus de gradibus superbiae, san Bonaventura.
I teologi, specie Alberto Magno, fondandosi su alcune espressioni evangeliche (Matteo 17, 14-20; Luca 9, 39-40; Marco 9, 13-28) dove si parla di demoni più o meno potenti, ammettono che, per meglio svolgere i propri compiti assegnati dalla Provvidenza, i diavoli sono distinti in graduazioni gerarchiche. Questo motivo è sviluppato nell'Inferno dantesco: Chirone e Malacoda (gerarchia "militare"); Lucifero "imperador del doloroso regno" (Inf. XXXIV, 28), Proserpina "regina de l'etterno pianto" (Inf. IX, 44), le Furie sue ancelle, ecc. (gerarchia "feudale"). Questo principio era comunque presente nella mitologia antica, nei testi e nell'iconografia religiosa, nonché nel Nuovo Testamento dove Satana, principe delle potenze dell'aria, ha l'impero della Morte, ecc.[1]
Il drago dell'Apocalisse, immagine diffusa nel Medio evo, si ritrova nel drago alato posto sul dorso del centauro Caco (Inferno, XXV, 22-24), mentre mostro triforme (uomo, serpente e scorpione) è Gerione (Inferno XVI-XVII). Se l'angelo è l'idealizzazione e spiritualizzazione dell'essere umano, il diavolo ne rappresenta la deformazione grottesca e degradazione bestiale. Il Lucifero dantesco è l'antitesi di Cristo ed ha tre facce (Inf. XXXIV, 37-45): vermiglia (odio), "tra bianca e gialla" (impotenza), nera (ignoranza). Queste tre facce si oppongono a potenza, sapienza e amore della Trinità divina (la divina potestade, / la somma sapïenza e 'l primo amore; Inf. III, 5-6).[2]
Il messaggio che Dante vuole trasmettere al lettore è che il mondo classico ha avuto valore non in sé e per sé, ma in quanto fase preparatoria dell'epoca cristiana, l'unica nella quale l'uomo ha davvero la possibilità di una piena realizzazione e di una vera finalizzazione della sua esistenza, tesa al perseguimento del più vasto disegno divino.
Note
modifica- ↑ Demonologia, in Enciclopedia Dantesca
- ↑ L'Apocalisse, in Percorsi danteschi di Riccardo Merlante e Stefano Prandi, pag. 108, Editrice La Scuola, 1997.