Il postmoderno e gli sviluppi più recenti (superiori)
Gli anni successivi al 1968 segnano un rovesciamento della situazione nata dalla fine della seconda guerra mondiale. Il Sessantotto ha rappresentato una prima crisi degli equilibri postbellici, con l'affermazione di movimenti di liberazione ed emancipazione. Tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, poi, si è assistito al crollo del comunismo e alla fine della guerra fredda. Contemporaneamente, è diventato sempre più evidente il fenomeno globalizzazione, accompagnato dall'ampliamento del mercato capitalistico. I paesi occidentali hanno conosciuto una forte crescita economica e industriale, si è aggravato lo squilibrio tra Nord e Sud del mondo, sono evolute le abitudini delle persone e le loro relazioni sociali.[1] In anni più recenti si è assistito alla crisi economica globale, che ha colpito in particolare Stati Uniti e Unione Europea, e l'ascesa economica di paesi come Cina e India.
In ambito letterario, dopo l'esaurimento delle esperienze legate allo sperimentalismo e alla neoavanguardia si assiste dagli anni settanta in poi al ritorno a moduli narrativi di più facile fruizione. Oltre a questo si distingue una produzione destinata al mercato e all'intrattenimento. Si è poi affermata la tendenza all'esasperazione della letterarietà e alla riproposizione di opere e forme del passato, una tendenza che è stata ricondotta al postmoderno. I critici sono però divisi se questa debba essere considerata come una nuova fase oppure come un periodo di decadenza e di incapacità di creare forme nuove.[2]
Per quanto riguarda gli autori, Giulio Ferroni distingue una generazione degli anni trenta, a cui riconduce vari scrittori nati in quel decennio e che esordirono prima del Sessantotto, ma che diedero le loro prove più convincenti negli anni successivi.[3] Questi presentano caratteristiche ed esperienze tra di loro molto diverse: si possono citare il latinista Luca Canali, l'ispanista Carmelo Samonà, il pittore Emilio Tadini, il bancario Giampaolo Rugarli, e poi Ferdinando Camon, Fulvio Tomizza, Franco Ferrucci, Giuseppe Pontiggia, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino, Sebastiano Vassalli, Antonio Tabucchi, e le scrittrici Gina Lagorio, Francesca Sanvitale, Rosetta Loy, Francesca Duranti e Dacia Maraini.[4] I romanzi che possono essere considerati culmine del postmoderno sono però Se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino e Il nome della rosa di Umberto Eco.[5]
Le generazioni successive hanno invece subìto più direttamente le trasformazioni avvenute nell'ultima parte del Novecento, trovandosi – soprattutto i più giovani – a operare in una fase successiva alla neoavanguardia e risentendo direttamente del postmoderno. Si tratta comunque di una moltitudine di autori, per i quali è difficile individuare tendenze prevalenti o punti di riferimento stabili.[6]
L'età del postmoderno
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Uno dei concetti chiave per comprendere l'evoluzione della letteratura dalla fine degli anni sessanta a oggi è senza dubbio quello di postmoderno. In generale, questo termine viene utilizzato per indicare la condizione culturale di un'epoca in cui sono ormai giunte alla saturazione tutte le conquiste della modernità, e la realtà si sviluppa attraverso conflitti impossibili da incontrollare. La comunicazione si basa sulla ripetizione di concetti già elaborati, in cui cultura di massa e cultura alta finiscono per confondersi; l'arte e la filosofia sembrano mirare non al nuovo, ma alla riorganizzazione di quanto arriva dal passato.[7]
Come effetto della produzione industriale e della comunicazione tecnologica, la vita sociale e culturale tende a generare caratteristiche omogenee su tutto il pianeta, attraverso la riproduzione e diffusione delle stesse immagini e degli stessi contenuti in tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono diventati punto di riferimento e modello a cui ispirarsi, visti come massima espressione del mondo tecnologico e industriale, mentre l'inglese è assurto a lingua della comunicazione internazionale.[8]
Anche in Italia si sono sempre più diffuse le forme della cultura di massa, e si è raggiunta l'unificazione linguistica che era stata oggetto di dibattito fin dal Cinquecento. Ha così preso piede, grazie soprattutto alla forza pervasiva della televisione, l'uso di una lingua italiana comune, omogenea, neutra, che si sovrappone alle parlate dialettali ancora in uso nelle diverse regioni.[9]
Vincenzo Consolo
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Vincenzo Consolo (Sant'Agata di Militello, 18 febbraio 1933 – Milano, 21 gennaio 2012) è stato uno scrittore appartato, autore di poche opere in cui è evidente la sua attenzione per il linguaggio. Tra i suoi romanzi si devono ricordare La ferita dell'aprile (1963), Il sorriso dell'ignoto marinaio (1976), Retablo (1977), Lunaria (1985), oltre alla raccolta di racconti di Le pietre di Pantalica (1988). Nei suoi libri utilizza le varie possibilità offerte dal linguaggio, passando dall'italiano aulico al dialetto siciliano, allo scopo di analizzare il passato e scoprire ciò che ne rimane nel presente. La sua è una ricerca storica che si muove in un mondo, quello postmoderno, in cui ogni forma e tradizione secolare viene inesorabilmente distrutta, fino a mettere a rischio la stessa memoria. Scenario per le sue storie è la Sicilia, le cui contraddizioni vengono portate all'estremo.[10] Nella sua narrativa si interroga inoltre su temi civili come la posizione dell'intellettuale davanti alla storia, pur rimanendo lontano dalle forme della letteratura impegnata. I suoi romanzi hanno una struttura complessa e irregolare, presentano molteplici punti di vista e i piani temporali in molti casi finiscono per intrecciarsi, passando continuamente dal passato al presente. Si tratta quindi di una narrativa sperimentale, di difficile lettura, ma che rivela una grande forza e originalità.[11]
Gesualdo Bufalino
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Il siciliano Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996), prima docente e poi preside in un istituto magistrale, ha esordito in letteratura a un'età avanzata, pubblicando nel 1981 il romanzo Diceria dell'untore. Scritto nel decennio precedente, il libro narra in prima persona una storia d'amore ambientata in un ospedale per tubercolotici, e ha ottenuto ottimi riscontri sia dalla critica sia dal pubblico. Anche nelle opere successive ha saputo creare sottili invenzioni narrative: Argo (1984), L'uomo invaso (1986), Le menzogne della mezzanotte (1988).[12] Bufalino si è rivelato come un autore raffinatissimo, orientato verso una cultura europea novecentesca, e il suo stile è alto, ricercato e ricco di metafore.[13]
Sebastiano Vassalli
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Insegnante di materie letterarie, Sebastiano Vassalli (Genova 24 ottobre 1941 – Casale Monferrato, 27 luglio 2015) ha esordito all'interno del [[../Gruppo 63|Gruppo 63]] con opere sperimentali come la raccolta poetica Disfaso (1968) e gli antiromanzi Narcisso (1968) e Tempo di Màssacro (1970). Dopo aver preso polemicamente le distanze dalla neoavanguardia, ha pubblicato Abitare il vento (1980), in cui affronta gli scontri ideologici degli anni settanta: il libro, che ha per protagonista un terrorista, si presenta nella forma di monologo, con un miscuglio di citazioni letterarie, giochi di parole, espressioni dialettali che rappresenta una caricatura della follia del presente.[14]
A questo segue Mareblù (1982), mentre nel 1984 la sua produzione conosce una svolta, con il passaggio a romanzi basati su una rigorosa ricostruzione storica. L'interesse dello scrittore per il passato viene spiegata con il fatto che nel presente non c'è niente degno di essere raccontato. Dopo La notte della cometa, biografia di [[../Vociani|Dino Campana]], escono: L'alcolva elettrica (1986), che ricostruisce il processo ai futuristi fiorentini del 1913; L'oro del mondo (1987), ambientato in Italia alla fine della seconda guerra mondiale; La chimera (1990), la cui scena è collocata nel Seicento; Marco e Mattio (1992), che si svolge invece del Settecento. Vassalli nelle sue opere concentra la sua attenzione sugli emarginati e gli esclusi, mostrando nel contempo una concezione nichilista della storia. Tra le sue ultime opere si ricordano: Il cigno (1993), 3012 (1994), Cuore di pietra (1996), La notte del lupo (1998), Un infinito numero (1999).[15]
Antonio Tabucchi
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Docente di letteratura porteghese nelle università di Genova e Siena, Antonio Tabucchi (Pisa, 23 settembre 1943 – Lisbona, 25 marzo 2012) si è interessato ai poeti surrealisti portoghesi (a cui ha dedicato il saggio La parola interdetta del 1971) e all'opera dello scrittore Ferdinando Pessoa. Nel suo primo romanzo, Piazza d'Italia (1975), risente dell'influenza di Gabriel García Márquez e racconta la saga di una famiglia toscana e di un piccolo villaggio dall'Unità d'Italia all'età contemporanea. L'argomento però viene narrato in modo frantumato, imitando lo stile dei cantastorie popolari. Nel 1978 ha pubblicato Il piccolo naviglio, quindi negli anni successivi ha privilegiato i generi del racconto e del romanzo breve.[16] In essi ricorrono temi come il sogno, l'interesse per i lati oscuri della psiche, la molteplicità dell'io, il mistero della morte, l'enigmaticità della vita, la relatività del reale. Tutti questi temi vengono affrontati attraverso una prosa essenziale e limpida, in cui domica il distacco dato dall'ironia.[17]
Il romanzo Sostiene Pereira (1994) è ambientato a Lisbona nel 1938, durante la dittatura fascista di Salazar, e racconta di una presa di coscienza della propria responsabilità politica: il protagonista, l'anziano giornalista Pereira, matura la necessità di uscire dalla passività e denunciare con un articolo un fatto violento ai danni di un oppositore politico. Attraverso una narrazione in terza persona viene riportata indirettamente la testimonianza di Pereira, raccolta dal narratore (da cui la formula «sostiene Pereira» che dà anche il titolo al romanzo).[18] Al medesimo tema dell'impegno politico viene affrontato in La testa perduta di Damasceno Monteiro (1997), che riprende la struttura di un giallo e ambientato anch'esso in Portogallo ai tempi di Salazar. La trama ruota attorno al ritrovamento del cadavere del giovane Damasceno Monteiro, assassinato per aver scoperto i traffici di droga di un poliziotto e decapitato per renderne difficile il riconoscimento, e all'impegno di un avvocato in difesa delle vittime di ingiustizie.[17] Tra le ultime opere si ricordano: Si sta facendo sempre più tardi (2001).
Sviluppi più recenti della letteratura italiana
modificaÈ difficile indicare, per una storia della letteratura italiana, dei confini cronologici precisi per quanto riguarda la sua conclusione, sia perché la vicinanza temporale degli autori più recenti genera disorientamento e incapacità di individuare delle linee di sviluppo, sia perché le esigenze dell'industria editoriale contemporanea portano alla pubblicazione di un numero enorme di libri, con la conseguente sovrapposizione di tendenze differenti.
Gli storici della letteratura segnalano la tendenza di molti scrittori a trattare tematiche, abitudini e linguaggi tipici delle nuove generazioni. In questo gruppo molto eterogeneo vengono citati Aldo Busi, Andrea De Carlo, Daniele Del Giudice, Pier Vittorio Tondelli, Alessandro Baricco, Enrico Brizzi. Si ricordano poi i cosiddetti «cannibali» (dal titolo della raccolta collettiva Gioventù cannibale del 1996), autori di storie trash in cui puntano su un horror truculento e citano elementi della cultura pop come film, fumetti e cartoni animati, videoclip (citazionismo che può d'altra parte essere ricondotto al postmoderno).[19]
Nella seconda metà degli anni novanta hanno avuto grande fortuna commerciale romanzi dall'impianto più tradizionale, come nel caso di Va' dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro. È poi continuato il successo dei gialli: se negli anni settanta aveva ottenuto buoni riscontri il poliziesco La donna della domenica (1972) di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, in anni più vicini a noi si è registrato il successo di autori come Andrea Camilleri (ricordato per i romanzi che hanno per protagonista il commissario Montalbano), Loriano Macchiavelli, Carlo Lucarelli. Infine, si segnala poi l'uscita di romanzi comico-caricaturali particolarmente dotati e intelligenti, di cui i più importanti sono quelli della saga di Fantozzi scritti da Paolo Villaggio negli anni settanta. Più di recente, la letteratura umoristica ha dato risultati apprezzabili nelle opere di Stefano Benni.[5]
Note
modifica- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, pp. 1157-1158.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetto, Giuseppe Zaccaria, Moduli di storia della letteratura, La narrativa del Novecento, Torino, Paravia, 2002, p. 102.
- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, p. 1172.
- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, p. 1173.
- ↑ 5,0 5,1 Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetto, Giuseppe Zaccaria, Moduli di storia della letteratura, La narrativa del Novecento, Torino, Paravia, 2002, p. 103.
- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, p. 1175.
- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, pp. 1167-1168.
- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, p. 1168.
- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, p. 1169.
- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, p. 1174.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetto, Giuseppe Zaccaria, Moduli di storia della letteratura, La narrativa del Novecento, Torino, Paravia, 2002, pp. 269-270.
- ↑ Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1992, p. 1173.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetto, Giuseppe Zaccaria, Moduli di storia della letteratura, La narrativa del Novecento, Torino, Paravia, 2002, p. 265.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razzetti e Giuseppe Zaccaria, La narrativa del Novecento, in Moduli di letteratura, Torino, Paravia, 2002, p. 287.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razzetti e Giuseppe Zaccaria, La narrativa del Novecento, in Moduli di letteratura, Torino, Paravia, 2002, p. 288.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetto, Giuseppe Zaccaria, Moduli di storia della letteratura, La narrativa del Novecento, Torino, Paravia, 2002, p. 293.
- ↑ 17,0 17,1 Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetto, Giuseppe Zaccaria, Moduli di storia della letteratura, La narrativa del Novecento, Torino, Paravia, 2002, p. 294.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetto, Giuseppe Zaccaria, Moduli di storia della letteratura, La narrativa del Novecento, Torino, Paravia, 2002, p. 295.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetto, Giuseppe Zaccaria, Moduli di storia della letteratura, La narrativa del Novecento, Torino, Paravia, 2002, pp. 102-103.