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Il Novecento
Tipo di risorsa Tipo: appunti
Materia di appartenenza Materia: Storia contemporanea
  • L'esposizione di Parigi (1900) rappresenta insieme il culmine e la tragica fine dell'ideale positivistico ottocentesco e della Belle époque. Di lì a poco l'irrazionale entusiasmo per il razionale si sarebbe estinto nelle trincee.
  • Nel 1905 si chiude la guerra russo-giapponese, con la vittoria di questi ultimi. Prima sperimentazione del fuoco di artiglieria in larga scala e primo grave colpo inferto al regime zarista.
  • Le tensioni tra gli stati nazionali europei raggiungono un punto di rottura: le potenze della Triplice Intesa si confrontano con quelle della Triplice Alleanza, dando inizio alla prima guerra mondiale (1914 - 1918). È comunemente considerata dagli storici uno degli eventi che forgiarono il XX secolo, cambiando per sempre le strutture statali, le tattiche militari, le prospettive culturali. Per la prima volta gli Stati Uniti intervengono in una guerra europea, rompendo la Dottrina Monroe.
  • Nell'ottobre 1917 si estingue, nel fuoco della rivoluzione, l'Impero Russo. È il primo tentativo su larga scala di applicazione delle teorie marxiste. Nasce il primo totalitarismo europeo (ma la definizione è molto contestata).
  • Benito Mussolini prende il potere in Italia nel 1922, seguito da Adolf Hitler in Germania nel 1933. Si impone in Europa il modello nazifascista, ripreso in parte da Antonio Salazar in Portogallo e Francisco Franco in Spagna.
  • La crisi del 1929 scuote la fiducia nell'economia liberista, dando ulteriore impulso all'affermazione dei totalitarismi a centralismo economico.
  • Nel 1939 la Germania hitleriana attacca la Polonia ed entra in guerra con gli Alleati. Inizia la seconda guerra mondiale, considerata da molti storici come l'atto conclusivo di una "nuova guerra dei trent'anni" che va dal 1914 al 1945. La guerra avrebbe determinato la sconfitta dei totalitarismi di destra e l'affermazione di Stati Uniti e Unione Sovietica come nuove superpotenze mondiali. La tecnologia conobbe un incremento accelerato, con esiti positivi (radar, medicina, aeronautica) e orribili (bomba atomica, armi di distruzione di massa). Inizio della prima fase della decolonizzazione (la seconda fase avrebbe avuto luogo negli anni sessanta).
  • Il blocco sovietico di Berlino dà inizio alla Guerra Fredda (1948), la cui fase culminante si sarebbe chiusa con l'episodio della Baia dei Porci (1961). L'Europa è per la prima volta relegata alla periferia del Primo Mondo.
  • Una nuova crisi finanziaria scuote il mondo nel 1973, in congiunzione della guerra del Kippur tra Egitto e Israele. Per la prima volta dei paesi fuori dalle sfere di influenza americana e russa fanno sentire il proprio potere in modo significativo: imposto l'embargo sul petrolio agli Stati Uniti.
  • Guerra del Vietnam; le truppe nordvietnamite prendono Saigon (1975), respingendo definitivamente le truppe sudvietnamite e statunitensi. È il primo smacco sul campo dell'esercito statunitense, ed è la prima guerra ad essere estensivamente seguita dai media televisivi, con effetti disastrosi sull'opinione pubblica occidentale.
  • L'elezione congiunta di Margaret Thatcher in Gran Bretagna (1979) e Ronald Reagan (1980) negli Stati Uniti sancisce il processo, da tempo in atto, di ritorno al liberismo estremo in Occidente.
  • Nel 1989 cade il muro di Berlino e di lì a poco, nel 1991, lo avrebbe seguito l'intera Unione Sovietica, incapace di risolvere le proprie contraddizioni interne e di vincere la sfida con il capitalismo occidentale.

Prima Guerra Mondiale

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  Per approfondire questo argomento, consulta la pagina La prima guerra mondiale.

Il 28 giugno 1914, il rivoluzionario serbo Gavrilo Princip scaricava la sua pistola contro l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'Impero austroungarico, e la sua sposa. Iniziava il primo atto del dramma che per quattro anni doveva insanguinare l'Europa. I colpi di pistola di Sarajevo furono il segnale perché un'Europa armata fino ai denti si scatenasse in una delle guerre più tremende della storia. L'Austria dichiarò guerra alla Serbia, e immediatamente i rispettivi paesi alleati si aggredirono l'un l'altro. Su un fronte si allearono l'Impero tedesco, l'Impero austroungarico, e, più tardi, la Turchia e la Bulgaria; e sull'altro, la Serbia, la Francia, l'Impero britannico, la Russia, il Belgio e, più tardi, l'Italia, la Grecia, la Romania, il Portogallo, il Giappone e gli Stati Uniti. In quell'estate del 1914, milioni di uomini, dagli Urali all'Atlantico, impugnarono le armi. Tutta l'Europa vibra di entusiasmo guerriero, e ognuno pensa che la guerra sarà breve, e che il proprio esercito arriverà immediatamente alle capitali delle nazioni nemiche. Germania e Austria, prese tra due fuochi, a occidente dalla Francia e a Oriente dall'Impero russo, non esitano ad attaccare con grande decisione.

Ottengono vittorie strepitose: avanzano fino quasi alle porte di Parigi a all'interno del territorio russo. Ma le truppe tedesche sono fermate dai francesi sulla Marna, e la situazione cambia aspetto.

La guerra dalle manovre rapide e dai movimenti spettacolari diventa una monotona e terribile carneficina di trincea. Milioni di uomini scavavano fossati e gallerie sotterranee, e si trincerano, cercando di confondersi con la terra. Anche le uniformi vistose dei primi mesi di guerra si trasformavano in uniformi grigioverdi, marrone o kaki, più adatte a una lotta in cui è essenziale mimetizzarsi. Ma per la conquista di alcune centinaia di metri di terreno si paga spesso col carissimo prezzo di migliaia di vite umane.

I soldati che combatterono questa guerra di posizione conobbero tutto l'orrore degli effetti di armi nuove, di invenzioni fatte per uccidere altri uomini. Nelle trincee fangose della Marna e di Verdun in Francia, di Tannenberg in Russia, e del Piave e dell'Isonzo in Italia, caddero centinaia di migliaia di proiettili, mentre due armi nuove e terribili (la mitragliatrice e i gas asfissianti) mietevano migliaia di vittime.

Per mare, l'Inghilterra impone la sua forza e blocca i porti e la flotta tedeschi. Ma la Germania risponde con un'altra arma terribile e i sommergibili silurano centinaia di navi da guerra, e anche navi passeggeri.

L'affondamento di un piroscafo civile, il Lusitania, il 2 aprile 1917, offre agli Stati Uniti il pretesto per entrare in guerra a fianco degli alleati, che ne ricevono il massiccio appoggio economico e militare.

Quando, impegnata nella rivoluzione del 1917, la Russia firma la pace, la Germania ritira le truppe sul fronte russo e le trasferisce su quello francese. Qui scatena quattro offensive terribili, ma gli eserciti alleati, sotto il comando del generale Foch, le respingono. A nulla servono i prodigi militari del maresciallo Hindenburg: le truppe tedesche si ritirano dal suolo francese.

Nel frattempo, a Berlino e nei porti del Baltico scoppia una rivoluzione. Soldati e marinai esigono e ottengono l'abdicazione del Kaiser Guglielmo II. Viene proclamata la Repubblica, e l'11 novembre 1918 la Germania firma l'armistizio con gli alleati.

La pace di Versailles, che mise fine alla guerra, smembrò l'Impero austroungarico, riconobbe l'indipendenza dell'Ungheria, della Cecoslovacchia, della Polonia e della Iugoslavia, e impose pesanti risarcimenti di guerra alla Germania, alla quale fu proibito di tenere un esercito superiore ai 100.000 uomini.

Cambiamenti in Russia e Cina

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Dalla Vistola e dal mar Nero fino all'Oceano Pacifico, su un territorio immenso di 22 milioni di chilometri quadrati e abitato da 170 milioni di sudditi, regna un solo sovrano, un monarca assoluto. È Nicola II, zar di tutte le Russie.

Lo sfarzo della corte lussuosa nasconde una triste realtà: una nazione piena di risorse, che potrebbe essere sviluppata e prospera, è abitata da un popolo che muore letteralmente di fame. L'economia del gigantesco impero è basata sull'agricoltura. Ma la maggior parte delle terre migliori appartengono alla nobiltà, all'alto clero ortodosso e allo stesso zar. Il resto è suddiviso tra i piccoli proprietari. Intanto, una folla immensa di contadini senza terra (i mugik) vivono in miseria, e sognano un pezzetto di terra tutta per sé.

La guerra mondiale, che scoppia nell'estate del 1914, prende la Russia di sorpresa e al trova impreparata. Il paese non può partecipare con molte possibilità di vittoria a una lotta armata tra grandi potenze industriali.

Ha un esercito immenso di tredici milioni di uomini, male armato ed equipaggiato ancor peggio. Affamati, quasi senza armi e munizioni, i soldati russi subiscono durissime sconfitte dalla formidabile organizzazione militare austro-tedesca.

La fame comincia a flagellare le campagne e le città. E, alla fine del 1916, scoppiano le prime grandi rivolte di operai.

Da tutta la Russia sorge un clamore che esige riforme. Alcuni nobili, i proprietari industriali, gli operai (diretti dal partito bolscevico fondato da Lenin, che si trova in esilio in Svizzera), gli intellettuali e i contadini si ribellano allo zar. La rivolta si infiltra anche tra le stesse file dell'esercito. E lo zar è costretto ad abdicare il 15 marzo 1917.

Si forma un governo provvisorio, presieduto da Kerenski, formato da liberali e socialisti moderati. Ma al potere di questo governo si oppone il potere dei soviet, o consigli di soldati, contadini e operai, che non accettano più una semplice costituzione liberale. Lenin, che è rimpatriato nel mese di aprile, ha solennemente promesso loro il potere e la pace. Ma il governo provvisorio vuole continuare la guerra, e perseguita i soviet e i comunisti. Per agire contro di essi, Kerenski fa circondare Pietroburgo dalle truppe. Ma Lenin lo previene, e nella notte dal 6 al 7 novembre, la guardia rossa comunista, i soldati e i marinai rivoltosi attaccano il palazzo d'inverno, sede del governo. Kerencki fugge e i sovietici s'impadroniscono del potere. Un consiglio di commissari del Popolo, presieduto da Lenin, si affretta a porre fine alla guerra e a iniziare una completa riforma della società russa.

Frattanto, con gli albori del nuovo secolo, un vento di radicali riforme è giunto a sconvolgere persino l'estremo oriente asiatico, ed è penetrato in un altro antico e immenso paese: la Cina. La nazione più popolosa del mondo è anche una delle più arretrate. La Cina è governata da una decadente dinastia imperiale, incapace di frenare gli abusi dei grandi proprietari e le pressioni delle potenze europee, nelle cui mani si trovano le poche industrie e i principali porti del paese.

Ma agli inizi del secolo raggiunge l'età adulta una generazione di intellettuali decisi a far uscire la Cina dalla sua arretratezza. Tra essi si distingue Sun Yat-sen, un medico che fonda il Kuomintang, il Partito del Popolo. I rivoluzionari si propongono di strappare il potere alla dinastia imperiale, di proclamare la Repubblica, e di liberare il paese dall'oppressione economica e militare delle grandi potenze.

Nel 1911 la rivoluzione trionfa, l'imperatore è costretto ad abdicare ed il primo gennaio 1912 Sun Yat-sen, padre della Cina moderna, è eletto presidente della Repubblica. Ma questa repubblica appena nata è molto debole: veri padroni della Cina sono i capi militari delle province, che combattono l'uno contro l'altro una guerra sanguinosa.

L'anarchia si diffonde nel paese per lunghi anni. Tra i seguaci di Sun Yat-sen si distingue un energico generale, Ciang Kai-shek, che riesce a imporsi sugli altri e a stabilire la pace. Ma nel 1927 Ciang Kai-shek rompe l'alleanza con i comunisti, che fanno parte del Kuomintang, e la Cina conosce ancora una volta gli orrori di una lunga guerra civile. Intanto, tra i comunisti incomincia a farsi notare la figura di un giovane professore e poeta, chiamato Mao Tse-tung. Nel 1937, il Giappone, approfittando della debolezza della Cina, invade il paese. Ciang e i comunisti stringono un patto per combattere contro l'invasore straniero. Ma è chiaro che si tratta di un'alleanza passeggera. Nel 1945, dopo la sconfitta giapponese nella Seconda Guerra Mondiale, i comunisti di Mao e i nazionalisti di Ciang riprendono la lotta interna.

Questa si decide a favore dei comunisti, che nel 1949 occupano Pechino. Tutta la Cina è sotto il loro controllo. Ciang Kai-shek si ritira nell'isola di Taiwan (Formosa). Mao Tse-tung diventa il primo presidente della Repubblica Popolare Cinese e per il popolo cinese inizia una nuova era.