Poeta di grande novità rispetto alla precedente Scuola siciliana e a quella toscana[1], è considerato l'iniziatore e l'inventore del Dolce Stil Novo, la corrente letteraria italiana del XIII secolo di cui la sua canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore" è considerata il manifesto ufficiale. Nella stessa, fondamentale canzone (Canzoniere, IV), quasi a rafforzare il delicato e innovativo concetto, il poeta bolognese aggiunge pochi versi più in là che "foco d'amore in gentil cor s'aprende": ecco insomma confezionato nella sua testuale pienezza l'incipit famoso di Francesca nel canto V dell'Inferno. In sostanza, bastano questi due endecasillabi per cancellare la presunta originalità del celebre, dantesco "Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende", originalità che qualche esegeta fanatico volle cogliere e difendere con mal riposta insistenza. Quantunque la sua biografia mantenga qualche zona d'ombra, Guinizzelli occupa un posto di assoluto rilievo nella storia della letteratura italiana; la sua produzione lirica fu molto apprezzata dai contemporanei e dallo stesso Dante Alighieri, che non esita appunto a dichiararlo, con ammirazione e commozione, padre suo e quindi maestro, nel canto XXVI del Purgatorio.

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Guido Guinizzelli
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Guido Guinizzelli nacque a Bologna tra il 1230 e il 1240.Precisamente nel 1235 se è corretta - come ormai si ritiene - l'identità storica di Guido di Guinizello di Magnano, giurisperito[2], politico e ghibellino: le informazioni biografiche riguardo al poeta sono quasi inesistenti. Secondo questa identità storica, Guido sarebbe figlio di Guinizello di Magnano e di un'esponente della famiglia ghibellina dei Ghisilieri, ideologia politica che lo vorrà anche partecipe alla politica cittadina.

Si è certi che, sempre nel 1265 o poco tempo dopo, Guido inviò un sonetto a Guittone d'Arezzo, chiamandolo padre. Negli anni a seguire, nel periodo compreso tra il 1266 e il 1270, esercitò la professione di giurisperito[3] Terminata la carriera di giudice, viene nominato podestà, o magistrato a carico di Castelfranco Emilia.

Nel 1274, viene esiliato a Monselice, Padova, insieme alla sua famiglia a causa della sconfitta dei ghibellini ai quali si era legato, in particolar modo alla sconfitta della famiglia Lambertazzi, sopraffatta dalla fazione guelfa dei Geremei. A Monselice si reca anche con la moglie, Bice della Fratta, e con suo figlio, Guiduccio Guinizzelli.

La data di morte non è ancora certa: risale però al 14 novembre 1276 un documento notarile che affida alla moglie di Guido la tutela del figlio minorenne. Con tutta probabilità, infatti, Guido Guinizzelli morì in quello stesso anno, il 1276[3].

Il canzoniere di Guinizzelli si compone di 15 sonetti e 5 canzoni anche se, secondo l'edizione di Luigi Di Benedetto,[4] alcuni di paternità incerta: il poeta è attivo tra il 1265 e il 1276, ma non si ha ancora una cronologia completa e affidabile delle sue opere. L'incertezza sulla cronologia delle opere infatti non permette una divisione accurata del percorso poetico dell'autore: con ogni probabilità si può definire una distinzione tra la prima giovinezza del poeta, di stampo guittoniano, e una seconda fase, che anticipa lo stilnovismo[3].

La prima opera di certa datazione è il sonetto A frate Guittone, che ne attesterebbe l'adesione ai canoni guittoniani: rientrano nel primo periodo i sonetti, in settenari, Gentil donzella, di pregio nomata; Lamentomi di mia disaventura; Sì sono angostioso e pien di doglia; Madonna mia, quel dì ch'Amor consente e i componimenti Pur a pensar mi par gran meraviglia e Fra l'altre pene maggio credo sia.

Al secondo periodo, quello che si può definire come prestilnovista, appartengono le canzoni (in endecasillabi e settenari), i diversi sonetti il cui tema centrale è la lode dell'amata, quelli che anticipano le tematiche svolte in seguito da Guido Cavalcanti e quelli impostati sulla poesia comico-realista.

Opere salienti

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Di seguito viene riportato un elenco delle opere più importanti scritte dal Guinizzelli:

La poetica

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  Per approfondire questo argomento, consulta la pagina Dolce Stil Novo.

«La poesia di Guido ha il difetto della sua qualità: la profondità diviene sottigliezza, e l'immaginazione diviene retorica, quando vuole esprimere sentimenti che non prova.»

(Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana)

Senza dubbio il ruolo culturale di Guinizzelli è quello di mediatore fra due sensibilità letterarie diverse. Un'altra caratteristica che spicca nella poesia guinizzelliana, e che sarà poi tipica dello Stilnovismo, è il gusto per il sottile ragionamento filosofico, nutrito della cultura della Scolastica: non per nulla Guinizzelli è di Bologna. La poesia di Guinizzelli costituisce infine un esempio perfetto di stile «dolce e leggiadro», cioè di uno stile limpido e piano in contrapposizione alla contorta e artificiosa oscurità guittoniana.

  1. "Guido Guinizelli." Classical and Medieval Literature Criticism. Ed. Elisabeth Gellert Jelena O. Krstovic´. Vol. 49. Thomson Gale, 2002. eNotes.com. 2006.
  2. Etimo.it - voce Giusperito: colui che è esperto nel diritto e nelle leggi.
  3. 3,0 3,1 3,2 Guido Guinizelli, pagina personale di uno studente dell'Università di Pisa.
  4. G. R. Ceriello, I rimatori del Dolce stil novo. Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi, Cino da Pistoia, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003. - Introduzione di Luigi di Benedetto.

Bibliografia

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Sonetti