Giovanni Berchet (superiori)
Come di Breme, anche Berchet è uno dei primi a introdurre in Italia gli ideali romantici, sia attraverso Il Conciliatore, giornale che contribuisce a fondare, sia attraverso la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo, considerato uno dei manifesti del Romanticismo.
La vita
modificaNato a Milano il 23 dicembre 1783 da una famiglia di origine savoiarda, da giovane è traduttore non solo di opere poetiche all'avanguardia che esprimono il nuovo gusto romantico, come l'ode Il bardo di Thomas Gray, ma anche di romanzi, come Il vicario di Wakefield di Oliver Goldsmith. Nel 1816 scrive la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo (il titolo completo era Sul cacciatore feroce e sulla Eleonora di G.A. Bürger. Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo), ritenuto il più famoso manifesto del Romanticismo italiano.[1]
Nel 1818 contribuisce alla fondazione del Conciliatore, giornale che diventa tra i principali organi di diffusione del Romanticismo. Due anni dopo si iscrive alla carboneria, coltivando contemporaneamente la passione politica insieme a quella letteraria. Partecipa ai moti repressi del 1821 e per sfuggire all'arresto è costretto all'esilio prima a Parigi, poi a Londra e infine in Belgio. Qui compone i poemetti I profughi di Parga (1821) e Le fantasie (1829), oltre alle Romanze (1822-1824). Dopo il ritorno in Italia nel 1845 partecipa alle Cinque giornate di Milano (1848) e lotta con tutti i mezzi possibili per il raggiungimento dell'unità d'Italia, al quale però non potrà assistere: dopo il fallimento della prima guerra di indipendenza e la iniziale prevalenza dell'Austria deve fuggire in Piemonte. Nel 1850 si schiera con la Destra storica ed è eletto al parlamento subalpino.[1] Muore nel capoluogo piemontese il 23 dicembre dell'anno successivo.
La Lettera semiseria
modificaPer leggere su Wikisource il testo originale, vedi Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo
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Nella Lettera semiseria Berchet si nasconde dietro il nome di Grisostomo (cioè "bocca d'oro" in greco) e finge di scrivere al figlio in collegio per darli alcuni consigli letterari. Questo si rivela in realtà un'occasione per esaltare la nuova letteratura romantica. Di questa l'autore riporta due esempi, le ballate Il cacciatore feroce ed Eleonora del poeta tedesco Gottfried August Bürger. L'attributo "semiseria" che compare nel titolo della Lettera diventa evidente alla fine, quando l'autore afferma di avere scherzato, e invita il figlio a osservare le regole classiciste. Di queste viene anche fatto un elenco in chiave ironica e parodistica.[2]
Secondo le parole dello stesso Berchet, la Lettera ha come funzione principale quella di indicare come nuovo percorso compositivo la poesia popolare (e quindi romantica) al contrario di quella classica e mitologica, che è definita dagli ambienti romantici "poesia dei morti" in quanto espressione di una poetica che non esiste più. Sostenendo la necessità di sprovincializzare la letteratura contemporanea guardando oltre i confini dell'Italia, Berchet identifica il nuovo pubblico della letteratura romantica con il "popolo", ovvero quella parte di popolazione né troppo sofisticata e tradizionale né eccessivamente incolta e grossolana. Tale idee sarebbero state riprese anche da altri autori più famosi di Berchet, quali ad esempio Giacomo Leopardi, Ugo Foscolo (nella sua ultima produzione poetica) e Alessandro Manzoni.
Note
modifica- ↑ 1,0 1,1 Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria, Il Neoclassicismo e il Romanticismo, in Moduli di letteratura, Torino, Paravia, 2002, p. 193.
- ↑ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria, Il Neoclassicismo e il Romanticismo, in Moduli di letteratura, Torino, Paravia, 2002, pp. 193-194.
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