Crediti commerciali. Crediti e debiti in valuta estera

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Crediti commerciali. Crediti e debiti in valuta estera
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Bilancio

Crediti commerciali

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Anche le altre poste del circolante, al pari dei titoli, vanno opportunamente rettificate, in particolare per quanto riguarda la possibilità che il valore di realizzo si presuma essere differente (ovvero più basso) di quanto abbiamo ritenuto di dovere scrivere all'interno dei nostri libri contabili. Questo vale, in particolare, per i crediti, per i quali dobbiamo effettuare una valutazione circa la reale possibilità che questo credito venga onorato in tutto o in parte.

Se ad esempio abbiamo un credito di 3 000, e stimiamo che 500 di questi siano diventati inesigibili, chiudendo il bilancio dovremo tener conto di questa novità, ovvero dovremo svalutare i crediti, nel modo seguente.

31.12.200X
Dare
A
Avere
+
-
Svalutazione crediti (CE) Fondo svalutazione crediti (SP) 500 500

In sede di riapertura dei conti avremo un fondo svalutazione crediti da utilizzare se queste perdite dovessero effettivamente avvenire. Infatti, se un credito di ammontare 100 viene pagato solo per 80, questa perdita non influirà sul reddito dell'esercizio in corso. Infatti:

28.02.200X+1
Dare
A
Avere
+
-
Diversi Crediti 100
Banca c/c (SP) 80
Fondo svalutazione crediti (SP) 20

Come si nota, abbiamo utilizzato il fondo appositamente predisposto.

Anche per quanto riguarda i crediti in valuta estera può avvenire la stessa cosa. Tuttavia, in questo caso, bisognerà anche considerare il valore del cambio con la valuta estera e provvedere, eventualmente, a registrare la perdita presunta su cambi, in modo del tutto simile a quanto abbiamo osservato qualche lezione fa.

Anche nel caso dei debiti esteri, va effettuato un ragionamento simile, nel caso in cui il cambio risulti essere differente dal momento in cui la transazione è stata registrata sui nostri libri contabili.

Valutazione dei crediti

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I crediti possono essere distinti in:

  • Crediti sorti in relazione alla gestione caratteristica;
  • Crediti sorti per prestiti e altri finanziamenti;
  • Crediti sorti per altre ragioni (con l'erario, con le assicurazioni, dipendenti, etc.).

I crediti possono essere distinti anche in base alla natura del debitore. Si hanno pertanto:

  • Crediti verso clienti;
  • Crediti verso consociate;
  • Crediti verso soci;
  • Crediti verso altri.

La differenza è notevole in quanto, al variare del debitore, varia anche l'esposizione che la nostra impresa ha rispetto al bilancio.

Infine, per quanto riguarda il tempo, i crediti si distinguono in:

  • Crediti a breve termine (entro i dodici mesi);
  • Crediti a medio-lungo termine (oltre i dodici mesi).

Tutte queste differenze sono necessarie, in quanto i crediti vanno indicati in classi differenti all'interno del bilancio di esercizio.

La valutazione dei crediti va effettuata, si ricorda, in base non al valore già registrato, bensì al valore presumibile di realizzo. Tale credito può variare per cause differenti, quali ad esempio:

  • Perdite per inesigibilità;
  • Resi e rettifiche di fatturazione;
  • Sconti e abbuoni;
  • Interessi non maturati.

Perdite per inesigibilità

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Il caso in questione prevede l'accensione di un conto apposito, denominato "Fondo svalutazione crediti", di importo sufficiente a coprire sia le perdite per inesigibilità già manifestatisi, sia quelle che temiamo possano manifestarsi. Per rispetto ai principi di competenza economica e di prudenza, tali perdite non devono essere inserite nel conto economico, bensì rilevate nell'apposito fondo, da cui storneremo i crediti risultanti effettivamente inesigibili. Le fasi da affrontare nel processo di svalutazione sono le seguenti:

  1. Determinazione delle perdite presunte per ogni avvenuta manifestazione di inesigibilità;
  2. Stima delle perdite temute;
  3. Analisi di aging, ovvero valutazione degli indici di anzianità fra crediti scaduti e quelli relativi ad esercizi precedenti;
  4. Valutazione delle condizioni economiche generali del sistema in cui l'azienda è immersa (settore, Paese).

Resi e rettifiche di fatturazione

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Accade a volte che alcune merci da noi vendute risultino difettose oppure che siano eccedenti. In questo caso l'azienda dovrà correttamente valutare quanti resi e quante rettifiche di fatturazione potrebbero verificarsi, nel caso questo fenomeno sia ricorrente. In questo caso bisognerà provvedere a calcolare una stima di tali accadimenti e provvedere a stanziare fondi per tali eventualità.

Sconti e abbuoni

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Se la nostra azienda è solita applicare sconti e abbuoni, sarà necessario stanziare ugualmente un fondo, prevedendo l'entità di tali sconti e abbuoni e rettificare i valori in bilancio.

Interessi non maturati

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Gli interessi non maturati inclusi nel valore dei crediti debbono essere riscontati: essi infatti non sono un'attività. Per i crediti a lungo termine si pone anche il problema dell'attualizzazione, provvedendo inoltre allo scorporo degli interessi. Tale interesse sarà uguale alla differenza fra il valore nominale del credito e il suo valore attualizzato. Tale interesse dovrà essere quindi suddiviso per tutti gli esercizi amministrativi nella cui competenza rientra.

L'attualizzazione dei crediti prevede la rilevazione della vendita e l'iscrizione degli interessi attivi in "dare/+" del conto economico, in modo da rettificare i ricavi, e la conseguente iscrizione fra i risconti passivi di tale interesse nello stato patrimoniale.

I seguenti crediti non possono essere soggetti ad attualizzazione:

  • Crediti sorti con la gestione normale che saranno esigibili nel prossimo esercizio;
  • Crediti che non prevedono la restituzione in quanto versati come "acconto" per l'acquisizione di un bene;
  • Crediti con tasso di interesse basso;
  • Crediti per i quali abbiamo ricevuto garanzie e/o cauzioni.

Crediti e debiti in valuta estera

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I crediti e debiti in valuta estera avvengono nel caso in cui la nostra impresa operi con soggetti che utilizzano monete diverse da quella che noi abbiamo definito "valuta di conto" (ad esempio, per un'azienda italiana la valuta di conto sarà l'euro, per una svizzera sarà il franco svizzero, per una australiana sarà il dollaro e così via).

Definizione

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Il problema relativo a crediti e debiti in valuta estera risulta essere correlato alle seguenti caratteristiche:

  • Problema della conversione;
  • Stima del rischio di cambio;
  • Misurazione del rischio di cambio.

Problema della conversione

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Se la regolamentazione di transazioni con soggetti aventi valuta di conto differente dalla nostra avviene in modalità differita, abbiamo già visto che bisognerà prevedere una possibile perdita o utile su cambi, dovuti appunto al fatto che il tasso di cambio in vigore al momento della regolamentazione possa essere differente dal tasso in vigore quando l'operazione è stata pattuita (e spessissimo tale cambio è differente). Abbiamo già visto come affrontare tale problema nel caso in cui la regolamentazione avviene nello stesso esercizio. Più problematica risulta essere, invece, per quei crediti e quei debiti che verranno regolati nel prossimo o nei prossimi esercizi.

Stima del rischio di cambio

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Abbiamo detto che quando un'azienda deve pagare un debito o incassare un credito in valuta non di conto, sopporta un rischio legato al tasso di cambio fra la nostra moneta e quella del nostro partner estero: questo rischio è detto appunto rischio di cambio'. Dovendo determinare il risultato d'esercizio, risulta essere fondamentale stimare tale rischio, in quanto può tradursi in un componente positivo o negativo di reddito, se la moneta si deprezza o si apprezza, a seconda che si tratti di un credito o di un debito. La fluttuazione del tasso di cambio, inoltre, risulta essere irregolare e difficilmente prevedibile, e per questo dovremo applicare tecniche di stima relative ad un evento incontrollabile.

Misurazione del rischio di cambio

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I metodi per la misurazione del rischio di cambio sono quattro:

  • Si può considerare il tasso di cambio in vigore alla data di bilancio;
  • Si può considerare un tasso di cambio stimato;
  • Si può considerare il cambio storico, ovvero in vigore quando il credito o il debito è sorto;
  • Si può infine considerare un cambio medio di periodo, in base all'oscillazione del tasso in un dato periodo.

Il primo metodo è il più utilizzato nella prassi e ci consente di esprimere il valore del credito o del debito e quindi le eventuali perdite e utili realizzati nella data di chiusura del bilancio.

Valutazione dei crediti e dei debiti in valuta estera

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La valutazione dei crediti e dei debiti in valuta estera ci pone di fronte a due aspetti:

  • Valutazione del credito e del debito in base al valore presunto di realizzo;
  • Determinazione del tasso di cambio, con conseguenti ed eventuali utili e perdite presunti su cambi.

Gli utili e le perdite su cambi vanno inserite nel conto economico, ma, se si tratta di utili, è obbligatorio costituire una riserva apposita di ammontare pari a tale utile, in modo tale che tale utile presunto non risulti distribuibile (in quanto è un utile presunto, non certo e che potrebbe non realizzarsi affatto). Tale riserva va costituita in sede di destinazione degli utili.Questo nel caso in cui non si sia manifestata una perdita di esercizio o un utile di importo inferiore a tale riserva: nel primo caso non si corre il rischio di dovere distribuire tale riserva, mentre nel secondo, dopo avere destinato il 5% alla riserva legale, si provvederà alla costituzione della riserva in parola per l'importo residuo.