Conceptismo (superiori)

Il Concettismo (Conceptismo in spagnolo) è una corrente letteraria che in Spagna fiorì sia nei canzonieri del XV secolo, sia (e soprattutto) nel Barocco.

lezione
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Conceptismo (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Letteratura spagnola per le superiori 2
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Caratteristiche

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Il valore estetico dominante proposto dal Concettismo è la difficoltà del linguaggio letterario, in contrasto con la chiarezza e la limpidezza che contraddistinguevano il Rinascimento. Effettivamente, la letteratura fatta alla maniera concettista tende a concentrare il massimo del contenuto nel minimo della forma, servendosi di numerosi artifici e spesso abusando dell'uso di figure retoriche. Questa corrente predilesse la prosa piuttosto che la poesia (come invece fu proprio del Culteranesimo).

Il Concettismo si fonda sull'acutezza d'ingegno e sul suo raffinamento aristocratico e cortigiano. La sua sostanza è l'associazione ingegnosa tra parole e idee, chiamata concetto o acutezza. In L'Acutezza e l'Arte dell'Ingegno (1648), opera del massimo teorico del Concettismo, Baltasar Gracián, si trova la codificazione definitiva di tale stile:

(ES)

«El "concepto" es un artificio, que consiste en una armónica correlación entre dos o tres cognoscibles extremos, expresado por un acto del entendimiento»

(IT)

«Il "concetto" è un artificio, il quale consiste in un'armonica correlazione tra due o tre conoscibili estremi, espresso attraverso un atto dell'intelletto»

(L'Acutezza e l'Arte dell'Ingegno)
 
Edizione del 1790 di un'opera di Francisco de Quevedo, massimo esponente del Concettismo spagnolo.

Occorre perciò cercare una concisione esatta dell'espressione, che concentri il massimo significato nel minor numero di parole possibile. Sempre Gracián scrive:

(ES)

«Más valen quintaesencias que fárragos»

(IT)

«Valgono più quintessenze che superfluità»

(L'Acutezza e l'Arte dell'Ingegno)

L'applicazione di questi precetti porta a frequenti anfibologie. La frase assume diversi significati e sta all'acutezza d'ingegno di chi legge saper individuare quello giusto, acutezza da ostentare nelle corti e nei salotti aristocratici. Bisogna però tener presente che, sebbene il Concettismo utilizzi molta retorica su tutti i livelli, dal volgare all'aulico, non si riduce a un mero gioco linguistico fine a se stesso (in effetti, tali prove d'ingegno erano spesso finalizzate anche a permettere ai letterati di guadagnarsi o di mantenere la protezione di un nobile). Tutto è subordinato alla precisione e all'esattezza di ciò che si vuole esprimere.

Principali strumenti espressivi

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Data la necessità di concisione, si fa uso massiccio di ellissi e zeugmi. A questi si accompagnano elementi più accessori, come i chiaroscuri provocati dall'impiego di antitesi, poliptoti e paradossi. L'impiego voluto dell'equivoco e della paranomasia implica la ricerca di un laconismo sentenzioso; non è raro che da opere concettiste scaturisca un sottile ma profondo umorismo dato dai continui contrasti e dalle metafore ardite. Tuttavia, lo strumento espressivo che domina incontrastato è, appunto, lo zeugma: un vocabolo apparentemente senza grande importanza nella prima parte di una frase può convertirsi repentinamente, nella seconda parte, in soggetto od oggetto, senza richiamarvi l'attenzione ripetendolo. Un esempio, sempre di Gracián:

(ES)

«Es el engaño muy superficial, topan luego con él los que lo son»

(IT)

«L'inganno è molto superficiale, vi si scontrano poi quelli che lo sono»

(L'Acutezza e l'Arte dell'Ingegno)

Quando la funzione della materia trattata è puramente ancillare ed è subordinata a un'intenzione maggiore (quasi sempre in relazione con la disillusione morale), ha luogo l'enigma, quasi sempre di natura allegorica: tipici generi concettisti in questo senso sono l'emblema e il dramma sacro.

Artifici concettisti furono utilizzati già nell'Età Argentea della letteratura latina, anche per il carattere cortigiano che il regime imperiale conferì al mecenatismo. Molto più avanti, nel XIV secolo, un tale Jaime de Jérica criticò Don Juan Manuel per aver scritto Il Conte Lucanor in uno stile troppo semplice: di tutta risposta, questi vi aggiunse alcune parti scritte in stile concettista, avvertendo i lettori che, se non le avessero comprese, la colpa sarebbe stata di Don Jaime. Nelle corti prerinascimentali, poi, molti poeti in cerca di un mecenate facevano mostra delle proprie capacità anche con prose di carattere concettista, con abusi di retorica presenti anche nella prosa latinizzante dell'epoca (vedi La Celestina, per esempio) e nella poesia di arte maggiore di Juan de Mena e dei suoi imitatori. Già all'inizio del XVII secolo Miguel de Cervantes si sarebbe burlato di tali eccessi, come si legge nella prima parte del Don Chisciotte. Il Barocco sperimenta tale retorica in forma anche più concentrata rispetto al XVI secolo: l'iniziatore di tale corrente fu, però, un autore minore, Antonio de Ledesma, coi i suoi Concetti Spirituali (1600, 1608, 1612), nei quali si sviluppano in forma allegorica diversi punti della dottrina cristiana. Queste sono idee trattate anche da Miguel Toledano nella Minerva Sacra (1616). La Generazione del '98 sarà poi ipercritica verso tale stile, arrivando a proclamare che Concettismo e Culteranesimo siano due diverse espressioni della stessa vuotezza.

In Italia, parallelamente al Conceptismo, si ebbe il Marinismo. Nel resto dell'Europa si diffusero l'Eufuismo (Inghilterra), il Preziosismo (Francia) e la Seconda Scuola di Silesia (Germania).