Basi delle mnemotecniche

La memoria è una delle più importanti funzioni svolte dal cervello. Si può schematizzare didatticamente come un recipiente di capacità enorme. Esso contiene un'incredibile quantità di informazioni che ci permettono di riconoscere persone, cibi ed oggetti, di leggere un testo come questo e di andare in bicicletta. I metodi di memorizzazione più comuni al giorno d'oggi (ripetizione in primis) sono davvero poco efficaci; nonostante questo essi continuano a venire utilizzati largamente in tutti i sistemi scolastici ed educativi.

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Basi delle mnemotecniche
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Tecniche di memorizzazione

Questa lezione illustra i meccanismi naturali del cervello su cui le mnemotecniche si basano e descrive in maniera teorica come sfruttare questi processi per effettuare una memorizzazione rapida e a lungo termine.

Perché studiare le mnemotecniche

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Il cervello è uno strumento molto più potente di quello che comunemente si pensa e in generale, i sistemi di apprendimento utilizzati oggi, tendono a sfruttare solo una minima parte delle sue capacità. Ma quali benefici giungono dallo studio delle mnemotecniche oltre all'evidente maggiore efficacia della memoria? Per rispondere abbiamo bisogno di alcune nozioni teoriche.

La mente può essere schematizzata come l'unione di due facoltà strettamente connesse fra loro:

  • La memoria, che immagazzina le informazioni e le restituisce quando richieste;
  • L'intelligenza, che presiede le funzioni di elaborazione delle informazioni.

Le loro prestazioni non sono di facile misurazione e l'uomo per farlo ha dovuto ricorrere a compromessi.

Misurare la memoria

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Poiché la quantità di dati contenuta nella memoria è così grande, diventa impensabile poterne misurare la capienza. Il sistema di misurazione della memoria, al giorno d'oggi considerato valido, prevede la determinazione dello span. Si tratta del numero di informazioni (solitamente parole) che, fornite a distanza di un secondo, vengono assimilate correttamente dal cervello. Si consiglia di effettuare subito il calcolo dello span; la procedura (molto rapida) è descritta nella prima esercitazione. Normalmente una persona che non utilizza tecniche particolari di memorizzazione possiede uno span che va dai cinque ai nove. Questo significa che, tentando di presentare ad un amico quindici persone ad un intervallo di due secondi l'una dall'altra, se egli presta attenzione e cerca di memorizzare i loro nomi, sarà in grado di impararne al massimo nove. Una mente educata alle mnemotecniche può tranquillamente vantare uno span superiore a cento.

L'intelligenza

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Negli anni ottanta Howard Gardner avanzò la teoria delle intelligenze multiple secondo cui si possono distinguere sette tipi di intelligenza diverso (poi innalzati a nove) ognuna dei quali reggenti capacità diverse ed indipendenti. I test per la misurazione del quoziente d'intelligenza usati tuttora prendono in esame solo due o tre tipi di intelligenza individuati dallo studioso risultando quindi di affidabilità parziale. Si è comunque potuto osservare che il cervello è in generale suddivisibile in due emisferi con compiti differenti:

  • L'emisfero sinistro svolge generalmente le funzioni logico-razionali;
  • L'emisfero destro che dualmente presiede le facoltà intuitive e creative.

I sistemi educativi moderni e più in generale la società attuale, tende a valorizzare il primo emisfero lasciando quindi il secondo "poco allenato". Si è notato che il potenziamento di quest'ultimo emisfero, proprio perché meno sviluppato del sinistro, porta a sostanziali miglioramenti delle facoltà intellettive generali. Poiché le tecniche di memorizzazione utilizzano processi creativi e dinamici per la corretta assimilazione dei dati, esse giocano un ruolo fondamentale nel potenziamento dell'emisfero sotto-utilizzato.

Si può quindi affermare che l'incremento dell'efficienza mnemonica, provocando l'assimilazione di una maggiore quantità di informazioni da elaborare ed un miglioramento delle facoltà creative, provoca un aumento delle capacità intellettive.

Obiettivo delle mnemotecniche

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Il metodo comunemente usato per imparare a memoria qualcosa è quello della ripetizione che consiste nel leggere e ripetere continuamente le informazioni fino ad impararle. Oltre ad essere il sistema meno efficace in assoluto per la memorizzazione, esso provoca un'insicurezza che nasce durante l'infanzia e si radica con il tempo; spesso infatti le informazioni vengono dimenticate in tempi più brevi di quanto sperato. È esperienza comune studiare intensamente un argomento con il metodo della ripetizione e accorgersi qualche mese dopo di non ricordarsi più nulla o quasi. Perché questo si verifica e come risolvere questo problema?

Memoria a breve, medio e lungo termine

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Possiamo individuare tre tipi di memoria diversi che si differenziano per il periodo di permanenza dell'informazione acquisita:

  • Memoria a breve termine: acquisisce dati che rimangono a disposizione per un tempo compreso fra pochi secondi e due settimane circa;
  • Memoria a medio termine: tra due settimane e un anno;
  • Memoria a lungo termine: dati che possono rimanere a disposizione per tutta la vita.

Perché un'informazione si colloca in un tipo di memoria piuttosto che in un altro? Riducendo all'osso la questione possiamo pensare ai tre tipi di memoria come a tre contenitori distinti. Quando si acquisisce un'informazione nuova, essa si colloca nella memoria a breve termine e, se non viene più ripresa, è destinata ad essere dimenticata; utilizzandola invece in maniera cosciente almeno una volta, essa si sposta nella memoria a medio termine; se infine si utilizza questa informazione varie volte, questa viene trasferita nella memoria a lungo termine.

Per fare un esempio immaginiamo di conoscere una ragazza di nome Giulia. Durante le presentazioni il suo nome va a collocarsi nella memoria a breve termine. Nel corso della serata ci capita di chiamarla per nome (o semplicemente di pensarlo), in questo modo l'informazione viene spostata nella memoria a medio termine. Un paio di giorni dopo decidiamo di invitarla ad una festa, a questo punto il suo nome viene trasferito nella memoria a lungo termine e saremo così in grado di ricordarlo per molto tempo.

Naturalmente quello utilizzato sopra è un modello didattico atto esclusivamente alla comprensione del funzionamento di base della memoria. La collocazione di un'informazione nella realtà non prende in considerazione solo quanto il dato viene utilizzato ma è il risultato dell'analisi di molte variabili. Nonostante questo, il modello dà una rappresentazione a grandi linee esatta di quello che accade comunemente. Il motivo per cui le cose studiate con la ripetizione svaniscono è che sono spesso collocate nella memoria a medio termine a meno che l'argomento venga costantemente ripreso. Da notare che questo accade nonostante l'elevato numero di volte in cui le informazioni sono utilizzate. Come si può quindi stanziare dei dati nella memoria a lungo termine senza un lavoro lungo e faticoso?

Sfruttare i meccanismi naturali del cervello

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Rispetto a quello a breve e a medio termine, il processo di memorizzazione a lungo termine coinvolge una più ampia area cerebrale e attua dei processi biochimici differenti. Il periodo di permanenza dell'informazione è proporzionale alla vastità dell'area cerebrale attivata. Esistono particolari condizioni che permettono al cervello di eseguire questi processi in modo diretto e di saltare quindi la fase di memorizzazione a breve e a medio termine collocando direttamente l'informazione nella memoria a lungo termine.

Compito delle mnemotecniche è di creare artificialmente queste condizioni e di sfruttare i meccanismi naturali che il cervello possiede per la memorizzazione delle informazioni.

In altre parole, ciò che differenzia la ripetizione dalle mnemotecniche più accreditate sta nelle differenti risorse messe a disposizione del cervello che vengono sfruttate. Ovviamente quelle utilizzate dalle tecniche di memorizzazione sono più efficaci.

Principio di memorizzazione delle circostanze

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Prima di analizzare quali sono le condizioni da ricercare dobbiamo fare un'osservazione. Abbiamo detto precedentemente che durante una corretta memorizzazione che porta un'informazione nella memoria a lungo termine si verificano reazioni biochimiche differenti dagli altri due tipi. Questo provoca un fenomeno di particolare importanza per il funzionamento delle mnemotecniche. Se pensiamo al momento in cui ci è stata data una notizia molto triste come la morte di una persona cara, ci accorgiamo di poter ricordare bene anche il luogo in cui eravamo, cosa stavamo facendo e cose simili. Questo si verifica perché il cervello deposita in memoria, insieme all'informazione principale, tutto ciò che percepisce nello stesso momento e che risulta rilevante. Questo avrà una conseguenza fondamentale come vedremo nel paragrafo successivo.

Le immagini

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Il concetto fondamentale su cui sono state costruite le mnemotecniche è che il cervello ricorda meglio le immagini di qualsiasi altra cosa. In media l'80% delle informazioni contenute nella memoria sono di tipo visivo; il restante 20% viene spartito fra gli altri input sensoriali in ordine: udito, tatto, gusto, olfatto. La prima cosa da fare quindi, è trasformare ogni cosa, dai concetti astratti a quelli concreti, in materiale visivo più facilmente memorizzabile. Vedremo nella prossima lezione come questo sia possibile nella pratica.

Reale e immaginario

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Quando vogliamo trasformare la parola "albero" in un'immagine non abbiamo bisogno di vedere concretamente una pianta ai fini della memorizzazione. Ci avvaleremo delle immagini mentali, quelle cioè create dal cervello sulla base di informazioni preesistenti collocate nella memoria. In altre parole per memorizzare un albero dobbiamo immaginarlo; il cervello infatti reagisce nello stesso modo sia per le immagini reali sia per quelle mentali. D'altronde questo non è così lontano dal senso comune: quando facciamo un incubo il battito cardiaco diventa più veloce e viene rilasciata adrenalina; quando pensiamo al cibo la salivazione aumenta e lo stomaco attiva la secrezione dei succhi gastrici. Le immagini mentali quindi, come quelle reali, creano risposte neurofisiologiche e sono per questo adatte alla memorizzazione.

Le immagini come mezzo

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Un altro concetto di fondamentale importanza da tenere presente è che le immagini sono utilizzate esclusivamente come mezzo per depositare le informazioni nella memoria a lungo termine. Facciamo un esempio per chiarire questa affermazione. Immaginiamo di dover memorizzare il cognome di una persona appena conosciuta: il signor Borsoni. Possiamo visualizzare il volto del signor Borsoni che presenta le caratteristiche "borse sotto gli occhi" dovute alla mancanza di sonno; esse sono talmente grosse da assomigliare in tutto e per tutto a due grandi borsoni di pelle che ondeggiano al vento. Questa visione attiva un'area cerebrale abbastanza vasta da depositare l'immagine nella memoria a lungo termine; eppure ci ricorderemo senza problema del cognome del signor Borsoni anche senza visualizzare le sue borse degli occhi. In altre parole anche l'informazione associata all'immagine è stata collocata nella memoria a lungo termine. D'altra parte ci accorgiamo che questo è completamente in linea con il principio di memorizzazione delle circostanze visto nel paragrafo precedente: l'informazione che vogliamo memorizzare, poiché percepita nello stesso momento dell'immagine, viene anche essa depositata nella memoria a lungo termine.

E mai ce ne dimenticheremo

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A questo punto abbiamo compreso che, per depositare un'informazione nella memoria a lungo termine con facilità, è necessario trasformarla in un'immagine mentale che viene utilizzata semplicemente come un mezzo. Non abbiamo però ancora parlato delle "condizioni" necessarie per l'attivazione dei processi biochimici che determinano la memorizzazione a lungo termine citate nel paragrafo sfruttare i meccanismi naturali del cervello; un'immagine infatti è un'informazione come un'altra ed è quindi soggetta ai meccanismi che abbiamo visto precedentemente: la prima volta che viene acquisita viene depositata nella memoria a breve termine. Esistono quattro elementi che, se aggiunti alle nostre immagini, permettono di scavalcare questa regola:

  • Esagerazione;
  • Movimento;
  • Associazioni insolite;
  • Coinvolgimento emotivo.

Per tenerli a mente, il noto saggista e mnemonista italiano Gianni Golfera suggerisce l'acronimo "E MAI CE ne dimenticheremo" dove le lettere maiuscole rappresentano le iniziali delle quattro condizioni (E sta per "esagerazione", M per "movimento", AI per "associazioni insolite" e CE per "coinvolgimento emotivo"). Quando tutti questi elementi sono presenti, l'immagine (e l'informazione ad essa associata) viene collocata nella memoria a lungo termine; nel caso ne manchi anche solo uno, essa si colloca nella memoria a medio termine. Analizziamo ora le quattro condizioni singolarmente.

Esagerazione

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L'esagerazione consiste nell'immaginare oggetti dalle misure e caratteristiche sproporzionate. Quando vediamo una persona di 250Kg o un uomo alto due metri e mezzo la nostra attenzione viene stimolata e ciò che ne risulta è un sostanziale incremento dell'attività cerebrale che ne facilita la memorizzazione.

Movimento

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L'evoluzione ha insegnato al cervello ad indirizzare la propria attenzione verso gli oggetti in movimento. Se pensiamo ad un parcheggio con dieci macchine ferme ed una che si sposta, il nostro sguardo sarà focalizzato sull'unica macchina accesa. Questa caratteristica è vitale per gli esseri viventi perché permette di percepire e valutare i pericoli molto più efficacemente. Come per l'esagerazione, l'attenzione sviluppata dal movimento aumenta l'area cerebrale attivata e il periodo di permanenza dell'informazione.

Associazioni insolite

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Un'associazione insolita si ottiene avvicinando due oggetti o situazioni che appartengono a contesti diversi; per esempio un uomo con un serpente al posto della lingua o un cane con la coda sul muso. Entrambe queste immagini risultano "strane" per il cervello che fissa l'attenzione su di esse per ottenere informazioni e gestire eventuali pericoli. Questo provoca conseguenze simili a quelle viste sia per l'esagerazione che per il movimento.

Coinvolgimento emotivo

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Questo è forse il meccanismo più potente che si può sfruttare per una memorizzazione a lungo termine. Quando il coinvolgimento emotivo che accompagna una notizia è abbastanza forte, esso basta per ricordare l'informazione per moltissimo tempo. Purtroppo è particolarmente difficile ricreare artificialmente coinvolgimenti di tale portata solo con l'utilizzo delle immagini e quindi, per i nostri scopi, questo elemento sarà messo sullo stesso piano degli altri tre. Il coinvolgimento emotivo si può ottenere rendendo persone, oggetti e situazioni familiari protagonisti delle nostre immagini mentali.

Conclusioni

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  • Per trasferire un'informazione nella memoria a lungo termine è necessario associarla ad un'immagine mentale concreta avente caratteristiche di esagerazione, movimento, associazione insolita e coinvolgimento emotivo. Quest'ultimo si crea rappresentando situazioni, persone ed oggetti familiari.
  • L'informazione, insieme alle circostanze ad essa legate, viene collocata nella memoria a lungo termine utilizzando l'immagine mentale come "mezzo di trasporto".