Aritmia
La trattazione delle aritmie può presentare notevoli difficoltà nella spiegazione e nella comprensione delle stesse; in realtà andremo a semplificare l'argomento trattandolo nella sua generalità e solo successivamente approfondendo la discussione rifacendoci alla conformazione anatomica del cuore, diviso in atri e ventricoli (vedi Conformazione interna del cuore), comunemente descritta, come porzione "sopraventricolare" e "ventricolare".
Attenzione: le informazioni riportate non sono state necessariamente scritte da professionisti, potrebbero essere quindi incomplete, inaccurate o errate. Usa queste informazioni a tuo rischio e ricorda che i contenuti hanno solo fine illustrativo, non sostituiscono il parere medico e non garantiscono una corretta formazione professionale. Leggi le avvertenze.
Generalità
modificaL'aritmia, in generale, è una variazione della frequenza elettrica normale (ritmo sinusale), e della sequenza dei battiti cardiaci. Tale definizione, nel suo senso più ampio, può comprendere i disturbi della formazione e della conduzione dell'impulso.[1] Il ritmo sinusale è il ritmo cardiaco naturale diretto dall'attività del nodo del seno, segnapassi del cuore, normalmente con frequenze comprese fra 60 e 100 batt/min (valore minimo e massimo per definire una frequenza "nei limiti della norma"). Si parla invece di una conduzione normale quando all'elettrocardiogramma l'onda P è <120 msec, l'intervallo PR non supera i 200 msec e il complesso QRS è di durata non superiore agli 80 msec.
Una variante non patologica del ritmo sinusale è l'aritmia sinusale, che si verifica quando le variazioni fasiche della frequenza dovute alla respirazione, sono notevolmente accentuate.[3] In genere sono presenti nei bambini e nei giovani adulti, ancorché negli atleti. Questa risposta fisiologica dipende dai riflessi che coinvolgono i recettori pressione-volume del cuore, dei vasi e del sistema nervoso autonomo, che a sua volta rallenta (sistema nervoso parasimpatico) o accelera (sistema nervoso simpatico) la frequenza del cuore.[3]
Lo strumento attraverso il quale riusciamo a fare diagnosi di aritmia è l'elettrocardiogramma e l'Ecg dinamico secondo Holter, che può monitorare il ritmo per un minimo di 24 ore sino a un massimo di sei giorni in alcuni apparecchi di ultima generazione. Nei casi in cui non sia possibile registrare gli eventi, perché sporadici (si presentano tre-quattro volte al mese), si può ricorrere all'impianto sottocute (zona sottoclaveare sinistra) di un loop recorder, che può restare in situ per almeno due anni (durata media della batteria).[4]
Eziopatogenesi
modificaPer approfondire questo argomento, consulta la pagina Sistema elettrico del cuore ed elettrofisiologia 1. |
Le aritmie sono in genere secondarie a:[5]
- una normale (in caso di ritmi sinusali al di fuori dei limiti di frequenza) o a un'anomala formazione dell'impulso,
- un'anomala conduzione dell'impulso,
- una combinazione di queste.
Formazione dell'impulso
modificaL'azione ritmica del cuore è in genere controllata da impulsi elettrici originati nel nodo del seno e inviati in sequenza al muscolo, provocando una contrazione coordinata delle due cavità. Come già detto questa serie di eventi elettrici e meccanici si ripete, in genere, dalle 60 alle 100 volte al minuto.[6] Le cellule pacemaker possono ricevere impulsi per la stimolazione (sistema nervoso simpatico) o per la depressione (sistema nervoso parasimpatico), che influenzeranno la contrazione e la frequenza.[7]
Stimolazione
modificaSi intende per stimolazione un'intensificazione dell'attività nei tessuti automatici o di conduzione.[7] L'eccitazione provoca, ovviamente, un aumento della frequenza del segnapassi o della velocità di conduzione, cosa che può essere indotta da stimoli fisiologici, farmacologici o patologici.[7] L'esempio classico è la tachicardia sinusale.
La situazione fisiologica più frequente in cui si arriva alla stimolazione adrenergica (sistema simpatico) è l'esercizio fisico (es. salire le scale, ma anche camminare). La febbre, l'ipertiroidismo, l'anemia possono anch'esse aumentare la frequenza cardiaca, proprio utilizzando questo meccanismo, pur essendo il cuore sano.[7] Considerando situazioni patologiche possiamo avere tachicardia in corso di shock, scompenso cardiaco, infarto miocardico acuto ed embolia polmonare: in questi casi vi è sempre una certa compromissione del cuore.
Depressione
modificaSi intende per depressione un rallentamento della frequenza del segnapassi o della velocità di conduzione, e anche in questo caso può essere indotta da stimoli fisiologici, farmacologici o patologici.[7] In questo caso il classico esempio è sicuramente la bradicardia sinusale. Gli individui normali che hanno un tono parasimpatico elevato, spesso sono bradicardici (gli atleti), ma anche durante il sonno, periodo in cui vi è una prevalenza vagale, possiamo avere bradicardie da considerarsi nella norma. Trattando delle possibili cause patologiche è necessario menzionare stati mixedematosi, ipotermie, ipotiroidismo grave e non si possono non menzionare alcune patologie cerebrali come l'edema cerebrale e l'emorragia cerebrale. [7]
Classificazione
modificaAndremo a riportare la classificazione delle aritmie suddivise in alterazioni a livello del nodo del seno, di origine sopraventricolare, del nodo atrioventricolare e di origine ventricolare. Peraltro distingueremo, come abbiamo già accennato, in problemi correlati all'aumento dell'automatismo e in problemi da alterata conduzione dell'impulso elettrico.
Origine | Aritmia |
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Alterazioni a livello del nodo senoatriale |
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Alterazioni di origine sopraventricolare |
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Alterazioni a livello del nodoatrioventricolare |
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Alterazioni di origine ventricolare |
Note
modificaAttenzione: per facilitare la ricerca nel PDF dell'Elettrocardiogramma, vengono citati i numeri delle diapositive nelle singole note.
- ↑ Phillips-Feeney, p. 370
- ↑ IPASVI Enna, L'Elettrocardiogramma (PDF), ipasvienna.it, pp. 60-71.
- ↑ 3,0 3,1 Phillips-Feeney, p. 59
- ↑ Maurizio Del Greco, I primi 20 anni dei loop recorder, Associazione Italiana Aritmologia e Cardiostimolazione.
- ↑ Fiocca, p. 197
- ↑ Fiocca, p. 55
- ↑ 7,0 7,1 7,2 7,3 7,4 7,5 Fiocca, pp. 67-77
Bibliografia
modifica- R.E. Phillips, M.K. Feeney, I ritmi cardiaci - Guida sistematica all'interpretazione, a cura di E. Papini, Z. Rossi, 2ª ed., Roma, Verduci Editore, 1983, ISBN 978-88-7620-007-6.
- Silvio Fiocca et al., Fondamenti di anatomia e fisiologia umana, 2ª ed., Napoli, Sorbona, 2000, pp. 189-277, ISBN 88-7150-024-5.