Aiuto:Manuale di stile

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Attenzione, questa pagina è stata importata da uno degli altri progetti di Wikimedia, pertanto non risponde in modo esatto alle esigenze e alla formattazione di questo progetto. Il testo necessita, quindi, di essere adeguato e formattato secondo le linee guida di Wikiversità.
Abbreviazioni
H:STILE
Bar di Wikiversità

Questa pagina riporta una guida dettagliata sullo stile e la formattazione da usare nelle voci di Wikiversità.

È più importante che una lezione sia chiara e ricca di informazioni, piuttosto che sia stilisticamente perfetta: la sostanza è più preziosa della forma. Ciò non toglie però che uno stile adeguato e omogeneo facilitino è incentivino la lettura e l'apprendimento.

Questo manuale di stile ha la semplice funzione di aiutare gli utenti – vecchi e nuovi – a scrivere lezioni che siano:

  1. omogenee, che cioè abbiano tutte una struttura simile e adottino le stesse convenzioni per date, nomi, titoli ecc., affinché Wikiversità possa essere leggibile ed utilizzabile il più agevolmente e velocemente possibile;
  2. ben scritte, evitando alcuni degli errori ed equivoci stilistici che si commettono spesso quando si scrive senza essere abituati al mezzo di comunicazione che si sta usando.

Se hai dei dubbi a proposito di termini o abbreviazioni che incontri su Wikiversità e che non ti sono familiari, vedi Aiuto:Glossario e Glossario informatico.

Lo stile delle lezioni

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Wikiversità non è una fonte primaria di conoscenza (ad esclusione delle aree di ricerca universitarie, al momento non ancora attivate), ovvero una fonte che riporta assunti già altrove espressi; non può ergersi, in altre parole, a garante di quanto riporta.

Per questo, chi scrive deve farlo per quanto possibile in modo impersonale, imparziale – il famoso punto di vista neutrale o NPOV – e senza dare voce alle proprie emozioni, anche se per alcuni argomenti può essere difficile.

L'importante è farsi capire

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Lo scopo di una lezione di Wikiversità è insegnare, quindi come già detto la sostanza è più importante della forma; tuttavia quando scrivete dovreste tenere sempre presente il destinatario di ciò che scrivete. Una lezione di Wikiversità è destinata ad essere letta da chiunque, perciò è necessario scrivere in modo semplice anche se non atecnico. Wikiversità è un luogo di apprendimento per tutte le fasce d'età e, se da un lato, deve volgere ad insegnare (e quindi a far comprendere un certo concetto), allo stesso tempo, deve cercare di farlo in modo tecnico e corretto, al fine di realizzare una corretta formazione, però tenendo sempre presente la fascia d'età a cui principalmente è destinata la lezione.

Comunque, per quanto complesso sia un argomento, si può sempre esprimerne in parole povere almeno il concetto base: Wittgenstein, grande filosofo del linguaggio, sostenne: "Se una cosa può essere detta con le parole, allora può anche essere detta con parole semplici".

Lo stile spicciolo

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...è tutta questione di stile...

Cesare Marchi, in un suo libro, definiva ruota di porcello la prosa ampollosa e vuota di chi non ha niente da dire, ma vuole parlare a tutti i costi per sembrare importante. Se siete qui su Wikiversità vuol dire che qualcosa da dire lo avete, ma il vizio di sembrare importanti usando un italiano burocratico e artificiale ormai lo hanno preso in così tanti che (quasi) nessuno se ne accorge più: nascono allora complicazioni inutili della lingua come in quanto al posto di perché, si tratta di al posto di è, ne consegue che al posto di quindi...

In parole povere, certe circonlocuzioni, concordemente con quanto asserito dai massimi fra gli accademici della Crusca, tenderebbero ad esacerbare alcuni segnali semantici all'interno del contesto espressivo, influendo non lievemente sulla prassi di decodifica cognitivo-funzionale del potenziale fruitore: tali propensioni stilistiche influirebbero inoltre sui risvolti più prettamente gnoseologici del testo, rischiando di sottendere l'elaborato alle più trite e abusate tendenze sintattico-espressive, di tipo puramente aforistico, forse dissimulando, tra pindariche figure retoriche, un più coerente anelito comunicativo...

A proposito di forse: vi è mai capitato di scrivere frasi del tipo è forse uno dei maggiori ecc. ecc.? Se vi coglie la tentazione di scriverlo in una lezione, per favore non lasciate il vostro lettore nel dubbio: controllate su Google o dove meglio potete e trasformate il vostro "forse" in certezza; assumetevi la responsabilità di quello che scrivete! O è uno dei maggiori oppure non lo è. Se non avete la possibilità o la voglia di verificare se un'informazione è vera oppure no, è meglio che non la scriviate affatto (vedi anche: Wikiversità:Verificabilità e Wikiversità:Evasività).

Ancora, le virgole scandiscono il ritmo delle frasi. Una frase, anche corta, che abbia tante, troppe virgole, messe vicine, diventa lenta, pesante, faticosa, per chi, come voi, ora legge. Le frasi con poche virgole invece scorrono via molto veloci e senza intoppi ma spesso diventano molto più lunghe e piene di subordinate tanto che può diventare difficile per la mente del lettore capire cosa sta leggendo ora dal momento che non si è ancora potuta fermare un attimo da quando è iniziata la frase per tirare le somme e ricapitolare tutto quello che gli è passato sotto il naso perché ancora non ha trovato uno straccio di virgola o magari un bel punto. Insomma, ecco un esempio illuminante di come non dovete scrivere e non dovete abusare di subordinate a catena e giri di parole.

Questioni che scottano

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Nel caso di argomenti controversi (riguardanti in special modo le religioni e la politica) è necessario riportare senza omissioni o giudizi le ragioni di tutte le parti e (se ci sono) i reciproci punti di vista principali, insieme ai fatti che tutti o quasi giudicano rilevanti: sarà il futuro lettore, terzo in causa, a tirare le somme. I wikiversitari, come quarti in causa (quale fonte non primaria o quanto meno indiretta di informazione) non sono autorizzati a farlo.

Se l'argomento può suscitare reazioni emotive forti (per esempio l'aborto, la guerra, il terrorismo sotto ogni bandiera), oltre a fare quanto sopra, è necessario prepararsi a discutere parecchio, perché – qualunque cosa si scriva – ci sarà sempre qualcuno che riterrà la lezione non in linea con il punto di vista neutrale e riterrà urgente, doveroso e necessario, intervenire immediatamente con radicali modifiche alla lezione nelle varie sedi di discussione.

In entrambi i casi, chi leggerà la lezione sarà meglio informato se scriverete tenendovi lontani dai "massimi sistemi" e tratterete la questione da punti di vista più vicini al quotidiano, più facili da trattare perché se ne ha un'esperienza più diretta (e su cui più difficilmente si possono scrivere stupidaggini :-)

La struttura di una lezione

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Il titolo

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La prima cosa da fare, a cui spesso non si presta la dovuta attenzione, è la scelta del titolo da dare alla lezione, elemento fondamentale perché riassume in una o pochissime parole il contenuto della stessa.

Il titolo deve essere aderente al contenuto, incisivo, esplicativo e rappresentativo al tempo stesso.

Occorre verificare se ci sono altre lezioni con lo stesso titolo e, in caso affermativo, (cercare se possibile di uniformare le due lezioni in modo da poter creare una pagina univoca che possa essere inclusa in due differenti corsi) nella maggior parte dei casi ad esempio se sono due lezioni che trattano dello stesso argomento ma per ordini di scuola diversi come medie e superiori è meglio tenerle separare mettendo nel titolo tra parentesi l'ordine di scuola e creando una disambigua.

Incipit

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Come già detto, si parte con una introduzione o incipit, in cui si spiega in termini semplici il contenuto della lezione e si fa una breve premessa: un abstract, per usare un termine accademico. Poi si è liberi di procedere come si vuole, anche se sarebbe comunque bene mantenere un minimo di gradualità nella complessità dell'esposizione, per non mettere i profani di fronte ad un muro subito dopo le prime righe.

Occorre essere completi nell'esporre almeno gli aspetti più importanti: se il discorso si fa troppo lungo o complesso è bene evitare di scrivere pagine su pagine, ma suddividerle in nuove lezioni vuote da creare o, se esistenti come abbozzi, da riversarvi per ampliarle (l'autore principale o qualcun altro scriverà o amplierà) e trattare lì gli ulteriori argomenti.

Voci correlate e collegamenti esterni

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Possibili riferimenti correlati che si riferiscono a voci interne alla It Wikiversità, devono essere inseriti aggiungendo l'apposita sezione "Voci correlate" in fondo alla lezione e successivamente, se presenti, la sezione dedicata agli eventuali indirizzi a siti esterni a Wikiversità, chiamata "Collegamenti esterni".

Per quanto riguarda i collegamenti esterni si precisa che non vi rientrano le voci delle altre Wikiversità ma solo i siti esterni che trattano l'argomento della lezione in questione. Le lezioni analoghe della altre Wikiversità nazionali hanno il proprio collegamento nel box Altre lingue, a sinistra della lezione.

Quando una lezione è completa?

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La risposta è semplice: una lezione non è mai completa. Per quanto in profondità abbiate trattato un certo argomento, c'è sempre qualcosa in più da spiegare, un dettaglio da aggiungere, una frase o un paragrafo da limare, un periodo o un'informazione inutile da togliere... volendo, nessuna lezione è mai "finita" del tutto!

La regola che su Wikiversità, in generale, si adotta per valutare se e quando distribuire un testo su più lezioni è legata alla leggibilità a video dell'articolo, che diminuisce se il testo è lungo più di cinque o sei schermate: quindi se ciò che si scrive misura più di 32 Kb, sarà considerato "troppo lungo", e verrà consigliato di suddividere la pagina in sezioni più piccole. Altri motivi per evitare di allungare troppo una lezione sono descritti in Aiuto:Dimensione della lezione.

Convenzioni usate nelle lezioni

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Convenzioni usate nelle lezioni di Wikiversità
abc
Corsivo
''abc''
abc
Grassetto
'''abc'''
abc
Minuscolo
abc
ABC
Maiuscolo
ABC
Wikilink
[[abc]]
Intestazione
== Abc ==
Lista
*abc
Template
{{abc}}
Capoversi - Date - Abbreviazioni - Parole straniere - "D" eufonica - Accenti
Sezioni, paragrafi, liste e linee - Collegamenti, URL e immagini
Formattazione dei caratteri - Nowiki e commenti - Tabelle - Template
Wikilink - Categorie - Redirect - Disambigua
Convenzioni linguistiche - Convenzioni di nomenclatura - Standard
  - Sportello informazioni

Tutte le lezioni debbono avere l'oggetto della trattazione – specificatamente, il titolo della pagina – in grassetto nella frase di incipit (possibilmente proprio nella prima riga del testo) e comunque solo in quella. Non viene ravvisata la necessità di evidenziare in grassetto altre parti del testo, neppure se riferite a ulteriori occorrenze del titolo della lezione.

Di solito il passaggio può essere svolto inserendo una frase completa, con soggetto, verbo e vari complementi, cioè non del tipo «Roma. Città italiana», ma «Roma è una città italiana ed il capoluogo dell'omonima provincia».

Alcuni esempi di introduzione, con sottostante la relativa modalità di codifica usata per produrre il testo (per ottenere il grassetto, il corsivo e i wikilink):

Il '''teorema di Pitagora''' è un concetto della [[w:geometria|geometria]] così chiamato in onore di [[w:Pitagora|Pitagora]], [[w:matematica|matematico]] e [[w:filosofia|filosofo]] del [[w:VI secolo a.C.|VI secolo a.C.]].

Se l'oggetto della lezione è noto anche con altri nomi (sinonimi, pseudonimi, o semplici variazioni d'uso comune), anche questi vanno indicati in grassetto.

  • L'idrossido di sodio (NaOH, noto anche come soda caustica...
L''''idrossido di sodio''' ([[w:NaOH|NaOH]], noto anche come '''soda caustica'''...
'''Carlo Lorenzini''', meglio noto con lo [[w:pseudonimo|pseudonimo]] di '''Collodi''', dal nome del [[w:Collodi|paese in cui risiedeva]]...

Stile delle date

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Le abbreviazioni a.C. e d.C. vanno preferite ad alternative come A.C. o AC.

Le date si scrivono sempre per esteso, secondo le seguenti convenzioni. Solo qualora si rendesse necessario risparmiare spazio e non appesantire troppo il testo (ad esempio, in un fitto elenco di date o di elementi associati a una data), si usa la forma esclusivamente numerica gg-mm-aaaa cioè 26-2-2007 (niente zeri superflui).

[[w:474 a.C.|474 a.C.]]
  • 474 (dopo Cristo)
[[w:474|474]]
  • 474 d.C. (dopo Cristo, abbreviazione: solo nel caso in cui nella stessa voce ricorrano anni prima e dopo Cristo)
[[w:474|474 d.C.]]

Giorni e mesi

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  • 11 febbraio (il nome del mese – come quello di un giorno della settimana (es.: giovedì) – ha sempre l'iniziale minuscola)
[[w:11 febbraio|11 febbraio]]
[[w:1 gennaio|1° gennaio]]
[[w:11 febbraio]] [[w:1967|1967]]

Decenni

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[[w:anni 1960]]
  • anni sessanta (i decenni hanno sempre l'iniziale minuscola e vanno indicati preferibilmente per esteso; è sconsigliata pertanto l'abbreviazione, ad esempio anni '60)
[[w:anni 1960|anni sessanta]]
  • XIX secolo (mai 19° secolo o diciannovesimo secolo)
[[w:XIX secolo|XIX secolo]]
l'[[w:XIX secolo|Ottocento]]

Le ore vanno generalmente indicate in cifre; in particolare devono essere scritte usando i numeri da 1 a 24 e non da 1 a 12, anche qualora fosse chiaro che si tratta di ore pomeridiane.

Per separare le cifre di ore, minuti primi e minuti secondi non si può usare la virgola, che in Italia serve solo per i decimali (va quindi utilizzata, eventualmente fosse necessario, per separare i decimi di secondo); la norma ISO in materia (ISO 8601:2004 Data elements and interchange formats – Representation of dates and times) consiglia l'uso, quale separatore, del carattere due punti (carattere ASCII 58), che ormai si è imposto in molti contesti, anche se criticato da taluni; è sicuramente legittimo e diffuso, anche se in misura minore, anche l'uso del punto. In ogni caso è necessario un uso coerente dei caratteri di separazione, almeno all'interno delle singole voci.

Struttura del testo

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Stile dei capoversi

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Usa i tag == per iniziare un capoverso, piuttosto che i tag ''': questo consentirà che le sezioni della lezione possano essere autonumerate (opzione da settare nelle preferenze utente). Per evitare che la numerazione parta da 0.1, 0.2, ecc., controllate che le sezioni successive non abbiano meno "=" (segni di uguale) delle precedenti. Il primo capoverso è già segnato automaticamente dal software mediawiki, dunque non è necessario inserire nuovamente il titolo della lezione come intestazione della pagina.

==Paragrafo 1==

===Paragrafo 1.1===

====Paragrafo 1.1.1====

=====Paragrafo 1.1.1.1=====

==Paragrafo 2==

===Paragrafo 2.1===

Titoli di lezioni riguardanti forme di vita

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I titoli delle lezioni che hanno come oggetto animali, piante, funghi, batteri, protozoi etc. vanno scritti usando il nome scientifico della specie (nome binomiale in latino, ad es. Canis lupus); il primo elemento del nome binomiale, che indica il Genere, va sempre scritto con iniziale maiuscola, il secondo elemento con iniziale minuscola. Entrambi devono essere scritti in corsivo. Se esiste anche un nome italiano questo va usato come redirect.
La stessa convenzione va anche utilizzata per lezioni che riguardano suddivisioni tassonomiche superiori alla specie (es.: la classe dei mammiferi è Mammalia).

Liste ed elenchi

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Qualunque tipo di elenco si usi, si devono seguire le seguenti convenzioni.

  1. Stile testo: si seguono le regole del testo corrente, perché i singoli elementi dell'elenco fanno parte integrante del periodo, e sono organizzati in una lista per rendere più agevole la lettura. In particolare:
    • si usa l'iniziale minuscola se la lezione prosegue il periodo della frase introduttiva;
    • ogni voce termina con il segno di punteggiatura che gli spetterebbe nel contesto della frase;
    • l'ultima voce si chiude con il punto.
  2. Stile elenco: si considerano le lezioni come elementi informativi autonomi.
    • Le voci iniziano in maiuscolo.
    • Sono seguite dal punto se costituiscono frasi compiute.
    • Non sono seguite da punteggiatura se sono, ad esempio, semplici denominazioni.

Paragrafi finali oltre il testo

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Alla fine della lezione, dopo il testo vero e proprio, si situano vari paragrafi «accessori» che hanno lo scopo di permettere un approfondimento ulteriore e anche di permettere il controllo dei contenuti della lezione. Spesso possono diventare molti, perciò è necessario seguire una convenzione sul loro ordine: vanno messe più in alto quelle informazioni che riguardano più strettamente la voce. Perciò, per prime sono le note a piè di pagina, che spiegano parti del testo o rendono conto della fonte dell'informazione o della teoria riportata; segue la bibliografia, che è l'elenco dei testi usati per stendere la lezione (e a cui fanno riferimento le note) o anche solo utili per approfondire l'argomento; poi le voci correlate, che rimandano ad altre lezioni utili ad approfondire l'argomento trattato o uno molto vicino; infine i collegamenti esterni, a pagine della Rete interessanti per approfondire (e/o consultate per scrivere la lezione).

Per quanto riguarda i template di navigazione, al contrario di quanto avviene su wikipedia, si consiglia di inserirli all'inizio della lezione, in modo che il lettore possa agevolmente spostarsi dal testo che sta leggendo all'indice delle lezioni relative a quella materia.

Si noti che non necessariamente bisogna creare tutti questi paragrafi separati: ad esempio, se la bibliografia è breve, il libro consultato si può semplicemente indicare in una nota, e se i collegamenti ad altre pagine sono pochi, possono anche stare tutti nello stesso paragrafo, purché al suo interno si segua lo stesso ordine indicato sopra e sia chiaro a che tipo di pagina rinvia il collegamento.

Riassumendo l'ordine dei paragrafi e i titoli convenzionali sono questi:

  1. Note
  2. Bibliografia
  3. Risorse correlate
  4. Altri progetti
  5. Collegamenti esterni

Grafia delle parole

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Maiuscolo

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Usate il maiuscolo il meno possibile e, una volta deciso quali parole vanno con l'iniziale maiuscola, è importante comunque conservare un criterio omogeneo. Non scrivete MAI (mai) parole con tutte le lettere MAIUSCOLE. Usate invece le maiuscole attenendovi alle seguenti indicazioni:

  • Usate solo l'iniziale maiuscola per iniziare un periodo dopo un punto fermo, un punto interrogativo e un punto esclamativo.
  • La regola fondamentale è che vanno in maiuscolo solo i nomi propri di persone o di animali e i termini geografici (es. America, Europa, Monviso). Nei nomi geografici composti il nome comune andrà in minuscolo e il nome proprio andrà in maiuscolo (es. mar Mediterraneo, monte Amiata, monte Subasio, lago Trasimeno), tranne nel caso in cui il nome comune sia parte integrante del nome proprio (es. Palazzo Madama, Teatro alla Scala); un caso particolare di questa regola sono i nomi formati da un sostantivo (spesso generico) e un aggettivo che rende il composto un nome proprio (es. Monte Bianco, Medio Oriente, Monte Rosa); nelle entità geopolitiche il cui nome è composto, prendono la maiuscola tutti i nomi, sostantivi e aggettivi (es. Stati Uniti d'America, Regno Unito, Gran Bretagna, Unione Europea, Repubblica d'Irlanda).
  • Sono nomi propri i nomi di epoche, avvenimenti di grande importanza, secoli (se scritti in lettere), i periodi storici e i movimenti letterari, artistici e filosofici diventati antonomastici (es. Novecento, Rivoluzione francese, il Medioevo, il Rinascimento, la Riforma protestante, l'Umanesimo), generalmente per distinguerli da possibili omonimi generici o comunque per entificazione (cfr. sotto).
  • «Quando una parola o una sequenza di parole indicano non un concetto, ma un individuo, un ente concreto e unico» si considerano nomi propri e vanno scritti con la maiuscola: criterio fondamentale per individuare un'entificazione è la necessità del maiuscolo per distinguere un oggetto particolare da uno generico (ad esempio, la Camera). Qualora una maiuscola non sia necessaria per evitare confusioni (ad esempio, prima guerra mondiale), è da preferire la minuscola: per uniformità, tale regola è prescrittiva nella nomenclatura di voci, categorie ecc.; solo indicativa per il testo delle voci.
  • Nei nomi propri costituiti da più parole, vale la regola generale che solo la prima parola va in maiuscolo. (es. la Banca del lavoro, la Cassa di risparmio).
  • Nei nomi di palazzi, teatri, locali pubblici il nome comune va in minuscolo e quello proprio in maiuscolo (es. palazzo Trinci, palazzo dei Priori, teatro Mancinelli) tranne nel caso in cui il nome comune sia parte integrante del nome proprio (es. Palazzo Madama, Teatro alla Scala); un caso particolare di questa regola sono i nomi formati da un sostantivo (spesso generico) e un aggettivo che rende il composto un nome proprio (es. Cappella Sistina, Mole Antonelliana, Ospedale Maggiore).
  • Si può usare il maiuscolo per nomi indicanti cariche pubbliche, autorità, gradi militari, solo quando all'inizio del testo si sia specificato il nome della persona e nel prosieguo la si indichi con il titolo che sostituisce il nome (es.: "Ieri il vescovo Tizio Caio ha detto […]. Nella visita successiva il Vescovo ha ribadito […]"; "Il sindaco Tal dei Tali ha inaugurato […]. Nel discorso tenuto nell'occasione il Sindaco ha affermato che […]").
  • Santo, santa: vanno in maiuscolo quando fanno parte del nome proprio di una chiesa, località, via (es. "Nella chiesa di Santa Caterina", "Le torri di San Gimignano", "Abito in via San Filippo"). In tutti gli altri casi va in minuscolo, anche quando indica la festa (es. "La festa del patrono san Costanzo", "Nella liturgia di santa Scolastica"). In ogni caso mai sostituire la parola san, santo, santa, con "s.".
  • Chiesa: va sempre minuscolo tranne quando indica la comunità dei credenti (es.: Le Chiese cristiane).
  • I punti cardinali quando indicano realtà geografiche o politiche e sono quindi nomi propri (es.: il Sud dell'Italia, gli stati dell'Est).
  • I nomi dei corpi celesti (es. la Terra, la Luna). Le parole terra, luna e sole vanno invece minuscole quando non rappresentano realtà astronomiche.
  • I nomi dei segni zodiacali (es. Il Sagittario, Lo Scorpione).
  • I nomi di festività civili o religiose, anche composte (es. Natale, Capodanno, Primo Maggio).
  • Gli acronimi vanno generalmente scritti tutti maiuscoli, senza punti di separazione (es. FAO e USA: non F.A.O. e U.S.A.); per termini assimilati nel linguaggio comune questi possono essere scritti con la sola iniziale maiuscola nel caso di denominazioni proprie (Fiat, Saab, etc.) e completamente in minuscolo in caso di denominazioni divenute comuni (laser, radar). In ogni caso, per imprese e organizzazioni la cui denominazione è un acronimo, è preferibile utilizzare la forma ufficiale che l'impresa o l'organizzazione si è data (Fiat, Enel, ONU, IBM).
  • Nomi di specifiche unità o organizzazioni militari vanno scritti in maiuscolo (Regia Marina, Brigata Sassari, Unità 731). L'eventuale nome proprio di un reparto può essere scritto in corsivo (es: Brigata Alpina Julia)
  • La parola Costituzione nel senso astratto entificato di fonte normativa del diritto va sempre in maiuscolo; non così nell'uso generico: es. la Costituzione italiana, secondo la Costituzione francese della Quinta repubblica, ma tutti i paesi dotati di costituzione scritta.

Minuscolo

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  • Vanno evitate le maiuscole di rispetto o riverenza che, quindi, vanno sempre in minuscolo (es. messa, comunione, celebrazione eucaristica, celebrazione liturgica, liturgia, confessione, matrimonio, ordinazione sacerdotale).
  • Cariche ecclesiastiche come don, mons., fra, suor, padre, vescovo, cardinale, papa, tranne quando viene usato come nome proprio (es. Il Papa ha ricevuto in udienza; ma: papa Giovanni Paolo II).
  • Cariche ecclesiastiche, politiche, accademiche, scolastiche, professionali e militari: vanno sempre in minuscolo quando sono generiche o in presenza del nome proprio (es. vescovo, cardinale, assessore, deputato, senatore, generale, professore – quest'ultimo va abbreviato in prof. e in generale va omesso se c'è il nome, o si indicano eventuali titoli accademici o politici).
  • Scuola elementare, scuola media, scuola superiore, parlamento, governo, ministero, camera, senato, giunta regionale, consiglio regionale, repubblica, regione, università, facoltà, ateneo, quando usate in modo generico, non come nomi propri: es. l'Università di Perugia (specifico) contiene numerose facoltà (generico) umanistiche. Caratteristica storica dell'ateneo (generico) è la presenza di moltissimi studenti stranieri; studio all'università di Milano. Ma: Sono iscritto all'Università degli studi di Milano (nome proprio).
  • I nomi di settori, reparti, uffici o aziende (es. direzione del personale, direzione generale).
  • I nomi di fonti normative (es. legge, decreto legge, codice civile, direttiva, circolare, regolamento)
  • I nomi di popoli, tribù e adepti di confessioni religiose (es. italiani, francesi, asiatici, africani, cristiani, buddhisti). Vanno in maiuscolo solo i nomi dei popoli antichi che vadano distinti da quelli moderni che li continuano o da altri nomi (Romani, Greci, Persiani, Egizi ecc.).
  • I nomi dei punti cardinali, quando non indicano nomi propri (es. Milano è situata circa 120 km a nord-est di Torino).
  • N.M.B.: nel dubbio tra maiuscolo e minuscolo prevale il secondo.

Uso dell'accento

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La necessità dell'accento è prevista dall'ortografia italiana nei seguenti monosillabi in tabella (per evitare eventuali problemi di omografia):

ché (congiunzione causale) che (in ogni altro senso)
(indicativo presente di dare) da (preposizione) e da' (imperativo di dare)
(«giorno») di (preposizione) e di' (imperativo di dire)
è (verbo) e (congiunzione)
(avverbio) la (articolo, pronome, nota musicale)
(avverbio) li (pronome)
(congiunzione) ne (pronome, avverbio)
(pronome tonico)* se (congiunzione, pronome atono)
(avverbio) si (pronome, nota musicale)
(pianta, bevanda) te (pronome)
  • Gli imperativi troncati, così come la parola poco, prendono l'apostrofo e non l'accento: va' pure, fa' un po' come vuoi
  • Per il pronome personale tonico (riflessivo) è regola fortemente sostenuta dai linguisti di oggi porre l'accento sempre, anche in espressioni come sé stesso (sebbene non a rischio di confusione), contrariamente all'uso della prima parte del Novecento, ancora ampiamente prevalente. Poiché non c'è accordo sulla norma da adottare ufficialmente, la scelta è lasciata alla sensibilità di ciascuno.
  Per approfondire questo argomento, consulta la pagina w:Sé (grammatica).
  • L'accento per su avverbio è superfluo (e quindi non va messo, nelle voci di wikipedia); non esistono reali necessità di disambiguazione per i monosillabi omografi delle note musicali, perciò ad esempio l'indicativo presente di prima persona singolare del verbo dare è da scriversi do senza accento. Al contrario, l'accento è da porsi su monosillabi come giù, già, ciò, e sui polisillabi composti come: viceré, trentatré, gialloblù.
  • Un altro uso dell'accento, facoltativo e da usarsi con discrezione, serve a distinguere immediatamente parole omografe (come dài verbo e dai preposizione, subìto verbo e sùbito avverbio, princìpi, ideali e prìncipi, persone: in questo caso si possono distinguere le due parole anche coll'accento circonflesso, non molto usato – principî/principi –, o colla doppia iprincipii/principi –) , o per indicare la pronuncia corretta di parole poco conosciute o che comunque rischiano di essere pronunciate scorrettamente: o con l'accento tonico sbagliato (quindi non le parole piane, in genere) o con un'apertura errata delle vocali (pésca/pèsca, cólto/còlto).
Grave o acuto
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Nelle parole italiane la vocale a (aperta) può avere soltanto l'accento grave, come anche la o se in finale di parola (sempre aperta in parole italiane). Quindi l'accento può variare fra acuto e grave solo nel caso di e a seconda che sia aperta (è) o chiusa (é). Nella maggior parte dei casi la parola termina con un accento acuto. Quindi, lo si ha nei seguenti casi:

  • ché nell'accezione di perché, e i composti di ché, re e tre, e (come perché, giacché, sicché, finché, viceré, ventitré, autodafé);
  • parole come , , mercé, scimpanzé;
  • nei passati remoti (come poté, combatté, credé, eccetto diè);

mentre si ha accento grave con:

  • casi come cioè, ahimè, piè, , caffè;
  • nel caso di alcuni termini di origine francese ma con grafia italiana (come relè, sufflè, gilè, purè, lacchè) nonostante, in quasi tutti i casi, l'originale sia scritto con l'accento acuto (e/o pronunciato come [e] chiusa): purè da purée, gilè da gilet eccetera;
  • nella maggior parte dei nomi propri (Giosuè, Mosè, Noè, Salomè, Averroè).

Un discorso a parte meritano i e u, che sono sempre chiuse e quindi teoricamente dovrebbero avere sempre l'accento acuto (ú, í). D'altronde per molti questo non ha senso perché l'accento normale sarebbe quello grave, alternato all'acuto solo in caso di ambiguità. In ogni caso, la presenza nella tastiere italiane solo di ù e ì ha fatto sì che queste siano decisamente prevalenti: lo sono anche in Wikiversità, perciò per uniformità tipografica bisogna scrivere ù e ì.

  Per approfondire questo argomento, consulta la pagina w:Accento (ortografia).
Scrivere È
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Nota che è possibile inserire la È accentata maiuscola, evitando la più accessibile (ma errata) forma E', nei seguenti modi:

  • impiegando il pannello sottostante la casella di modifica del testo;
  • in ambiente Microsoft Windows, utilizzando la combinazione di tasti ALT + 0200;
  • in ambiente X-Window (GNU/Linux, FreeBSD, etc.), utilizzando la combinazione di tasti: FissaMaiuscole + è;
  • in ambiente Mac OS X, utilizzando la combinazione di tasti: Alt + Maiuscolo + e;
  • con Firefox, adoperando un'estensione come [1].

Si presti la dovuta attenzione a non confondere la È (corretta) con la É (errata!).

Apostrofi

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  • Nelle date, come in "la guerra del 1914-1918", l'apostrofo non va mai prima della cifra preceduta dal trattino: "la guerra del '14-18", non "la guerra del '14-'18".

Uso della d eufonica

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Si consiglia l'impiego per la congiunzione e e per la preposizione a, della d eufonica per sostenere meglio la pronuncia, nei casi in cui la parola successiva inizi con la medesima vocale. Per esempio: ad amare, ad andare, ad aprire, ed ecco.

Non sono indicate invece con espressioni quali: ad Adamo, ad Iddio, dove la vicinanza di un'altra d diventa roboante. Certe espressioni invece sono forme cristallizzate nel tempo, spesso con origine latina, e di norma sono lasciate tali, come nel caso di ad esempio. Inoltre, od non è usato nella lingua comune, e per molti sa di stantìo e di burocratese, per cui è sempre bene evitarlo.

Provare a pronunciare le possibili versioni della parola aiuterà chi scrive a capire quali forme preferire.

  Per approfondire questo argomento, consulta la pagina D eufonica.

Parole straniere

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Le parole straniere vanno sempre indicate in corsivo, qualora non siano ancora entrate nell'uso comune italiano. Attenzione: anche il latino è una lingua straniera. Per capire quindi in generale se una parola debba essere ritenuta straniera oppure no, basatevi sulla fonte principale per ogni lingua, che è il dizionario della lingua stessa (ovviamente ce ne sono diversi, a voi utilizzare il buonsenso): qualora la parola sia presente su un dizionario (o su più di uno), potete considerarla come appartenente alla lingua in questione, perché si suppone che sia già entrata più o meno nell'uso (ciò non significa che sia sempre consigliabile). Ricordate che, secondo la grammatica, le parole straniere (usate all'interno di un testo italiano) non si declinano mai (ad esempio non è corretto parlare dei computers, ma solo dei computer, senza la 's' del plurale inglese). Infatti, se non sono più citazioni (rare) da una lingua straniera (che come tali vanno in corsivo), fanno parte della lingua italiana e devono sottostare alle sue regole. Se non sono adattate, non possono pertanto formare il plurale come nella loro lingua d'origine, e necessariamente diventano invariabili. Tenete a mente che molte parole straniere, seppure di uso corrente, dispongono di sinonimi italiani ("week-end" si può facilmente sostituire con "fine settimana"). In ogni caso italianizzare o tradurre evita qualunque imbarazzo di questo genere (forma del plurale e del singolare, corsivo o no ecc.), per cui è spesso la soluzione migliore anche quando la traduzione o adattamento non è molto comune (anche perché in genere ad un primo incontro è comunque più comprensibile dell'originale, ed essere comprensibili anche per i "non addetti ai lavori" è particolarmente importante per un wiki come Wikiversità): ad esempio, può apparire ridicolo scrivere "un vigilantes" o "un murales", perciò perché non dire "un vigilante" (e "dei vigilanti") e "un murale" (e "dei murali")? Non accantoniamo l'italiano nemmeno per pigrizia, nei casi in cui abbiamo l'espressione straniera sulla punta della lingua.

Interpunzione e caratteri

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Corsivo

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Vanno messi in corsivo senza virgolette:

  • titoli (di libri, giornali, riviste, documenti, leggi, conferenze, canzoni, opere musicali, quadri, sculture, videogiochi);
  • parole o (parti di) frasi da evidenziare (si ricorda che l'uso a questo scopo del grassetto e delle sottolineature è vietato);
  • parole straniere, se non di uso comune (in proposito, vedi Parole straniere).
    Se il titolo è anche un collegamento, mettete i tag del corsivo all'esterno delle parentesi quadre del collegamento:
    • Cicerone, Boccaccio '70
      '[[Cicerone (superiori)|Cicerone]]'', ''Boccaccio '70''

In generale, non vanno in corsivo le citazioni: vedi Citazioni.

Citazioni

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Le citazioni in corpo, cioè all'interno del testo dei paragrafi, devono essere inserite all'interno di una coppia di virgolette (" ... " oppure « ... »). È consigliato l'uso delle virgolette "basse" o "sergenti" (« ... »); il tipo di virgolette scelto va comunque usato coerentemente all'interno della voce. Le virgolette alte appaiono spesso più discrete, perciò si possono usare comunque per racchiudere poche parole e qualora non si voglia sottolineare più di tanto che la (parte di) frase in questione è una citazione, oltre che all'interno di una citazione fra sergenti.

Esempi di citazioni in corpo:

  • Una leggenda popolare narra che Dante aveva una memoria eccezionale: un signore a lui sconosciuto lo fermò una volta in piazza del Duomo chiedendogli: «Qual è il cibo più buono del mondo?». «L'ovo», rispose Dante. Un anno dopo, nella stessa piazza, lo stesso signore lo reincontrò e gli domandò «Con cosa?». «Col sale», fu la conclusione dell'Alighieri.
  • Teresa «si è rivelata un maestro con questo libro meraviglioso della sua vita» (Pio XI, 14 maggio 1923)
  • La futilità dell'azione e la sua audacia sconsiderata spinsero il Maresciallo di Francia Pierre Bosquet ad affermare: «È stato magnifico, ma non è la guerra»
  • Il suo "genio" si fa presto apprezzare, tanto che [...] supera "primi Ingegnieri e valentuomini" chiamati a risolvere il problema "inventando" un palco che "coll'ajuto di alcuni argani e di alcune nascoste rote" sparisce in pochi minuti.

Per le citazioni fuori corpo si consiglia l'uso del template Template:Quote, a cui si rimanda per le spiegazioni sull'uso. Altrimenti, il testo va inserito fra virgolette basse.

Per segnalare l'omissione di parti di testo nelle citazioni lunghe, come nell'ultimo degli esempi appena visti, si inseriscono tre punti di sospensione fra parentesi quadre: non si deve mai inserire i tre puntini di sospensione "..." da soli a meno che non facciano parte della citazione originale; allo stesso modo, quando per una migliore comprensione della citazione si rende necessario integrare brevi parole o anche semplici lettere, tali aggiunte vanno segnalate sempre mettendole fra parentesi quadre.

Citazione di titoli di opere
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Opere dell'ingegno (quali ad esempio titoli di libri o film) vanno sempre indicati in corsivo. Di norma, i titoli delle opere nelle lingue anglosassoni vogliono il maiuscolo su tutti i sostantivi che compongono il titolo: The Life and Opinions of Tristram Shandy, Gentleman (restano minuscole invece congiunzioni e preposizioni). Invece, nelle lingue neolatine le maiuscole si usano unicamente per la prima lettera del titolo e per gli eventuali nomi proprî: Vita e opinioni di Tristram Shandy. Per tutte le altre lingue si seguono le stesse convenzioni che per le lingue neolatine.


Nelle lingue neolatine, contrariamente all'uso anglosassone, non vanno in maiuscolo le prime parole di ogni verso di una poesia che non sarebbero in maiuscolo se il testo fosse scritto in prosa. Il ritorno a capo, cioè, non dà luogo di per sé ad una lettera maiuscola.

Es.

Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,
silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti. Indi ti posi.

si confronti l'uso anglosassone:

The ship was cheer'd, the harbour clear'd
Merrily did we drop
Below the kirk, below the hill,
Below the lighthouse top.

Virgole

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La regola principale da ricordare riguardo all'uso della virgola è quella di non metterla mai come separazione tra soggetto e predicato.

Tieni sempre a mente che delle virgole ben messe sono necessarie per comprendere immediatamente il significato di frasi mediamente complesse, ma che troppe (specie se ravvicinate) possono dare fastidio o generare confusione e comunque appesantiscono il testo, perciò spesso è meglio farne a meno: è tutt'altro che necessario, ad esempio, racchiudere fra due virgole infatti e simili.

Per tutte le altre norme, vedi la voce Virgola.

Lineetta e trattino

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Si ricorda che il trattino (-) è diverso dalla lineetta (media – / lunga —): il primo serve ad esempio per le parole composte (clerical-fascismo), e in teoria per nient'altro; la seconda «delimita un inciso, cioè un pensiero che sorge improvvisamente, oppure un pensiero che si sofferma con maggiore attenzione su ciò che è già stato espresso. […] Implica un cambiamento di tono, una brusca inserzione […].» La lineetta serve anche per gli intervalli numerici (ad esempio i periodi: 1915 – 1918) e per altri scopi, ma bisogna stare attenti al suo uso nel tradurre da altre lingue, perché in italiano il suo uso è molto più limitato che in inglese, ad esempio, e molto spesso una lineetta inglese equivale ai due punti o addirittura al punto e virgola italiani; in generale il trattino non è mai fra due spazi, la lineetta invece sì.

Perciò non si può usare indistintamente per tutte le funzioni il trattino breve di cui pure solamente sono dotate le nostre tastiere. Per inserire una lineetta si può:

  • in ambiente Microsoft Windows, formare la combinazione Alt+0150 per la media (–) o Alt+0151 per la lunga (—);
  • col navigatore Firefox, adoperando un'estensione come abcTajpu.

(Si noti che la distinzione dei nomi trattino e lineetta non è unanime, e talvolta li si chiama semplicemente trattino corto/medio/lungo, ma la sostanza è la stessa.)

Non si lascia alcuno spazio fra una parola e il segno d'interpunzione seguente, né fra il testo e parentesi, virgolette e lineette: (...), [...], «...», "...", –...– ecc.
Lo spazio va invece sempre inserito dopo il segno di interpunzione, con la sola eccezione del punto fermo al quale segue il ritorno a capo.

Nella tipografia più raffinata sono previsti spazi contenuti di correzione per evitare un troppo stretto contatto fra i segni d'interpunzione e le lettere. Ciò avveniva in Italia ancora in pieno Ottocento e a tale norma s'adeguano tuttora i francesi. Nella tipografia italiana comunemente non vi si ricorre tuttavia più (malgrado se ne avverta l'esigenza con alcune lettere e numeri cardinali corsivi quando siano immediatamente seguiti da una parentesi chiusa) e quindi non si lascia spazio in nessuno di questi casi, con l'eccezione delle lineette. In Wikiversità, per l'impossibilità di usare un carattere speciale come il mezzo spazio, ci si adegua.

I programmi che visualizzano le pagine web (i browser) impaginano il testo inserendo ritorni a capo al posto degli spazi quando necessario: per questo motivo non deve mai essere usato uno spazio bianco in una posizione in cui un ritorno a capo sia scorretto.

Cifre e altri caratteri dei numeri

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Per la scrittura di numeri la convenzione è la seguente:

  • Per separare la parte intera dalla parte decimale, l'unico simbolo utilizzabile è la virgola ( , ), in linea con le convenzioni di scrittura del Sistema Internazionale e con la notazione usata in lingua italiana.
  • Nei numeri con piú di quattro-cinque cifre intere, per facilitare la lettura, è opportuno che queste siano divise in gruppi di tre:
    • il separatore più corretto è, secondo le norme ISO, il carattere spazio (codice ASCII 32); per evitare che i numeri vengano divisi e visualizzati su piú righe è consigliabile utilizzare il carattere di spazio non-divisibile inserendo tra i numeri da separare il codice   oppure  , o usare il template {{M}};
    • l'uso del punto è tollerato ma sconsigliato (poiché viola gli standard ISO e del SI e perché potenzialmente fraintendibile da un lettore di provenienza anglosassone);
    • assolutamente da evitare l'utilizzo della virgola (dal momento che viene usata come separatore della parte decimale).

Per i numeri quattrocentocinquantatremilatrecentoquaranta virgola cinquantatré, diecimila miliardi e tremilatrecentoquaranta, ad esempio:
Sbagliato:

453,340.53 – 10000000000000 – 3,340

Corretto:

453 340,53 – 10 000 000 000 000 o {{M|10|000|000|000|000|-|-}} o 10 000 000 000 000 o 10 000&nbsp000 000 000 – 3 340 o anche 3340

Accettabile:

453.340,53 – 10.000.000.000.000 – 3.340

Per la traduzione di testi dalla lingua inglese o nell'adoperare dati da documenti in tale lingua è necessario convertire la notazione anglosassone (punto per la separazione decimale e virgola per i gruppi di cifre) nella notazione normale.

  • In contesti scientifici (specialmente in fisica) è opportuno usare la notazione scientifica se il contesto lo richiede, soprattutto se l'ordine di grandezza è molto grande o molto piccolo. Si utilizzano, a questo scopo, i template {{Exp}} e {{M}}, che semplificano l'operazione di scrittura.

Il codice

{{M|2,9979|e=8|-|-}}

o

{{Exp|2,9979|8}}

dà: 2,9 979 × 108 


Vedi anche la sezione Numeri

Prosa e stile

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  • Nella frase possibilmente i numeri vanno in lettere, tranne per le date (per le quali si veda sopra). I numeri vanno scritti in cifre se troppo lunghi da scrivere in lettere, e in tutti i contesti scientifici o che comunque richiedano precisione. (Vedi anche la sezione Cifre e altri caratteri dei numeri.)
  • I numeri ordinali (primo, secondo...) generalmente vanno in lettere. Quando necessario per evitare di appesantire troppo il testo o per altre motivazioni, si può scegliere a seconda del contesto e delle preferenze fra numeri arabi e romani (quest'ultimi di uso limitato anche per la loro maggiore pesantezza, specie al maiuscolo), purché coi secondi non si usi apice (errato III°) e coi primi si usi quello corretto (terzo o 3°, terza o 3ª).
  • Evitare l'abbreviazione di uso statunitense # (cancelletto o diesis) al posto di n. (meglio ancora sarebbe numero per esteso: vedi Abbreviazioni).

Abbreviazioni

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Usate le abbreviazioni il meno possibile. Wikiversità non ha problemi di spazio perché non è un'opera cartacea quindi dove possibile scrivete pure la parola per esteso. (Se volete farvi comprendere sarebbe opportuno che utilizzaste questa convenzione anche nelle pagine di discussione.)

Eccetera

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Va abbreviato in "ecc." oppure in "etc." e non è mai preceduto da virgola (né seguito dai puntini sospensivi "..."). L'eccetera dà un senso di indeterminatezza e imprecisione, quindi va usato con cautela.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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