Utente:Maupao70/Sandbox/2
Da sempre gli uomini hanno cercato di capire da dove veniamo e qual è il momento in cui l’uomo è apparso sulla Terra. Per molti secoli le religioni di vari popoli hanno cercato di spiegare la nostra origine. (Vi ricordate i MITI sulla creazione del mondo e del’uomo?). Solo negli ultimi tre secoli anche la scienza si è occupata di ricostruire la nostra storia e a porsi delle domande. I paleontologi hanno cominciato ad occuparsi della storia dell’uomo dopo i primi ritrovamenti casuali di fossili di animali e vegetali.
I ritrovamenti dei fossili
modificaLa maggior parte delle informazioni di cui disponiamo sul nostro passato sono frutto del lavoro degli ultimi 150 anni. La costruzione di ferrovie e di strade, lo scavo di estese superfici di terreno su cui edificare, e tante scoperte del tutto fortuite in grotte e cavità del terreno hanno riportato alla luce i resti fossili di una varietà di antichi esseri umani. I ritrovamenti sono stati abbondanti soprattutto nei posti dove si è sviluppata di più l’industria, come in Europa e nei luoghi dove più si è cercato, come in Africa orientale e meridionale. Lì infatti si è concentrata la ricerca mano a mano che il progredire delle scoperte indicava che la terra di origine più antica dell’uomo doveva essere l’Africa.
Il primo studioso dell'evoluzione
modificaIl lavoro del grande naturalista inglese Charles Darwin portò per primo all’attenzione degli studiosi l’evidente somiglianza tra gli esseri umani e le grandi scimmie. Da questa osservazione iniziarono tutte le ricerche e gli studi successivi. Darwin aveva intuito l’evoluzione, ma non aveva ancora i mezzi tecnologici per continuare ed approfondire i suoi studi e per dimostrare scientificamente le sue ipotesi. Darwin capì che gli esseri viventi e quindi anche l’uomo, sono il risultato di una lunga evoluzione e di lentissimi cambiamenti che hanno favorito e fatto progredire le specie con le caratteristiche più adatte a sopravvivere nei vari ambienti della Terra che continuamente si modificavano. Gli animali e vegetali che non si adattavano si estinguevano.
Ai nostri giorni
modificaIn base alle osservazioni compiute sul DNA umano e su quello delle grandi scimmie, l’albero genealogico dell’uomo oggi accettato vede l’orangutan separarsi fra i 10 e i 15 milioni di anni fa dalla linea evolutiva che porterà anche all’uomo; il gorilla si separa un po’ più avanti, e lo scimpanzé intorno a 5 milioni di anni fa: la recente scoperta dei resti di un ominide in Ciad potrebbe spostare quest’ultima data un po’ più indietro, a 7milioni di anni fa. Insomma scimpanzé e uomini hanno avuto un antenato in comune che non è ancora stato identificato. Ma poi le due linee di evoluzione si sono separate.
Lucy
modificaNel 1974, una spedizione archeologica in Etiopia trovò lo scheletro intero di una giovane femmina, alta 110 cm, i cui resti sembrano collocarsi sulla linea evolutiva che porta all’uomo. Il cranio è all’incirca come quello degli scimpanzé e dei gorilla (che però hanno un corpo di dimensioni maggiori). Camminava eretta, ma non come noi: le caratteristiche delle ossa dello scheletro fanno pensare che tenesse la schiena un po’ incurvata in avanti. Lucy è vissuta 3.200.000 anni fa: è stato possibile datarla accuratamente, perché i suoi resti sono stati trovati fra due strati di terreno la cui età geologica ha potuto essere stabilita con precisione. Australopithecus afarensis è considerato un antenato diretto dei primi uomini, a differenza degli australopitechi successivi che si sono tutti estinti, perché non sono stati in grado di adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente.
Homo abilis
modificaI primi antenati che consideriamo pienamente umani vivevano in Africa orientale circa 2milioni e settecentomila anni fa. Il fatto che più ci convince a considerarli come esseri umani è che accanto alle loro ossa è stata ritrovata una grande quantità di pietre e ciottoli scheggiati, in forme così caratteristiche da doverli considerare come i primi strumenti dell’umanità. Servivano per:
- scavare la terra alla ricerca di radici commestibili
- rompere il guscio di semi e frutti
- per staccare la carne dalle ossa di grandi animali e a romperle per mangiarne il midollo (la parte interne dell’osso), alimento molto nutriente.
Questi primi uomini non erano ancora dei cacciatori:
- non avevano zanne o artigli che permettessero loro di competere con i predatori del tempo
- non avevano strumenti perfezionati per la caccia
- arricchivano una dieta prevalentemente vegetariana nutrendosi di animali morti o degli avanzi lasciati dai predatori.
Chiamiamo quest’uomo HOMO HABILIS, per evidenziare la sua capacità di fabbricare strumenti. Bisogna tenere presente che gli strumenti di pietra sono gli unici che giungono fino a noi per via della straordinaria durevolezza della pietra. Si pensa che fin dalle origini gli esseri umani abbiano usato legno, bastoni, e più avanti funi fatte di fibre vegetali intrecciate, corteccia d’albero, e tutto ciò che si trovavano intorno in natura per costruire i propri strumenti. Ma questi materiali non sono durevoli come la pietra.
I depositi di pietre e di ossa di animali ritrovati nei luoghi dove habilis abitava ci suggeriscono che questi primi uomini consumassero il cibo insieme, cioè vivessero in gruppo e collaborassero per sopravvivere.
Le caratteristiche fondamentali per considerare Homo habilis come il primo rappresentante del genere umano sono:
- La dimensione del cranio (più grande di quello delle scimmie) e la capacità di fabbricare e usare strumenti
- la stazione eretta, cioè la capacità di camminare diritti, reggendosi solo sulle proprie gambe
- il «pollice opponibile», cioè la capacità di piegare il pollice contro il palmo della mano fino a toccarlo.
Molte scimmie e anche altri animali, come l’orso, sono in grado di stare in piedi reggendosi sulle zampe posteriori, per brevi periodi, ma per spostarsi usano tutti e quattro gli arti. Gorilla e scimpanzé si muovono appoggiando a terra le nocche delle mani, impegnando così gambe e braccia nel camminare; hanno mani adattissime a chiudersi intorno ai rami degli alberi, e varie scimmie hanno il pollice opponibile (alcune anche l’alluce), ma nessuna è in grado di usare le mani per compiere movimenti altrettanto fini quanto quelli possibili alla mano dell’uomo.
Liberare braccia e mani ha permesso di cominciare a utilizzarle per altri scopi:
- Afferrare sassi e ciottoli e modificarli
- Raccogliere cibo
- Difendersi dagli animali lanciando sassi
- Manipolare i materiali naturali
- Trasportare più facilmente oggetti
Lo sviluppo della capacità di impegnare le mani in attività di ogni sorta ha favorito, a sua volta, l’attivazione di nuovi circuiti nervosi e lo sviluppo del cervello.
Homo erectus
modificaPassano alcune centinaia di migliaia di anni dopo la comparsa di Homo habilis si cominciano a trovare, dapprima in Africa e in tempi successivi anche in Asia e in Europa, i resti di un nuovo tipo umano. È stato battezzato HOMO ERECTUS.
I resti più antichi di questo nuovo tipo umano datano a circa 2 milioni di anni fa. Il cervello è notevolmente più sviluppato rispetto a quello di habilis.Nonostante l’aspetto ancora parzialmente scimmiesco, Homo erectus costruisce strumenti decisamente più perfezionati di quelli del suo immediato predecessore. Spesso sono lavorati su due lati, anziché su un lato solo; dalla loro forma è chiaro che servivano a svolgere funzioni diverse e specializzate.
I resti di Homo erectus si trovano anche in Africa nord-occidentale e in numerose parti d’Europa e dell’Asia meridionale e orientale. Sappiamo che è Homo erectus a scoprire il fuoco, ma non sappiamo quando questo sia successo. Trovare tracce di antichi focolari è chiaramente molto più difficile che ritrovare denti od ossa. La testimonianza più antica di cui disponiamo risale a circa 500.000 anni fa ed è in Cina, ma viene naturale pensare che il controllo del fuoco sia stato acquisito in un tempo molto più antico e che sia stato ciò che ha consentito a Homo erectus di diffondersi a buona parte del mondo, appunto perché gli ha permesso di adattarsi agli ambienti più diversi.
Con il fuoco infatti Homo erectus ha potuto migliorare molto la sua vita.