Tommaso Moro e l'Utopia (superiori)

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Tommaso Moro e l'Utopia (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Filosofia per le superiori 2

La vita modifica

Thomas Moore[1], italianizzato Tommaso Moro, nacque a Londra il 7 febbraio 1478. Dai 14 ai 18 anni studiò a Oxford, in particolare il greco. Nel 1496, intraprese gli studi di legge e una volta divenuto avvocato gli si aprì anche la via delle cariche politiche; divenne infatti membro della camera dei comuni, successivamente vicesceriffo di Londra, poi membro del Consiglio privato. Infine nel 1520 ottenne il titolo di tesoriere dello Scacchiere, diventando così una figura di primo rilievo nella corte di Enrico VIII. Nonostante ciò, la sua vera passione riguardava gli studi e la conversazione con gli amici umanisti come John Colet. Tuttavia, Moro era sempre più occupato dalla vita politica, infatti venne nominato cancelliere da Enrico VIII, il quale voleva che egli si pronunciasse apertamente in favore del divorzio, pratica alla quale egli era contrario. Continuando ad opporsi al re finì per irritarlo, a tal punto che non ebbe altra via d’uscita che le dimissioni. Visto che si rifiutò di giurare completamente all’atto di successione, il 17 aprile 1534 venne imprigionato nella torre di Londra. Successivamente, il primo luglio del 1535 venne condannato a morte e il 7 luglio dello stesso anno venne decapitato.

Utopia modifica

Uscita nel 1516, quest' opera[2] è considerata uno dei classici del pensiero utopico di tutti i tempi. È certamente ispirata alla Repubblica di Platone e vi si racconta un viaggio immaginario del protagonista, Raffaele Itlodeo, nell' isola- repubblica di Utopia. L' Isola di Utopia (da Enciclopedia Italiana Treccani) Utopia si presenta come un’isola a forma di mezzaluna, forma che rappresenta un vantaggio sia per la navigazione che per la difesa del paese. Il territorio racchiude 54 città ognuna simile all’altra, ad eccezione di Amaurota che costituisce la capitale dello stato. Ogni città racchiude 6000 “famiglie”, che comprendono da 10 fino ad un massimo di 16 persone adulte, costrette a lavorare per 6 ore al giorno. Solo 500 persone sono esenti dal lavoro manuale e si dedicano agli studi: tra queste vengono scelti i magistrati, i preti e il capo dello stato. Esiste infatti una gerarchia ben definita: per ogni città si sale dai “filarchi”, eletti uno ogni 30 famiglie, ai "proto-filarchi", uno ogni 300 famiglie, fino a giungere al capo dello stato, eletto dall’assemblea degli Stati generali di tutta l’isola che si occupa anche di esaminare le varie questioni comuni. Per impedire grandi squilibri sociali, ogni dieci anni le famiglie abbandonano la propria casa per occuparne un’altra casuale. Tuttavia, nonostante vi sia una predominante tendenza alla condivisione, Tommaso Moro non ammette la comunione delle donne: consente però il divorzio.

Utopia e scienza modifica

Per molto tempo si è parlato della società perfetta delineata da Tommaso Moro come di un’utopia incentrata principalmente sull'agricoltura, e sulle relative problematiche per le quali egli propone interessanti soluzioni. Nonostante ciò, all’interno dell’opera sono presenti elementi che dimostrano come egli riponesse ampia fiducia nella scienza: quest’ultima infatti non è considerata come un “tradimento” nei confronti della divinità, ma è Dio stesso ad approvare la curiosità scientifica dell’uomo. La soluzione dei problemi dell’esistenza terrena è dunque posta nelle mani dell’uomo, e non affidata alla provvidenza. Gli abitanti di Utopia, inoltre, non si limitano più a contemplare passivamente la natura, ma tentano di comprendere il funzionamento dell’universo attraverso l’utilizzo metodico della ragione, di osservazioni ed esperimenti. La scienza in Utopia è dunque concepita come un potente strumento per il conseguimento del progresso sociale, dove l’applicazione delle innovazioni tecnologiche permette il raggiungimento di una società felice e perfetta.

  1. Da Enciclopedia Italiana Treccani
  2. Tommaso Moro, “Utopia” - a cura di Tommaso Fiore