Tino (UNESCO)
L’isola del Tino si trova nel Mar Ligure, all'estremità occidentale del Golfo della Spezia; il suo territorio fa parte del comune di Porto Venere. Dista 500 m dall'Palmaria e 2,5 km dalla terraferma.
Dal 1997 l'isola del Tino, insieme alle altre isole Palmaria e Tinetto a Porto Venere e le Cinque Terre è stata inserita tra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Storia
modificaLa fama dell'isola del Tino in particolare nell'ultima fase dell'età romana e nel periodo del Medoevo deriva dal fatto che lì San Venerio (Palmaria, 560 circa – Isola del Tino, 630) decise di ritirarsi in solitudine e di dedicarsi alla preghiera nutrendosi solo di quello che l'isola aveva da offrirli (erbe selvatiche e frutti). Dopo anni che San Venerio è sull'isola in solitudine giunse un uomo soprannominato Agrestius sopraggiunto a seguito di una visione divina nella quale gli veniva ordinato di andare nell'isola cercarvi il servo di Dio e fare tutto quello che gli chiedeva di fare. Trovatolo San Venerio gli insegna e gli chiede di seguire le vie di Carità e Virtù ma l'uomo ammette di non essere in grado di fare quanto richiesto così gli chiese di inviarli un rastrello e una pianta di orzo. Avuto quanto richiesto provvede a seminare l'orzo.[1] Anche se il tempo della mietitura è già passato, in dopo breve tempo ottiene un fiorente raccolto, questo evento miracoloso molti fedeli iniziano a recersi nell'isola del Tino per poter incontrare ed ascoltare san Venanzio. Dopo che in maniera miracolosa salva un bambino che stava annegando la sua fama si espande e giunse anche a Roma.Così all'isola iniziarono ad arrivare fedeli malati ed indemoniati nella speranza di essere salvati. Inoltre per tutta la vita tutte le notti accendeva sulla sommità dell'isola un falò per segnalare l'isola ai marinai e per questo oggi è il protettore dei fanalisti.
Una leggenda devozionale legata all'isola del Tino e a San Venerio vuole che in una circostanza il santo mettesse in fuga un mostruoso esemplare di pesce dragone che terrorizzava i marinai nel Mediterraneo.
La sua morte avvenne nel 630 sempre nell'isola del Tino.
[1]
In sua memoria sulla sua tomba fu costruito dapprima un piccolo santuario nel (VII secolo) da Lucio, vescovo di Luni e più tardi, nel (XI secolo), un monastero benedettino che arrivò a godere di ampia fama e ricevere frequenti donazioni dai nobili dei paesi circostanti. Ai monaci benedettini successero gli Olivetani l'anno 1435, sotto il pontificato di Eugenio IV, che vi
stettero fino al 1446. I ruderi del monastero sono tuttora visibili sulla costa settentrionale dell'isola.
Descrizione
modificaL'isola del Tino può essere considerata, fra le tre isole del Golfo, come quella "intermedia", sia come dimensioni, sia come posizione. A Nord infatti troviamo l'isola Palmaria, la più estesa, mentre a Sud vi è l'isolotto del Tinetto, di dimensioni più ridotte.
Le tre isole distano tra di loro poche decine di metri dando vita ad una successione quasi in fila di tre isole che sono in ordine di grandezza (dalla Palmaria la più grande e più vicina alla costa, all'isola del Tinetto molto piccola e vicinissima al Tino)
L'isola ha una superficie 127.000 m² e il suo perimetro è di quasi 2 km.
Nell'isola è stato costruito un faro chiamato faro di San Venerio, chiamato così per l'importanza di questo Santo per l'isola. I suoi lavori di costruzione sono iniziati nel 1839 e dal 1840 illumina e guida i naviganti questa parte di Mar Ligure, coprendo il settore che confina a nord ovest con la Lanterna di Genova e a sud con il faro di Livorno.
Ambiente
modificaFlora
modificaLa flora nell'isola è piuttosto varia è costituita prevalentemente dalla macchia mediterranea e dal bosco di leccio.
Altre importanti formazioni vegetali sono la macchia ad euforbia (Euphorbia dendroides) e sulle scogliere più vicine al mare quelle caratterizzate dal finocchio di mare (Crithmum maritimum).
Inoltre molto presenti ci sono anche: la cineraria marittima (Senecio Cineraria), il papavero cornuto (Glacium flavum), la ginestra (Spartium junceum), il fico degli ottentotti (Carpobrotus acinaciformis), la centaurea veneris, la valeriana rossa (Centranthus ruber), la ruta (Ruta graveolens).
Presenti anche alcune piante aromatiche: il timo (Thimus vulgaris), il mirto (Myrtus communis), il rosmarino (Rosmarinus officinalis) e l'ampelodesma mauritanica.
Fauna
modificaLa Fauna è molto simile a quella presente nellisola Palmaria soprattutto a causa della vicinanza tra queste due.
Sull'isola si trovano alcune delle maggiori emergenze faunistiche rettili, quali il tarantolino Phyllodactylus europaeus, il più piccolo dei gechi europei, facilmente riconoscibile per l'assenza di tubercoli sul lato dorsale. Oltre che sulle isole del Tino e del Tinetto questo geconide è presente in pochissimi altri siti liguri.
Tra gli uccelli meritano di essere ricordati il gheppio (Falco tinnunculus), il falco pellegrino (Falco peregrinus), lo sparviero (Accipiter nisus), la pernice rossa (Alectoris rufa), i gabbiani (Larus argentatus, Larus michahellis), il corvo imperiale (Corvus corax), il passero solitario (Monticola solitarius), il cormorano o marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis).
Nell'isola elevata è la presenza di uccelli in particolare a causa della quasi totale assenza dell'uomo, questo ha fatto sì che gli uccelli (in particolare i gabbiani) facessero in tantissimi il nido nell'isola anche nei posti più impensabili.
Accesso
modificaLa superficie dell'isola del Tino è interamente zona militare sotto il controllo dell'Arsenale Militare della Spezia. Pertanto è fatto divieto di attracco di ogni mezzo natante non autorizzato e di navigazione entro una fascia di sicurezza.
Grazie alla riserva militare il suo territorio non solo ha potuto conservarsi indenne da sfruttamenti edilizi, ma è divenuto in pratica una riserva ecologica.
È possibile visitare l'isola solo in due occasioni all'anno: il 13 settembre in occasione della festa di San Venerio e la domenica successiva (solo dalle ore 08:00 alle 18:00). In questi giorni la visita è limitata ad una piccola zona comprendente il molo d'attracco, la scogliera, l'Area Sacra (comprendente una chiesetta), la vecchia casamatta trasformata in piccolo museo nonché la salita carrozzabile che porta all'edificio del faro.
Attualmente il rischio di frane ha tuttavia comportato che l'accesso al cenotafio di San Venerio e alla chiesetta siano interdetti. Per godere della vista dell'isola e del panorama a 360° dalla sommità del faro è necessario aver ottenuto preventivamente l'autorizzazione da parte delle autorità militari.
Le strutture presenti nell'isola
modificaL'isola da sempre è rimasta molto isolata e per questo le strutture qui presenti sono poche e quasi tutte a carattere militare tra quelle che si sono conservate fino a noi ci sono: La Batteria G. Ronca il faro, i ruderi del monastero di San Venerio la vecchia casamatta trasformata in piccolo museo.[2]
Strutture Militari
modificaA causa forse del suo isolamento nell'isola del Tino prima del 1920 non erano presenti installazioni difensive (nè durante il dominio Genovese nè durante quello napoleonico venne presa in considerazione questa possibilità anche se l'imperatore Napoleone Bonaparte lo ritenesse utile). La prima struttura difensiva ad essere costruita risale a dopo gli anni '20 ad opera della Regia Marina a nord-ovest dell'isola ed è stata la Batteria G. Ronca a cui in seguito ci sono aggiunti altri edifici secondari per il funzionamento della batteria cioè: la Casamatta la Casermetta i convertitori i proiettori di tiro e di scoperta il deposito benzina.[2] Tutto questo complesso per garantire maggiore sicurezza in caso di possibile attacco via mare (all'epoca dell'edificazione non erano ancora impiegati gli aerei per i bombardamenti) era dislocato in tutta l'isola per garantire maggiore sicurezza ai singoli settori. Inoltre la dislocazione delle quattro torrette di tiro in alture in diverse posizioni garantiva una copertura di tiro molto elevata (la zona interna del porto era coperta solo dal "pezzo" n.4 perché comunque c'era già un numero sufficiente di batterie in tutto il golfo a garantire un'efficiente copertura di tiro.[2]
Strutture Religiose
modificaL'unico edificio religioso presente sull'isola è l'abbazia di San Venerio.
Una prima cappella votiva fu edificata [3] nel VII secolo sul luogo dove fu ritrovato il corpo di san Venerio, santo eremita nativo della Palmaria (UNESCO), isola maggiore dell'arcipelago spezzino.[3].
L'abbazia successiva fu invece edificata, quale trasformazione della prima cappella, dai monaci benedettini nell'XI secolo[3] , salvo poi essere abbandonata dai successivi monaci Olivetani nel XV secolo[3] (che si trasferirono in un nuovo insediamento monastico nella zona del Varignano[4] ) e quindi cadere in una lenta decadenza strutturale[3].
Dell'antico edificio medievale rimangono visibili la facciata e i muri perimetrali della chiesa e del chiostro in stile romanico[3].
In epoca contemporanea[4] sono stati eseguiti scavi archeologici ed indagini sulla struttura da parte della Soprintendenza per i beni archeologici della Liguria, i quali hanno accertato e attestato[4], soprattutto nella zona absidale, la datazione del sito all'Alto Medioevo e ad un periodo riferibile tra il V e il VI secolo[4].
Nel convento degli olivetani ha sede il museo archeologico dell'Isola del Tino[4] dove tra gli oggetti esposti si conservano anfore, monete romane ed altri manufatti dei monaci come boccali in graffita policroma e un catino in maiolica[4].
Strutture Civili
modificaCome strutture non strettamente militari ci sono il porticciolo e il faro, però entrambi sono direttamente controllati e gestiti dal Comando Militare.
L'edificio del faro è un esempio di costruzione fortificata neoclassica, pur avendo subito numerose modifiche nel corso del tempo. Comunque non ha perso quella monumentalità che lo caratterizza a chi può goderne la visita.
Fu re Carlo Alberto che volle la costruzione di quest'opera e il primo combustibile utilizzato per il funzionamento del faro fu l'olio vegetale, seguito successivamente dal carbone. Nel 1884 venne costruita un'altra torre, più alta di quella originaria, alla cui sommità vennero poste delle lenti ottiche ad incandescenza, alimentate elettricamente da due macchine a vapore. Siccome questo sistema dava troppa potenza al fascio di luce prodotto, nel 1912 l'impianto venne sostituito con uno a vapori di petrolio.
Grazie all'arrivo dell'energia elettrica il faro venne elettrificato, mentre la completa automazione avvenne nel 1985.
Attualmente il faro è completamente controllato e gestito dal Comando di Zona Fari della Marina Militare con sede alla Spezia (Comando che si occupa di tutti i fari dell'Alto Tirreno).
Di sera, da Lerici (che si trova dal lato opposto del golfo della Spezia) o dalle Cinque Terre è possibile vedere i suoi lampi nell'oscurità del mare.
Un altro importante edificio è il Cenotafio di San Venerio (Un cenotafio è un monumento sepolcrale che viene eretto per ricordare una persona o un gruppo di persone sepolte in altro luogo.) Perché il santo è sepolto nell'attuale chiesa cittadina dei Santi Pietro e Prospero (a Reggio Emilia) dove oggi è tuttora custodito.
La ricorrenza di San Venerio
modificaPer l'isola del Tino la festa più importante è il 13 settembre festa di San Venerio. In questa ricorrenza alla Spezia si svolge una processione in mare che prevede il trasferimento della statua del santo dalla Spezia all'isola del Tino. Successivamente viene impartita anche la benedizione alle imbarcazioni. Poiché il territorio dell'isola è interamente dichiarato zona militare, questa giornata e la domenica successiva sono le uniche date per poterla visitare. Inoltre viene esposta la reliquia di San Venerio contenente il suo teschio (unica parte che per una disposizione del 1959 di papa Giovanni XXIII venne restituito alla nuova diocesi di La Spezia).
Criteri per i quali è stata dichiarata patrimonio dell'umanità
modificaL'isola del Tino insieme alle isole Porto Venere, Palmaria , Tinetto e alle Cinque Terre è stato inserito tra i patrimoni dell'umanità dell'UNESCO i criteri che ha rispettato sono [5]:
- (II) "testimoniare un cambiamento considerevole culturale in un dato periodo sia in campo archeologico sia architettonico sia della tecnologia, artistico o paesaggistico"
- (IV) "offrire un esempio eminente di un tipo di costruzione architettonica o del paesaggio o tecnologico illustrante uno dei periodi della storia umana"
- (V) "essere un esempio eminente dell'interazione umana con l'ambiente"
La sua importanza
modificaQuest'isola assume importanza per varie cause cioè il fatto che è luogo di culto di San Venerio (che è il patrono del Golfo della Spezia) ed infatti durante l'apertura dell'isola ci sono moltissime persone che vanno a visitare l'isola, inoltre è importante dal punto di vista storico/militare in quanto in quest'area (tutta zona militare) sono presenti i resti di alcune fortificazioni difensive, inoltre è molto importante dal punto di vista naturale in quanto l'isola si è sempre presenrvata dall'inquinamento e la modifica ad opera dell'uomo a causa sia dell'isolamento dell'isola in passato e perché oggi è per tutto l'anno (eccetto per la festa di San Venerio) inacessibile ai visitatori.
Altri progetti
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Note
modifica- ↑ 1,0 1,1 Eugenio Susi, San Venanzio vescovo di Luni: la vita, la legenda, la memoria. Sezione Problemi di agiografia lunense:san Venerio e san Venanzio, 2005, pp. 33-35, ISBN 978-88-86999-88-5.
- ↑ 2,0 2,1 2,2 Stefano Danese, Roberto de Bernardi, Michele Provvedi, Difesa di una Piazzaforte Marittima Fortificazioni e artiglierie nel Golfo della Spezia dal 1860 al 1945, La Spezia, Autorità Portuale della Spezia, 2011, pp. 163-176.
- ↑ 3,0 3,1 3,2 3,3 3,4 3,5 Fonte dalla Guida d'Italia-Liguria del Touring Club Italiano, Milano, Mondadori, 2007.
- ↑ 4,0 4,1 4,2 4,3 4,4 4,5 Fonte dal sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria, archeoge.beniculturali.it. URL consultato il 18 ottobre 2011.
- ↑ http://www.sitiunesco.it/?p=28