Il Risorgimento: differenze tra le versioni

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La prima guerra d'indipendenza si era conclusa infelicemente: solo le due repubbliche di Roma e Venezia difendeva ancora ocn ostinata tenacia e valore la loro indipendenza.
Roma era retta da un Triumvirato, formato da Mazzini, Saffi e Armellini.
 
A difesa della Città Eterna erano accorsi volontari provenienti da ogni parte d'Italia: Garibaldi era con loro.
 
Contro questi valorosi la Spagna, la Francia, l'Austria, il regno delle Due Sicilie mandarono le loro truppe: mazza Europa era contro di loro.
 
Un esercito francese comandato dal generale Oudinot sbarcò a Civitavecchia il 25 aprile 1849. Il suo esercito venne battuto sul Gianicolo, presso Porta Angelica, e perdette un migliaio di soldati. Eguale sorte ebbero le truppe napoletane battute da Garibaldi a Palestrina e a Velletri.
Intanto era giunto un nuovo corpo di spedizione francese di 20.000 uomini.
La notte del 3 giugno i Francesi scatenarono un attacco di sorpresa alla città di Roma, cercando di impadronirsi del Gianicolo.
 
La resistenza dei repubblicani fu eroica.
 
Dal 3 al 30 giugno i soldati della Repubblica Romana, animati dall'esempio e guidati dal genio militare di Garibaldi, tennero testa alle forze francesi compiendo prodigi di valore. Porta S. Pancrazio, Villa Pamphilly, Villa Corsini, Villa Spada, il Vascello, sono i nomi dei luoghi in cui avvennero i combattimenti.
 
Morirono insieme a molti altri Enrico Dandolo (21 anni) e Luciano Manara (24 anni), due eroi delle Cinque Giornate di Milano, Goffredo Mameli (21 anni) il giovanissimo poeta-soldato.
Il numero soverchiante degli avversari rese alla fine impossibile la resistenza ed ogni sacrificio inutile.
 
Il 3 luglio mentre le truppe francesi entravano a Roma, Garibaldi insieme alla fedele compagna Anita e con un migliaio di volontari cominciava la leggendaria ritirata attraverso l'Italia Centrale per raggiungere Venezia, dove ancora si combatteva contro gli Austriaci. Quattro eserciti (il francese, l'austriaco, il napoletano, lo spagnolo) gli diedero la caccia. Tra privazioni di ogni genere, Garibaldi raggiunse San Marino e qui sciolse la sua legione.
Poi con duecento volontari arrivò a Cesenatico e qui s'imbarcò su alcuni bragozzi per Venezia. Ma le navi erano in agguato, attaccarono i bragozzi e ne presero alcuni: Garibaldi di buttò nella spiaggia e si rifugiò nella pineta di Ravenna. Anita, sfinita dalle sofferenze, spirò tra le braccia di Garibaldi. Inseguito dagli Austriaci, di nascondiglio in nascondiglio, attraversò l'Appennino tosco-emiliano e raggiunse un piccolo porto della Maremma, dove s'imbarcò per l'America.
 
Era in suo secondo esilio.
 
Venezia intanto resisteva ancora: fu l'ultima a cedere.
 
Come a Roma così anche a Venezia erano giunti da ogni parte d'Italia giovani valorosi. Tra essi c'era il generale Guglielmo Pepe, che comandò la difesa della città.
La resistenza durò cinque mesi (marzo-agosto 1849). Prima gli Austriaci tentarono di conquistarla per mare senza riuscirvi; poi cercarono di prenderla per terra. Attaccarono Mestre e si impadronirono dopo una lunga lotta del forte di Marghera. Il Radetzky credeva che la città si sarebbe arresa: ed invece resistette.
 
Fu dato ordine di bombardarla: il 24 giorni caddero su Venezia 23.000 proiettili. Intanto scarseggiavano i viveri, le munizioni e si andavano diffondendo il tifo ed il colera.
Quando ogni resistenza diventò impossibile, Venezia capitolò (22 agosto).
 
L'unica speranza rimane il Piemonte, dove il nuovo Re Vittorio Emanuele II ha conservato lo Statuto ed il Tricolore.