Il Risorgimento: differenze tra le versioni

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Creata pagina con '==I moti dell'Emilia-Romagna== La rivoluzione francese del 1830 non ebbe ripercussioni né in Piemonte né nel Regno delle due Sicilie. In questi due Stati molti patrioti si t...'
 
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In due mesi la rivoluzione era finita.
I sovrani potevano tornare sui loro troni. Maria Luisa ed il Papa si mostrarono miti. Francesco IV invece si abbandonò a furiose vendette: moltissime le condanne. Ciro Menotti fu impiccato: prima di morire scrisse alla sua moglie una bellissima lettera, documento di caldo amore di patria e di fede nella Provvidenza. La lettera, scritta due ore prima dell'esecuzione e affidata a un sacerdote, non fu recapitata: venne ritrovata nel 1848 tra le carte del Ministero della Polizia, a Modena.
==Mazzini ed i carbonari==
Nell'aprile 1831 moriva a Torino Carlo Felice, re di Sardegna: il nipote Carlo Alberto saliva al trono.
Proprio nei primi giorni di regno del nuovo sovrano veniva diffusa una lettera, stampata a Marsiglia e intitolata ''A Carlo Alberto di Savoia un Italiano''.
La lettera, che destava ovunque entusiasmo, era lunga una ventina di pagine e recava l'epigrafe: ''se no, no!''.
Nella memorabile lettera, dopo aver ricordato i fatti del 1821, si esortava il re sabaudo a porsi capo della rivoluzione italiana, a diventare per l'Italia quel che Washington e Kosciusko erano stati per l'America e per la Polonia.
La lettera era stata scritta da un giovane carbonaro di 26 anni, Giuseppe Mazzini, nato nel 1805 a Genova. Il padre era un medico e professore di anatomia all'Università: la madre, Maria Drago, donna di grande intelligenza e bontà, educò il figlio al senso del dovere.
Nel 1821, mentre passeggiava con la madre per le vie di Genova, il giovinetto Mazzini fu colpito dallo spettacolo degli esuli dei moti piemontesi del 1821, che partivano per la Spagna.
Pochi anni dopo si iscrisse alla Carboneria e collaborò alla diffusione delle idee carbonare sull' ''Indicatore genovese'' e sull' ''Indicatore livornese''.
Venne arrestato, rinchiuso nella fortezza di Savona e poi processato: per insufficienza di prove il Mazzini venne assolto e liberato. Poteva scegliere tra il confino in un piccolo paese del Piemonte o l'esilio.
Il Mazzini nei lunghi mesi trascorsi nel carcere di Savona aveva meditato sulle cause dei fallimenti dei moti italiani ed aveva compreso che ciò era accaduto perché il popolo non aveva preso parte ai moti.
Egli pensava che non era necessario fondare una nuova società segreta.
Per realizzare questo suo scopo non poteva certo vivere in un piccolo paese sotto l'occhiuta sorveglianza della polizia, ma bisognava recarsi l''estero.
Ed il Mazzini andò in esilio in Francia, a Marsiglia: da questa città scrisse la sua famosa lettera a Carlo Alberto.
La risposta del sovrano sabaudo non si fece attendere: ordinò che il Mazzini fosse arrestato, nel caso che si fosse presentato alla frontiera piemontese.