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La '''privacy''' (pronunciato perlopiù ˈpɹaɪvəsi in [[w:Lingua inglese|inglese]] americano ma prevalentemente ˈpɹɪvəsi in inglese britannico — in italiano la dizione più usuale è ˈpraivasi, termine inglese traducibile all'incirca con ''riservatezza'', è il [[w:diritto|diritto]] alla riservatezza delle informazioni personali e della propria vita privata: ''the right to be let alone'', secondo la formulazione del giurista statunitense [[w:Louis Brandeis|Louis Brandeis]] che fu probabilmente il primo al mondo a formulare una legge sulla riservatezza, insieme a [[w:Samuel Warren|Samuel Warren]] (si veda il loro articolo ''The Right to Privacy'', in "Harvard Law Review", [[1890]]). Brandeis fu ispirato dalla lettura dell'opera di [[w:Ralph Waldo Emerson|Ralph Waldo Emerson]], il grande filosofo americano, che proponeva la solitudine come criterio e fonte di libertà.
 
La ''privacy'' si traduce spesso (nella sua originaria accezione difensiva) nella capacità di una persona (o di un gruppo di persone), di impedire che le informazioni che la riguardano diventino note ad altri, inclusi organizzazioni ed enti, qualora il soggetto non abbia volontariamente scelto di fornirle.
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In effetti, la rete è in grado di offrire una vasta gamma di informazioni e servizi ma contemporaneamente può costituire un luogo pericoloso per la nostra privacy anche perché il mezzo stesso non è stato concepito per scambiare o gestire dati sensibili.
 
In un contesto simile, mantenere l’anonimato risulta spesso arduo e con il proliferare dei conti on-line e lo spostamento delle aziende su [[w:Internet|Internet]], risulta più semplice per i malintenzionati accedere alle nostre informazioni riservate. A tal proposito, una delle piaghe più dannose della rete è lo [[w:spyware|spyware]] che, installandosi spesso in maniera fraudolenta nel [[personal computer]] delle vittime, provvede ad inviare dati personali (pagine visitate, [[w:account|account]] di posta, gusti ecc) ad aziende che successivamente li rielaboreranno e rivenderanno.
 
Esiste perfino un metodo, chiamato [[w:social engineering|social engineering]], tramite cui i truffatori riescono a ottenere informazioni personali sulle vittime attraverso le più disparate tecniche psicologiche:
si tratta di una sorta di manipolazione che porta gli utenti a rilasciare spontaneamente i propri dati confidenziali.
 
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* Utilizzare password non banali e con codici alfanumerici.
* Evitare il più possibile di comunicare la propria password.
* Installare e configurare bene [[w:firewall|firewall]] e [[antivirus]] tenendoli in seguito costantemente aggiornati.
* Procurarsi un [[antispyware]] in grado di ripulire efficacemente il sistema.
* Tenere sotto controllo i [[w:cookies|cookies]].
* Non aprire allegati di e-mail provenienti da utenti sconosciuti o sospetti.
* Configurare il livello della privacy del nostro [[browser]] almeno a livello medio.
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===Cenni riguardanti la normativa italiana===
 
Con l’avvento di [[Internet]] si è presto percepita l’esigenza di ampliare il vecchio [[w:ordinamento giuridico|ordinamento giuridico]] e, di conseguenza, anche la normativa relativa al concetto di privacy che, fino a non molti anni fa, si occupava esclusivamente della tradizionale corrispondenza e della comunicazione telegrafica e telefonica.
 
Tra i reati penalmente punibili, in termini di [[Internet]] e privacy, ricordiamo:
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===Problematiche===
 
Per la stessa natura di [[w:Internet\Internet]], soggetta a continui cambiamenti, la tutela penale per la riservatezza delle comunicazioni in rete, così come l’intero corpus legislativo ad essa affine, si arricchisce ogni giorno di nuovi decreti.
Si tratta di un panorama estremamente complesso costituito da numerose eccezioni, casi specifici che vanno indagati nella loro singolarità e ambiti particolari, come ad esempio quello della [[videosorveglianza]], nei quali una parziale invasione della privacy è concessa a patto che rientri in determinati limiti.
 
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==Riproduzione di elenchi pubblici==
 
La riproduzione di elenchi di cose o persone su siti internet, carta stampata o altri media è legittima e non è querelabile per [[w:diffamazione|diffamazione]] se l'elenco in questione è già pubblico e si tratta della versione più recente rettificata a seguito di richieste di modifica o cancellazione dalla lista da parte di diretti interessati. L'accusa di diffamazione può essere rivolta verso il primo soggetto che ha reso pubblico l'elenco, non verso quanti l'hanno replicato.
==Note==
<references/>