Materia:Diritto fallimentare: differenze tra le versioni

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I tanti tentativi di riforma erano naufragati nel nulla. Si era però sviluppata una normativa speciale per le grandi aziende in crisi che aveva assunto il nome di Amministrazione straordinaria che però rimaneva un istituto a parte, in cui maggiore era l’intervento del Governo.
Con il Decreto Legge 14 marzo 2005 n. 35 si è data una grande accelerata al processo di rinnovamento anche di concetti importanti dando più spazio al concordato preventivo ed attenuando persino uno dei canoni tradizionali il principio della par condicio creditorum.
con la legge di conversione del decreto legge (Legge 14 maggio 2005, n. 80) è stata introdotta
una delega '' ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata vigore della presente legge, un decreto legislativo recante modificazioni al codice di procedura civile''.
 
La riforma ha poi trovata concreta attuazione con il decreto legislativo n. 5 del 9 gennaio 2006 che ha apportato profonde modifiche al ''vecchio'' dioritto fallimentare.
Le linee guida prevedevano:
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*una valorizzazione della figura del curatore fallimentare e di quella del comitato dei creditori; per contro il giudice delegato vede ridimension ato il suo ruolo.
*sullo schema anglosassone viene introdotta la disciplina dell’esdebitazione, il debitore viene liberato dai debiti residui nei confronti dei creditori.
 
 
==Il fallimento nella visione tradizionale e nel nuovo diritto==