I riflessi del terrorismo islamista nel diritto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ortografia
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 143:
Troppo spesso si cade, nel dibattito politico ed anche culturale, in questa eguaglianza assurda che non fa altro che intensificare lo scontro di civiltà e il fenomeno del terrorismo.
L'Islam è una religione ma allo stesso tempo, abbiamo visto, uno status di cittadinanza. Questo va tenuto bene in mente perché come per un occidentale una violazione dei diritti fondamentali è un atto lesivo della propria persona così per un islamico la violazione dei precetti coranici.
È compito di un giurista, quindi, mediare tra le civiltà, attuare la laicità simmetrica nello Stato che è l'unica via affinché si percorra insieme la via dell'integrazione. La integrazione presuppone non che si tolleri l'altro ma che si rispetti e per esserci rispetto c'è bisogno da una parte di reciproca conoscenza dall'altra di reciproca non lesione dei diritti. Non possiamo cancellare l'essere cittadino islamico di un musulmano. Dobbiamo però lavorare affinché l'essere cittadino dell<nowiki>'</nowiki>''Umma'' possa convivere con l'essere cittadino dello Stato e per fare questo bisogna concedere un minimo di diritti coranici agli islamici. Penso ad esempio a come sia oggi, più che mai, necessaria una intesa tra Islam e Repubblica Italiana che permetta, finalmente, un riconoscimento ufficiale alla Religione Islamica e tutto ciò che questo consegue (disciplina del matrimonio e di altri diritti personali islamici, disciplina dell'apertura delle moschemoschee e della loro funzione, solo per far menzione di alcuni aspetti). È fondamentale che il Diritto prenda coscienza del fattore culturale islamico dei cittadini italiani di credo islamico. È fondamentale che il Diritto evolva e accolga tra le sue braccia anche questa "nuova minoranza culturale".
 
== Note ==