I riflessi del terrorismo islamista nel diritto: differenze tra le versioni

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Corretto: "a meno che"
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Se per la donna francese, europea, occidentale in generale il vedersi imporre un abito come il velo islamico da una religione è qualcosa di impensabile, le donne musulmane invece protestano vivamente per questa lesione al loro essere "cittadine dell'Islam", una lesione che per loro quindi è nei confronti della loro stessa personalità.
È sicuramente questo il momento in cui in Francia si inizia a covare lo scontro di civiltà che porterà alla nascita delle "serpi in seno" dei fondamentalisti islamici che grazie agli addestramenti dell'ISIS in Siria diventano Terroristi.
Il non essere laici simmetricamente è sicuramente un fattore determinante per l'avvio dello scontro di civiltà. Il fondamentalismo islamico si nutre degli errori degli Stati di Diritto Laico è un dato di fatto. D'altronde il messaggio dei fondamentalisti è quello che l'Occidente e la propria Cultura annientano l'Islam e i suoi valori. ÈE quindi non può che non favorire questo messaggio il comportamento, non laico, di uno Stato Occidentale, come in questo caso francese. D'altronde una reazione del genere non avviene solo da parte dell'Islam. Mutatis Mutante tutte le Religioni reagiscono in questo modo quando vedono lesi i propri valori (si pensi ai moti cattolici contrari ad esempio all'introduzione dell'aborto nel 1978). È una cosa naturale e propria di ogni religione. Certo non vi è la nascita di un radicale fondamentalismo (questo anche perché come detto i cristiani hanno maturato una sorta di separazione tra l'essere cittadino e l'essere religioso) ma ugualmente vi è una reazione più o meno dura.
 
A questo punto bisogna solo tirare le somme. Da una parte abbiamo detto, nel paragrafo precedente, che il credente islamico, più di ogni altro credente, sente in se la partecipazione, o meglio la cittadinanza, ad un diritto che si fonda sull'Islam e a cui esso si sente strettamente legato, dall'altra abbiamo qui detto che uno Stato deve in un certo senso agevolare l'integrazione altrimenti rischia di non permetterla e quindi di causare lo scontro di civiltà. La somma porta alla creazione del fondamentalismo, o comunque ad alimentarlo, e quindi lo scontro, potremmo dire istituzionalizzato, di civiltà. Aggiungiamo l'aggettivo istituzionalizzato perché il fondamentalismo si fonda su una dottrina religiosa e quindi ha una sua autorità spirituale/giuridica nell'Imam. Il passo quindi da fondamentalismo a organizzazione terroristica è davvero breve. Basta che entrino in gioco scopi economici, politici, militari, personali in testa all'Imam o ad un gruppo di Imam/Leader per trasformarsi in gruppi armati portatori di finti valori religiosi che celano invece "loschi" scopi ma di questo ce ne occuperemo nel prossimo paragrafo vedendo nel concreto la questione ISIS.
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Diversa è invece l'Operazione Russa in Siria. In questo caso è lo stesso Governo Siriano ad aver chiesto, ed ottenuto, l'intervento Russo sui suoi territori per contrastare l'ISIS. Almenochè non si voglia discutere su eventuali vizi di questo accordo tra i due Stati non si può quindi non ritenere legittima l'azione russa in Siria.
 
In ultimo è pacifico ritenere legittimo un qualsiasi intervento del Governo Siriano in contrasto dei militanti dell'ISIS. Ci troviamo, almenoa meno che non si ammetta l'esser Stato dell'ISIS, in presenza di nulla più che Insorti e in quanto tale lo Stato Siriano è legittimato ad usare qualsiasi strumento di forza interna, salvo quelli lesivi dei diritti umani o delle varie convenzioni sulla guerra civile.
Sarebbe, d'altra parte, pacifico se l'ONU o meglio il Consiglio di Sicurezza autorizzasse un intervento armato in Siria. Il Consiglio di Sicurezza ha, infatti, questa facoltà ai sensi dell'articolo 43 della Carta delle Nazioni Unite.
 
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Troppo spesso si cade, nel dibattito politico ed anche culturale, in questa eguaglianza assurda che non fa altro che intensificare lo scontro di civiltà e il fenomeno del terrorismo.
L'Islam è una religione ma allo stesso tempo, abbiamo visto, uno status di cittadinanza. Questo va tenuto bene in mente perché come per un occidentale una violazione dei diritti fondamentali è un atto lesivo della propria persona così per un islamico la violazione dei precetti coranici.
È compito di un giurista, quindi, mediare tra le civiltà, attuare la laicità simmetrica nello Stato che è l'unica via affinché si percorra insieme la via dell'integrazione. La integrazione presuppone non che si tolleri l'altro ma che si rispetti e per esserci rispetto c'è bisogno da una parte di reciproca conoscenza dall'altra di reciproca non lesione dei diritti. Non possiamo cancellare l'essere cittadino islamico di un musulmano. Dobbiamo però lavorare affinché l'essere cittadino dell<nowiki>'</nowiki>''Umma'' possa convivere con l'essere cittadino dello Stato e per fare questo bisogna concedere un minimo di diritti coranici agli islamici. Penso ad esempio a come sia oggi, più che mai, necessaria una intesa tra Islam e Repubblica Italiana che permetta, finalmente, un riconoscimento ufficiale alla Religione Islamica e tutto ciò che questo consegue (disciplina del matrimonio e di altri diritti personali islamici, disciplina dell'apertura delle mosche e della loro funzione, solo per far menzione di alcuni aspetti). È fondamentale che il Diritto prenda coscienza del fattore culturaculturale islamico dei cittadini italiani di credo islamico. È fondamentale che il Diritto evolva e accolga tra le sue braccia anche questa "nuova minoranza culturale".
 
== Note ==