Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL): differenze tra le versioni

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{{ordine delle lezioni|precedente1= I Nuovi Poteri delle Regioni|materia1=Diritto costituzionale|successivo1=L'Abolizione delle Province}}
 
 
[[File:Logo CNEL.jpg|thumb|left|Logo del CNEL.]]
 
Un punto non secondario della [[La Riforma Costituzionale del Governo Renzi|riforma costituzionale Renzi-Boschi]] è l’abolizione di apparati amministrativi quali province e Cnel, che negli anni sono costati allo [[Lo Stato e le sue varie Forme|Stato]] miliardi senza che si sia ricevuto un vantaggio nell’amministrazione dello stesso. Iniziamo con il focalizzarci sul Cnel.
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Questi membri, come detto, hanno la facoltà di esprimere pareri per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per le [[Il Parlamento italiano|camere]] e per le Regioni, se convocati dalle stesse. Inoltre, hanno la facoltà dell’iniziativa legislativa nel campo della legislazione economica e sociale (con alcune eccezioni, come per le leggi tributarie, di bilancio o di natura costituzionale, oppure che prevedano l’iniziativa governativa).
 
[[File:Villa Lubin 45474548.JPG|thumb|destra|Villa Lubin, Sede del CNEL.]]
 
Queste facoltà, nel corso degli anni, sono state però sempre meno esercitate fino ad azzerarsi del tutto nell’ultimo periodo. Ad oggi, pertanto, il Cnel si dimostra un organo inutile e dispendioso. Stime governative, infatti, dimostrano che il Cnel, dal 1957 (anno dell’istituzione) ad oggi, è costato circa un miliardo di euro. Dal sito del Cnel si apprende che il suo bilancio annuale è di 30 milioni circa e che attualmente ha circa 70 impiegati.