Socializzazione
"L'uomo è un animale sociale e le persone non sono fatte per vivere da sole". Pronunciandole duemila anni or sono, Seneca definiva i propri simili come animali sociali incapaci di vivere in solitudine, dava così la chiave interpretativa circa l'esistenza di una società. Oggi queste parole permangono di validità e si affiancano ad un modello profondamente mutato. Georg Simmel, durante la seconda metà del XIX secolo, vide l'individuo moderno come colui che rompe i legami con le precedenti aggregazioni e si inserisce in una pluralità di mondi sociali, acquistando così maggiore autonomia individuale. Ma per affrontare meglio il tema della socializzazione in un ambito pluralizzato dobbiamo partire dal mattone dell'intero sistema, ovvero l'individuo.
Agenzie di socializzazione
modificaL'individuo nasce all'interno di un determinato contesto sociale ed esso, tramite la socializzazione primaria, acquisisce naturalmente le competenze sociali di base, che sviluppandosi lo accompagnano attraverso le varie tappe della sua intera esistenza. Questo ha permesso all'uomo di "prevalere" sulla natura circostante, riprendendo il contesto sociale pre-esistente alla sua nascita e sviluppandolo ulteriormente durante il corso della vita. Ma ciò non basta ad esprimere, seppur schematicamente, il carattere sociale dell'uomo inserito in un contesto fortemente pluralista. La realtà attuale occidentale è molto orientata verso questa caratteristica pluralista e questo richiede che l'individuo si ponga in maniera differente con i suoi simili rispetto a quello che avveniva in passato. La socializzazione secondaria consiste nell'interiorizzazione di sottomodelli istituzionali, cioè nell'acquisizione delle conoscenze relative ai diversi ruoli e ambiti esistenziali, e nella messa in pratica di questi ruoli. Socializzare è sempre stato per l'uomo l'unico modo per poter entrare a far parte di un contesto sociale.
All'interno dei processi appena accennati assumono un ruolo fondamentale quelle che sono chiamate: "agenzie di socializzazione"; esse sono enti, luoghi, istituzioni, gruppi all'interno dei quali i soggetti imparano e sviluppano le regole sociali. Esse contribuiscono sia alla stabilità che al mutamento della società e possono anche essere in conflitto tra loro. Vediamo infatti all'interno di questo grande "contenitore" istituzioni come: la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari e i mass media, ma possiamo citarne ancora molte altre. Sono proprio queste agenzie che subiscono il maggior mutamento all'interno di un contesto pluralizzato. Quindi il quadro che ci appare immediato della società occidentale moderna, caratterizzata dal pluralismo, riguarda l'individuo come attore principale che opera e agisce all'interno di differenti agenzie di socializzazione in continuo mutamento. Vedremo successivamente come l'essere umano si muova all'interno delle sopraccitate agenzie, ma prima di farlo dobbiamo fermare la nostra attenzione sulle teorie di Georg Herbert Mead circa la formazione del carattere sociale dell'individuo.
Mead è un autore importante per l'analisi dei processi di socializzazione. Secondo il filosofo l'essere umano ha la caratteristica di pensare se stesso, cioè ha la capacità di guardarsi dall'esterno e di valutare le proprie azioni. Seguendo tale intuizione, Mead analizza il rapporto complesso tra le componenti di quello che egli chiama Sé, che si articola in due parti: l'Io e il Me. L'Io è la parte che noi oggi definiamo "corredo genetico" che ci consente di reagire alle situazioni e di affrontare le difficoltà ma senza chiamare in causa l'aspetto sociale della personalità. Il Me è la parte più "interessante" per quello che riguarda la nostra ricerca, poiché viene influenzato direttamente dalla società circostante; esso deriva dalla nostra immagine costruita "attraverso gli occhi degli altri"; inutile dire che questa porzione del Sé sarà irrimediabilmente influenzata dal tipo di mondo sociale nel quale l'individuo si inserisce, come ad esempio una realtà pluralizzata, dove i punti di vista esterni mutano radicalmente. In conclusione possiamo affermare che l'Io pensa al Me e reagisce nei suoi confronti proprio come reagirebbe nei confronti degli altri, determinando il comportamento del Sé.