Signoraggio
Il signoraggio è l'insieme dei redditi derivanti dall'emissione di w:moneta[1][2][3]. Il termine "signoraggio" deriva dal francese seigneur[4], che in italiano significa signore. Nel Medio Evo infatti i signori feudali di tutta Europa cercarono di rendersi indipendenti dai sovrani attribuendosi tanto il diritto di battere moneta quanto la titolarità dei relativi redditi[5][6].
«Io son per lor tra sì fatta famiglia; |
(Dante Alighieri, La Divina Commedia. Inferno: Canto XXX, 88-90) |
Il premio Nobel Paul R. Krugman, nel testo di economia internazionale scritto con Maurice Obstfeld, lo definisce come il flusso di «risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta per spenderla in beni e servizi»[7][8][9].
Il premio Nobel Robert Mundell osserva come, per il governo, «a parte i costi di manifattura, il signoraggio è la differenza tra il valore nominale, o facciale, della moneta ed i costi dei materiali dei quali essa è composta. Nel caso di moneta-merce pura, il signoraggio è zero, mentre nel caso di moneta-segno, è virtualmente pari all'unità, misurata come proporzione del valore facciale […] Il signoraggio può anche essere pensato come il grado di sopravvalutazione della moneta: nel caso di moneta-merce questo è nullo, per la carta-moneta la sopravvalutazione è completa»[10].
Secondo w:Luigi Spaventa, la teoria del signoraggio è un crocevia di molte strade di ricerca: microeconomia e macroeconomia; teoria della tassazione ottima e teoria monetaria; aspettative e coerenza dinamica delle scelte intertemporali di politica economica; teoria del debito pubblico e teoria delle attività finanziarie[11].
Il signoraggio nella teoria economica
modificaIn macroeconomia per signoraggio si intendono i redditi che un governo, e in misura molto minore una banca centrale, ottengono grazie alla possibilità di creare base monetaria in condizioni di monopolio[12][13]. Negli stati moderni, solitamente, la banca centrale stampa le banconote mentre il governo (ad esempio tramite una zecca) conia le monete metalliche, ed entrambi hanno un reddito da signoraggio. Poiché il reddito da signoraggio ottenuto dalla banca centrale viene poi trasferito al governo sotto forma di imposta, questo non è in genere di interesse per la teoria economica in quanto si tratta di trasferimenti interni all'amministrazione statale[14].
In economia il signoraggio è innanzitutto una delle fonti con cui un governo finanzia la propria spesa pubblica eccedente rispetto alla raccolta di tributi. Lo stesso termine signoraggio nella letteratura economica è quasi sempre riferito ai vantaggi del governo[15][16]. Nei paesi a bassa inflazione conta per circa lo 0,5% del prodotto nazionale lordo mentre nei paesi ad alta inflazione tale valore è molto maggiore[17][18]. Nei casi estremi di iperinflazione il signoraggio è virtualmente l'unica fonte di finanziamento del governo[19][20]. Il ricorso al signoraggio da parte del governo è generalmente associato ad un'elevata instabilità politica, dovuta sovente ad un sistema politico altamente polarizzato[20][21]. Spesso avviene in concomitanza con la necessità di finanziare i costi di guerre, oppure in casi di shock esogeni che siano causa di un crollo dei prezzi di esportazione o anche solo nei casi in cui il governo non riesca a fronteggiare adeguatamente l'evasione fiscale. In tutti questi casi, i risparmiatori tenderanno a diffidare delle capacità del governo di onorare i propri debiti e si rifiuteranno di sottoscriverne le obbligazioni[20].
Nel caso in cui il potere di stampare moneta sia assegnato al governo e questo lo usi per finanziare la spesa, il signoraggio corrisponde al rapporto tra il valore nominale della nuova base monetaria emessa in un certo intervallo temporale e l'indice generale dei prezzi (al netto dei trascurabili costi di produzione)[22]. I tentativi da parte del governo di finanziare il deficit pubblico aumentando le entrate da signoraggio possono essere causa di iperinflazione[20][23][24] e gran parte dei casi storici di elevata inflazione e di iperinflazione sono effettivamente dovuti alla necessità da parte del governo di finanziarsi attraverso il signoraggio[20][25]. Il caso storico più eclatante e più studiato dalla teoria economica in cui l'abuso di ricorso al signoraggio da parte del governo ha causato una drammatica spirale iperinflattiva è la Germania (Repubblica di Weimar) del 1922-1923[26][27][28]: il conseguente collasso economico fu il preludio dell'ascesa al potere del Nazismo e di Adolf Hitler[29][30][31]. Nella prefazione al classico testo di Costantino Bresciani-Turroni sulle vicende del marco tedesco, Lionel Robbins osserva che «il deprezzamento del marco avvenuto tra il 1914 e il 1923 […] ha distrutto la ricchezza degli elementi più solidi della società tedesca: e si è lasciato dietro uno squilibrio morale ed economico, atto a preparare il terreno per i disastri che sono seguiti. Hitler è il figlioccio dell'inflazione»[32]. Ma pochi anni prima che l'iperinflazione infuriasse in mezza Europa, già nel 1919 Keynes aveva descritto la situazione che si stava delineando nell'opera Le conseguenze economiche della pace: «L'inflazionismo dei sistemi valutari europei ha proceduto a passi straordinariamente rapidi. I vari governi belligeranti, incapaci, o troppo timidi oppure troppo miopi per assicurarsi attraverso prestiti e tasse le risorse di cui avevano bisogno, hanno stampato banconote per [pareggiare] il bilancio»[33]
Il contributo fondamentale allo studio del signoraggio si deve a Phillip Cagan che, nel suo fecondo articolo del 1956, studiò sette casi di iperinflazione: l'Austria tra l'ottobre del 1921 e l'agosto del 1922; la Russia tra il dicembre del 1921 ed il gennaio del 1924; la Germania tra l'agosto del 1922 ed il novembre del 1923; la Polonia tra il gennaio del 1923 ed il gennaio del 1924; l'Ungheria tra il marzo del 1923 ed il febbraio del 1924; la Grecia tra il novembre del 1943 ed il novembre del 1944; e l'Ungheria tra l'agosto del 1945 ed il luglio del 1946[27].
Altri casi storici celebri di iperinflazione sono: gli Stati Uniti durante la guerra d'indipendenza, tra il 1779 e il 1783; la Francia durante la rivoluzione francese, tra il 1790 ed il 1796; gli Stati Uniti durante la guerra di secessione americana, tra il 1863 ed il 1865; la Cina durante la seconda guerra civile cinese, tra il 1938 ed il 1947[34]. In tutti questi casi il ricorso alla monetizzazione del debito costituì la prima e più rilevante causa dell'azzeramento del valore della moneta[35][36].
Krugman osserva che l'elevato ricorso al signoraggio è una caratteristica particolarmente frequente nei paesi in via di sviluppo. Nonostante i tentativi da parte di questi paesi di riformare le proprie istituzioni nella direzione dei paesi maggiormente industrializzati, tale processo rimane spesso incompiuto: alla maggiore statalizzazione di queste economie non corrisponde un'adeguata capacità di riscuotere le imposte per finanziare la spesa. Anche in questi casi il ricorso al signoraggio è associato ad elevata inflazione o iperinflazione[7].
Secondo Rudi Dornbusch (1987), le iperinflazioni sono gli esperimenti di laboratorio dell'economia monetaria: in presenza di questi tassi di inflazione, il collegamento tra moneta e prezzi è assolutamente fuori discussione e aldilà di qualsiasi controversia[37]. In virtù della stretta associazione tra signoraggio ed inflazione - per cui a maggior signoraggio corrisponde, più che proporzionalmente[38], maggiore inflazione - il signoraggio è detto anche "tassa da inflazione" (in inglese "inflation tax"): è infatti a tutti gli effetti una tassa che gli operatori economici pagano al governo nella forma di un forzato minor potere d'acquisto della moneta detenuta nei propri portafogli[6][24][39][40].
La creazione di una banca centrale indipendente dal governo - cioè tale per cui il governo non abbia il potere di imporre alcuna misura di politica monetaria - è stata spesso una decisione fondamentale per stabilizzare un'economia colpita da iperinflazione[41]. Nel caso in cui il potere di stampare moneta sia assegnato alla banca centrale e questa lo usi per finanziare il governo, il signoraggio riscosso dalla banca centrale si definisce come il prodotto tra tasso d'interesse nominale e valore nominale del prestito (al netto dei trascurabili costi di produzione). Tale somma viene normalmente percepita dal governo sotto forma di imposte.
Massimizzazione del signoraggio, curva di Laffer e iperinflazione
modificaNelle sezioni precedenti è stata illustrata la relazione tra signoraggio ed inflazione. Se è vero che il ricorso al signoraggio fa aumentare l'inflazione a ritmo virtualmente illimitato, ciò non si traduce tuttavia necessariamente in un aumento del signoraggio reale riscosso dal governo[42][43][44][45]. Come mostrato in precedenza, questo è pari a e, se il governo è in grado di controllare il numeratore (cioè la creazione di nuova base monetaria), non è però certo in grado di controllare il w:denominatore (l'indice generale dei prezzi) che, come si è detto, cresce al tasso di inflazione. Per valori bassi dell'inflazione, il finanziamento di una piccola quota del deficit tramite emissione di moneta, fa aumentare il valore reale del signoraggio; ma per livelli crescenti del tasso di inflazione il valore reale del signoraggio aumenterà sempre meno finché inizierà a diminuire, invertendo la tendenza.
Questo livello massimo di signoraggio reale corrisponde ad una soglia massima di tolleranza che il sistema economico è disposto a subire senza avvitarsi in una spirale iperinflazionista: se il governo tenterà di oltrepassare questa soglia l'inflazione andrà fuori controllo. Pur mettendo in second'ordine ogni altro obiettivo di politica economica (stabilità dei prezzi, crescita economica, piena occupazione, distribuzione equa del reddito, ecc.), se il governo ritiene necessario massimizzare il signoraggio reale, in nessun modo dovrà comunque oltrepassare quella soglia.
La relazione tra signoraggio reale ed inflazione viene rappresentata graficamente ricorrendo ad una curva di Laffer modificata, dove sull'asse delle ascisse vi è l'inflazione e sull'asse delle ordinate vi è il signoraggio reale (anziché rispettivamente l'aliquota fiscale e le entrate fiscali, come nell'originale curva di Laffer)[42][43][44][45][46][47].
Signoraggio e dollarizzazione
modificaQuando un paese adotta una moneta estera come valuta con corso legale, rinuncia al diritto di signoraggio. La dollarizzazione, ovvero la sostituzione della moneta locale con il dollaro statunitense (o con la moneta di un altro stato estero), comporta due tipi di perdite relative al signoraggio: da un lato a mano a mano che si ritira dalla circolazione la moneta nazionale cambiandola con la divisa straniera, le autorità monetarie devono ricomprare la massa di moneta di proprietà del pubblico e delle banche, restituendo i diritti di signoraggio che si erano accumulati con il tempo. Inoltre le autorità monetarie perdono i guadagni relativi al signoraggio nel futuro.
Nel contempo gli Stati Uniti (o il diverso stato di cui è stata adottata la moneta) aumentano le loro entrate relative al signoraggio ed è sorto un dibattito in merito alla possibilità che gli USA cedano parte di questi guadagni alle economie dollarizzate. A questo riguardo esiste un precedente negli accordi sottoscritti dal Sudafrica e altri tre stati africani che utilizzano il rand come valuta avente corso legale (Lesotho, Namibia e Swaziland).
Sebbene gli USA non abbiano sottoscritto fino ad oggi alcun accordo con Panama o con altri paesi in cui il dollaro ha corso legale, nel Senato degli Stati Uniti sono state presentate proposte legislative relative al rimborso dei diritti di signoraggio.
Ricorso al signoraggio da parte dei governi
modificaIl ricorso al signoraggio da parte dei governi, per finanziare quote del deficit pubblico, come si è visto, è un fenomeno noto e oggetto di studio da parte della teoria economica. Si è visto anche che non tutti i governi ricorrono al signoraggio nella stessa misura: i paesi politicamente più stabili tendono a ricorrervi il meno possibile; i paesi più instabili sono invece tentati di ricorrervi oltre ogni limite di ragionevolezza. Di seguito si riporta un elenco che mostra queste differenze nel periodo 1975-1985, periodo considerato generalmente di elevata inflazione.
Cukierman, Edwards e Tabellini hanno studiato la relazione tra il signoraggio e l'inflazione nel periodo 1971-1982, con l'obiettivo di mostrare come il ricorso al signoraggio sia indice di elevata instabilità politica. Di seguito si riporta la tabella:
La Banca centrale del Canada definisce il proprio signoraggio come[53]:
Il signoraggio derivante dall'emissione diretta di moneta da parte del governo viene incassato da questo, mentre quello derivante dall'emissione di moneta da parte della banca centrale viene in parte prelevato dal governo, sotto forma d'imposta, e il rimanente resta alla banca centrale, dove viene utilizzato per coprire i costi di funzionamento e, per l'eventuale parte eccedente, costituisce utile netto. Le banche centrali possono essere enti pubblici (come la Banca di Francia) o società di capitali il cui capitale è interamente (come la Banca del Canada) o in maggioranza (come la Banca Nazionale Svizzera) di proprietà statale, in questi casi tale utile finisce per essere incassato, in tutto o in parte, dal governo. La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico ma le sue quote di partecipazione al capitale sono in grande maggioranza private: per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni e solo per il 5,67% di enti pubblici (INPS e INAIL)[54]. Lo statuto della Banca d'Italia comunque, una volta pagate le imposte, concede di distribuire ai partecipanti solo una minima parte degli utili netti annuali, da spartirsi tra tutti in base alle quote possedute. Quindi dal 20 al 40% degli utili netti viene aggiunto alle riserve valutarie ordinarie e/o straordinarie dell'istituto e la parte restante (dal 60% all'80%) viene trasferita al pubblico erario[55]. Come si evince[56] dal Bilancio della Banca d'Italia per il 2009, a pagina 345 della Relazione Annuale 2009, l'utile netto è stato di euro 1.668.576.514, ripartiti come segue:
Larga parte degli utili distribuiti ai partecipanti viene calcolata come percentuale - non superiore al 4% - delle riserve detenute nell'anno precedente[56], come previsto dal comma terzo dell'art. 40 dello Statuto[57] che recita «'Dai frutti annualmente percepiti sugli investimenti delle riserve, può essere, su proposta del Consiglio superiore e con l'approvazione dell'assemblea ordinaria, prelevata e distribuita ai partecipanti, in aggiunta a quanto previsto dall'art. 39, una somma non superiore al 4% dell'importo delle riserve medesime, quali risultano dal bilancio dell'esercizio precedente'». Nel 2009 si è trattato di un importo pari allo 0.5% dell'ammontare complessivo delle riserve al 31 dicembre 2008, cioè euro 59.415.000. La parte rimanente, di importo trascurabile, ex art. 39, commi 1 e 2[57], non può eccedere il 10% del capitale, corrispondente nel 2009 a euro 15.600[56]. Il signoraggio oggimodificaNei paesi dell'area euro, il reddito da signoraggio viene incassato dai paesi membri per il conio delle monete metalliche, e dalla Banca centrale europea (BCE) per la stampa delle banconote, che emette in condizioni di monopolio[58]. Tali redditi sono poi ridistribuiti dalla BCE alle banche centrali nazionali[59] in ragione della rispettiva quota partecipazione (per la Banca d'Italia ad esempio il 12,5%[60]). I singoli governi nazionali provvedono in seguito a prelevare gran parte di tali redditi dalle banche centrali tramite il prelievo fiscale[61]. In taluni casi, come per la Bank of England, essendo la banca centrale completamente di proprietà statale, il reddito derivato dall'emissione delle banconote viene indirettamente incamerato interamente dal governo[62]. I singoli governi, tra i quali quello italiano, incassano direttamente il reddito derivante dal diritto di emettere monete metalliche, dal quale devono sottrarre i costi per produrle. Si tratta di un reddito quasi sempre modesto, eccezion fatta nel caso di stati di piccole dimensioni come la Repubblica di San Marino e la Città del Vaticano le cui monete diventano oggetto di collezione. Negli anni ottanta-novanta, l'eccessiva dipendenza dal signoraggio di alcuni governi europei - tra cui il Portogallo, l'Irlanda, l'Italia, la Grecia e la Spagna - rappresentò una delle maggiori difficoltà per la realizzazione dell'Unione Monetaria Europea[14][63]. Mentre la creazione e l'emissione monetaria è gestita dalla Banca Centrale e avviene in contropartita ad obbligazioni statali reperite sul mercato aperto, la semplice creazione della moneta scritturale è facoltà di tutto il sistema economico, nazionale ed internazionale. La differenza è tratteggiata dalla Banca centrale del Canada nel proprio sito[64]. Mentre nel caso delle monete metalliche il reddito consiste nella differenza tra il valore nominale delle monete metalliche emesse e il costo per produrle, nel caso dell'emissione di monete non metalliche il reddito consiste negli interessi maturati sui titoli acquistati a fronte dell'emissione di moneta. Tali redditi, incamerati dalla banca centrale, servono a pagarne i costi e le imposte sull'emissione di moneta. Il reddito da signoraggio viene in gran parte incamerato dal governo che ha concesso alla banca centrale il diritto di emettere base monetaria in condizioni di monopolio. Notemodifica
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