Psicologia dello sviluppo e dell'educazione

Educare (dal latino ex-ducere) vuol dire "portare fuori", aiutare a crescere, nella metafora della pianta innaffiata e curata dal contadino che la coltiva perché venga su vigorosa! Educare i figli significa, dunque, "aiutarli" a crescere sostenendoli durante il loro naturale sviluppo che seguirà la "spinta" della biologia e "l'adattamento" continuo all'ambiente.

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Psicologia dello sviluppo e dell'educazione
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Psicologia generale

Compito dei genitori, perciò, non è vivere la vita dei figli o determinarla secondo le proprie aspettative o peggio ancora possederla come se fosse "qualcosa" su cui si ha diritto di proprietà! I genitori sono coloro che hanno dato la vita, ma non per questo ne sono i "padroni"!

Semmai loro è la "responsabilità" di aiutarli a raggiungere il proprio benessere fisico e psicologico sostenendoli il più possibile, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo, perché possano adeguatamente imparare ad appagare i propri bisogni ed a realizzare i propri desideri! In Natura, circa 5000 specie di mammiferi, assolvono cinque compiti specifici durante l'accudimento della propria prole: nutrire, pulire, spostare, proteggere, ed aiutare all'autonomia. Molte mamme della specie Homo Sapiens Sapiens hanno difficoltà (spesso con eziopatogenesi psicologica) ad allattare i propri bambini o addirittura a prenderli in braccio, per non parlare, poi, della tutela dai pericoli.

Abraham Maslow, psicologo statunitense della metà del '900, ha descritto una scala dei Bisogni dell'essere umano, strutturata gerarchicamente dal basso verso l'alto, nella quale si susseguono ai bisogni fisiologici fondamentali per la sopravvivenza (quali mangiare, bere, dormire, ecc.), quelli di sicurezza, di appartenenza, di stima e di auto-realizzazione. Quasi che la "spinta" biologica della Natura fosse proprio quella di giungere all'autonomia psicofisica coincidente con l'appagamento delle carenze e la realizzazione delle proprie aspirazioni.

Ebbene, compito dei genitori dovrebbe essere quello di aiutare i propri figli a raggiungere il livello più alto della scala di Maslow, senza sostituirsi ad essi od ostacolarne il percorso. Purtroppo, - ed è qui il tasto dolente! - in moltissimi casi, per non dire in quasi tutti, i genitori sono "inadeguati" al loro compito!

Essi frequentemente urlano, litigano tra di loro, sono nervosi ed agitati, aggrediscono psicologicamente o fisicamente i loro piccoli, sono insoddisfatti di se stessi, provano ansia o paura, e si com-portano in modo del tutto antitetico a quello rassicurante e sereno di chi dovrebbe accudire e "proteggere"!

Nei paesi civilizzati, la legge "tutela" i bambini ed i loro diritti: in Italia gli artt. 571 e 572 del Codice Penale puniscono i reati di "abuso dei mezzi di correzione (sta per educazione)" e di "mal-trattamento in famiglia o verso fanciulli"! Chiunque, - e vuol dire "chiunque" genitore compreso - abusando dei propri mezzi di correzione o di disciplina determina il "pericolo di una malattia" nel corpo o nella mente dell'educando (si badi che il delitto è commesso se solo si corre il "pericolo" e non deve necessariamente conseguirne una malattia) viene punito dalla legge.

E se c'è bisogno delle leggi che tutelino i piccoli dall'infausto agire degli adulti, genitori compresi, abbiamo detto tutto!

Le ricerche, ahimè, confermano che la maggior parte delle violenze sessuali contro i bambini avviene in famiglia ad opera di parenti o conoscenti intimi.

Il genitore che non sa assolvere il proprio compito di Soggetto di Tutela che accudisce e protegge, crea dei danni psicologici enormi nella psiche dei propri piccoli facendoli crescere ansiosi, paurosi, angosciati e tristi.

Quello che, in aggravio, li umilia, li scredita e li sminuisce determina in loro bassa autostima, insicurezza, timidezza e scoraggiamento.

Infine, colui che li mal-tratta, li offende, li aggredisce o li violenta ne determina la psicopatologia più grave nella mente e nel corpo trasformando la loro vita in una tragedia. La psicopatologia, così diffusa anche se non altrettanto diagnosticata, è la diretta conseguenza delle esperienze negative e traumatiche vissute durante il proprio sviluppo fin dai primi anni di vita. Il così detto "paziente" è la "vittima" di un sistema ambientale che non solo non ha saputo aiutarlo a "crescere" in maniera armoniosa, ma, al contrario, lo ha ostacolato, impedito e deviato!

La "psicoterapia" dovrebbe essere la ri-abilitazione ai sentimenti ed alla relazionalità attraverso una elaborazione profonda dei propri vissuti e delle proprie esperienze passate, alla quale consegue la ri-costruzione del proprio modo di essere e di vedere il mondo.