Pronuncia nella lingua araba

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Pronuncia nella lingua araba
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Lingua e letteratura araba
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 25%

Introduzione modifica

Basi di fonologia modifica

La pronuncia dell'arabo si differenzia notevolmente tra i vari Paesi in cui è parlato e anche all'interno di essi. Esiste, però, una lingua araba moderna standard che comprende 33 fonemi: 5 vocalici e 28 consonantici.

  Labiali Interdentali Dentali / Alveolari Palatali Velari Uvulari Faringali Glottali
semplici enfatiche
Occlusive sorde     ت طt̪ˁ   كk ق q   ء ʔ
sonore بb   د ضd̪ˁ جd͡ʒ~ʒ~g1      
Fricative sorde ف f ث θ سs ص ش ʃ خx~χ4 حħ ەh
sonore   ذ ð ز z ظ ðˁ~zˁ   غ ɣ~ʁ4 ع ʕ  
Nasali م m   ن n          
Vibranti     ر r            
Laterali     ل l2            
Approssimanti       ي j و w    

Quasi tutte le consonanti possono essere brevi o lunghe (geminate). La pronuncia enfatica si realizza avvicinando la parte posteriore della lingua alla faringe.

Nell'arabo standard i suoni [o], [e], [p], [v], [g] e [ʧ] compaiono solo in prestiti stranieri. Per rendere graficamente le consonanti [p], [v], [g] e [ʧ] si usano forme modificate di lettere di suono simile, in particolare quelle dell'alfabeto persiano, che possiede questi suoni, ma sono possibili delle varianti.

La pronuncia può subire il fenomeno della ’imāla ("inclinazione"), che provoca l'innalzamento della vocale /a/ verso il timbro /ɛ/~/e/~/i/.

Suoni vocalici modifica

Come abbiamo già visto nella lezione Vocali in arabo, in arabo esistono solo tre suoni vocalici, corrispondenti all'italiano "a", "i", "u".

Abbiamo anche visto che la differenza tra vocali brevi e lunghe - differenza poco importante in italiano - è invece di fondamentale importanza in arabo.

Ad esempio parole come CAMMELLO e BELLO differiscono di una sola vocale, la "i", che è breve nella prima e lunga nella seconda: confrontate جَمِل con جميل

Consonanti labiali modifica

Le consonanti labiali sono consonanti che vengono pronunciate con il movimento delle labbra.

Gli studiosi di fonetica distinguono più precisamente consonanti bilabiali e consonanti labiodentali, così come le consonanti sonore da quelle sorde, ovvero quelle consonanti che implicano vibrazione delle corde vocali e quelle che invece non ne necessitano.

Consonanti bilabiali modifica

Le consonanti bilabiali in italiano sono la sonora esplosiva "b" e la sorda esplosiva "p".

In arabo classico e standard moderno esiste solo il suono "b" (), che in alcune parole e in alcuni dialetti può suonare anche molto simile alla "p". Ne è un esempio la parola arabo-turca KEBAB, كباب, che talvolta sulle insegne dei negozi europei compare traslitterata in alfabeto latino come KEBAP. Ma anche senza uscire dall'area Levantina (Palestina e dintorni) esistono parole come اب, padre, che possono essere pronunciate sia come "AB" sia come "AP". In alcuni dialetti la lettera "p" esiste ed è scritta prendendo in prestito la lettera persiana "پ", inesistente nell'alfabeto arabo

Nell'alfabeto fonetico internazionale questo suono viene indicato con [b].

Consonanti labiodentali modifica

Le consonanti labiodentali sono, in italiano, la sorda fricativa "f" e la sonora fricativa "v".

In arabo classico e standard moderno esiste solo il suono "f" (). In alcuni dialetti esiste anche il suono [v] esiste ed è traslitterato impiegando la lettera ڢ, inesistente nell'alfabeto arabo.

Nell'alfabeto fonetico internazionale questo suono viene indicato con [f].

Consonanti dentali e alveolari modifica

Le consonanti dentali e alveolari sono consonanti nelle quali la lingua viene appoggiata, nel primo caso, contro i denti o, nel secondo caso, contro gli alveoli dei denti incisivi.

In italiano le consonanti dentali sono numerose: le esplosive "d" e "t", la nasale "n" dentale come nella parola "no" (diversa dalla "n" palatale, come nella parola "insomma", e da quella velare, come nella parola "ancora"), la rotativa "r", le fricative "s" sorda (IPA [s], come in "sopra") e "s" sonora (IPA [z],come in "rosa"), le affricate "z" sorda (IPA [dz], come in "zio") e "z" sonora (IPA [tz], come in "fazione"), la laterale "l".

In arabo sono ancora più numerose, dal momento che esiste la "versione" enfatica di quasi tutte le consonanti sopra elencate: alla د corrisponde l'enfatica ض alla ت la ط alla س la ص la ظ viene pronunciata come una via di mezzo tra l'enfatica di ث e di ز esiste anche l'enfatizzazione della "h": ح

La pronuncia di una lettera enfatica corrisponde, all'incirca, alla pronuncia della lettera "normale" seguita da una 'ayn. Se desiderate esercitarvi, potrete averne un'idea provando a pronunciare le lettere non enfatiche ma con un pugno sotto il mento, che blocchi parzialmente il movimento della mascella.

Suoni e lettere corrispondenti all'italiano modifica

I suoni italiani "d", "t", "n", "r", "l" sono rappresentati in arabo dalle lettere (d), (t), (n), (r - pronuncia simile a quella italiana, più marcata quindi di quella inglese, francese o tedesca), (l).

Questi suoni sono indicati nell'alfabeto internazionale con [d], [t], [n], [r], [l].

ATTENZIONE! Abbiamo visto nella lezione L'articolo in arabo che la , quando fa parte dell'articolo determinativo, si assimila nella pronuncia alla consonante seguente, se questa è una lettera "solare".

Suoni corrispondenti alla "s" italiana modifica

La lettera italiana "s" corrisponde a quattro suoni diversi:

  • "s" sorda (p.es. in "sabbia"), rappresentata nell'alfabeto fonetico internazionale con [s];
  • "s" sonora (p.es. in "rosa"), rappresentata nell'alfabeto fonetico internazionale con [z];
  • "s" sorda enfatica; nell'alfabeto fonetico internazionale questo suono viene indicato solitamente con la combinazione [sˁ];
  • in associazione con la "c" seguita da "e" o "i" (p.es. in "pesce"), per indicare la consonante fricativa rappresentata nell'alfabetico fonetico internazionale dal simbolo [ʃ].

Questi quattro suoni sono indicati in arabo da quattro lettere diverse, rispettivamente:

  • per la "s" sorda;
  • per la "s" sonora (che, a differenza dell'italiano, si può trovare anche all'inizio di una parola);
  • per la "s" sorda enfatica;
  • per la [ʃ].

ATTENZIONE! Si badi bene a distinguere il suono della lettera (traslitterato con "z") dal suono della "z" italiana.

Pronuncia puntuale, inclusi i diacritici (taškīl) modifica

Nella tabella sottostante è spiegata in modo puntuale la pronuncia delle lettere base, lettere speciali e diacritici dell'alfabeto arabo, senza però approfondire le numerose regole di scrittura della hamza.

Lettera/

segno

Trascrizione

IPA

Spiegazione
َ /ɛ/~/æ/~/a/~/ɑ/ Chiamata fatḥa ("apertura", intendendo delle labbra), scrive la vocale breve "a". Questa vocale nel parlato può avvicinarsi alla /æ/ molto aperta dell'inglese. Dopo consonanti faringalizzate invece di scurisce in /ɑ/.
ًا -/an/ Chiamata fatḥatayn ("doppia fatḥa"), si trova solo in fine di parola ed è la combinazione di ’alif e fatḥatayn. Indica il caso accusativo unito al tanwīn.
ٰ /ɛ:/~/æː/~/ɑ:/ Chiamata ’alif ḫanǧariyya ("’alif pugnale"), è la "a" lunga di mare. È un diacritico che compare in alcune parole dall'ortografia arcaizzante ed equivale a una ’alif di allungamento della "a". L'aggiunta del diacritico non è obbligatoria.
ِ /i/ Chiamata kasra ("rottura", intendendo delle labbra), è la "i" breve di piccolo. Questo diacritico si scrive sotto la lettera. Se la consonante seguente è una yā’ indica la vocale lunga /i:/. Questo diacritico, se combinato con hamza su una ’alif iniziale, porta sotto la ’alif anche la hamza.
ٍ -/in/ Chiamata kasratayn ("doppia kasra"), si trova solo in finale di parola e indica il caso obliquo unito al tanwīn.
ُ /u/ Chiamata ḍamma ("riunione", intendendo delle labbra), è la "u" breve di più.
ٌ -/un/ Chiamata ḍammatayn ("doppia ḍamma"), si trova solo in finale di parola e indica il caso nominativo unito al tanwīn. Il diacritico deriva dalla stilizzazione di due وو compattate e fuse insieme.
ْ muta Detto sukūn ("pausa"), è un cerchiolino vuoto che indica l'assenza di vocalizzazione, ossia la consonante si pronuncia senza vocale di appoggio. Si scrive sopra la consonante, ma non è obbligatorio.
ّ consonante geminata Chiamata šadda o tašdīd, indica che la consonante si pronuncia lunga, come le consonanti doppie dell'italiano. In arabo, infatti, due consonanti uguali di seguito non sono intese come le consonanti doppie dell'italiano, ma sono separate da una vocale. La kasra, se combinata con questo diacritico, non si scrive sotto la consonante ma immediatamnente sotto la šadda, ossia sopra la consonante. Le altre due vocali brevi si scrivono invece sopra la šadda.
ء /ʔ/ Chiamata hamza, è il colpo di glottide ed equivale grossomodo a un colpetto di tosse. In principio di parola si pone sempre su una ’alif (ma non tutte le ’alif iniziali portano la hamza)[1], mentre in corpo e in fine di parola la sua ortografia è piuttosto complessa. In questi ultimi due casi può comparire anche su ’alif, su wāw o su yā’ che vengono quindi chiamate kursiyy al-hamza, "sedia della hamza".
vedi

spiegazione

Chiamata ’alif, ha vari utilizzi. In principio di parola è un sostegno vocalico e regge le tre vocali brevi ed eventualmente anche la hamza. In corpo di parola può indicare l'allungamento della vocale "a" (se segue una fatḥa) oppure può essere sostegno (kursiyy, "sedia") per la hamza.
/b/ Chiamata bāʾ, è come la "b" italiana.
/t/ Chiamata tāʾ, è come la "t" italiana.
/θ/ Chiamata ṯāʾ, è il "th" interdentale sordo dell'inglese thing.
/d͡ʒ/~/ʒ/~/g/ Chiamata ǧīm, è la "g" di giorno, consonante sonora. Spesso è realizzata come la "j" del francese jour. In Egitto è la "g" dura di gatto, ghiro.
/ħ/ Chiamata ḥāʾ, è un'aspirazione che si ottiene comprimendo la faringe con la radice della lingua.
/ʁ/~/x/ Chiamata ḫāʾ, è il ch aspirato del tedesco, o la j spagnola.
/d/ Chiamata dāl, è come la "d" italiana.
/ð/ Chiamata ḏāl, è il "th" interdentale sonoro dell'inglese that.
/r/~/rˁ/; -/ɾ/- Chiamata rāʾ, è come la "r" italiana. Nel Nordafrica può essere faringalizzata.
/z/ Chiamata zāy, è la "s" sonora di rosa.
/s/ Chiamata sīn, è la "s" sorda di sasso.
/ʃ/ Chiamata šīn, è la "sc" di scena.
/sˁ/ Chiamata ṣād, è una "s" di sasso, sorda e faringalizzata: mentre la si pronuncia la lingua è stirata all'indietro verso la gola.
/dˁ/ Chiamata ḍād, è una "d" faringalizzata: mentre la si pronuncia la lingua è stirata all'indietro verso la gola.
/tˁ/ Chiamata ṭāʾ, è una "t" faringalizzata: mentre la si pronuncia la lingua è stirata all'indietro verso la gola.
/ðˁ/~/zˁ/ Chiamata ẓāʾ, è come il th inglese interdentale e sonoro di that, ma in più faringalizzato. In arabo colloquiale o dialettale può mutare in una "s" sonora faringalizzata.
/ʕ/ Chiamata ʿayn, è la fricativa faringale sonora: si produce comprimendo la faringe con la radice della lingua, senza però occluderla. Notoriamente ostica per gli occidentali, può essere utile pensare di cantare il suono più basso che si riesce finché non si sente un movimento nella gola quasi strozzata, senza però esagerarlo: la sensazione nella gola deve essere di sollevamento e non di schiacciamento.
/ɣ/~/ʀ/ Chiamata ġayn, è come خ sonorizzata.
/f/ Chiamata fāʾ, è come la "f" italiana.
/q/ Chiamata qāf, è come la "c" di cane ma pronunciata più indietro, contro l'ugola.
/k/ Chiamata kāf, è come la "c" di cane, sempre dura anche davanti a /i/.
/l/; /lˁ/ Chiamata lām, è come la "l" italiana. Nella parola "Allah" è faringalizzata.
لاَ /la:/ Legatura di lām con ’alif. Come parola a sé, لاَ significa "no".
الأَ /al ʔa/ È l'articolo determinativo seguito da una parola che inizia con ’alif hamza con "a" breve.
الآ /al ʔa:/ È l'articolo determinativo seguito da una parola che inizia con ’alif madda. Attenzione all'allungamento vocalico, presente a priori nella ’alif madda.
الإِ /al ʔi/ È l'articolo determinativo seguito da una parola che inizia con ’alif hamza con "i" breve.
الأُ /al ʔu/ È l'articolo determinativo seguito da una parola che inizia con ’alif hamza con "u" breve.
/m/ Chiamata mīm, è una "m" di mano, consonante sonora. Davanti alla /f/, si assimila in un suono labiodentale, cioè pronunciato con gli incisivi dell'arcata superiore a contatto con il labbro inferiore, come nell'italiano anfora. Questa consonante in IPA si trascrive con /ɱ/. Se è vicina a una consonante faringalizzata, assimila la faringalizzazione.
/n/ Chiamata nūn, è una "n" di nave, consonante sonora. Di fronte al suono bilabiale /b/ si assimila in una /m/ (ma la grafia non cambia); davanti alla /k/, si assimila in /ŋ/, cioè una /n/ pronunciata con il dorso della lingua sul palato, come nell'italiano panca. Davanti al suono uvulare /q/ si assimila in una /ɴ/, cioè una /n/ pronunciata contro l'ugola.
/h/ Chiamata hāʾ, è una comune aspirazione sorda come nell'inglese "have", in questo caso non faringale ma glottidale.
ة -/a(t)/ Chiamata tāʾ marbūṭa ("tā’ legata", perché sembra che le estremità siano state legate), indica il suffisso del femminile, che si può trascrivere -a(t) oppure -ah. È sempre preceduta da una /a/, che già da sola indica il femminile. È muta e si pronuncia, come /t/, solo quando compaiono le vocali flessive; inoltre, nel parlato non sorvegliato, si pronuncia senza vocale flessiva quando la parola è la prima di uno stato costrutto.
-/u:/; /w/-; -/u̯/ Chiamata wāw, è la "u" semiconsonante di uomo. Se scritta dopo una consonante con il diacritico /u/ indica l'allungamento vocalico /u:/.
-/i:/; /j/-; -/i̯/ Chiamata yāʾ, è una "i" di iena, cioè la /j/ semiconsonantica. Se scritta dopo una consonante con il diacritico /i/ indica l'allungamento vocalico /i:/. Nella scrittura manuale spesso la forma finale perde i due punti, assumendo quindi lo stesso aspetto della ’alif maqṣūra; nei testi curati e seri i due punti non vengono mai omessi.
ى /ɛ:/~/ɑ:/ Chiamata ’alif maqṣūra ("’alif accorciata"), è una /a:/ lunga, tenendo conto di tutte le varietà di pronuncia. Si trova alla fine delle parole indeclinabili.
ىً -/a(:)n/ Combinazione di ’alif maqṣūra con fatḥatayn.
ئ /a:ʔ/ Combinazione di ’alif maqṣūra con hamza.

Inoltre, il tanwīn o nunazione è l'aggiunta di una /n/ alla vocale flessiva in fondo alla parola e ha la funzione dell'articolo indeterminativo italiano: raǧul "uomo", raǧulun "un uomo". Ortograficamente non si scrive con la lettera nūn ma ponendo due volte la corrispondente vocale breve sull'ultima consonante della parola, ottenendo quindi fatḥatayn, kasratayn e ḍammatayn come indicate nella tabella; di queste, da notare l'ortografia della fatḥatayn che si appoggia sempre su una ’alif.

Note modifica

  1. Alcune parole, come ad esempio l'articolo, portano infatti la ’alif waṣla, ossia la ’alif elidibile.