Plauto (superiori)

Plauto nacque a Sarsina, in Umbria, certamente prima del 251 a.C., e morì, come ci attesta Cicerone seguendo Varrone, nel 184 a.C.. Gellio ci tramanda, in forma romanzata, la storia della sua giovinezza. In gioventù Plauto sarebbe entrato al servizio di una compagnia di comici e qui avrebbe dimostrato la sua vocazione. Avendo sprecato il proprio patrimonio, Plauto dovette ridursi a girare la macina di un mulino per poter vivere e negli intervalli da questo lavoro scrisse tre commedie, di cui due intitolate Saturo (L'uomo satollo) e Addictus (Lo schiavo per debiti). Grazie alla terza avrebbe assunto la fama di poeta e quindi l'agiatezza.

lezione
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Plauto (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Letteratura latina per le superiori 1
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%
Tito Maccio Plauto

La fama e il favore del pubblico non abbandonarono mai Plauto, al punto che dopo la sua morte circa 130 commedie circolarono sotto il suo nome e sicuramente molte di esse erano spurie. Varrone Reatino, scolaro di Elio Stilone, divise le commedie di Plauto in tre gruppi: novanta sicuramente spurie, diciannove di dubbia autenticità, ventuno sicuramente plautine e dette varroniane. La distinzione assunse a valore definitivo al punto tale che solo le ventuno "varroniane" furono ritenute plautine e furono lette e trascritte.

I manoscritti ce le tramandano in un ordine quasi alfabetico: 1. Amphitruo, 2. Asinaria, 3. Aulularia, 4. Captivi, 5. Curculio, 6. Casina, 7. Cistellaria, 8. Epidicus, 9. Bacchides, 10. Mostellaria, 11. Menaechmi, 12. Miles gloriosus, 13. Mercator, 14. Pseudolus, 15. Poenulus, 16. Persa, 17. Rudens, 18. Stichus, 19. Trinummus, 20. Truculentus e 21. Vidularia.

Della Vidularia abbiamo solo frammenti, l'Amphitruo ci è pervenuto lacunoso, l'Aulularia e la Cistellaria incomplete, manca il principio della Bacchides. Le datazioni sono un problema assai controverso. Le commedie plautine sono fabulae palliatae. L'Amphitruo è una parodia mitologica. Plauto si rifà continuamente ai modelli attici della commedia nuova. Il suo autore prediletto non è Menandro, come per Terenzio, ma Filemone e Difilo. La derivazione del modello attico non ostacola però l'originalità di Plauto che non si limitò semplicemente a vertere il modello greco in latino, ma lo innovò sia contenutisticamente che tecnicamente cambiando i nomi religiosi, incorporano allusioni alla vita romana, usando la contaminatio (come ci afferma Terenzio che usa il precedente plautino per discolparsi alle accuse mosse contro di lui), lo stesso coro ancora presente nella commedia attica non è presente in Plauto se non nell'intermezzo corale del Rudens. La commedia plautina e il teatro latino in generale, si distingue per la sua alternanza di deverbia (parti recitate senza accompagnamento musicale) e cantica (parti cantate con accompagnamento musicale). Non canta il coro ma cantano gli attori, diventando i cantica plautini uno dei vanti più preziosi della metrica latina. Tanta varietà si è pensato che sia derivata dalla lirica greca contemporanea; in verità essa sicuramente deriva dal teatro popolare comico etrusco che era nutrito della metrica e della musica greca. La comicità si espande tutta in superficie nella commedia quasi ignorando l' humanitas rendendole cosi veementi e esuberanti da far di Plauto una specie di forza della natura. Gli schemi sono tipici della commedia attica nuova. La trama vede sempre un giovane di buona famiglia che cerca di sottrarre ad un lenone la custodia di una fanciulla di cui si è incapricciato, il denaro per riscattarlo riesce ad estorcerlo al proprio padre avaro grazie ad un servo, alla fine si scopre che la fanciulla è figlia di un uomo per bene e quindi una degna sposa. La trama resta sempre questa in quasi tutte le commedie. Ad variare sono solo i meccanismi dell'azione, gli ingegni finali per risolvere la commedia e soprattutto le astuzie del servo che è il vero protagonista delle commedie plautine. Plauto riusciva così a superare la monotonia causata dalla presenza dei soliti personaggi che aveva afflitto la farsa popolare. Inoltre riusciva ad avvicinarsi anche alla stessa vista la comunanza tra i protagonisti (il padre abbindolabile si avvicina al Pappus, il parassita o del guerriero spaccamondo al Maccus, il servo ingannatore al Bucco e al Dossennus). Ma Plauto non è solo scurrilità e grassa comicità insolente. Pur se solo di modesta entità va ricordata anche la vena riflessiva come nel Captivi dove vi è il dramma familiare al margine di una guerra o nel Trinummus in cui la parte principale è ricoperta dal morigerato Lisitele. Ma Plauto comunque rimane ricordato per la sua irriverente comicità e quindi le sue commedie più famose (Asinaria, Bacchides, Aulularia, Miles, Casina e Pseudolus) restano quelle soggette a questa indole. Tutti gli autori latini di ogni età, anche le più raffinate, eccetto Orazio e Quintiliano, espressero ammirazione per Plauto. Nel Medioevo la sua fama si offuscò per poi riemergere nel Rinascimento e formando, insieme a Terenzio, quella che è la base per la nascita della commedia moderna (influenza Ariosto, l'Aridosa di Lorenzino dei Medici e il Cecchi). Ma ebbe una fortuna breve dato che il gusto per la classicità rinascimentale faceva preferire alla Commedia plautina la tragedia di Seneca. Si incontrerà ancora il suo influsso nella Comedy of errors di Shakespeare e nell'Amphitryon e nell'Avare di Moliére. Il tema dell'Amphitruo sarà ripreso alle soglie del XX secolo da Kleist e poi da Giraudoux. Il ciclo di studi su Plauto è stato avviato dal filologo F. Ritschl, maestro di F. Nietzsche. Oggi ancora Plauto è autore preferito dai dotti, ma la civiltà letteraria contemporanea pur apprezzandolo per i suoi valori espressivi non può tuttavia considerarlo fra gli autori di più universale rinomanza.