Pittura ad olio
La pittura ad olio è una tecnica pittorica che utilizza pigmenti in polvere mescolati con delle basi inerti ed oli.
Le sue origini non si conoscono: ne parlavano già Galeno, Vitruvio e Plinio il Vecchio. Il Diversarum Artium Schedula di Teofilo è il più antico ricettario di tecniche pittoriche: tra le altre, riporta anche quella della pittura a olio. Questo contraddice la "leggenda", riportata anche dal Vasari nelle sue Vite, che vuole Jan Van Eyck inventore dei colori ad olio: è certo, invece, che i pittori Fiamminghi del XV secolo perfezionarono questa nuova e prodigiosa maniera di colorire.
I colori ad olio contengono pigmenti polverizzati in prevalenza di origine minerale. Alcuni dei loro componenti sono:
- Bianco: ossido di titanio, ossido di zinco
- Bruno: ossido di ferro, solfato di ferro
- Blu: ossido di cobalto
- Giallo: solfuro di cadmio, cromati di piombo
- Nero: carbone d'avorio, carbone di vite
- Rosso: solfuro di mercurio, solfuro di cadmio, ossido di ferro
- Verde: ossido di rame, ossido di cromo
I colori così composti sono soggetti ad ossidazione atmosferica, ciò significa che essi tendono naturalmente ad 'imbrunire' nel tempo. Tale tendenza può essere rallentata o anche arrestata ponendo l'opera di pregio in una camera protettiva dotata di atmosfera controllata o inerte (assenza di ossidanti gassosi quali l'ossigeno e sostituzione con l'azoto). I colori ad olio risentono anche di ampie e repentine escursioni termiche ed, ovviamente, degli inquinanti ambientali.