Ostacoli epistemologici
Per ostacoli epistemologici si intende tutte quelle convinzioni che tendono ad impedire ogni rottura con schemi comuni o scientifici causando così ostacoli sulle nuove verità.
Furono proprio le convinzioni indotte dall'esperienza quegli ostacoli che imponevano degli schemi di pensiero impedendo così la crescita e lo sviluppo del sapere scientifico.
Discipline come la fisica, chimica, cosmologia erano studiate sotto il profilo della quotidianità, dell'esperienza di cui la fisica aristotelica era assidua sostenitrice al contrario della scienza moderna che basa i suoi studi sugli esperimenti e dimostrazioni.
Affronteremo ora come queste discipline staccandosi da codesti ostacoli siano andate incontro ad una vera e propria rivoluzione scientifica.
Fisica
modificaLe scoperte avviate da Galileo e Newton portarono nel mondo della fisica vari cambiamenti su nozioni come massa, moto, inerzia, gravità ecc. ma prima di arrivare a ciò fu necessario distaccarsi da convinzioni della fisica classica di Aristotele. Sono tre le convinzioni che la scienza moderna ha dovuto abbandonare dopo aver dimostrato la loro erroneità causata da studi basati solo su osservazioni empiriche:
- I corpi cadono perché sono pesati, perché tendono al loro luogo naturale ( teoria dei quattro elementi di Aristotele), che è posto al centro dell'universo e la loro velocità di caduta è direttamente proporzionale al peso.
- La velocità di un corpo in caduta libera era considerata inversamente proporzionale alla densità del mezzo. In un ambiente privo di densità il moto si svolgerebbe in modo istantaneo, la velocità sarebbe infinita, un corpo si troverebbe in più luoghi nello stesso istante tutto questo giustificava l'esistenza del vuoto.
- Il moto violento di un corpo è prodotto da una forza che agisce su di esso. Il moto è qualcosa di innaturale e di provvisorio che cessa non appena cessa l'applicazione di una forza e si muove tanto più rapidamente quanto maggiore è la forza applicata. Cessando l'applicazione della forza cessa anche il movimento.
Come si può notare queste generalizzazione nascono da studi riferiti a situazioni quotidiane influenzate da una forte concezione del mondo antropomorfica che porta a vedere tutto ciò che circonda solo sotto l'aspetto umano. Solo grazie agli sviluppi portati avanti da Newton, Galilei, Pascal, Leibniz si arrivò ad una matematizzazione della fisica, cioè ad una scienza basata non più su osservazioni empiriche che portano a generalizzarla ma su capacità di astrazione che inducono ad un'analisi dimostrativa.
Cosmologia
modificaNella filosofia aristotelica il mondo celeste era il risultato della mescolanza dei quattro elementi: Terra, Acqua, Fuoco e Aria. Tutto dipende da come sono mescolati i diversi elementi, infatti, secondo questa filosofia, la Terra e Acqua tendono ad andare verso il basso, il Fuoco e l'Aria verso l'alto, quindi, il moto naturale di un corpo è diretto verso il basso se in esso ci sono maggiormente elementi di Terra e di Acqua, tende invece verso l'alto se il Fuoco e Aria costituiscono per la maggiore quel determinato corpo. Questa concezione dei quattro elementi era confermata da quello che l'esperienza quotidiana metteva a disposizione, come ad esempio, delle bolle d'aria che vengono a galla nell'acqua oppure la caduta di un solido nell'aria, ma come tutti sappiamo, l'esperienza, ci pone davanti anche situazioni inspiegabili con questa teoria, come ad esempio, una pietra gettata in alto oppure una fiamma deviata verso il basso dalla forza del vento. Aristotele definiva questi eventi moti violenti dovuti all'azione di una forza esterna e quando cessava questa forza l'oggetto tendeva a riprendere il posto che gli compete per natura.
Per la fisica moderna, movimento è il passaggio dell'essere in potenza all'essere in atto, per la fisica aristotelica è un processo di alterazione e mutamento delle qualità di un corpo. Il mondo terrestre è il mondo della generazione e della corruzione, della nascita e della morte invece il mondo celeste è inalterabile e perenne, non c'è nascita e non c'è morte, non c'è mutamento perché i suoi moti sono regolari. Aristotele riconosce un quinto elemento la quinta essentia che costituisce i corpi celesti, elemento solido, cristallino e soprattutto non soggetto alle alterazioni. Al moto rettilineo che contraddistingue il mondo terrestre contrappone il moto circolare dei corpi celesti, moto, definito da lui, perfetto perché non ha inizio e non ha fine non tende verso qualcosa e prosegue in eterno un eterno che caratterizza tutto l'universo finito e la terra, immobile al centro dell'universo per natura non gli compete nessun moto circolare.
Come ho cercato di sintetizzare precedentemente per quanto riguarda le convinzioni da abbattere per avviare una nuova concezione della fisica, anche ora cercherò di illustrare quali sono i presupposti che fu necessario demolire per costruire una nuova astronomia:
- Eliminare la diversificazione tra la fisica del Cielo, perfetta, e la fisica terrestre soggetta al divenire.
- La credenza dell'immobilità della Terra e della sua centralità nell'universo considerato finito
- La convinzione che non ci sia bisogno di esporre nessuna causa per spiegare lo stato di quiete di un corpo, al contrario invece per il moto che deve essere spiegato o come dipendente dalla sua natura o provocato da un motore che lo produce e lo conserva.
- La scissione tra le ipotesi matematiche, fisiche e astronomiche.
Ci sono voluti secoli per fa sì che tutti questi presupposti venissero rifiutati, rovesciando così i quadri mentali che avevano ostacolato la nuova considerazione dell'uomo nella natura. Un aspetto interessante di questo processo di superamento è stato il tentativo messo in pratica ad esempio da Tolomeo, il "sistematore" della fisica classica, di trovare degli "aggiustamenti" alle incongruenze empiriche ad esempio delle orbite celesti. L'invenzione di sempre più complesse correzioni (epicicli, eccentrici ecc.) pur di non smentire quella che veniva considerata una verità acquisita.
Le arti meccaniche
modificaAlle radici della grande rivoluzione scientifica c'è la fusione fra tecnica e scienza, fino ad allora, esisteva una netta distinzione fra quello che era il sapere scientifico e il fare tecnico, infatti i meccanici erano giudicati dei vili. Aristotele aveva escluso gli operai meccanici dal novero dei cittadini e li aveva differenziati dagli schiavi solo per il fatto che attendono ai bisogni e alle necessità di più persone mentre gli schiavi hanno cura di una persona sola.
Le sette arti liberali riconosciute nella grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, musica, astronomia, erano le arti proprie degli uomini liberi, contrapposti, ai non liberi che esercitavano le arti meccaniche e manuali, quelle arti definite inferiori perché immerse nelle cose materiali, sensibili legate al fare pratico. Questa concezione nella metà del Cinquecento cominciò a cambiare, grazie ad opere di artisti e sperimentatori e ai trattati di ingegneri e tecnici, si fa strada ad una nuova considerazione del lavoro e del sapere tecnico.
Questo argomento si potrà affrontare in maniera più dettagliata nelle prossime lezioni: dal momento che questa rivoluzione ha portato grandissimi cambiamenti nel settore scientifico mi sembra opportuno destinargli una lezione unica.