Mayotte ha detto si
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Mara Lamberti
Mayotte ha detto "oui"
95,2% voti favorevoli nelle consultazioni del 29 marzo
Nel 2011 le piccole isole Mayotte nell'oceano Indiano diventeranno il quinto dipartimento d'oltremare della Francia. Migrazione massiccia e interessi economici legati al nuovo dipartimento.
Pochi conoscono le Mayotte, eppure nel 2011 diventeranno il 101° dipartimento francese, alla stregua di Parigi o della Savoia. Si tratta di due piccole isole, con un territorio totale di 374 chilometri quadrati, situate nell'oceano Indiano, tra Madagascar e Mozambico. Fanno geograficamente e culturalmente parte dell'arcipelago africano delle Comore, ma a differenza di queste non hanno mai voluto separarsi dall'antico colonizzatore francese. E il referendum tenutosi il 29 marzo scorso ha confermato questa volontà, con 95,2% voti favorevoli a far diventare le isole il quinto dipartimento d'oltremare francese, dopo Guadalupa, Martinica e Guyana Francese (che si trovano nei Caraibi) e Réunion (nell'oceano Indiano).
Il risultato del referendum non ha dunque sorpreso: Mayotte si era già espressa per l'appartenenza alla Francia per ben due volte negli anni '70, mentre il resto delle Comore votava per l'indipendenza. Queste infatti non intendono considerare valido il referendum, spalleggiate dall'Unione Africana e dalla Lega Araba.
Gli abitanti delle Mayotte, lungi dall'avere un particolare sentimento patriottico francese, restando con la Francia sperano di trarre vantaggi, soprattutto dal punto di vista economico. Mayotte ha un prodotto interno lordo (PIL) tre volte inferiore al PIL della Réunion, ma è più ricca del resto dell'arcipelago, con un PIL di nove volte superiore a quello delle altre Comore. Le isole circostanti poi non godono di stabilità politica, tanto da meritarsi l'appellativo di "isole dei colpi di stato". Questa disparità ha incentivato le migrazioni di comoriani verso le Mayotte.
La danza mortale dei "kwassa kwassa"
Nonostante la determinazione francese ad arrestare i flussi migratori verso Mayotte (attraverso la politica dei visti "Balladur" estremamente difficili da ottenere, il respingimento continuo di stranieri e la militarizzazione delle coste), sono migliaia ogni anno i migranti che partono dalle Comore per fare rotta sull'isola vicina, spinti dalla forza di secolari legami familiari e dalla speranza di condizioni di vita migliori. Dall'entrata in vigore del visto "Balladur", nel 1995, sono iniziati i viaggi clandestini a bordo delle tradizionali barche da pesca kwassa kwassa. Queste imbarcazioni avrebbero preso il nome da una danza congolese (kwassa, dal francese quoi ça? Che cos'è questo?), perché "oscillano" parecchio. E infatti basta poco per trasformare la danza dei kwassa kwassa in naufragio. La legge del 2001 relativa alle Mayotte parlava già all'epoca di 4000 vittime nei naufragi (dal 1997); da allora le morti non sono affatto terminate.
La forte pressione migratoria non sarà però l'unica preoccupazione che Parigi dovrà affrontare. Le isole dovranno sottostare alla legislazione francese, e questo suscita il malcontento soprattutto degli imam locali, dato che gli abitanti di Mayotte sono a maggioranza musulmana e nell'isola si praticano la poligamia e la legge islamica. Si preannunciano difficoltà anche per la creazione di un'anagrafe: nelle isole infatti non esistono i cognomi.
Ma sul piatto della bilancia queste seccature devono essere sembrate davvero di poco rilievo alla Francia, considerati invece i vantaggi che comporta l'acquisizione delle Mayotte. Le isole rappresentano un importante avamposto strategico, anche nell'ottica di arrestare l'influenza iraniana nell'area. Senza scordare gli interessi economici, legati al settore ittico e al settore minerario.