Linguistica romanza
Come già si accennava nell'introduzione, la linguistica romanza occupa un posto di assoluto rilievo nel campo degli interessi filologici romanzi, dando il via a una serie imponente di contributi.
Un posto a sé occupa intanto la linguistica storica, volta a delimitare le origini e i confini geografici della disciplina, individuandoli in via preliminare nella cosiddetta “Romània”, ovvero in quei territori che furono soggetti alla dominazione romana, i cui abitanti acquisirono a poco a poco anche la lingua dei romani, ovvero il latino. E' ormai patrimonio assodato di conoscenze che le lingue neolatine ebbero la loro origine non nel latino classico, bensì nel cosiddetto latino volgare, ovvero nel latino popolare, così come poteva essere parlato da un qualunque legionario romano incolto.
Di tale latino possediamo alcuni esempi tratti da fonti disparate, dall' “Appendix Probi”, dove ci si preoccupava, per esempio, nell'insegnamento, di sottolineare il fatto che si doveva dire “auricola”, “orecchia”, e non “auricla”, come comunemente si diceva fra gli strati popolari; ai graffiti individuati a Pompei e scritti sui muri da gente del popolo. Lo studio accurato del latino volgare ai diversi livelli grammaticali ha individuato fenomeni linguistici che sarebbero divenuti tipici delle successive lingue neolatine; dall'abbandono, per esempio, del costrutto classico secondo cui soggetto e verbo chiudono il periodo, per la nuova norma che vedeva in posizione iniziale di frase prima il soggetto, seguito dal verbo e quindi dal complemento oggetto. A livello consonantico si osserva nel latino popolare la caduta pressoché regolare delle consonanti finali, per cui la “et” classica diventava sempre “e”; riguardo ai dittonghi, “au” classico si confermava sempre “o” nel latino popolare [aurum-oro]; ma gli esempi potrebbero continuarsi a lungo e ogni grammatica odierna è in grado di soddisfare ampiamente le domande di approfondimento.
Concludiamo questa prima parte del discorso rilevando che, quando la presenza attiva delle legioni e dei più disparati gruppi sociali romani allentarono i loro rapporti con le popolazioni locali, si assistette alla progressiva elaborazione di lingue nazionali neolatine ognuna delle quali, a seconda della profondità della “romanizzazione”, ebbe una fisionomia propria, anche se tutto sommato “simile” a quella delle lingue “sorelle” nate dal contatto con il latino volgare. Delle “similarità” fra le lingue romanze si occupa la linguistica comparata, e anzi il metodo storico-comparativo ha conseguito risultati definitivi e di notevole interesse. E'un fatto assolutamente evidente, rileva B.E. Vidos (Manuale di linguistica romanza, cit., p. 20), che “ il francese “huit”, it. “otto”, sp. “ocho”, rum. “opt” derivano dal latino ‘octo'…”.