Letteratura berbera antica
==Letteratura antica==
Letteratura in berbero
modificaSebbene non sia pervenuto alcun testo letterario antico in lingua berbera, sono state rinvenute numerose iscrizioni: sono circa 1140 quelle pubblicate nelle raccolte di Jean-Baptiste Chabot (1940-1941, provenienti soprattutto da [[w:[[w:Tunisia|w:Tunisia, [[w:[[w:Algeria|w:Algeria e [[w:[[w:Libia|w:Libia) e di [[w:[[w:Lionel Galand|w:Lionel Galand (1966, Marocco).
Quella più lunga e conosciuta è un'iscrizione bilingue numidico-punica che [[w:[[w:Micipsa|w:Micipsa, re della [[w:[[w:Numidia|w:Numidia, fece incidere sul [[w:[[w:mausoleo|w:mausoleo dedicato al padre [[w:[[w:Massinissa|w:Massinissa eretto a [[w:[[w:Dougga|w:Dougga nel [[w:[[w:138 a.C.|w:138 a.C. L'importanza dell'iscrizione è considerevole dal punto di vista storico e giuridico, in quanto permette di conoscere i principali titoli e funzioni municipali delle città numidiche di quel tempo.
Letteratura in punico
modificaÈ ritenuto assai probabile che, durante il periodo della colonizzazione punica del Nordafrica, la lingua di [[w:[[w:Cartagine|w:Cartagine — diffusa soprattutto nelle [[w:[[w:città|w:città — sia stata usata da autori nordafricani per comporre opere letterarie. La rilevanza del punico, come lingua letteraria e di cultura, era, infatti, ancora molto significativa all'epoca di [[w:Agostino di Ippona ([[w:[[w:354|w:354-[[w:[[w:430|w:430) che lo conosceva ed ogni tanto citava, nelle sue opere, parole o espressioni in questo idioma.
Nessun testo in punico è pervenuto ai giorni nostri, ma un accenno esplicito all'esistenza di opere di carattere storico proviene da [[w:[[w:Sallustio|w:Sallustio, che afferma di avere ricavato le sue informazioni sulla storia più antica del Nordafrica da alcuni "libri punici" (ex libris Punicis), opera di eruditi locali (cultores eius terrae).
{{quote|Ma ora dirò molto sommariamente quali uomini abbiano abitato l'Africa dall'inizio e quali vi siano giunti successivamente, oppure quali commistioni vi siano state: anche se questo sarà diverso da ciò che si suole pensare, tuttavia mi è stato tradotto dai Libri punici che si dicevano essere del re [[w:Iempsale, ed è l'opinione che di sé hanno gli esperti di quel paese. Peraltro, la veridicità di ciò resta responsabilità degli autori. |[[w:[[w:Sallustio|w:Sallustio, Bellum Jugurthinum 17,7 (trad. [[w:[[w:Vermondo Brugnatelli|w:Vermondo Brugnatelli) |Sed qui mortales initio Africam habuerint quique postea accesserint aut quo modo inter se permixti sint, quamquam ab ea fama, quae plerosque obtinet, diuersum est, tamen, uti ex libris Punicis, qui regis Hiempsalis dicebantur, interpretatum nobis est utique rem sese habere cultores eius terrae putant, quam paucissimis dicam. Ceterum fides eius rei penes auctores erit. |lingua=la}}
L'importanza del punico come lingua scritta fu tale che il nome punicae (litterae) venne probabilmente usato anche per designare la stessa scrittura autoctona (che probabilmente non discende dall'alfabeto punico). Tale è almeno l'opinione della maggioranza degli studiosi, che fanno risalire il nome odierno di quell'alfabeto, [[w:[[w:tifinagh|w:tifinagh, alla parola latina punica.
Letteratura in latino
modifica[[w:
Molti autori nordafricani composero opere letterarie in lingua latina. Tra costoro si possono ricordare:
- [[w:Terenzio, (Publius Terentius Afer), [[w:195-[[w:[[w:159 a.C.|w:159 a.C. (scrittore di commedie)
- [[w:Anneo Cornuto, [[w:[[w:I secolo|w:I secolo (filosofo [[w:stoico)
- [[w:[[w:Floro|w:Floro, [[w:I-[[w:[[w:II secolo|w:II secolo (scrittore, poeta e storiografo)
- [[w:Frontone, ca. [[w:[[w:100|w:100-ca. [[w:[[w:166|w:166 (oratore e pedagogo)
- [[w:[[w:Apuleio|w:Apuleio, ca. [[w:[[w:123|w:123 - ca. [[w:[[w:180|w:180 (scrittore e brillante oratore)
- [[w:[[w:Minucio Felice|w:Minucio Felice, [[w:[[w:II secolo|w:II secolo (poeta e letterato)
- [[w:[[w:Terenziano Mauro|w:Terenziano Mauro, fine [[w:[[w:II secolo|w:II secolo (grammatico)
- [[w:[[w:Tertulliano|w:Tertulliano, ca. [[w:[[w:155|w:155-[[w:[[w:245|w:245 (filosofo e teologo)
- [[w:San Cipriano, ca. [[w:[[w:210|w:210-[[w:[[w:258|w:258 (santo e vescovo di [[w:[[w:Cartagine|w:Cartagine)
- [[w:[[w:Arnobio|w:Arnobio, ca. [[w:[[w:255|w:255- [[w:[[w:327|w:327 (apologista)
- [[w:Aurelio Vittore, m. ca. [[w:[[w:390|w:390 (storico)
- [[w:[[w:Lattanzio|w:Lattanzio, ca. [[w:[[w:250|w:250- ca. [[w:[[w:320|w:320 (scrittore ecclesiastico)
- [[w:Sant'Agostino d'Ippona, [[w:[[w:354|w:354-[[w:[[w:430|w:430 (dottore della Chiesa)
- [[w:Fulgenzio, [[w:[[w:V secolo|w:V secolo (grammatico e [[w:mitografo)
- [[w:[[w:Marziano Capella|w:Marziano Capella, [[w:[[w:V secolo|w:V secolo (autore della più antica "enciclopedia" dell'Antichità)
Tra tutti questi autori, è soprattutto Apuleio che si dimostra particolarmente attaccato alle proprie origini africane rivendicando con fierezza di essere "semi-[[w:numida e semi-[[w:getulo" ([[w:Apologia 24.1). Particolarmente notevole è il testo della fiaba di [[w:[[w:Amore e Psiche|w:Amore e Psiche, narrata da lui all'interno del romanzo [[w:L'asino d'oro. Questa fiaba, al di là dei numerosi e ovvi riferimenti alla [[w:[[w:mitologia|w:mitologia [[w:greco-[[w:latina, è sicuramente basata su di un impianto indigeno, ed ancor oggi in diverse parti del Nordafrica sono numerose le fiabe della letteratura orale che riecheggiano le vicende della fanciulla portata in cielo da uno sposo misterioso e poi fatta tornare a terra per la sua curiosità e per colpa dei familiari (L'uccello della tempesta e Fiore d'oro in [[w:[[w:Cabilia|w:Cabilia, Ahmed U Namir in [[w:[[w:Marocco|w:Marocco: in quest'ultima versione si parla di un bel giovane sposato ad una misteriosa creatura femminile).
Anche Sant'Agostino, che pure ostenta la propria cultura latina e, semmai, cartaginese (la cultura "alta" delle città: il berbero era la lingua delle campagne dove vivevano i suoi avversari, [[w:[[w:Donatisti|w:Donatisti e Circoncellioni), non riesce a celare le proprie origini africane. Da un lato, una sua proposta etimologica si spiega solo a partire dalla lingua berbera: {{quote |D'altra parte, Israel significa "uno che vede (ha visto) Dio" |[[w:[[w:Sant'Agostino|w:Sant'Agostino, [[w:De Civitate Dei XVI.39 |Interpretatur autem Israel "uidens Deum" |lingua=la}} Questa affermazione si spiega solo attraverso il berbero, in cui il verbo izra significa "ha visto, conosce".
Inoltre, come ha sottolineato [[w:M. Mammeri (1986), alcune immagini da lui citate, "palesemente poco familiari alla prosa latina", trovano invece ancor oggi strette rassomiglianze nelle massime della letteratura orale berbera. Le espressioni rilevate sono:
{{quote
|Infatti la bellezza del corpo è l'anima, la bellezza dell'anima è Dio
|[[w:[[w:Sant'Agostino|w:Sant'Agostino, Tractatus XXXII.3
|Sicut enim animus facit decus in corpore, sic Deus in animo
|lingua=la}}
{{quote
|Il valore del frumento è il tuo denaro, il valore del campo è il tuo argento, il valore della perla il tuo oro, il valore della carità sei tu
|[[w:[[w:Sant'Agostino|w:Sant'Agostino, Sermo XXXIV.7
|Pretium tritici, nummus tuus; pretium fundi, argentum tuum; pretium margaritae, aurum tuum; pretium caritatis, tu
|lingua=la}}
che trovano paralleli in espressioni formulari tipiche delle composizioni tradizionali berbere, come
{{quote
|Il bello della donna sono i figli / il bello del fucile è il grilletto / il bello della casa è la porta / il bello della vita sono gli amici
Il bello della donna sono le sue perle / il bello della festa è la sua animazione / il bello del fucile è il suo acciaio
|"Le nozze di Tanina" in: [[w:[[w:Mouloud Mammeri|w:Mouloud Mammeri, Poèmes kabyles anciens, Paris 1980, p.236 e 238
|Ccbaḥa n tmeṭṭut d lewlad / ccbaḥa n tmekwḥelt d zznad / ccbaḥa n wexxam d lbab / ccbaḥa n ddunit d leḥbab
o:
Ccbaḥa n tmeṭṭut d zzrir / ccbaḥa n tmeɣra d zzhir / ccbaḥa n tmekwḥelt d ddkir
|lingua=ber}}
[[w:[[w:Categoria:Lingua berbera|w:Categoria:Lingua berbera