Le scale maggiori (chitarra)

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Le scale maggiori (chitarra)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Chitarra
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 50%

Un po' di teoria: che cos'è una scala

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Partiamo dall'intervallo: che cos'è un intervallo

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Anzitutto, cos'è un intervallo? È la distanza che intercorre tra una nota e l'altra che si può definire di prima, di seconda, di terza, di quarta, di quinta, di sesta, di settima e di ottava, a seconda del numero di note che distano dalla prima nota alla seconda nota che andiamo a prendere in considerazione, come vedremo tra poco. L'intervallo più piccolo che esista è il semitono che sulla chitarra è facilmente identificabile perché si tratta di un tasto; quindi sulla chitarra 1 tasto= 1 semitono; 2 tasti= 1 tono, cioè 2 semitoni.

   

Tono e semitono

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Una scala, altro non è che una successione ascendente o discendente di suoni comprese nell'ambito di un'ottava. Ovvero è il tratto dalla prima nota (nota fondamentale, o root in inglese) all'ottava. La nota fondamentale altro non è che la nota che dà il nome alla scala, ovvero il punto di partenza. Quando si determina una scala, ne conosceremo gli intervalli e i rapporti tra le varie note. Al fine di comprendere le scale musicali, dobbiamo basarci sulla sequenza di intervalli che le compongono.

 

La distanza minima tra una nota e l'altra è il semitono (e generalmente le note sono distanziate di un tono l'una dall'altra, ovvero dalla somma di due semitoni) che può a sua volta essere:

  • naturale, come nel caso della distanza tra Mi e Fa o tra Si e Do che è una distanza "naturalmente" formata da un semitono;
  • artificiale, come in tutti gli altri casi.

Tono Tono Semitono Tono Tono Tono Semitono

 DO  →  RE  →   MI  →   FA  →  SOL  →  LA  →   SI  →   DO

Il semitono può anche essere:

- cromatico: quando il nome delle note che lo compongono non varia da una nota all'altra, ma vi si aggiunge solo l'alterazione (es: Re - Re#);

- diatonico: quando le note che lo compongono hanno due nomi diversi (es: Mi - Fa);

   

I tipi di intervallo secondo la distanza

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- melodico: quando le note vengono suonate sequenzialmente;

- armonico: quando le note vengono suonate simultaneamente;

  

L'ottava viene suddivisa quindi in 12 intervalli uguali (12 semitoni), secondo il sistema temperato equabile o temperamento equabile che è appunto il sistema odierno di suddivisione dell’ottava in 12 semitoni aventi la stessa distanza l’uno dall’altro e che fa coincidere taluni semitoni con altri (Fa diesis=Sol bemolle), solo che salendo si legge diesis, scendendo si legge bemolle.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
DO DO# o REb RE RE# o Mib MI FA FA# o SOLb SOL SOL# o LAb LA LA# o SIb SI

Approfondiamo questi concetti. Immaginiamo che i 12 semitoni di cui si parlava prima siano dei mattoncini, come mostrato nella tabella qui sopra e partendo da quest'assunto, vediamo di esemplificare la distanza tra i diversi semitoni, il nome che prenderebbe l'intervallo ad una determinata distanza dall'altro e il tipo di intervallo stesso.


NUMERO DI TONI: DISTANZA TIPO DI INTERVALLO MATTONCINI
0 unisono (o di prima) mattoncino n. 1
1 semitono 2a minore mattoncini 1 e 2
1 tono 2a maggiore (o di seconda) mattoncini 1, 2 e 3
1 tono e mezzo 3a minore mattoncini 1, 2, 3 e 4
2 toni 3a maggiore mattoncini 1, 2, 3, 4 e 5
2 toni e mezzo 4a giusta mattoncini 1, 2, 3, 4, 5 e 6
3 toni diminuito di 5a (o tritono ) mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7
3 toni e mezzo 5a giusta mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8
4 toni minore di 6a mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9
4 toni e mezzo 6a maggiore mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 e 10
5 toni 7a minore mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 11
5 toni e mezzo 7a maggiore mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 e 12
6 toni ottava mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12 e 13
7 toni 9a maggiore mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14 e 15
9 toni e mezzo 11a giusta mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19 e 20
10 toni e mezzo 13a maggiore mattoncini 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23

Quindi come si accennava nell'introduzione, l'intervallo si può definire di prima, di seconda, di terza, di quarta, di quinta, di sesta, di settima e di ottava, a seconda del numero di note che distano dalla prima alla seconda nota ed è così che andremo a leggere la tabella appena vista (naturalmente partendo da qualunque nota e arrivando a qualunque altra nota):

  • se la nota di partenza dista 0 toni dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà "unisono", per esempio, da do a do, l'intervallo è 0, cioè non c'è distanza;  
  • se la nota di partenza dista 1 semitono dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di seconda minore, per esempio da da a do# c'è un semitono di distanza, ovvero solo mezzo tono;  
  • se la nota di partenza dista 1 tono dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di seconda maggiore, per esempio da do a re, c'è un tono di distanza;  
  • se la nota di partenza dista 1 tono e mezzo dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di terza minore, per esempio da do a re#, c'è un tono e mezzo di distanza;  
  • se la nota di partenza dista 2 toni dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di terza maggiore o quarta diminuita, per esempio da do a mi (do, re, mi) ci sono due toni di distanza;  
  • se la nota di partenza dista 2 toni e mezzo dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di quarta giusta (o perfect fourth in inglese), per esempio da do a fa (do, re, mi - 1/2 - fa - ricordiamo che tra mi e fa c'è un semitono solamente) ci sono due toni e mezzo di distanza;  
  • se la nota di partenza dista 3 toni dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà tritono, o quarta aumentata, o quinta diminuita (intervallo un pochettino sinistro, piuttosto usato nel metal);    
  • se la nota di partenza dista 3 toni e mezzo dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di quinta giusta (o perfect fifth in inglese) che sono quelli usati per i power chords, per esempio da do a sol ci sono 3 toni e mezzo (do, re, mi - 1/2 fa, sol);  
  • se la nota di partenza dista 4 toni dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di sesta minore o quinta aumentata;
  • se la nota di partenza dista 4 toni e mezzo dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di sesta maggiore o settima diminuita, per esempio da do a la ci sono 4 toni e mezzo di distanza;
  • se la nota di partenza dista 5 toni dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di settima minore (o settima bemolle);
  • se la nota di partenza dista 5 toni e mezzo dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà di settima maggiore, per esempio da do a si;
  • se la nota di partenza dista 6 toni dalla nota di arrivo, il nome dell'intervallo sarà l'ottava, per esempio da do al do dell'ottava, appunto successiva;

 

 

Una curiosità

  L'intervallo di tritono viene chiamato l'intervallo del diavolo poiché è uno degli intervalli più dissonanti tra quelli esistenti. Poiché nel Rinascimento le composizioni ecclesiastiche dovevano essere melodiose e belle per inneggiare a Dio, quest'intervallo così dissonante venne addirittura bandito e venne appunto chiamato "diabolus in musica", forse anche per il numero di semitoni di distanza dalla tonica: 6! E in effetti oggi viene molto usato nel death metal... Inoltre poiché lo si nota molto, viene usato per le sirene della polizia.

I tipi di intervallo secondo la specie

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Gli intervalli si possono suddividere in 2 categorie ulteriori:

  • maggiori (se di 2ª, 3ª, 6ª, 7ª) o giusti (se di 1ª, 4ª, 5ª, 8va), entrambi se non alterati;
  • minori (sono i maggiori abbassati di un semitono), diminuiti o eccedenti se alterati;

E si può ulteriormente aggiungere che:

  1. intervallo giusto + semitono = eccedente;
  2. intervallo giusto - semitono = diminuito;
  3. intervallo maggiore + semitono = eccedente;
  4. intervallo maggiore - semitono = minore;
  5. intervallo minore + semitono = maggiore;
  6. intervallo minore - semitono = diminuito

 

Quando si parla come in questo caso di alzare o abbassare un intervallo ci si può riferire sia alla nota più alta che a quella più bassa dell'intervallo. Cerchiamo di vedere anche la circolarità di questi intervalli appena citati, perché come si è detto aggiungendo o togliendo semitoni da un determinato intervallo se ne ottiene uno diverso. Si può anche dire che: un intervallo maggiore può diventare minore; un minore può diventare maggiore; un intervallo giusto rimane giusto; un intervallo eccedente può diventare diminuito; un intervallo diminuito può diventare eccedente. Per suonare gli intervalli ed esercitarsi si può fare riferimento all'apposita sezione in cui si suggeriscono le posizioni degli intervalli sulla tastiera.

 
 
 

 

Un intervallo può anche essere:

  • ascendente: quando si parte da una nota grave per arrivare ad una più acuta;
  • discendente: quando si parte da una nota acuta per arrivare ad una più grave;

 
 

Come ci si riferisce ad un intervallo

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  • r = root dall'inglese, ovvero radice, tonica o nota fondamentale di un accordo;
  • b2 = seconda minore = 1 semitono sopra la fondamentale;
  • 2 = seconda maggiore = 2 semitoni sopra la fondamentale;
  • #2 = seconda aumentata = 3 semitoni sopra la fondamentale;
  • b3 = terza minore = 3 semitoni sopra la fondamentale;
  • 3 = terza maggiore = 4 semitoni sopra la fondamentale;
  • 4 = quarta giusta = 5 semitoni sopra la fondamentale;
  • #4 = quarta aumentata o tritono = 6 semitoni sopra la fondamentale;
  • b5 = quinta diminuita o tritono = 6 semitoni sopra la fondamentale;
  • 5 = quinta giusta = 7 semitoni sopra la fondamentale;
  • #5 = quinta aumentata = 8 semitoni sopra la fondamentale;
  • b6 = sesta minore = 8 semitoni sopra la fondamentale;
  • 6 = seta maggiore = 9 semitoni sopra la fondamentale;
  • 7 = settima minore = 10 semitoni sopra la fondamentale;
  • M7 = settima maggiore= 11 semitoni sopra la fondamentale;
  • b9 = minore di nona = 1 semitono + un'ottava = 13 semitoni sopra la fondamentale;
  • 9 = nona = 2 semitoni + un'ottava = 14 semitoni sopra la fondamentale;
  • #9/b10 = nona aumentata o decima minore = 3 semitoni + un'ottava= 15 semitoni sopra la fondamentale;
  • 10 = terza maggiore = 4 semitoni + un'ottava = 16 semitoni sopra la fondamentale;
  • 11 = undicesima = 5 semitoni + un'ottava = 17 semitoni sopra la fondamentale;
  • #11 = undicesima aumentata = 6 semitoni + un'ottava = 18 semitoni sopra la fondamentale;
  • b13 = tredicesima minore = 8 semitoni + un'ottava = 20 semitoni sopra la fondamentale;
  • 13 = tredicesima = 9 semitoni + un'ottava = 21 semitoni sopra la fondamentale;

I gradi delle scale

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Le note che compongono una scala, vengono chiamate gradi e da ognuno di questi gradi si possono costruire un numero eguale di scale e di modi. Di solito ci si riferisce ai gradi con un numero romano.

  • la nota di una scala, o I grado, si chiama tonica (o fondamentale). È il grado fondamentale, e quindi più importante della scala ed ha un carattere di stabilità.
  • la nota di una scala, o II grado, si chiama sopratonica. È un grado di passaggio, che dà un effetto di instabilità.
  • la nota di una scala, o III grado, può essere chiamata mediante/modale/caratteristica (poiché determina il modo maggiore o minore di una scala). La distanza che lo separa dalla tonica ci dice il modo della scala, ovvero, nella scala che ha il modo maggiore è a 2 toni dal primo grado, invece, nella scala di modo minore è ad 1 tono e mezzo dal primo grado.
  • la nota di una scala, o IV grado, si chiama sottodominante (cioè, prima della dominante). È un grado instabile.
  • la nota di una scala, o V grado, si chiama dominante (poiché domina la scala dal punto di vista armonico). È un grado che produce un effetto di sospensione ed è dopo la tonica, la nota più importante della scala
  • la nota di una scala, o VI grado, si chiama sopradominante (cioè sopra la dominante). È un grado di passaggio.
  • la nota di una scala, o VII grado, può essere chiamata sensibile/sottotonica (sensibile: se dista 1 semitono dalla tonica ed è quindi all'interno di una scala maggiore; sottotonica: se dista 1 tono dalla tonica ed è quindi all'interno di una scala minore). È un grado instabile.
  • l' nota di una scala, o VIII grado è appunto l'ottava, è la fondamentale riportata un'ottava sopra.

 
 

 

Numeri intercambiabili?

Alcuni gradi vengono considerati intercambiabili: il 2° con il 9°, il 4° con l'11°, il 6° con il 13° e diciamo che è più che altro una cosa convenzionale, non è correttissima in ogni caso. Spieghiamoci meglio: se il 2° grado (ad esempio) è riferito ad una scala in prima posizione sarà solo e soltanto un 2° grado. Ma il 2° grado di una scala in seconda posizione può essere sia appunto semplicemente un secondo grado della scala in questione oppure un 9° grado se riferito alla scala in prima posizione... questione di prospettive! In realtà il 9° grado appartiene all'ottava successiva rispetto al 2° grado, quindi sarà sì la stessa nota ma un'ottava sopra.

Attenzione: gli intervalli possono essere:

  • semplici se sono nell'ambito della stessa ottava;
  • composti se sono nell'ambito di 2 ottave;

Scale maggiori

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Struttura della scala maggiore

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La scala maggiore, detta anche scala fondamentale della tonalità, è eptafonica, ovvero è composta da 7 suoni appartenenti ad un'ottava + la 1ª nota dell'ottava sopra. Perché si aggiunge l'8° grado? Perché eseguendo la scala, ci si rende conto che finire sul 7° grado non è possibile: rimane un suono di tensione che attende una risoluzione, cioè l'8° (e questo è anche il motivo per cui il 7° grado si chiama sensibile). Le scale eptafoniche vengono suddivise in tetracordi, che sono gruppi di 4 note, es: Do re mi fa (1° tetracordo); sol la si do (2° tetracordo). La scala maggiore ha la seguente sequenza di intervalli(bisogna fare riferimento alla scala cromatica per comprenderli e teniamo presente che T sta per tono; S sta per semitono):

Intervalli scala maggiore
T T S - T T T S
(Tono Tono Semitono - Tono Tono Tono Semitono)
(o come dicono gli inglesi: Whole whole half - whole whole whole half)

Un trucco per ricordarsi la struttura della scala maggiore (sempre preso dai nostri amici inglesi): “two wholes and a half, three wholes and a half" (ovvero suddividono così: 2 toni e un semitono - 3 toni e un semitono).

Gradi scala maggiore:

  • I
  • II
  • III
  • IV
  • V
  • VI
  • VII

riassumendo gradi: 1 2 3 4 5 6 7

Facciamo l'esempio della scala maggiore di DO e vediamo la distanza degli intervalli (laddove T sta per tonica e gli altri numeri indicano il numero dell'intervallo.

e||-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|------|------|-----|------|-----|------|------|-----||
B||-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|------|------|-----|------|-----|------|------|-----||
G||-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|------|------|-----|------|-----|------|------|-----||
D||-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|------|------|-----|------|-----|------|------|-----||
A||-----|-----|--T--|-----|--2--|-----|--3--|--4---|------|--5--|------|--6--|------|---7--|--8--||
E||-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|------|------|-----|------|-----|------|------|-----||
     1     2     3     4     5     6     7      8      9     10    11    12     13      14    15

Si può creare una scala maggiore a partire da qualunque dei 12 suoni della scala cromatica, ovviamente mantenendo la sequenza degli intervalli su citata. Infatti, i semitoni che formano un'ottava sono appunto 12, e partendo da ognuno di questi 12 suoni si possono costruire 15 scale maggiori:

  • 7 scale con # (scale maggiori di: sol, re, la, mi, si, fa#, do#) ;
  • 7 scale con b (scale maggiori di: fa, sib, mib, lab, reb, solb, dob);
  • la scala di DO maggiore (nessuna alterazione);

Alcune di queste scale sono "omofone" tra loro, ovvero, hanno gli stessi suoni ma nomi diversi (es: Do# e Reb). L'armatura di chiave di una determinata scala maggiore non mescolerà però mai le alterazioni: o si avranno diesis, o si avranno bemolli in chiave. La scala maggiore rappresenta il modo ionico.

 

Diesis o bemolle?

Come capire se in una scala devo inserire un'alterazione diesis o bemolle? Innanzitutto dipende se stiamo andando avanti (diesis) o indietro (bemolle). E poi in una stessa scala non ci saranno 2 note con lo stesso nome: ad esempio nella scala maggiore di SOL, la 7a nota è il FA# (che è anche omofona appunto del SOLb) ma diremo FA#, perché la nota successiva sarà ancora l'ottava di SOL; quindi FA# e poi SOL, non SOLb e poi SOL.

 
 
   

   

 

 

Il circolo (o ciclo) delle quinte

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Vale la pena parlare a questo punto, di un argomento importante, la cui utilità sta nel fatto di aiutarci a capire quali siano le alterazioni in chiave, le alterazioni di ogni tonalità: il circolo delle quinte (o ciclo delle quinte). Per comprenderlo, necessiteremo di conoscere le note e i loro intervalli.
Una quinta, come abbiamo detto in precedenza, altro non è che un intervallo, es: do, re, mi, fa, sol - la distanza da do a sol è chiamata appunto quinta. Poi da sol si continua con la quinta successiva: sol, la, si, do, re. Il circolo delle quinte viene rappresentato come un cerchio e lungo il suo diametro andremo a porre le varie note che lo compongono. Poniamo che questo cerchio sia un orologio, le varie note, sono proprio in numero esatto come i numeri delle ore dell'orologio.

Il lato destro del cerchio è dedicato ai diesis, il lato sinistro ai bemolli.

      

La struttura della scala maggiore ci fa capire che le note fondamentali delle scale, sono distanziate da un intervallo di 5ª. Questo schema si può leggere nei due sensi: considerando le 5ē ascendenti in senso orario (il succedersi del V grado e quindi andiamo verso la dominante) con le quali troveremo i #, o le 4ē discendenti (il succedersi del IV grado e quindi andiamo verso la sottodominante) con le quali troveremo i b in senso antiorario. Il metodo con cui si ricava la struttura delle scale maggiori comprendente # e b, di cui si è parlato al capitolo precedente, evidenzia che le note fondamentali delle scale si distanziano progressivamente di un intervallo di 5ª. Facciamo un esempio guardando lo schema appena visto, la 5ª nota nella scala di do maggiore è Sol (seguite il circolo: dopo Do, c'è sol); la 5ª nota nella scala di Sol maggiore è re. Ovvero, ogni volta che ci si muove di un tono in avanti si arriva a una 5ª (ps: si conta anche la nota di partenza!).

   

 

         
 

 

 
   
   
         

 

Il circolo delle quinte sulla tastiera del pianoforte
 

 

Un rimando storico per capire il circolo delle quinte: Pitagora

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"Studiate il monocorde e scoprirete i segreti dell'universo." - Pitagora

Un temperamento è una tipologia di criterio atto a costruire una scala prendendo come punto di partenza un intervallo (temperamento dall'atto di temperare un'ottava). Un'ottava (nella musica occidentale per lo meno) si suddivide in intervalli che hanno una grandezza non variabile e appunto il comma indica la differenza di tono (di pochi decimi in effetti) da un temperamento all'altro. Praticamente un temperamento risulta essere una specie di compromesso che consiste nell'aggiustare gli intervalli partendo dalla loro base acustica con la grandezza immodificabile dell'ottava. Partiamo parlando del comma pitagorico o comma diatonico. Pitagora, grande matematico greco del 6° secolo a.c., era partito da un antico strumento rudimentale chiamato il monocordo, composto di una barra di legno con una corda in centro che andava per tutta la lunghezza dello strumento stesso, a fare degli esperimenti. Dapprima tale corda era stata fermata in centro creando così un'ottava e ogni volta che egli la fermava ogni 2/3 (ferma restando la metà prima composta) si saliva di un quinto, da qui le quinte del famoso "circolo delle quinte".

  • Ottava: da do a do, rapporto 2:1 (diapason: nome greco dell'ottava);
  • Quinta: da do a sol, rapporto 3:2 (diapente: nome greco della quinta naturale);
  • Quarta: da do a fa, rapporto 4:3 (diatessaron: nome greco della quarta naturale);
  • Tono: intervallo tra 2 suoni, rapporto 8:9 (epogdoon: nome greco del tono);

 

Questo suo studio ha portato all'assunto che gli intervalli musicali corrispondono a rapporti numerici (sempre facendo riferimento alla suddivisione della corda del monocordo). Nella scala eptatonica pitagorica, le quinte e le quarte corrispondono ai 2/3 e 3/4, invece l'intervallo di un tono corrisponde a 8/9, mentre l'intervallo di un semitono a 243/256.

   

   

 

   

Dopo 7 ottave e 12 quinte, Pitagora scoprì che il SI# del secondo monocordo non era esattamente uguale al DO prodotto dal primo monocordo, esso era un pochino più alto ed è proprio questa lieve differenza a prendere il nome di comma pitagorico.

Scarto tra DO e SI#
 

 

La scala di Pitagora deriva appunto dai sopracitati quinti (i 3/2).
 

Grado
della scala
Scala
pitagorica
Intervallo Nome
intervallo
I 0 - -
II 204 204 Tono
III 408 204 Tono
IV 498 90 Semitono
V 702 204 Tono
VI 906 204 Tono
VII 1110 204 Tono
VIII 1200 90 Semitono

 

Intervalli nella scala pitagorica
 
 

Che si sono così evoluti aggiungendo bemolli e diesis nel medioevo:
 

Da Pitagora alla teoria attuale: il temperamento equabile

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Ci sono più teorici che si sono occupati appunto della teoria musicale e che hanno poi portato all'attuale temperamento, il temperamento equabile (o accordatura temperata) teorizzato dal compositore tedesco Andrea Werckmeister nel 1691 nel suo documento "Musikalische Temperatur" passando per il temperamento naturale di Zarlino e per quello mesotonico prima di approdarvi. Secondo Werckmeister si deve dividere l'ottava in 2 parti esattamente uguali suddividendo per ogni semitono i piccoli difetti d'intonazione.

Filosofi che si sono occupati di musica
 

Paragone dei comma
 
 

 
 
 

Scale maggiori e relative minori

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Ogni scala maggiore ha una relativa minore, vediamo che cosa significa. Innanzitutto non significa che una scala maggiore ha una scala minore relativa che parte dalla medesima tonica, perché? Perché la relativa minore di una determinata scala maggiore è quella scala che si forma sul sesto grado, cioè sulla sopradominante della scala maggiore. Facendo un esempio nel caso della scala maggiore di Do, si tratterà della relativa minore di La. Come tutti sappiamo la scala maggiore di do è composta da: do, re, mi, fa, sol, la, si, do e quindi inizia da do. La sua relativa, ovvero la scala di la minore invece parte da la e contiene però le stesse identiche note con un ordine differente: la, si, do, re, mi, fa, sol, la.

 

Schema riassuntivo delle scale maggiori e loro relative minori
 

         

 
 
   

Interazione fra scale e accordi

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Scale e accordi sono entrambi un mezzo per creare sia la melodia che l'armonia. Le scale non contribuiscono solo alla solistica ma dalle scale si arriva alla formazione degli accordi, ovvero all'interno di una scala sono racchiusi gli intervalli di determinati accordi. Facciamo un esempio.

 Intervalli scala misolidia:   1, 2, 3, 4, 5, 6, 7b, 8
 Intervalli accordo maggiore:  1,    3,    5
 Intervalli accordo 7a minore: 1,    3,    5,    7b

Le note che compongono un accordo ne determinano la scala e viceversa, cioè se conoscete le note di una scala potete comporre un accordo da tale scala, anche perché appunto, un accordo altro non è che l'armonizzazione di una scala.

Tecnica: come suonare le scale

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Ricordiamo sempre di mantenere un dito per ogni tasto e di non tenere la mano di lato, ma di tenerla come se si tenesse una pallina da tennis nel palmo della mano, e quindi parallela alla tastiera, su qualunque corda siamo, come in figura, e non diagonalmente perché questo ci allontana dalla tastiera. Non usiamo, come fanno i principianti per semplicità semplicemente due dita (l'indice e il medio) perché sarebbe sia brutto da vedere sia scomodo alla lunga: dobbiamo far funzionare tutte e 4 le dita sulla tastiera.

Un'altra cosa importante è tenere il pollice dietro il manico, non deve assolutamente spuntare quando si suonano le scale, diciamo più o meno all'altezza della terza corda circa. Se così fosse, si avrebbe molta meno elasticità nel farlo e molta meno apertura della mano.

Un'altra cosa importante da dire è che quando si esegue una scala ci dev'essere un intervallare della tensione dei muscoli della mano con il rilassamento conseguente degli stessi. Inizialmente non è importante la velocità con cui si esegue una scala, ma l'accuratezza, quindi si può iniziare ad esercitarsi senza settare nessun metronomo, quindi senza impostare nessun tempo, poiché la cosa importante è iniziare a suonare le giuste note. Quando si sarà acquisito un po' di sicurezza sui movimenti da eseguire, allora si potrà settare un tempo.

 
 
Posizione corretta con mano parallela alla tastiera
 
 
 
Posizione scorretta con dita poste diagonalmente alla tastiera

In questa foto si vede da sotto, come dev'essere arcuata la mano
 

Come leggere i box / diagrammi delle scale

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Le scale oltre ad essere rappresentate sul pentagramma nella maniera più classica e nei tabulati che abbiamo già imparato a leggere, vengono talvolta rappresentate anche in dei box che rappresentano precisamente il manico della chitarra. Capiamo come funzionano, riferiamoci all'esempio della figura sottostante. I diagrammi sono come istantanee del manico della chitarra, quindi, le linee orizzontali del box rappresentano le corde, mentre quelle verticali rappresentano i tasti e qui si fa ancora riferimento alla stessa visualizzazione delle tabs, anche per l'ordine delle corde, in cui lo ricordiamo, la prima linea orizzontale in basso è quella di MI basso appunto e poi a salire con le altre corde di LA, etc e le linee verticali rappresentano appunto i tasti.

Solitamente le note evidenziate sono quelle fondamentali per la scala, oppure troveremo una R maiuscola cerchiata (che sta per Root note, dall'inglese) od ancora una nota in rosso ad indicare sempre la nota fondamentale per la scala, che è poi quella che dà il nome alla scala stessa. Viene sempre evidenziato in che punto del manico ci si trova, in questo caso viene rappresentato il capotasto e quindi ci si trova all'inizio, diversamente verrà indicato magari con un numero sotto o sopra lo schema da quale tasto si parte.

I numeri indicati in questo tipo di diagrammi, possono essere riferiti a due cose: o al dito che va usato per suonare una determinata nota (dito 1, dito 2 etc) diversamente dalle tabs nelle quali il numero si riferisce unicamente al tasto da suonare, oppure al numero dell'intervallo. Una cosa importante: quando vediamo la rappresentazione di questo tipo di scale vediamo che vengono rappresentate più note rispetto a quello che ci aspetteremmo. Ovvero ad esempio se si parla di una scala di do, ci aspettiamo 8 note: do, re, mi, fa, sol, la, si e il do dell'ottava successiva, ma spesso vediamo che continuano. Il motivo è che appunto si ripete tale scala un'ottava sopra.

Il miglior modo per suonare una scala è suonarla prima ascendente e poi discendente (andata e ritorno).

 

Scale mobili, queste sconosciute

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Quante volte vi sarà capitato di sentir dire: "questa scala è mobile sulla tastiera"? In inglese le chiamano "movable", appunto mobili, e non coglievate esattamente il significato di quest'espressione. O magari non vi è mai capitato ma se continuate con lo studio della chitarra sarà un concetto che tornerà più e più volte. Ebbene è giunto il momento di spiegarlo. Si dice che una scala è mobile quando la diteggiatura di tale scala può essere riproposta identica nella forma a partire dal tasto della tonica immediatamente successivo, ovviamente prendendo il nome della tonica del semitono successivo. Cioè si tratta di un pattern ripetitivo che può essere applicato a qualunque scala di quel tipo mantenendo gli stessi intervalli (cioè appunto le stesse distanze identiche). Invece quando si parla di posizione, in prima posizione ad esempio significa che la nota più vicina al capotasto che si suona per quella scala è sul tasto 1 (non per forza dev'essere riferito alla tonica), in ottava posizione significa che la nota più vicina che si suona al capotasto per quella scala è sul tasto 8 e se per caso si usano corde aperte quella viene considerata una posizione aperta. Il visivo aiuta sempre,andiamo con lo schema esemplificativo.

 0   I        II     III      IV      V     VI      VII   VIII    
 e--1-----|-------|-------|---4----|---1---|------|------|---4---||
 B--------|---2---|-------|---4----|-------|---2--|------|---4---||
 G--1-----|-------|--3----|--------|---1---|------|---3--|-------||
 D--1-----|-------|--3----|--------|---1---|------|---3--|-------||
 A--1-----|-------|-------|---4----|---1---|------|------|----4--||
 E--1-----|-------|-------|---4----|---1---|------|------|----4--||
  prima scala                       altra scala con forma identica

Scale mobili - pattern scale maggiori

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Scala di DO

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Con la scala di DO maggiore non si hanno alterazioni e la sua relativa minore è la scala di LA minore. Dati tecnici scala di DO maggiore:

  • DO I - Tonica
  • RE II - Sopratonica
  • MI III - Modale
  • FA IV - Sottodominante
  • SOL V - Dominante
  • LA VI - Sopradominante
  • SI VII - Sensibile
  • DO VIII - Ottava

(mobile)

 e-----------------------------------------------||
 B-----------------------------------------------||
 G-----------------------------2----4----5-------||
 D--------------2----3----5----------------------||
 A----3----5-------------------------------------||
 E-----------------------------------------------||
      DO   RE   MI   FA  SOL  LA    SI   DO

Alternativa più semplice in prima posizione, laddove per prima posizione s'intende: la prima posizione possibile più vicina al capotasto per questa scala.

 

     DO  RE   MI  FA    SOL  LA   SI  DO

altra scala di DO

 e---------------------------------------------------||
 B-------------------------------10----12----13------||
 G--------------9----10----12------------------------||
 D--10----12-----------------------------------------||
 A---------------------------------------------------||
 E---------------------------------------------------||
  DO     RE   MI   FA    SOL   LA    SI    DO


 

     DO  RE   MI  FA    SOL  LA   SI  DO

 

 

Scala di DO#

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Con la scala di Do# maggiore si hanno 7 alterazioni.
 

Scala di REb

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Dati tecnici scala di REb maggiore:

  • REb I - Tonica
  • MIb II - Sopratonica
  • FA III - Modale
  • SOLb IV - Sottodominante
  • LAb V - Dominante
  • SIb VI - Sopradominante
  • DO VII - Sensibile
  • REb VIII - Ottava

Con la scala di Reb maggiore si hanno 5 alterazioni.
 

         REb  MIb FA SOLb   LAb SIb DO  REb

Scala di RE

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Con la scala di Re maggiore si hanno 2 alterazioni e la sua relativa minore è la scala di SI minore. Dati tecnici scala di RE maggiore:

  • RE I - Tonica
  • MI II - Sopratonica
  • FA# III - Modale
  • SOL IV - Sottodominante
  • LA V - Dominante
  • SI VI - Sopradominante
  • DO# VII - Sensibile
  • RE VIII - Ottava

 

       RE   MI  FA#  SOL  LA  SI   DO#  RE

 

e|---------------------------------------------------9--10--||
B|-------------------------------------------10–12---------||
G|--------------------------------9--11–12-----------------||
D|---------------------9--11–12----------------------------||
A|----------9--10–12---------------------------------------||
E|--10–12--------------------------------------------------||

Scala di MIb

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Dati tecnici scala di MIb maggiore:

  • MIb I - Tonica
  • FA II - Sopratonica
  • SOL III - Modale
  • LAb IV - Sottodominante
  • SIb V - Dominante
  • DO VI - Sopradominante
  • RE VII - Sensibile
  • MIb VIII - Ottava


Con la scala di mib maggiore si hanno 3 alterazioni e la sua relativa minore è la scala di do minore. Dati tecnici scala di mib maggiore:


 

 MIb  FA  SOL  LAb  SIb  DO  RE  MIb

Scala di MI

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Con la scala di Mi maggiore si hanno 4 alterazioni e la sua relativa minore è la scala di DO diesis minore. Dati tecnici scala di MI maggiore:

  • MI I - Tonica
  • FA# II - Sopratonica
  • SOL# III - Modale
  • LA IV - Sottodominante
  • SI V - Dominante
  • DO# VI - Sopradominante
  • RE# VII - Sensibile
  • MI VIII - Ottava

 

        MI  FA# SOL# LA    SI  DO#  RE# MI

Scala di FA

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Con la scala di FA maggiore si ha un'alterazione e la sua relativa minore è la scala di RE minore. Dati tecnici scala di FA maggiore:

  • FA I - Tonica
  • SOL II - Sopratonica
  • LA III - Modale
  • SIb IV - Sottodominante
  • DO V - Dominante
  • RE VI - Sopradominante
  • MI VII - Sensibile

 

      FA  SOL  LA  SIb   DO   RE  MI   FA

Scala di FA#

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Dati tecnici scala di FA# maggiore:

  • FA# I - Tonica
  • SOL# II - Sopratonica
  • LA# III - Modale
  • SI IV - Sottodominante
  • DO# V - Dominante
  • RE# VI - Sopradominante
  • MI# VII - Sensibile
  • FA# VIII - Ottava

Con la scala di Fa# maggiore si hanno 6 alterazioni.
 

Scala di SOLb

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Dati tecnici scala di SOLb maggiore:

  • SOLb I - Tonica
  • LAb II - Sopratonica
  • SIb III - Modale
  • DOb IV - Sottodominante
  • REb V - Dominante
  • MIb VI - Sopradominante
  • FA VII - Sensibile
  • SOLb VIII - Ottava

Con la scala di Solb maggiore si hanno 6 alterazioni.
 

        SOLb LAb  SIb DOb   REb MIb  FA SOLb

Scala di SOL

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Con la scala di Sol maggiore si ha un'alterazione e la sua relativa minore è la scala di MI minore. Dati tecnici scala di SOL maggiore:

  • SOL I - Tonica
  • LA II - Sopratonica
  • SI III - Modale
  • DO IV - Sottodominante
  • RE V - Dominante
  • MI VI - Sopradominante
  • FA# VII - Sensibile
  • SOL VIII - Ottava

 

     SOL  LA   SI   DO    RE  MI  FA#  SOL

Scala di LAb

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Con la scala di Lab maggiore si hanno 4 alterazioni. Dati tecnici scala di LAb maggiore:

  • LAb I - Tonica
  • SIb II - Sopratonica
  • DO III - Modale
  • REb IV - Sottodominante
  • MIb V - Dominante
  • FA VI - Sopradominante
  • SOL VII - Sensibile
  • LAb VIII - Ottava

 

        LA♭ SI♭  DO  RE♭   MI♭ FA SOL   LA♭

Scala di LA

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Con la scala di La maggiore si hanno 3 alterazioni e la sua relativa minore è la scala di FA# minore. Dati tecnici scala di LA maggiore:

  • LA I - Tonica
  • SI II - Sopratonica
  • DO# III - Modale
  • RE IV - Sottodominante
  • MI V - Dominante
  • FA# VI - Sopradominante
  • SOL# VII - Sensibile
  • LA VIII - Ottava

 

       LA   SI  DO#  RE    MI FA# SOL#  LA

 

       LA   SI  DO#  RE    MI FA# SOL#  LA

Suono scala di LA maggiore

Scala di SIb

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Con la scala di Sib maggiore si hanno 2 alterazioni. Dati tecnici scala di SIb maggiore:

  • SIb I - Tonica
  • DO II - Sopratonica
  • RE III - Modale
  • MIb IV - Sottodominante
  • FA V - Dominante
  • SOL VI - Sopradominante
  • LA VII - Sensibile
  • SIb VIII - Ottava

 

      SIb  DO  RE  MIb    FA  SOL  LA  SIb

Scala di SI

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Con la scala di SI maggiore si hanno 5 alterazioni e la sua relativa minore è la scala di SOL diesis minore. Dati tecnici scala di SI maggiore:

  • SI I - Tonica
  • DO# II - Sopratonica
  • RE# III - Modale
  • MI IV - Sottodominante
  • FA# V - Dominante
  • SOL# VI - Sopradominante
  • LA## VII - Sensibile
  • SI VIII - Ottava

 

         SI  DO#  RE# MI    FA# SOL# LA# SI

Scala di DOb

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Dati tecnici scala di DOb maggiore:

  • DOb I - Tonica
  • REb II - Sopratonica
  • MIb III - Modale
  • FAb IV - Sottodominante
  • SOLb V - Dominante
  • LAb VI - Sopradominante
  • SIb VII - Sensibile
  • DOb VIII - Ottava

 

         DOb  REb  MIb FAb   SOLb  LAb SIb DOb

Riassunto scale maggiori

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