Introduzione al Diritto Fallimentare
Il Diritto Fallimentare è tradizionalmente quella branca del diritto che studia le procedure concorsuali, cioè la disciplina del concorso dei creditori nella ripartizione dell'attivo dell'imprenditore divenuto insolvente. L'evoluzione dell'economia moderna e l'influenza di modelli anglosassoni hanno, però, affiancato il compito di proteggere quanto di valido permane anche in una impresa in crisi ed è diventato il diritto della gestione e della risoluzione delle crisi aziendali. A fianco di essa vi è l'introduzione del concetto di esdebitazione: il debitore meritevole può liberarsi di tutte le sue residue obbligazioni e tornare a pieno titolo nel mondo produttivo.
Essenzialmente, quindi si compone della disciplina del Fallimento e di quella delle altre figure, tradizionalmente considerate minori.
Esso è tradizionalmente collocato nell'ambito del diritto privato e nell'ambito di esso, nel diritto commerciale. Tuttavia per l'ampio spazio lasciato alle norme di carattere processuale e al rilevante ruolo del tribunale fallimentare e del giudice delegato, appartiene anche al diritto pubblico.
Fonti del diritto fallimentare
modificaIl Diritto Fallimentare trova la propria regolamentazione soprattutto nel Regio Decreto 16 marzo 1942 n. 267. Per più di 60 anni le modifiche apportate riguardavano solo aspetti secondari o erano effetto degli interventi a seguito delle sentenze di incostituzionalità della Corte costituzionale. I tanti tentativi di riforma erano naufragati nel nulla. Si era però sviluppata una normativa speciale per le grandi aziende in crisi che aveva assunto il nome di Amministrazione straordinaria che però rimaneva un istituto a parte, in cui maggiore era l'intervento del Governo. Con il Decreto Legge 14 marzo 2005 n. 35 si è data una grande accelerata al processo di rinnovamento anche di concetti importanti dando più spazio al concordato preventivo ed attenuando persino uno dei canoni tradizionali il principio della par condicio creditorum. con la legge di conversione del decreto legge (Legge 14 maggio 2005, n. 80) è stata introdotta una delega ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata vigore della presente legge, un decreto legislativo recante modificazioni al codice di procedura civile.
La riforma ha poi trovato concreta attuazione con il decreto legislativo n. 5 del 9 gennaio 2006 che ha apportato profonde modifiche al vecchio diritto fallimentare. Le linee guida prevedevano:
- una estensione dei soggetti esonerati dall'applicabilità dell'istituto del fallimento, *una semplificazione delle procedure per permettere una accelerazione dei tempi.
- una valorizzazione della figura del curatore fallimentare e di quella del comitato dei creditori; per contro il giudice delegato vede ridimension ato il suo ruolo.
- sullo schema anglosassone viene introdotta la disciplina dell'esdebitazione, il debitore viene liberato dai debiti residui nei confronti dei creditori.