Insegniamo la bioetica
Lettera aperta ai professori
Cari colleghi professori, ogni mattina usciamo di casa ed entriamo in contatto con i ragazzi e con i problemi vivi della società, che faticano a trovare spazio nei programmi scolastici, come le questioni di inizio vita, quelle della salute e della cura e quelle di fine vita, che costituiscono i temi fondamentali della bioetica. Le biotecnologie stanno cambiando radicalmente la vita, sia quella umana sia quella animale e vegetale, determinando una svolta epocale che è molto più di un passaggio si secolo e di millennio. In questo senso, non c'è tempo da perdere: bisogna andare oltre le paralizzanti riforme Berlinguer-Moratti, la “minuteria pedagogica” del ministro Fioroni e i “pannicelli caldi”, o le “misure cosmetiche” del ministro Gelmini, che non nascondono una sostanziale politica scolastica restauratrice e reazionaria in quanto rivolta solo al passato (grembiule, voto di condotta, maestro unico, privatizzazione, taglio massiccio degli insegnanti ecc.) e incapace di prospettare una scuola del futuro rispondente, ad esempio, ai traguardi posti dall'Agenda di Lisbona nella direzione di una società e di un'economia della conoscenza.
Più che nei palazzi del governo e nelle aule parlamentari le riforme si fanno di fatto sui banchi di scuola, nel concreto della prassi didattica, come risposta alla vera e non demagogica ”emergenza educativa”, che è quella che non sa rispondere alle sfide dell'innovazione culturale, come nel caso della cultura bioetica. Noi possiamo fare qualcosa subito per guidare i nostri allievi ad affrontare con metodo razionale e pluralistico le sfide dei temi bioetici, evidenziando un primato di sensibilità e di attenzione alle profonde trasformazioni culturali rispetto alle contraddittorie lentezze ed alle preoccupanti inadeguatezze della politica scolastica.
Siamo noi gli unici ad avere in mano il timone della scuola: possiamo modificare la sua rotta seguendo i principi di competenza e di responsabilità che sono connaturati al “rischio educativo”, soprattutto sulle questioni bioetiche: esse nello specifico impegnano maestri e allievi a conoscere e ad agire secondo “scienza e coscienza”. La bioetica si è ormai svincolata dai limiti della medicina come bioetica ristretta ed affronta anche le questioni della vita animale e di quella vegetale/ambientale configurandosi come bioetica estesa o globale. Essa, inoltre, si è articolata in molteplici settori: dalla biopolitica alla bioeconomia, dal biodiritto alla bioteologia, dalla biofilosofia alla bioestetica ecc. Su di essi possono essere fatte convergere tutte le discipline scolastiche, ma alcune giocano un ruolo centrale: la biologia, la filosofia e il diritto, come pure l'economia e la letteratura. Esse vanno condotte con metodo pluridisciplinare, dal momento che la bioetica costituisce un sapere rigorosamente trasversale ed esclude perciò la configurazione di una materia scolastica autonoma. Noi abbiamo a che fare con situazioni formative diverse a seconda che ci siano affidati bambini, ragazzi, adolescenti o giovani: essi ci pongono domande sui cambiamenti epocali che ci sgomentano e ci allarmano ma non possono essere elusi. In particolare le divergenze e le convergenze tra la vita umana, animale e vegetale che è sempre più regolata dal nuovo rapporto tra naturale e artificiale, secondo cui la natura non costituisce più il paradigma assoluto. Ma su questo nodo nevralgico si consuma uno scontro ideologico forte, soprattutto in Italia.
Quindi, cari colleghi insegnanti, la scuola come luogo ancora fondamentale nella formazione delle nuove e future generazioni non può restare estranea alle questioni bioetiche: deve anzi confrontarsi continuamente, secondo modalità che dipendono dai diversi indirizzi di studio e dai diversi cicli scolastici. I temi della nascita, della salute e della morte di tutti gli esseri viventi rimandano sia alle questioni teoriche di fondo sia ai casi concreti, a cominciare da quelli messi al centro dell'attenzione pubblica, come la vicenda di Welby e quella di Englaro. Su di esse si è acceso un ampio dibattito ed è divampato un conflitto etico-politico che chiama in causa anche la responsabilità di noi insegnanti e la nostra capacità di proporre agli allievi una chiave interpretativa solida dal punto di vista razionale e rispettosa delle diversità, entro il quadro di una visione laica aperta e critica che deve ispirare l'istruzione pubblica nella scuola di uno Stato laico. Il nodo teorico fondamentale che siamo chiamati a sciogliere è quello del rapporto tra la biotica cattolica e la biotica laica e tra la laicità debole e la laicità forte. Nel primo caso, la spaccatura esiste ed è profonda, trattandosi di ragionamenti e visioni radicalmente diversi: da una parte il paradigma della sacralità e conseguente indisponibilità della vita ontologicamente fondato; dall'altra il modello della qualità e disponibilità della vita che esclude riferimenti assoluti in base al principio “etsi Deus non daretur”. Non meno radicale è la differenze di posizioni tra laici “forti” e laici “deboli”, nonostante il tentativo di una parte dei cattolici di ridurre le distanze nella convinzione che “siamo tutti laici”.
Ci sono sufficienti ragioni, quindi, cari colleghi, per scrivervi dall'interno della scuola, lontani ma non estranei al “furore ideologico” che alimenta la vita politica. Un compito urgente che ci compete è quello di chiarire a noi stessi prima e agli allievi poi le ambivalenza della bioetica e le ambiguità della laicità, salvaguardando il riconoscimento della diversità come fondamento di una società pluralista e democratica. Questo è il senso dell'insegnare la bioetica in una scuola che si rinnova dall'interno, la cui efficacia culturale e formativa si gioca e si misura sulla nostra capacità di “prenderci cura” delle nuove generazioni, coltivando la razionalità e la responsabilità etica di fronte ai progressi della scienza e delle nuove tecnologie, soprattutto quando esse segnano il futuro della vita, umana e non, nella dimensione planetaria.
- Liceo Scientifico “S. Allende” Milano.
- Consulta di Bioetica. Sezione di Milano