Il Pronome (superiori)

Il Pronome (dal latino Pro-Nomen, "al posto del nome") è una Parte Variabile del Discorso che ha le seguenti funzioni:

  • sostituire una parte del testo precedente;
  • sostituire una parte del testo successivo;
  • riferirsi a un elemento del contesto in cui si svolge il discorso.
lezione
lezione
Il Pronome (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Grammatica italiana per le superiori 1
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Nel caso in cui sostituisce una parte del testo precedente si dà luogo ad un'Anafora, nel caso in cui la parte sostituita è presente nel testo successivo si ha una Catafora, mentre nel caso in cui il pronome si riferisce ad un elemento del contesto in cui si svolge il discorso, esso assume Funzione Deittica. Talvolta il pronome è indicato con il termine "sostituente".

Data questa natura, per interpretare un pronome occorre fare riferimento rispettivamente al cotesto (o contesto linguistico) o al contesto.

Il Pronome, come mostra l'etimologia del termine, fa le veci del Nome; può però sostituire anche un'altra parte del discorso o un intero brano della frase. Si vedano gli esempi sottostanti.

  • Ho visto Luigi e gli ho detto di non preoccuparsi per me. In questo caso, il pronome gli sostituisce Luigi, che è un nome.
  • Ti credevo intelligente, ma non lo sei. In questo caso, il pronome lo sostituisce intelligente, che è un aggettivo.
  • Invece del mio profumo ho preso il tuo, che è più gradevole. In questo caso, che sostituisce tuo, che è un pronome.
  • Marta mi ha telefonato e questo mi ha fatto molto piacere. In questo caso il pronome questo sostituisce la proposizione Il fatto che Marta mi abbia telefonato.

I Tipi di Pronomi

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I Pronomi Sono Distinti in Vari Tipi:

  • Pronomi Personali: Io, Tu, Egli, Noi, Voi, Essi...
  • Pronomi Possessivi: Mio, Tuo, Suo, Nostro, Vostro, Loro...
  • Pronomi Dimostrativi: Questo, Codesto, Quello, Stesso, Medesimo, Tale, Costui...
  • Pronomi Indefiniti: Alcuno, Nessuno, Qualcuno...
  • Pronomi Relativi: Che, Cui, Il Quale...
  • Pronomi Misti: Chi, Chiunque, Quanto, Quanti (Quante)...
  • Pronomi Interrogativi: Che?, Quale?, Chi?...
  • Pronomi Esclamativi: Che!, Quale!, Chi!...
  • Pronomi Qualificativi: Buono, Grande, Rosso, Bello...
  • Pronomi Numerali: Uno, Due, Tre, Primo, Secondo, Terzo...

Numerosi Pronomi Possessivi, Dimostrativi, Indefiniti, Interrogativi, Esclamativi, Numerali e Qualificativi hanno forme in comune con quelle degli Aggettivi; in questi casi, per distinguere la funzione, si deve tener presente che gli aggettivi accompagnano il nome, mentre i pronomi lo sostituiscono. Si vedano gli esempi sottostanti.

Questi (Aggettivo Dimostrativo) pennarelli scrivono meglio di quelli (Pronome Dimostrativo). Quelli sostituisce quei pennarelli.
Mio (Aggettivo Possessivo) padre è più giovane del tuo (Pronome Possessivo). Tuo sostituisce tuo padre.

Nella classificazione dei pronomi, in molti testi non viene citata la categoria dei pronomi qualificativi. Gli Aggettivi Qualificativi, tuttavia, assumono il valore di pronomi qualificativi ogni volta che sostituiscono un nome, che rimane sottinteso:

"Quale sciarpa vuoi?" "La gialla". In questa frase, gialla è un pronome qualificativo, perché sostituisce sciarpa gialla.
"Io voglio il pennarello grande." "Bene, allora io prendo il piccolo". In questa frase, piccolo è un pronome qualificativo, perché sostituisce pennarello piccolo.

Analogamente al caso precedente, spesso non viene annoverata, tra le categorie di pronomi, quella dei pronomi numerali. Gli Aggettivi Numerali, tuttavia, assumono il valore di pronomi numerali ogni volta che sostituiscono un nome, che rimane sottinteso:

Mio fratello è il più alto dei tre. In questa frase, tre è un pronome numerale, perché sostituisce tre uomini;
Il mio banco è il secondo della fila. In questa frase, secondo è un pronome numerale, perché sostituisce secondo banco;

I Pronomi Personali

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I Pronomi Personali si usano per sostituire i nomi di persona ,di animale e di cosa,come lo scopo di evitare ripetizioniripetizioni.

I
Abbiam
  • I pronomi mi,ti,ci,si,vi,lo,la ,lì,gli,le,ne sono chiamati anche particelle pronominali e si possono unire ai verbi oltre che precederli: mi accompagni/accompagnami .persona);
  • persona);
  • persona).

I pronomi personali hanno forma diversa, secondo la persona, il numero, il genere e la funzione. Tale funzione può essere di soggetto o di oggetto. I pronomi di alcune persone variano di forma a seconda che l'oggetto sia diretto o indiretto. I pronomi personali usati come complemento hanno due forme:

  • forma forte o tonica;
  • forma debole o atona.
persona funzione soggetto funzione complemento
forma tonica forma atona
1ª singolare io me mi
2ª singolare tu te ti
3ª singolare maschile egli, lui, esso lui, sé (stesso), esso lo, gli, ne, si
femminile ella, lei, essa lei, sé (stessa), essa la, le, ne, si
1ª plurale noi noi ci
2ª plurale voi voi vi
3ª plurale maschile essi, loro loro, sé (stessi), essi li, ne, si
femminile esse, loro loro, sé (stesse), esse le, ne, si

I Pronomi Personali Soggetto

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I Pronomi Personali Soggetto indicano la persona che è protagonista dell'azione o che effettua la comunicazione.

Egli mi rispose che non dovevo temere alcunché.

In italiano, a differenza di quanto accade in altre lingue tranne per esempio in spagnolo, il pronome personale soggetto è spesso sottinteso, essendo ridondante. Per questa caratteristica, l'italiano è una lingua che i linguisti definiscono "a soggetto nullo" in contrapposizione alle lingue a soggetto obbligatorio (in inglese il fenomeno è detto pro-drop, abbreviazione di pronoun dropping). La [desienza del verbo, infatti, è già di per sé sufficiente ad indicare chi compie o subisce l'azione espressa dal verbo stesso, ragion per cui il pronome soggetto diventa superfluo:

dormo = io dormo;
mangi = tu mangi;
vede = egli vede.

Vi sono casi particolari, tuttavia, in cui il pronome deve essere espresso. Ciò avviene:

  • quando si vuole specificare il maschile o il femminile:
    Chi è stato? È stato lui. No, è stata lei;
  • quando il verbo presenta la stessa forma per più persone, ad esempio nel congiuntivo presente:
    Bisogna che io sappia la novità; Bisogna che tu sappia la novità;
  • quando si vuole dare rilievo al soggetto:
    Certo che voi siete proprio una bella compagnia;
  • quando si vogliono contrapporre più soggetti:
    Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. (2Sam 7,14, trad. CEI 1974)

Approfondimento

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Io, tu, noi, voi sono invariabili per genere.

Io e tu vengono sostituiti da me e te nei seguenti casi:

  • nelle esclamazioni formate con un aggettivo qualificativo:
    Povero me!
  • dopo il verbo essere se svolgono la funzione di parte nominale:
    Tu non sei me;
  • nei paragoni introdotti da come e quanto:
    Marco è alto quanto te;
  • ma se il verbo è ripetuto si usano io e tu:
    Marco è alto quanto sei alto tu;
  • quando accompagnano un participio assoluto:
    Sono stato deluso da molte persone, te compreso.

Il pronome di terza persona singolare e plurale presenta forme diverse in concorrenza tra loro:

  • lui e lei
    si usano nel linguaggio comune parlato e scritto per indicare persone e animali:
    Chi è stato? È stato lui;
  • egli e ella
    si usano nel linguaggio parlato e scritto di registro alto per indicare persone:
    Dante è uno dei più importanti poeti italiani. Egli scrisse la Divina Commedia;
  • esso e essa
    si usano nel linguaggio parlato e scritto di registro alto per indicare animali o cose:
    Il leone è un felino. Esso trova il suo habitat preferenziale nelle savane africane;
    più raramente, possono riferirsi anche a persona:
    È uno scrittore colto e sensibile, ma anch'esso legato a una forma letteraria superata.;
  • loro
    si usa nel linguaggio comune parlato e scritto per indicare persone o animali:
    Loro sono andati al mare;
  • essi e esse
    si usano nel linguaggio parlato e scritto di registro alto per indicare persone, animali o cose.

I Pronomi Personali Complemento

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I Pronomi Personali Complemento si usano quando nella frase il pronome svolge una funzione diversa da quella di soggetto e cioè:

  • complemento oggetto: La (lei) vedrò.Ti (te) ascolterò.
  • complemento di termine: Le (a lei) regalerò delle rose.Ti (a te) regalo una rosa.
  • gli altri complementi indiretti: Vieni con me (c. compagnia) a mangiare un gelato? – Lavoro per lui.

Se ne distinguono due forme:

  1. Le forme toniche o forti (me, te, lui, sé, noi, voi, essi, loro ...), dette così perché hanno un accento proprio e, quindi, assumono particolare rilievo nella frase; possono essere usate per parecchi complementi e vengono collocate generalmente dopo il verbo:
    Penso a te;
    Cerco loro;
  2. Le forme atone o deboli (mi, ti, lo, gli, si, la, ci, loro ...), dette così perché non hanno un accento proprio e per la pronuncia si appoggiano sempre al verbo che le precede (enclitiche) o che le segue (proclitiche):
    Verrà a trovarci (enclitica):
    Ti dico di sì (proclitica).

Le forme atone, chiamate anche particelle pronominali, vengono adoperate esclusivamente per il complemento oggetto (Verrò a trovarti = Verrò a trovare te) o per il complemento di termine (Ti consiglio = consiglio a te). La scelta tra le forme forti o deboli è relativa alle esigenze espressive:

  • se si vuole dare rilievo al pronome si usa la forma forte: Per quella partita hanno scelto me (la forma forte me ha un valore esclusivo: chi parla sottolinea che è stato preferito ad altri);
  • se invece si desidera attenuarne la presenza, si usa la forma debole: Mi hanno scelto per quella partita (con la forma debole mi la frase assume un tono puramente informativo: ci si limita ad una constatazione).

Approfondimento

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  • viene usato quando, in una proposizione, la persona, cui il pronome personale complemento si riferisce, coincide col soggetto della frase:
    Gli egoisti pensano solo a .
  • Esso, essa, essi, esse si usano al posto di lui, lei, loro quando si tratta di animali o cose:
    Le mie galline non mi danno uova, eppure dedico ad esse tante cure.
    Questo zaino è eccezionale; con esso ho effettuato molte escursioni.
  • Ci, vi, forme deboli di pronomi personali complemento di prima e seconda persona plurale, equivalgono a: noi, a noi, voi, a voi:
    Quel pescatore ci porterà (porterà noi) fino a Panarea.
    Ci (a noi) piace la tua cucina.
    Vi vedrò (vedrò voi) dopo cena.
    Vi (a voi) restituirò le racchette stasera.
    • Queste forme possono avere una funzione avverbiale col significato di: lì, di lì, qua, di qua, là, di là:
    Ci (=là) andrò domani.
    Il posto gli piaceva e decise di rimanervi (=lì).
  • Ne è una forma debole di pronome di terza persona singolare e plurale e significa di lui, di lei, di loro, da lui, da lei, da loro:
    Ha un amico a Bologna e ne (=di lui) parla sempre;
    • Può avere funzione avverbiale col significato di: da qui, da lì, di qui, di là:
    Ve ne (=di qui) potete andare.
me lo te lo se lo ce lo ve lo
me la te la se la ce la ve la
me li te li se li ce li ve li
me le te le se le ce le ve le
me ne te ne se ne ce ne ve ne
  • Mi, ti, ci, vi, si possono essere usati in coppia con gli altri pronomi lo, la, li, le, ne, dando vita a forma come quelle riportate nello schema, in cui il primo pronome assume una forma un po' diversa (mi -> me; ti -> te; ci -> ce...).
    In queste sequenze il primo elemento è un complemento di termine, il secondo un complemento oggetto, salvo nel caso di ne, che costituisce di solito un complemento di specificazione:
    Me lo disse (a me disse questo).
    Te lo rese (a te rese questo).
    Ce ne dia dieci (a noi dia dieci di questi).
  • Gli unito con i pronomi personali lo, la, li, ne forma un'unica parola: glielo, gliela, glieli, gliele, gliene: Glielo spiegherò di nuovo; Non gliene voglio.
    In genere la coppia di pronomi precede il verbo; lo segue quando è all'infinito, al gerundio o all'imperativo e può formare con esso un'unica parola:
    Se vuoi il pollo arrosto, vado a comprartelo.
    Si è convinto parlandogliene.
    Se hai bisogno della spesa, dimmelo.
  • Le forme glielo, gliela, glieli, gliele, gliene si usano anche quando il complemento di termine è femminile:
    Non appena la vidi gliene parlai.
  • Nel linguaggio parlato familiare gli (=a lui) tende a sostituire le, il corrispondente pronome femminile:
    Ho visto Mara e gli ho dato tue notizieHo visto Mara e le ho dato tue notizie.
  • Il plurale di gli e le è loro. Quando loro è usato come complemento di termine, può fare a meno della preposizione a, se collocato dopo il verbo:
    Ho chiesto loroHo chiesto a loro.
  • Nel parlato e spesso anche nello scritto è diffuso l'uso di gli al posto di a loro/a essi:
Mi hanno chiamato e io gli (=a loro) ho risposto.

I Pronomi Personali Riflessivi

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I Pronomi Personali Riflessivi indicano che l'azione compiuta dal soggetto "si riflette" sul soggetto stesso:

Marco si veste = Marco veste sé stesso;
Leonardo pensa solo a = Leonardo pensa solo a sé stesso.

I pronomi riflessivi sono:

singolare plurale
1ª persona mi, me ci, noi
2ª persona ti, te vi, voi
3ª persona si, sé si, sé (loro)

Le forme si e si usano per la terza persona singolare e plurale:

Marco si lava;
I miei genitori si amano.

Al plurale la forma è sostituita da loro quando si tratta di un riflessivo reciproco, generalmente introdotto da tra, in mezzo a, vicino a:

Gli alunni parlano tra loro durante la lezione.

Il pronome personale riflessivo è scritto sempre con la e accentata, tranne nel caso quando è seguito da stesso e medesimo, dove molti omettono l'accento. Per la 1ª e la 2ª persona singolare e plurale, invece, vengono usate le particelle pronominali mi, ti, ci, vi:

Io mi pettino; Tu ti prepari; Noi ci vestiamo; Voi vi lavate.
  • Ci, vi e si, certe volte, conferiscono al verbo valore reciproco:
Ci salutiamo = Ci salutiamo a vicenda.
  • Alcuni verbi, detti pronominali, sono sempre accompagnati dalle particelle mi, ti, ci, vi, si che, in questo caso, non hanno un valore riflessivo, ma costituiscono parte integrante del verbo.

Sono verbi pronominali: arrabbiarsi, vergognarsi, pentirsi....

Stefano si è pentito della sua scelta.

I Pronomi Allocutivi di Cortesia

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I pronomi personali sono usati in italiano anche per indicare un registro formale con chi si parla, anche se in contrasto col loro significato letterale. Tali pronomi sono detti pronomi allocutivi di cortesia, e spesso si scrivono in maiuscolo. Il più antico sistema, che trae origine dalla Roma imperiale, è il "dare del Voi". Tale sistema, oggi meno usato che in passato, consiste nel rivolgersi all'interlocutore indicandolo con "Voi" piuttosto che con "tu", accordando i verbi alla seconda persona plurale:

  • Buon giorno signor Carlo, come state? - Bene e Voi?

Per una lunga parte della storia antica, Roma inclusa, non si sentì alcun bisogno di tali registri formali, affidando ai titoli il rispetto ed il livello sociale. Praticamente si dava del tu anche all'imperatore ("Tu, nostro imperatore ..."). Dopo il primo uso del "Voi" per l'imperatore, la forma si è estesa come segno di rispetto. Praticamente nessuna lingua o dialetto derivato dal latino ha fatto a meno di tali forme, sebbene contrarie alla logica; ovviamente il fenomeno non si è fermato a questo gruppo di lingue: addirittura l'introduzione del "Voi" da parte dei normanni in Gran Bretagna ha causato il disuso di "thou", ovvero la traduzione letterale di "tu" in inglese. In passato, thou significava tu, ma con l'introduzione del voi (ye in antico inglese) si passò a considerare irrispettoso rivolgersi con thou, sebbene la forma sia sopravvissuta in alcune zone, ed oggi, nelle preghiere.

Il sistema oggi più diffuso è quello di "dare del Lei" all'interlocutore, indifferentemente dal suo sesso:

  • Buon giorno signor Carlo, come sta? - Bene e Lei?

Tale sistema sembra derivare dal Cinquecento. Spesso è considerato strano come sia nato l'uso di un pronome femminile anche per gli uomini (un pronome riservato al genere femminile usato per il maschile già secoli or sono, quando la differenza sociale tra i sessi era molto più sentita di oggi), ma in realtà non sono ancora sparite, e non solo in italiano (ad esempio in polacco: "Jego Wysokość", letteralmente: "Sua Altezza"), le forme femminili di terza persona per riferirsi ad una autorità o persona di prestigio indipendentemente dal sesso. Ci si riferisce o ci si riferiva alla "Sua/Vostra Maestà", "Sua/Vostra Eccellenza", "Sua/Vostra Signoria" e simili, sia ad un uomo che ad una donna; è probabile che il pronome "Ella, Lei" sia stato usato proprio come forma breve per riferirsi a tali onorificenze: "Ella" stava al posto di "Sua Eccellenza". In seguito con il decadimento del pronome "Ella", è rimasto l'uso del "Lei", poi usato anche per persone comuni come nell'italiano moderno.

Infine, si può dare della terza persona utilizzando un titolo:

  • Il Signore gradisce un caffè?

Dall'altro lato chi parla può darsi del "noi" o ("Noi"). A seconda del contesto, si distingue tra plurale di modestia (pluralis modestiae, generalmente scritto in lettera minuscola) e plurale maiestatico (plurale maiestatis, scritto in lettera maiuscola). Il plurale di modestia viene spesso usato nella lingua scritta per il narratore di un racconto, volendo limitare l'individualità di quanto scritto. Dall'altro lato il plurale maiestatico è una vera e propria dimostrazione del proprio status, e generalmente è usato da papi, sovrani o persone di potere, dato che altrimenti potrebbe essere considerato indice di scarsa umiltà.

I Pronomi Possessivi

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I Pronomi Possessivi sono Pronomi che servono a precisare a chi appartengono la persona, l'animale o la cosa indicati dal nome che sostituiscono. Si presentano con le stesse forme degli Aggettivi a cui corrispondono. Il Pronome Possessivo è sempre preceduto dall'Articolo Determinativo o da una Preposizione Articolata.

Oltre ai sei principali esistono altri Due Pronomi Possessivi di Terza Persona, proprio ed altrui:

  • proprio si usa solamente quando colui che possiede qualcosa è il soggetto della frase
  • altrui è invariabile, sta a significare "di altri" (poco usato come Pronome).

Sotto forma di pronomi, i possessivi vengono sempre usati con l'Articolo.

I pers. sing. Mio
II pers. sing. Tuo
III pers. sing. Suo
I pers. plur. Nostro
II pers. plur. Vostro
III pers. plur. Loro
III pers. Proprio
III pers. Altrui

Per chiarire la differenza tra pronome e aggettivo possessivo si veda il seguente esempio:

  • La mia mela è verde, la sua è rossa.

L'Uso Sostantivato dei Pronomi Possessivi

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In molte espressioni, il Pronome Possessivo può essere usato con Valore di Sostantivo con alcuni significati particolari, ad esempio:

  • Ognuno ha il diritto di dire la sua = Ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione.
  • Essi sono dei nostri = Essi sono del nostro gruppo.

I Pronomi Dimostrativi

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Il Pronome Dimostrativo è un Pronome che indica una persona oppure un oggetto in riferimento al tempo, allo spazio o al discorso, similmente all'Aggettivo Dimostrativo.

Le Forme dei Pronomi Dimostrativi

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I Principali Pronomi Dimostrativi sono:

  • Questo, vicino a chi parla (relativo alla prima persona);
  • Codesto, lontano da chi parla e vicino a chi ascolta (relativo alla seconda persona);
  • Quello, lontano da chi parla e da chi ascolta (relativo alla terza persona).

Le forme flesse di questo sono quattro in funzione del numero e del genere: questo, questi, questa, queste. Coincidono con le forme del corrispettivo aggettivo dimostrativo.

Le forme flesse di codesto sono quattro in funzione del numero e del genere: codesto, codesti, codesta, codeste. Coincidono con le forme del corrispettivo aggettivo dimostrativo.

Le forme flesse di quello, invece, non coincidono con quelle dell'aggettivo dimostrativo perché non compaiono forme come quei, quegli. Le forme sono quello, quelli, quella, quelle.

  • L'inverno passato è stato mite, ma questo è molto più freddo
  • Questo è un attrezzo
  • Questa è l'ultima volta che ti chiedo di venire

A differenza dell'aggettivo dimostrativo, prende il posto del sostantivo invece di accompagnarlo.

Fanno parte dei Pronomi Dimostrativi anche i Cosiddetti Pronomi Identificativi:

  • ciò, stesso, medesimo, tale, costui, costei, costoro, colui, colei, coloro.

L'Uso del Pronome Dimostrativo

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L'Uso del Pronome Dimostrativo può essere giustificato dalla fusione della deissi, cioè di indicare qualcosa, nel contesto, in rapporto allo spazio oppure al tempo:

  • Vedi questa/quella? È la sorella di Giulia

Molto spesso, il pronome dimostrativo viene usato per non ripetere una parola che è già stata pronunciata in precedenza: si parla in questo caso di Funzione Anaforica:

  • Il cioccolato che mi hai portato è buono, ma a me piace di più quello con le nocciole.

Altre volte, questo e quello introducono un elemento che deve ancora essere specificato (Catafora):

  • La novità è questa: non posso più partire e resterò con voi.

I Pronomi Indefiniti

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I Pronomi Indefiniti indicano in modo generico e impreciso la quantità o l'identità della persona o della cosa specificate dal nome che sostituiscono o di cui fanno le veci:

"Queste mele sono ottime, ma alcune sono acerbe".
"Qualcuno ha bussato".

Alcuni pronomi indefiniti - poco (pochissimo, meno), alquanto, parecchio, tanto (tantissimo), altrettanto, molto (moltissimo, più), troppo, tutto, nessuno, alcuno, ciascuno, taluno, certuno, altro, diverso, vario, tale, certo - sono anche aggettivi e, quanto all'uso, presentano le stesse caratteristiche degli aggettivi corrispondenti.

  • Poco (Poca, Pochi, Poche). Oltre che al posto di un nome ("Pochi sanno quello che vali") viene usato, specialmente nella forma tronca po', sostantivato dall'articolo indeterminativo maschile un e seguito da un complemento partitivo, per indicare una piccola quantità: "Versami un po' di vino".
  • Nessuno. Quando precede il verbo rifiuta la negazione: "Nessuno osò replicare". Quando è posposto al verbo, invece, è sempre accompagnato dalla negazione: "Non si è visto nessuno". In questo caso, anche usato come pronome, sostituisce ormai quasi completamente alcuno al singolare nelle frasi negative: "Non mi è rimasto nessuno.
  • Altro (Altro, -a, -i, -e). Come pronome si riferisce sia a persone sia a cose: "Prendi pure questi libri, ma lasciami gli altri". Al maschile singolare, significa "altra cosa" o "altre cose". "Le occorre altro ?". In questo significato, come si vede, rifiuta l'articolo, che invece vuole nelle espressioni partitive ("Non sai tutto: c'è dell'altro) e nell'espressione "tra l'altro" (= tra le altre cose, inoltre). Al maschile plurale, infine, significa "la gente, tutte le altre persone": "Non mi importa che cosa possono pensare gli altri".
  • Certo, Diverso, e Vari. Come pronomi, sono usati solo al plurale: "Certi (= alcuni) mi piacciono, altri non mi dicono niente"; "Diversi (= parecchi) di noi sono usciti dalla sala"; "Vari (= parecchi) sono pronti a giurare il contrario".

Altre forme di indeiniti, invece, hanno solo la funzione di pronomi:

  • Uno (Una). Indica una singola persona in modo generico, senza precisarne l'dentità ("Ha telefonato uno che voleva parlarti"). Per la sua indeterminatezza, il pronome uno assume spesso valore impersonale: "Uno non può pensare a tutto (= Non si può pensare a tutto)".
  • Qualcuno (-a). Indica, in maniera imprecisa e indeterminata, una sola persona ("Qualcuno ha rotto il mio stereo") oppure una quantità indeterminata, ma piuttosto esegua, di persone o di cose: "A qualcuno la mia proposta è piaciuta, ma i più l'hanno giudicata assurda".
  • Ognuno (-a). Indica ciascuno degli elementi di un gruppo o di un insieme considerati individualmente: "Ognuno darà il suo contributo".
  • Chiunque. Invariabile, significa "qualunque persona": "Saprebbe farlo chiunque". Può anche avere valore di pronome misto con valore relativo: "Qualunque persona che, tutti coloro che": "A questo corso può iscriversi chiunque (= qualunque persona che) abbia la licenza media".
  • Altri. Invaribile, significa "un altro, un'altra persona, qualcun altro": "Altri potrebbe rimproverarti i tuoi errori, non certo io".
  • Qualcosa. Invariabile, indica in modo indeterminato "una cosa" o "alcune cose": "Dimmi qualcosa delle tue vacanze".
  • Niente e Nulla. Invaribili, significano "nessuna cosa" e voglio l'accordo al maschile singolare degli eventuali participi a essi riferiti: "Non ha paura di niente". Se sono collocati dopo il verbo, vogliono il non (Non lo interessa niente"); prima del verbo, invece, rifiutano il non ("Niente lo interessa").

I Pronomi Relativi

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I Pronomi Relativi sostituiscono un componente della frase mettendo in relazione proposizioni diverse, subordinando la frase da essi introdotte a quella che contiene la parola sostituita (proposizione reggente).

La frase "ho ascoltato Carlo che suonava un brano di Mozart" è costituita da due proposizioni distinte: ho ascoltato Carlo e Carlo suonava un brano di Mozart, collegate in un unico enunciato con la sostituzione mediante pronome relativo della parola Carlo.

I pronomi relativi possono costituire, a seconda dell'utilizzo, il soggetto, il complemento oggetto o un complemento indiretto della proposizione relativa.

Il pronome relativo serve in genere a evitare la ripetizione di un componente della frase, detto antecedente. Nell'esempio riportato Carlo è l'antecedente di cui si vuole evitare la ripetizione.

I principali pronomi relativi sono i seguenti:

  • Che (invariabile)
  • Il quale (variabile secondo genere e numero: la quale, i quali, le quali)
  • Cui (invariabile)

A questi ultimi si affiancano i pronomi relativi doppi, detti anche pronomi relativi misti: chi, chiunque, quanto, quanti, dovunque, ovunque. Chi è solamente pronome

Questi pronomi differiscono per il ruolo sintattico che possono svolgere nella proposizione subordinata: soggetto, complemento oggetto, complementi indiretti.

Il Pronome Relativo Che

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Questo pronome è invariabile e assume solo il ruolo sintattico di soggetto e complemento oggetto. Considerando i seguenti enunciati

  • La donna che vende i pomodori è mia amica.
  • La donna che vedi è mia cugina.

Vedremo come il pronome che riveste nella frase subordinata del primo esempio il ruolo di soggetto ('la donna vende'), mentre nel secondo esempio riveste invece il ruolo di complemento oggetto ('tu vedi la donna').

Altri esempi:

Complemento oggetto:

  • il gioco che ho comprato costa molto.
  • il libro che leggo è molto interessante.
  • la gonna che ho comprato è nuova.

Soggetto:

  • il ragazzo che sta parlando è un mio amico.
  • l'amico che mi ha prestato il libro mi ha telefonato per riaverlo.
  • Carlo è il ragazzo che mi ha aiutato.

Questo pronome nella lingua italiana non fa dunque distinzioni per il caso come avviene invece in francese (qui per il soggetto oppure que per il complemento), né tiene conto di aspetti semantici come la distinzione tra cose e persone (in inglese, per esempio, si distinguerebbe tra which per le cose e who/whom per le persone).

Altre Funzioni Del Che

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Occorre prestare attenzione, dato che la parola che assume anche altre sei funzioni, oltre che quella di pronome relativo, come si vede negli esempi seguenti.

  • congiunzione semplice, che introduce preposizioni di vario tipo:
Io credo che Giulio sia un bravo scolaro.
  • pronome interrogativo, sia in frasi interrogative dirette (primo esempio) sia in quelle indirette (secondo esempio):
Che è capitato a Luigi?
Ho domandato alla mamma che succede in cucina
  • aggettivo interrogativo, sia in frasi interrogative dirette (primo esempio) sia in quelle indirette (secondo esempio):
Che pizza vuoi?
Ti ho chiesto che genere di libri preferisci.
  • pronome esclamativo:
Che bello! Andremo in vacanza domani!
  • aggettivo esclamativo:
Che persona simpatica!
  • pronome indefinito:
Quell'uomo ha un che di misterioso nello sguardo.

Il Pronome Relativo Il Quale

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Può sostituire che nel ruolo di soggetto:

  • Non capisco la donna la quale sta parlando.

Nel ruolo di complemento oggetto, invece, questo pronome è raro. Il vantaggio di questo pronome sta nel fatto di indicare esplicitamente genere e numero evitando quindi casi ambigui. Il quale può inoltre indicare complementi indiretti se accompagnato da una preposizione:

  • Non capisco la donna alla quale avete regalato i libri.

Nell'esempio, alla quale indica il complemento di termine.

Il Pronome Relativo Cui

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Questo pronome indica complementi indiretti, generalmente combinato a una preposizione:

  • Non conosco la donna a cui avete regalato i libri
  • La cuffia è uno strumento con cui si possono ascoltare dei suoni senza farli sentire agli altri

Altri esempi:

  • Lei è la ragazza di cui sono innamorato
  • Lei è l'amica con cui andrò a Lisbona

Nel caso il pronome regga un complemento di termine, è possibile omettere la preposizione "a": cui è già di per sé una forma di dativo (si tratta del dativo singolare del pronome relativo latino qui, quae, quod) e quindi l'aggiunta della preposizione "a" può essere sentita come pleonastica e ridondante. Nel primo degli esempi esposti sopra è allora possibile dire anche:

  • Non conosco la donna cui avete regalato i libri

Se il pronome è compreso tra un articolo e un sostantivo, significa del quale:

  • Shakespeare, la cui fama è immortale

I Pronomi Misti (O Doppi)

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I Pronomi Misti (O Doppi) possono essere ricondotti all'unione di un pronome dimostrativo, o indefinito, oppure di un nome, accompagnato da aggettivo indefinito, con un pronome relativo, incorporando nel loro significato sia l'uno che l'altro:

  • Chi ( = colui/colei che, qualcuno che, coloro che, tutte le persone che)
  • Quanto (=ciò che, tutto ciò che, tutto quello che, tutte le cose che")
  • Quanti/e (=tutti/e coloro che, tutte le persone che)
  • Chiunque (=tutti/e quelli/e che, qualunque persona che)
  • Ovunque/Dovunque (=in qualunque/qualsiasi luogo in cui)

Questi pronomi non prevedono specificazione dell'antecedente, dato che lo contengono.

I Pronomi Interrogativi

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I Pronomi Interrogativi sono:

  • Chi è invariabile e si può riferire a persone o ad animali:

"Chi verrà alla tua festa?"

  • Che/Che cosa sono invariabili e si possono riferire solamente a cose (Non è raro trovare da solo cosa al posto di che cosa):

"Che fai?"

  • Quale è flessibile in numero (al plurale: quali) e si può riferire sia a persone che a cose:

"Quale vuoi comprare?"

Quando lo si trova davanti ad è oppure era diventa qual, che non necessita di apostrofo, trattandosi di apocope.

  • Quanto è flessibile sia in genere che in numero (quanta-i-e) e anch'esso può riferirsi sia a persone che a cose:

"Quanto hai mangiato?"

I Pronomi Esclamativi

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I Pronomi Esclamativi sono uguali a quelli interrogativi, ma vengono utilizzati per esprimere stupore, gioia, paura o comunque per rafforzare un'affermazione:

  • "Chi vuole venire può farlo liberamente!"
  • "Ah! Che spavento!"
  • "Il libro è su quella sedia" - "Ma cosa mi dici mai!"
  • "Che noia, quanto ci vuole!"

I Pronomi Qualificativi

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I Pronomi Qualificativi sono aggettivi qualificativi che hanno funzione di sostituire un nome, che rimane sottinteso, come negli esempi sottostanti:

  • La ragazza bionda abita vicino alla stazione, la mora, invece, abita in centro.
  • "Quale sciarpa vuoi?" "La nuova".

Non si deve confondere l'aggettivo qualificativo sostantivato con il pronome qualificativo; si vedano gli esempi sottostanti.

  • I Greci sconfissero i Troiani. In questo caso Greci e Troiani assumono la funzione e l'autonomia propria del nome e non ne sostituiscono uno; sono perciò aggettivi sostantivati.
  • Il Mantovano ha un terreno assai fertile. In questo caso Mantovano assume la funzione e l'autonomia di un nome e non ne sostituisce uno; è perciò un aggettivo sostantivato.
  • In tavola ci sono tre piatti; il cupo è da lavare. In questo caso l'aggettivo cupo è divenuto pronome, dato che sostituisce il nome piatto, sottinteso; cupo, però, non ha alcuna autonomia di uso, dato che il suo significato è comprensibile solo nel contesto del discorso.

I Pronomi Numerali

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I Pronomi Numerali precisano la quantità numerica del nome che sostituiscono: "Ambedue vanno a scuola". Per un discorso più ampio e completo si rinvia alla lezione sugli Aggettivi Numerali.